Il Tour de France 2006, novantatreesima edizione della corsa, si svolse in 20 tappe precedute da un cronoprologo iniziale dal 1º al 23 luglio 2006 ed affrontò un percorso totale di 3 657,1 km.
La corsa venne vinta per la prima ed unica volta dal passista-scalatore spagnolo Óscar Pereiro, dopo la squalifica per doping del passista statunitense Floyd Landis, vittorioso soltanto in un primo tempo.
La vittoria venne assegnata a Pereiro poco più di un anno dopo la conclusione di questa edizione del Tour, proprio per le vicende burocratico-giudiziarie successive alla vicenda doping che inchiodò Landis.
La vittoria di Floyd Landis venne infatti revocata a causa della positività al testosterone ad un controllo antidoping del ciclista statunitense.
Landis venne quindi squalificato; gli vennero annullate le vittorie di tappa e quella finale, cancellando di fatto la sua presenza alla corsa.[1]
Nel gennaio 2007 anche Pereiro venne trovato positivo ad una sostanza dopante (utilizzata per curare l'asma), ma l'UCI gli fornì un permesso retroattivo per motivi di salute. Oltre un anno dopo gli venne ufficialmente assegnata la vittoria del Tour.
A posteriori, quindi, non considerando la presenza di Landis al Tour 2006, Pereiro fu leader della classifica generale di tale edizione nelle ultime otto delle venti frazioni previste. Si trattò della nona edizione della corsa a tappe francese nella quale, a vincere, fu un ciclista spagnolo, esattamente undici anni dopo l'ultima affermazione iberica con Miguel Indurain.
Pereiro (al primo ed unico podio della carriera nei Campi Elisi) concluse vittorioso la Grande Boucle in 89h40'27".
Al secondo posto della classifica generale si piazzò il passista-cronoman tedesco Andreas Klöden (al secondo e ultimo podio al Tour in qualità di secondo classificato, stessa posizione da lui colta nell'edizione del 2004). Klöden fu preceduto di soli 32 secondi da Pereiro, e tale distacco, all'epoca, risultò il secondo minore tra il vincitore e il secondo classificato nella storia del Tour (dopo quello verificatosi nel finale-thrilling del Tour 1989).
Tuttavia, già nell'edizione seguente del 2007, si riscontrerà un distacco ancora minore (di ventitré secondi) tra i primi due posizionati della graduatoria generale.
Al terzo posto della graduatoria generale si piazzò un altro spagnolo, lo scalatore Carlos Sastre (per la prima volta sul podio della classifica generale del Tour).
Quattro furono i corridori ad aggiudicarsi il maggior numero di frazioni (due ciascuno) sulle venti previste (considerando anche il cronoprologo in questo còmputo totale): Thor Hushovd, Robbie McEwen, Óscar Freire e Serhij Hončar.
Il vincitore del Tour Pereiro non si aggiudicò alcuna frazione.
Vi presero parte 20 squadre. I corridori iscritti erano 180: i partecipanti effettivi furono però 176, perché quattro (Ivan Basso, Jan Ullrich, Oscar Sevilla, Francisco Mancebo) furono bloccati immediatamente prima del via, e non poterono essere sostituiti. Dei corridori effettivamente partecipanti, 139 arrivarono al traguardo finale di Parigi: dopo l'esclusione successiva di Floyd Landis, ora ne sono classificati 138. Le squadre partecipanti erano 6 francesi, 3 italiane, 3 spagnole, 2 belghe, 2 tedesche, 1 olandese, 1 svizzera, 1 danese, 1 statunitense.
Il Tour parte da Strasburgo con un classico cronoprologo che viene vinto dal norvegese Thor Hushovd, in genere ottimo velocista. Tra i ciclisti che partono con ambizioni di classifica, vanno molto forte lo statunitense George Hincapie (beffato dal vincitore per circa sette decimi di secondo) e lo spagnolo Alejandro Valverde; abbastanza guardinghi tutti gli altri, a cominciare dall'esordiente (in terra francese) Damiano Cunego.
Vince Matthias Kessler, che aveva tentato il colpaccio già il giorno precedente, ma era stato ripreso a 200 metri dall'arrivo. In questa tappa dà invece la stoccata vincente sul Cauberg, asperità che precede di due km il traguardo. Quest'ultimo strappo viene aggredito a gran velocità dal gruppo, che viene però bruciato dallo scatto di Kessler, che se ne va al traguardo. La maglia gialla va Tom Boonen.
Ancora una volata di gruppo, vinta stavolta in maniera autorevole dallo spagnolo Oscar Freire. Molto generosi i due fuggitivi di giornata, Samuel Dumoulin e Björn Schröder, che collaborano tra di loro dando il massimo venendo però riacciuffati dal grosso del plotone a 3 km dalla meta.
Grazie ad un gregario del calibro di Gert Steegmans, l'australiano Robbie McEwen si aggiudica l'ennesima volata di gruppo, portando a tre le sue vittorie in questo Giro di Francia.
La prima cronometro lunga del Tour viene vinta nettamente dal trentaseienne ucraino Serhij Hončar, che conquista anche la maglia gialla. In prospettiva vittoria finale tuttavia il maggior balzo in avanti viene compiuto dallo statunitense Floyd Landis, 2º al traguardo, che distanzia di tanti secondi i suoi diretti rivali per la classifica. Tra i "promossi" della tappa odierna Sebastian Lang (3°) e Markus Fothen (7°), mentre vanno molto male gli statunitensi Levi Leipheimer e George Hincapie e gli italiani Gilberto Simoni e Damiano Cunego.
Per la prima volta in questo Tour de France va in porto una fuga: è il transalpino Sylvain Calzati a giungere per primo al traguardo, mentre gli altri due contrattaccanti si devono consolare con i gradini più bassi del podio. Il gruppo, capitanato da McEwen, giunge ad oltre due minuti.
Nello sprint finale Oscar Freire concede il bis e vince la sua seconda tappa al Tour, la terza della sua carriera. Migliore degli italiani Cristian Moreni 5°: Luca Paolini giunge infatti 8° mentre Daniele Bennati non partecipa alla volata.
Dopo una lunga fuga a cinque Jens Voigt, tedesco della CSC, batte allo sprint lo spagnoloÓscar Pereiro, che però sfila la maglia gialla a Floyd Landis. Il gruppo arriva a 29'57" dal vincitore di tappa: prima della tappa Pereiro si trovava a ben 28' da Landis, che inaspettatamente non ha fatto tirare la squadra permettendo allo spagnolo di recuperare l'abissale svantaggio.
Con un attacco da lontano va in fuga solitaria per 176 chilometri e si aggiudica il tappone alpino. È Michael Rasmussen della Rabobank. Il leader della classifica generale, Floyd Landis, va invece in crisi (perde quasi 9 minuti) e si vede sfilare la maglia gialla, che torna sulle spalle di Óscar Pereiro.
Dopo la crisi nera del giorno precedente, Floyd Landis fa faville e si impone in quest'ultima tappa alpina. Attacca da solo dopo appena 60 chilometri sul Col de Saisies. Poi si riporta su una fuga di una decina di corridori che erano partiti attorno al 10° chilometro. Va poi via da solo, imprendibile per tutti. Taglia per primo il traguardo e recupera 7'38" sul leader Óscar Pereiro, da cui adesso è separato da soli 30".
È Matteo Tosatto della Quick Step a vincere in volata questa tappa, primo italiano a salire sul gradino più alto del podio in questo Tour 2006. In giallo resta Óscar Pereiro, seguito a 12" da Carlos Sastre e a 30" da Landis.
La cronometro viene vinta da Serhij Hončar, seguito al secondo posto da Andreas Klöden, entrambi della T-Mobile. Landis è terzo ma riconquista la maglia gialla. Oscar Pereiro è adesso secondo nella classifica generale con 59" di distacco.
La tappa va al norvegeseThor Hushovd della Crédit Agricole, che rimonta in volata l'australianoRobbie McEwen della Davitamon-Lotto. Il Tour 2006 va a Landis (89.39'30"). Poco tempo dopo l'americano risulta positivo a un controllo antidoping (che era stato effettuato dopo la grande cavalcata nella 17ª tappa). Il Tour gli viene tolto. Oltre un anno dopo la vittoria sarà ufficialmente assegnata al secondo classificato, Oscar Pereiro.
^Levi Leipheimer fu squalificato nell'ottobre 2012 dalla USADA dal 1º settembre 2012 al 1º marzo 2013 per uso di sostanze dopanti nel corso della sua militanza nelle seguenti squadre: US Postal Service, Rabobank, Gerolsteiner e Discovery Channel. L'agenzia antidoping americana gli revocò inoltre tutti i risultati sportivi conseguiti dal 1º giugno 1999 al 30 luglio 2006 e dal 7 al 29 luglio 2007, compreso il piazzamento al Tour de France 2006. Cfr. (EN) Daniel Benson, Six former Armstrong USPS teammates receive bans from USADA, in Cyclingnews.com, 10 ottobre 2012. URL consultato il 17 giugno 2015.