Via Settimia

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Via Settimia
Veduta del Lago d'Orta (lat. Cusius lacus) dalla moderna Quarna Sopra (lat. Quarna Superior)
Localizzazione
StatoImpero romano
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
Piemonte
Informazioni generali
Tipostrada romana
Condizione attualeNon più esistente
Lunghezzacirca 95 miglia romane
Informazioni militari
UtilizzatoreRepubblica romana
Impero romano
Impero romano d'Occidente
Funzione strategicaMettere in comunicazione Milano e Novara con il lago Maggiore e il passo del Sempione
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La via Settimia è il nome attribuito ad una strada romana che avrebbe messo in comunicazione Milano (Mediolanum) e Novara (Novarium) con il Verbano, l'Ossola e il passo del Sempione.

Il suo percorso viene spesso fatto corrispondere a quella fatta costruire da Napoleone per varcare il passo del Sempione e ora seguito dalle strade statali 34 e 33[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le fonti antiche e i dati archeologici sulle strade romane nella zona del Lago Maggiore sono molto scarsi, per cui i dettagli sulla viabilità e sui percorsi delle strade in epoca romana sono in gran parte ignoti[7], sono state quindi avanzate solo delle generiche ipotesi[8]. Nella zona del Verbano sono stati rinvenuti solo brevi tratti di strada in località Pedemonte nel comune di Gravellona Toce, a Candoglia di Mergozzo, Feriolo di Baveno, Vogogna e Beura-Cardezza[9].

In particolare un'epigrafe ritrovata a Vogogna commemora la costruzione o rifacimento (via facta) di una strada (probabilmente un breve tratto, dato l'importo di 22 600 sesterzi citato sulla lapide) effettuato nel 196 d.C. durante il regno dell'imperatore Settimio Severo[10]. Studiosi novaresi, tra cui Vincenzo De Vit nel XIX secolo[11], hanno ipotizzato, sulla base di questa epigrafe, l'esistenza di una via che chiamarono appunto "Settimia", e che seguendo l'Agogna conduceva da Novara a Gravellona Toce[12]. Più probabile è un percorso diretto verso Milano, seguendo un tragitto simile alla strada napoleonica[12]. È stato inoltre ipotizzato che i lavori siano stati realizzati nell'ambito delle opere di presidio dei valichi di frontiera da parte di Settimio durante la guerra civile del 193-197[10].

Per la sua posizione geografica, una strada transitante per Vogogna portava probabilmente a Domodossola (e quindi al passo del Sempione)[11], ma avrebbe potuto dirigersi anche ad altri valichi, quali il passo del Monte Moro o il passo di Antrona[13]. Inoltre le scarse testimonianze storiche riportano che il passo del Sempione era attraversato in epoca romana da un semplice sentiero, utilizzato dallo sporadico traffico mercantile[14]. Resti di un sentiero di epoca romana sono stati trovati, ma si perdono nei pressi di Chlusmatte e non se ne conosce il proseguimento[15].

Percorso[modifica | modifica wikitesto]

Ipotesi Sempione-Milano[modifica | modifica wikitesto]

Tradizionalmente si attribuisce alla via il percorso seguito da Napoleone durante la discesa in Italia. Il tragitto corrisponde alla moderna strada statale 33 dal Sempione fino a Mediolanum (Milano), costeggia la costa occidentale del Lago Maggiore e si congiunge nei pressi di Sesto Calende con la strada che, uscendo da Porta Vercellina a Milano, si dirige verso i laghi lungo il corso dell'Olona. Pur non conoscendone il nome reale, lungo quest'ultimo tratto sono stati trovati diversi resti(vedi Via Mediolanum-Verbannus) [12].

Ipotesi Sempione-Genova[modifica | modifica wikitesto]

Percorso Sempione-Genova proposto da Francesco Pezza, qui indicato come Strada Francisca

Si ritiene che da Gravellona Toce si diramassero anche percorsi verso Novara, costeggianti le vie del lago d'Orta[16].

Negli anni '30 del Novecento lo studioso mortarese Francesco Pezza approfondì e propugnò questa alternativa, basandosi su considerazioni socio-economiche e sui numerosi ritrovamenti archeologici: dal Sempione la via scendeva a Novara, per proseguire verso sud attraverso Mortara e Tortona, fino a Genova. In epoca medievale, sul medesimo tracciato si sovrappose un tronco della via Francigena[17][18]. Sull'enciclopedia Treccani la studiosa Maria Laura Gavazzoli Tomea avallò la tesi, sottolineando che nella Novara romana la via Settimia fungeva da decumano massimo della città[19]. Riprendendo gli studi del Pezza e le monografie di Ernesto Colli sulla Bassa Novarese, nel 2009 Bruno Radice ripropose ed approfondì i dettagli di questo percorso, illustrando il tracciato preciso tra Novara e Mortara[20].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mandolesi 2007, p.
  2. ^ Associazione culturale 1997, p. 32.
  3. ^ Associazione culturale 1997, p. 34.
  4. ^ Vincenzo De Vit, Memorie storiche di Borgomanero e del suo mandamento compilate dal sac. Vincenzo De Vit, Milano, Tipografia e Libreria Arcivescovile, 1859, p. 33. Ospitato su archive.org.
  5. ^ Il danneggiamento, un buco della profondità di 20 cm dell'epigrafe, è stato intenzionale. Secondo una versione è stato fatto per impedire che venisse usata come prova in una lite per un diritto di transito, secondo un'altra il proprietario del terreno l'ha danneggiata per impedire che i curiosi attraversassero il suo campo per andare a vederla. Vedi Associazione culturale 1997, p. 34.
  6. ^ Angela Crosta, Vogogna (VB): Iscrizione e strada romana, su Archeocarta. URL consultato il 21 dicembre 2018.
  7. ^ Miedico 2014, p. 14.
  8. ^ Miedico 2014, Mappa a p. 15.
  9. ^ Poletti 2014, p. 102.
  10. ^ a b Panero 2003, p. 249.
  11. ^ a b Giuseppina Spagnolo Garzoli, Tra Leponti e Romani aspetti del popolamento nelle valli ossolane, in Inter Alpes - Insediamenti in area alpina tra preistoria ed età romana, Convegno in occasione dei quarant’anni del Gruppo Archeologico Mergozzo, 23 ottobre 2010, pp. 105-106.
  12. ^ a b c Gambari e Garzoli 2001, p. 14.
  13. ^ Nething 1977, p. 13.
  14. ^ Nething 1977, pp. 13-14.
  15. ^ Nething 1977, p. 14.
  16. ^ Panero 2003, p. 250.
  17. ^ Francesco Pezza, Romanità e attualità della Sempione-Genova per Novara-Mortara-Tortona - Storia della via Settimia, in Bollettino Storico per la Provincia di Novara, Novara, 1948. URL consultato il 12 gennaio 2023.
  18. ^ Francesco Pezza, Il tracciato romano della via Francisca, Torino, Tip. G. Anfossi, 1937.
  19. ^ Maria Laura Gavazzoli Tomea, Enciclopedia dell'Arte Medievale, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997. URL consultato il 12 gennaio 2023. Ospitato su Treccani.
  20. ^ Bruno Radice, L'antica strada romana da Mortara a Novara (PDF), in il Notiziario del Burchvif, n. 22, Borgolavezzaro, 2009, pp. 5-12. URL consultato il 2 agosto 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Associazione Culturale Ossola Inferiore - Vogogna (a cura di), Una strada lunga 1800 anni: 1800º anniversario della Lapide romana (196 d.C.-1996) alla Masone di Vogogna, Vogogna, 1997.
  • Alessandro Mandolesi, Paesaggi archeologici del Piemonte e della Valle d'Aosta, Torino, Associazione antichità e arti subalpine e Fondazione della Cassa di risparmio di Torino, 2007, ISBN 978-88-902381-0-9.
  • Cristina Miedico, Sulla strada per Angera - Viabilità terrestre ed acquatica tra Milano e la Svizzera in età romana, in Grazia Facchinetti e Cristina Miedico (a cura di), Di città in città - Insediamenti, strade e vie d'acqua da Milano alla Svizzera lungo la Mediolanum-Verbannus, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, 2014, pp. 13-28. URL consultato il 16 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
  • Filippo M. Gambari e Giuseppina Grazioli, Summo Plano: I Leponti e il Sempione, una via primaria per le relazione europee (Catalogo della Mostra), a cura di Filippo M. Gambari, Omegna, Città di Verbania, 2001.
  • Hans Peter Nething, Il Sempione, Porza, Edizioni Trelingue, 1977, ISBN 3-7225-6310-0.
  • Elena Poletti Ecclesia, Alla foce del Toce - Il popolamento in età romana sul golfo mediano del lago Maggiore, porta commerciale verso i passi alpini ossolani, in Grazia Facchinetti e Cristina Miedico (a cura di), Di città in città - Insediamenti, strade e vie d'acqua da Milano alla Svizzera lungo la Mediolanum-Verbannus, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, 2014, pp. 13-28. URL consultato il 16 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
  • Elisa Panero, Insediamenti celtici e romani in una terra di confine, in Mnème. Documenti, culture, storia del Mediterraneo e dell'Oriente Antico, Edizioni dell'Ossola, 2003, ISBN 978-88-7694-728-5, ISSN 2611-5247 (WC · ACNP).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]