Utente:Bruno.disevo/Sandbox

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STORIA DELL'ELETTROTERAPIA[modifica | modifica wikitesto]

Ramo della fisioterapia che utilizza gli effetti biologici delle correnti elettriche. Si attua sottoponendo un limitato distretto somatico (solo in qualche caso tutto l’organismo) al passaggio di correnti elettriche con caratteristiche note di intensità, tensione ecc.

Introduzione: Che cos’è l’elettroterapia?[modifica | modifica wikitesto]

Il tipo di terapia che utilizza energia elettrica direttamente sul paziente o di un destinatario a beneficio di recupero da una malattia o un disturbo è noto come Elettroterapia[1] Impulsi elettrici sono generati all'interno di una macchina specializzata o un pezzo di equipaggiamento e la corrente elettrica in o il flusso viene passato attraverso il dispositivo di alimentazione principale nel corpo o su una particolare area del corpo. Ci sono diverse ragioni mediche e olistici per l'uso dell'elettroterapia.

L'elettricità è stata utilizzata in medicina per quasi due millenni a partire dai cottimi elettrici del pesce siluro e terminando con l'impianto di neuromodulatori e neuroprotesi. Questi stimolatori impiantabili mirano a migliorare l'indipendenza funzionale e la qualità della vita in vari gruppi di persone disabili. Nuove indicazioni per la neuromodulazione sono ancora in evoluzione e il campo sta avanzando rapidamente. Grazie alla scienza moderna e alla tecnologia informatica, l'elettroterapia ha raggiunto un grado di sofisticazione dove può essere applicata in modo relativamente sicuro ed efficace in una varietà di malattie del sistema nervoso, tra cui dolore, disturbi del movimento, epilessia, sindrome di Tourette, malattie psichiatriche, dipendenza, coma, incontinenza urinaria, impotenza, infertilità, paralisi respiratoria, acufene e cecità.

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

Il fenomeno dell’elettricità statica era già noto agli antichi greci quali notarono che strofinando l’ambra (resina fossile da cui deriva il termine “elettricità”), essa assumeva la proprietà di attirare i corpi leggeri come ad esempio le piume, fenomeno descritto da Talete e poi da Platone ed Aristotele. Le prime rudimentali applicazioni dell’elettroterapia risalgono all’utilizzo delle torpedini di mare nell’epoca egizio greco-romana per la cura delle cefalee e delle patologie dell’apparato locomotore, come testimoniato dagli scritti del latino Scribornio Largo e poi di Plinio il Vecchio.

Età classica[modifica | modifica wikitesto]

Pesce torpedine.

Anche se nel I secolo d.C. non si sapeva nulla delle origini né delle caratteristiche dell’energia elettrica, tuttavia pare che già in quel periodo gli antichi Romani la utilizzassero per scopi terapeutici, e stiamo parlando di ben 1.700 anni prima degli studi di Galvani. Naturalmente non si ricorreva a generatori di corrente o a particolari strumenti tecnologici, ma a ciò che era presente nel mondo animale e in natura, ovvero ad un pesce, la torpedine[2] .

Quest’animale marino (conosciuto anche come pinastrello) è di forma piatta come una sogliola ma, allo stesso tempo, ha la sagoma che ricorda una razza, mentre le due piccole pinne dorsali richiamano un po’ quelle dello squalo. Essa possiede un organo elettrogeno che si trova lungo i lati del corpo ed è costituito da almeno 500 dischi cartilaginei circondati da un gel che possiede delle proprietà biochimiche molto precise. In tal modo, la torpedine è in grado di liberare delle scariche elettriche che le risultano utili per stordire le sue prede prima di mangiarle, e si tratta di corrente che varia da 8 Volt per gli esemplari più piccoli, fino a 220 Volt per quelli più grandi che vivono soprattutto negli oceani che potrebbero addirittura arrivare ad uccidere un uomo.

Il medico militare Scribonio Largo[3] per primo ha messo per iscritto le modalità con cui si poteva sfruttare la particolare qualità del pinastrello. Gli scritti fanno parte delle “Compositiones”, una raccolta di circa 271 ricette per curare varie malattie, dedicata al liberto imperiale Gaio Giulio Callisto. L’opera ha avuto una grande risonanza per tutta l’età imperiale e tardo-imperiale, e addirittura è stata ripresa e rivalutata anche nel Medioevo.

Proprio da questi testi scritti gli studiosi sono riusciti ad apprendere come nell’Antica Roma si usasse una prima forma di “elettroterapia”, ricorrendo proprio alle torpedini. Ad esempio, potevano essere utilizzate per curare il mal di testa o la gotta ,ma anche per i dolori artritici. Negli scritti di Scribonio era presente anche una sorta di terapia per combattere l’epilessia, con il medico militare che consigliava di tenere i piedi a contatto con l’acqua durante il ricorso alla torpedine, perché in tal modo si favoriva il passaggio della corrente elettrica e ciò permetteva un passaggio più cospicuo di sostanze verso gli elettrodi.

Dunque, ad oggi, si può dire con una certa cognizione di causa che Scribonio Largo sia stato uno dei grandi precursori della medicina moderna, nonché di quella pratica che oggi viene conosciuta come galvanoterapia.

XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre 1780 Luigi Galvani (realizzò i primi esperimenti di carattere elettrofisiologico, come si evince dal suo diario di laboratorio.

Disegno dell'esperimento che illustra l'eccitazione a distanza del nervo crurale di una rana per effetto di una scintilla rilasciata dal conduttore di una macchina elettrostatica

Gli studi per i quali Galvani è maggiormente ricordato riguardano la cosiddetta elettricità animale. Gli anni ottanta furono cruciali per la sua attività scientifica: nel triennio 1780-1783 Galvani passava oltre sedici giorni al mese rinchiuso nel suo laboratorio[4], circondato da assistenti e personaggi autorevoli, come Francesco Sacchetti e Sebastiano Canterzani, e affiancato dalla moglie Lucia (alcuni attribuiscono a lei la scoperta del movimento nelle gambe delle rane)[5]. La scelta della rana come cavia per gli esperimenti scientifici non deve stupire: questa era, infatti, un animale comunemente usato in laboratorio, anche da scienziati illustri di poco precedenti come Marcello Malpighi. Le notizie riguardanti i dettagli dell'esperimento vengono fornite da Galvani stesso, che nel 1791 pubblicò il De viribus electricitatis in motu musculari, un opuscolo in cui erano illustrati tutti i processi che portarono alla scoperta dell'elettricità animale.[6]

Galvani ipotizzò quindi una relazione fra elettricità e vita, e decise di continuare a condurre esperimenti sulle rane, osservando il movimento dei muscoli in relazione alla carica elettrostatica con cui venivano toccati. Galvani ipotizzò l'esistenza di una relazione fra elettricità e vita, definita “elettricità intrinseca all'animale” che produce la contrazione dei muscoli, che, oltre ad essere dei rivelatori sensibilissimi, erano dei "serbatoi" di elettricità. Questa idea fu accolta con entusiasmo da molti fisiologi, ma incontrò la ferrea opposizione di altri colleghi, come Alessandro Volta, all'epoca stimato professore di fisica presso l'Università di Pavia. Volta credeva infatti che le contrazioni dei muscoli non fossero causate dall'elettricità presente nell'animale, ma fossero dovute ad un'irritazione dei nervi; mentre Galvani pensava che l'elettricità venisse prodotta – e trasmessa – dal cervello e controllata attraverso i nervi. Nonostante l'aspra polemica, entrambi i contendenti avevano ragione: gli studi di Galvani furono fondamentali per l'invenzione della pila chimica e introdussero il concetto di 'segnali nervosi', mentre Volta costruì la pila voltaica.

Schema della pila di Volta: 1. un elemento della pila; 2. strato di rame; 3. contatto negativo; 4. contatto positivo; 5. feltro o cartone imbevuto in soluzione acquosa (acqua e acido solforico); 6. strato di zinco.

Il dibattito tra Galvani e Volta ha per sfondo storico-politico la fine del dispotismo illuminato e la vittoria della rivoluzione francese. E' significativo che a Parigi nel 1801 Napoleone premi Volta per l'invenzione della pila. Per capire i programmi di ricerca dei due scienziati è opportuno inserire il dibattito nel contesto scientifico, culturale, epistemologico di fine Settecento. Gli esperimenti e gli strumenti di Galvani e Volta ebbero enorme successo e modificarono gli sviluppi della scienza, le loro teorie stentarono ad affermarsi, anche perché in contrasto con i modelli standard dell'epoca.

Sia Galvani che Volta hanno aperto la strada alle ricerche successive sull'elettromagnetismo da parte dei vari Faraday, Ampere, Ørsted, sino ad arrivare a Maxwell e alle sue celebri 4 equazioni.

I primi passi verso l'elettroterapia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1742 Christian Gottlieb Kratzenstein[7] iniziò a studiare fisica e medicina all'università di Halle, che a quel tempo aveva una posizione di leadership in quella regione. I suoi interessi si sono ora rivolti alle indagini sull'elettricità e in particolare sugli effetti sugli organismi viventi.  Dopo quattro anni ricevette nel 1746 i dottorati in fisica e in medicina. Allora aveva solo 23 anni. Dopo due anni da privato, Kratzenstein fu eletto nel 1748 all'Accademia delle Scienze Leopoldina della stessa città.

Già durante la sua educazione a Wernigerode Kratzenstein aveva familiarizzato con i generatori elettrostatici e aveva visto gli effetti che una corrente elettrica poteva avere. Questo interesse ha ampliato durante i suoi studi ad Halle con una particolare attenzione al potenziale utilizzo dell'elettricità in medicina. Il suo pensiero in questa direzione pubblicò nel 1744 con il titolo Abhandlung von dem Nutzen der Electricität in der Arzeneiwissenschaft.

Da esperimenti e osservazioni aveva visto come l'elettricità potesse influenzare il polso e il sudore umani. Allo stesso modo ha visto come le scariche elettriche potrebbero curare alcuni disturbi neurologici. Due anni dopo Kratzenstein scrisse il lavoro più teorico Theoria electricitatis mores geometrica explicata sulla natura dell'elettricità. Questo periodo fece delle misurazioni per scoprire come la forza elettrica tra due oggetti carichi variava con la loro separazione. Dal punto di vista teorico ha sostenuto che la corrente elettrica era dovuta al movimento di due fluidi che oggi corrisponderebbero al flusso di cariche elettriche positive e negative . Le cariche stesse dovrebbero essere dovute a vortici in questi fluidi. Più o meno nello stesso periodo Benjamin Franklin spiegava gli stessi fenomeni sulla base di un'immagine secondo cui la carica negativa era dovuta a una mancanza di carica positiva. È stata questa spiegazione a prevalere.

Insieme a una tesi simile sui fluidi corporei e le loro proprietà, Kratzenstein ha conseguito nel 1746 una laurea di dottore sia in fisica che in medicina.

Il primo autore al quale si può prestare maggior fede è Jallabert di Montpellier[8], professore a Ginevra, il quale nel 1770 pubblicò a Basilea la sua opera Experimenta electrica usibus medicis applicata. Il fatto di maggiore rilevanza di questa pubblicazione è la guarigione di una paralisi al braccio destro di un fabbro, ottenuta mediante scosse continue per due mesi: questo episodio portò a un grande entusiasmo che diede impulso allo studio di altre applicazioni, principalmente per la guarigione di malattie nervose.

In Italia Giuseppe Veratti, professore a Bologna, sosteneva l’efficacia di questa tecnica nella sua opera Osservazioni fisico-mediche intorno all’elettricità: in essa riportava alcune guarigioni di sciatiche, dolori reumatici, problemi d’udito, tutte curate tramite l’elettricità statica.

Veratti si occupò inoltre, della scoperta annunciata dal Bianchi, secondo la quale era possbile introdurre all’interno dell’organismo sostanze mediche attraverso l’utilizzo dell’elettricità.

In Inghilterra, Tiberio Cavallo, italiano, pubblicava nel 1780 un’opera intitolata “An Essai on the theory and practice of medical electricy”, nella quale riportava i risultati dei suoi studi sulle elettrizzazioni, che si rivelarono più moderate e portarono effetti più sicuri e efficaci.

Nello stesso tempo in Francia, l’Academie premiava l’opera dell’abate Bertholon di Saint-Lazare intitolata De l’electricité du corps humain dans l’état de santé et de maladie. Bertholon aveva diviso le malattie in due grandi gruppi: le elettro-positive, prevalentemente malattie del sistema sanguigno, e le elettro-negative, prevalentemente del sistema nervoso.

Una volta che gli studi e le scoperte di Galvani ebbero dato a Volta la possibilità di inventare il suo elettromotore (la pila), i medici si rivolsero a questo nuovo tipo di tecnologia per ottenere nuovi risultati in campo medico. I vantaggi della pila sono innumerevoli, come la sua comodità, la possibilità di implicarla per diversi ammalati contemporaneamente, l’azione continua e sempre pronta.

Giovanni Aldini nacque a Bologna nel 1762, nipote di uno zio illustre: Luigi Galvani. Studiò filosofia e fisica, dimostrando ben presto acuto ingegno. Fece carriera all’interno dell’Università di Bologna come studioso e ricercatore sperimentale di Fisica. Ottenne incarichi sempre più prestigiosi, riconoscimenti di vario genere e riuscì ad accumulare un vero patrimonio economico. Studiò le lingue, conosceva almeno inglese, francese e tedesco; lingue in cui scrisse molte delle sue dissertazioni. Fu un divulgatore. Sia si trattasse delle materie a lui più familiari, sia si trattasse di argomenti a lui più lontani, appena veniva a conoscenza di nuove scoperte in campo scientifico si adoperava per divulgarle, per farle conoscere. Girò l’Europa in lungo e in largo. Fece svariate invenzioni, e ottenne diversi brevetti. Si specializzò in dispositivi antincendio, in applicazioni elettriche per illuminazione e soprattutto in campo medico. Fu uomo celebre, anche se la celebrità gli venne forse più da una stranezza che dalle sue indubbie capacità.

Come detto oltre che scienziato fu artista. Organizzava veri e propri spettacoli in cui inscenava le sue scoperte. E lo faceva in maniera assai teatrale. I giornali del 1802 e del 1803 erano colmi delle descrizioni delle sue performance. Nei primissimi anni del secolo, l’elettricità era l’argomento su cui la comunità scientifica del momento si concentrava maggiormente. Il suo scritto principale, che pubblicò in francese nel 1804, è sicuramente il primo e completo trattato di Elettroterapia[9].

Il perno era incentrato sulla diatriba Volta-Galvani. Essendone nipote Aldini era un galvaniano convinto; probabilmente il sostenitore più accreditato. È dall’esperienza di Galvani che Aldini mosse le sue sperimentazioni e ottenne la fama. Tra il 1802 e il 1803 Giovanni Aldini era a Londra dove eseguiva esperimenti spettacolari, forse anche raccapriccianti. Studiava gli effetti della corrente elettrica su cadaveri animali e umani. Collegava elettrodi a pile con alti voltaggi a teste di cane mozzate, ottenendo la contrazione dei muscoli facciali e l’apertura e chiusura della mandibola con produzione di un vero e proprio schiocco. Collegando i medesimi elettrodi ai corpi decapitati otteneva il movimento degli arti e il sobbalzare dei corpi interi.

Gli effetti sul pubblico erano di impatto fortissimo. Aldini allestiva le sue dimostrazioni-spettacolo nel retro dei tribunali davanti a cui venivano eseguite le sentenze capitali: appena avvenute le impiccagioni prelevava i corpi e iniziava con gli esperimenti. Proprio dagli esperimenti di Aldini nacque l’ispirazione di Mary Shelley per la scrittura del suo celebre romanzo d’esordio: Frankenstein o il moderno Prometeo. Nel romanzo di Mary Shelley la cosa prende vita in seguito all’elettrificazione. Aldini adoperò molta parte della sua vita sugli studi delle applicazioni mediche dell’elettricità. Fu tra i precursori dell’elettroshock, credeva nelle potenzialità dell’elettricità, è anche possibile che nel suo recondito avesse idee assimilabili a quelle del romanzo di Mary Shelley, ma da rigoroso scienziato quale era, fin da subito si era reso conto che l’elettricità aveva poteri elevati sugli arti, anche ad un’ora dalla morte del soggetto, ma aveva anche osservato che “nulla potè esser fatto con il cuore!”.[10]

La svolta di Duchenne[modifica | modifica wikitesto]

Un altro punto di svolta nella storia dell’elettroterapia è la scoperta di Faraday della corrente indotte, con la quale è possibile utilizzare una piccola sorgente elettrica per agire in modo efficace sul sistema nervoso, al contrario delle correnti galvaniche, le quali erano talmente forti che spesso di correva il rischio di rovinare i tessuti.

Guillaume-Benjamin-Amand Duchenne de Boulogne (Boulogne-sur-Mer, 17 settembre 1806Parigi, 15 settembre 1875) è stato un neurologo francese che riprese le ricerche di Galvani e fece avanzare in modo sostanziale la scienza della elettrofisiologia muscolare.

L'era della neurologia moderna progredì grazie alle scoperte di Duchenne riguardo alla conducibilità dei neurotrasmettitori, l'effetto di lesioni di queste strutture e l'introduzione della biopsia muscolare. Egli fu il primo a praticare la biopsia muscolare, la raccolta di un campione di tessuto vivo con una invenzione che lui chiamò "l'emporte-pièce" (l'arpione di Duchenne). Il suo libro, Mécanisme de la physionomie humaine fu il primo testo di neurofisiologia sull'emozione e stabilì un punto di riferimento nella storia della fotografia in ambito medico. Comunque, il contributo più grande riguardò le miopatie che adesso portano il suo nome: Distrofia di Duchenne, atrofia muscolare spinale di Duchenne-Aran e la paralisi di Duchenne-Erb.

Durante il 1835, Duchenne iniziò la sperimentazione della elettropuntura terapeutica (una tecnica recentemente inventata da Magendie e Jean-Baptiste Sarlandière che prevede la somministrazione di una scossa elettrica sotto pelle con degli elettrodi affilati per stimolare i muscoli). Dopo un breve ed infelice secondo matrimonio, Duchenne ritornò a Parigi nel 1842 per continuare le sue ricerche mediche. Lí egli sviluppò una tecnica non invasiva di stimolazione muscolare che sfruttava una scossa faradica sulla superficie della pelle che fu chiamata "electrisation localisee". Egli spiegò queste teorie nella sua opera" De l'Électrisation Localisée et de son Application à la Physiologie à la Pathologie et à la Thérapeutique", pubblicata per la prima volta nel 1855. Ma fu con la sua ulteriore pubblicazione "Physiologie des mouvements démontrée à l'aide de l'expérimentation électrique et de l'observation clinique et applicable à l'étude des paralysies et des déformation", risultato di oltre 20 anni di studio, che consegnò il suo importante contributo alla scienza medica.

Nonostante le sue procedure non ortodosse e le frequenti relazioni scomode con gli elementi più anziani dello staff con cui lavorava, le sue ricerche esatte ed inflessibili presto gli portarono una fama internazionale come un neurologo all'avanguardia nel suo campo. Inoltre egli fu considerato come uno degli sviluppatori della elettrofisiologia ed elettroterapia. Attraverso l'elettricità egli scoprì anche la differenza tra sorrisi simulati e i sorrisi dalla genuina felicità che utilizzano i muscoli involontari della bocca (muscolo zigomatico maggiore) e quelli degli occhi (muscoli orbicolari). Questi sorrisi “genuini” sono conosciuti come sorrisi Duchenne in suo onore[11].

Manuale di Elettroterapia

Fu con i lavori del francese Guillame Duchenne de Boulogne nella sua opera “Dell’elettrizzazione prolungata e della sua applicazione alla fisiologia, alla patologia e alla terapia”, (1855) e poi del suo discente Plinio Schivardi nel suo “Manuale di Elettroterapia”, (1864) che si hanno le prime spiegazioni degli effetti biologici della corrente elettrica faradica e delle sue indicazioni. Da allora, grazie anche alla sofisticazione delle apparecchiature in grado di generare le diverse tipologie di corrente, parallelamente alle ricerche cliniche, si sono moltiplicati gli strumenti di elettroterapia, ciascuno caratterizzato da un particolare meccanismo di azione, peraltro spesso non completamente noto, effetto ed indicazione.

L'elettroterapia moderna[modifica | modifica wikitesto]

Per più di 30 anni, l'elettroterapia è stata coinvolta in diverse procedure di gestione del dolore e riabilitazione e, con la crescente consapevolezza dei pericoli degli effetti collaterali delle terapie farmaceutiche, l'elettroterapia sta iniziando a essere considerata come una delle migliori forme di trattamento alternativo

L’elettroterapia può essere suddivisa in due categorie:

Elettroterapia antalgica ed elettroterapia di stimolazione.

  • Elettroterapia antalgica.

Sono definite antalgiche quelle correnti che sono in grado di ridurre la sensazione dolorifica tramite meccanismi d'azione differenti. Tra questi vi è l'attivazione delle aree del cervello deputate al controllo della soglia dolorosa (Inibizione discendente), la stimolazione di produzione di endorfine, potenti molecole antidolorifiche che il cervello può produrre per inibire il dolore, oppure l'iperpolarizzazione, un meccanismo che agisce a livello delle terminazioni nervose nel sito del dolore rendendole più refrattarie agli stimoli.

  • Elettroterapia di stimolazione

Si definisce Elettroterapia di Stimolazione la somministrazione di corrente elettrica finalizzata a produrre contrazioni muscolari. I meccanismi d’azione delle correnti di stimolazione possono essere ricercati nell’attività muscolare che sono in grado di produrre. Queste correnti, infatti, hanno la capacità di produrre una contrazione muscolare del tutto simile a quella che si produce mediante attività nervosa. Queste contrazioni, se ripetute per un tempo e modalità adeguate, producono effetti di aumento del tono muscolare e/o recupero del tono muscolare qualora il paziente avesse un deficit dello stesso. Il limite di questo tipo di terapia è nel fatto che la contrazione muscolare è un evento fisiologico che parte dal cervello, che viaggia lungo il midollo per arrivare grazie ai nervi al muscolo. Allenare solo la contrazione muscolare senza allenare il resto del sistema, ha ovviamente delle indicazioni precise. Questo tipo di elettroterapia può essere utilizzata, con le corrette impostazioni, sia per stimolare un muscolo innervato che per stimolare un muscolo denervato.

Un esempio di Elettroterapia antalgica è la Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator o Stimolazione nervosa elettrica trsanscutanea (TENS).

La TENS stimola in modo selettivo i nervi situati nel livello superficiale della pelle dove risiede la sensibilità tattile. Obiettivo di questa terapia strumentale è la cura di sintomi come artrite reumatoide, sciatalgia, mialgia e artralgia. Questa tecnica di elettroterapia nacque alla fine degli anni ’70 con il fine di evocare l’effetto antalgico.

Esistono due modalità di realizzazione di una elettroterapia antalgica con TENS:

  • TENS classica (bassa intensità e durata ed alta frequenza): impulsi della durata di 30- 150 µs, con frequenza di 10-150 Hz, stimolano elettivamente le fibre Aβ e provocando analgesia attraverso il meccanismo del gate-control, ad effetto rapido e localizzato al metamero di applicazione;
  • TENS endorfinica (elevata intensità e durata e bassa frequenza): impulsi della durata di 200 µs, con frequenza di 1-5 Hz, produce analgesia attraverso la liberazione di endorfine. Tale effetto ha un’insorgenza lenta ma duratura nel tempo, perché il meccanismo d’azione è sovraspinale; essendo la durata dell’impulso prolungata, vengono prodotte anche delle contrazioni muscolari.
    Elettrostimolazione con TENS.

I tipi di stimolazione nervosa sui quali si basa l'elettroterapia moderna sono molteplici. Per citarne altri vi è la stimolazione nervosa elettrica percutanea (PENS o elettro-agopuntura) o la stimolazione del midollo spinale (SCS). Nel dolore da lieve a moderato, TENS e PENS sono metodi efficaci, mentre la SCS è molto utile per la terapia del dolore neuropatico o ischemico refrattario.

Nel 2005 è stata inoltre introdotta la stimolazione muscolare esterna ad alto tono (HTEMS), efficace ad esempio nella neuropatia periferica diabetica.

Oltre al suo effetto antidolorifico, la stimolazione elettrica è di grande importanza per la prevenzione o il trattamento della disfunzione muscolare e della sarcopenia. In studi clinici controllati la miostimolazione elettrica (EMS) ha dimostrato di essere efficace contro la sarcopenia di pazienti con cardiopatia congestimentale cronica, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva ed ESRD.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elettroterapia, su treccani.it.
  2. ^ l'antenata dell'elettroterapia risale all'Antica Roma: il pesce torpedine., su vnews24.it. URL consultato il 25 novembre 2020.
  3. ^ Il medico militare Scribonio Largo, su vnews24.it. URL consultato il 25 novembre 2020.
  4. ^ Marco Bresadola, op.cit., pag 137
  5. ^ Marco Bresadola, op.cit., pag 143
  6. ^ Raffaele Bernabeo, op. cit., pag 37
  7. ^ Schivardi,1864,p39.
  8. ^ Schivardi,1864,p39.
  9. ^ Schivardi,1864,p 41.
  10. ^ Da Storia e Memoria di Bologna, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 25 novembre 2020.
  11. ^ Schivardi,1864,pp 41-43.
  12. ^ Elettroterapia e dolore, su researchgate.net. URL consultato il 27 novembre 2020.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Plinio Schivardi, Manuale di Elettroterapia, Milano, Editori della biblioteca,1864, pp. 492.
  • M. Bresadola, Luigi Galvani: devozione, scienza e rivoluzione, Editrice Compositori, Bologna, 2011
  • R.A. Bernabeo (a cura di) Luigi Galvani (1798-1998): fra biologia e medicina, Cooperativa Libraria Universitaria Editrice, Bologna, 1999