Compagni di merende

Compagni di merende è un'espressione originata dalla deposizione dell'imputato Mario Vanni al processo per gli omicidi attribuiti al mostro di Firenze.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
L'espressione è classificabile come frase d'autore originata dalle parole di Mario Vanni nelle testimonianze da lui rese durante i processi di primo grado e di appello, che vedevano imputato Pietro Pacciani come responsabile dei delitti di otto coppie di giovani tra il 1968 e il 1985. Interrogato in qualità di amico dell'imputato, mentre il pubblico ministero gli poneva una domanda iniziale sulla sua attuale occupazione, Vanni esordiva dicendo di aver fatto delle merende con Pacciani:
«Io sono stato a fa' delle merende co' i' Pacciani, no?[1]» |
e che non sapeva riferire nient'altro.[2] La reticenza di Vanni assunse toni esasperati quando, interrogato ancora con domande specifiche su alcuni avvenimenti che lo riguardavano personalmente, continuava a riferire solamente di aver fatto delle merende. Mario Vanni venne successivamente accusato e condannato assieme a Giancarlo Lotti come complice di Pacciani nei delitti del mostro, a seguito dei processi ai «compagni di merende» (così come furono indicati dalla stampa).[2] La curiosa espressione usata dal Vanni può essere stata generata da un equivoco in cui incappò lo stesso imputato: gli fu infatti chiesto "Che lavoro fa lei?", che in dialetto toscano significa "Che cosa ha combinato?", "Che cosa ha fatto?"; equivoco forse generato da un misto di nervosismo, senilità, alcol (di cui il Vanni abusava) e ignoranza.
Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]
Per traslato la frase ha assunto un tono ironico: nell'italiano colloquiale vengono chiamati "compagni di merende" persone unite da complicità nel tramare segretamente qualcosa alle spalle di qualcuno o che siano legate da un rapporto losco o comunque poco onesto.
Nel 1996 l'espressione fu usata da Filippo Mancuso, Ministro di grazia e giustizia del Governo Dini, poi sfiduciato dal Parlamento, in riferimento allo stesso Lamberto Dini e all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.[3]
Nel 2009 la Corte di cassazione si è espressa sulla liceità del ricorso alla locuzione nella dialettica e nella polemica politica, definendo non punibile e non lesivo, ma ammesso nel legittimo diritto di critica, l'utilizzo dell'espressione "compagni di merende", da parte del politico siciliano Giovanni Mauro, rivolta ad avversari politici accusati di cospirare e agire segretamente con attività illecite.[4]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Puntata del programma Blu notte - Misteri italiani dedicata alle vicende del Mostro di Firenze
- ^ a b È morto a 82 anni Mario Vanni, articolo su Repubblica.it.
- ^ Corriere della Sera, Mancuso insulta Scalfaro e Dini, 20 marzo 1996
- ^ Sdoganati i «compagni di merende», in il Giornale, 30 ottobre 2009. URL consultato il 22 novembre 2015.
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito sul caso del mostro di Firenze con analisi delle perizie balistiche e profilo criminologico del F.B.I., su mostro-di-firenze.blogspot.com.
- Un archivio con tutti i protagonisti della vicenda del "mostro di Firenze", su insufficienzadiprove.blogspot.com.