Epistole (Dante Alighieri): differenze tra le versioni
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Queste epistole non sono altro che un invito ai signori d'Italia per invitarli ad accogliere con rispetto Arrigo VII, poiché la sua venuta realizza la volontà di Dio (epistola V) |
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L'epistola VI invece è riferita ai Fiorentini, traditori della vera libertà e della giustizia, è per ammonirgli di non opporre resistenza ad |
L'epistola VI invece è riferita ai Fiorentini, traditori della vera libertà e della giustizia, è per ammonirgli di non opporre resistenza ad Arrigo. |
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Nella VII Epistole invece è per Arrigo stesso, invitato a punire la malvagità e la tirannide, di cui il governo di Firenze è un esempio. |
Nella VII Epistole invece è per Arrigo stesso, invitato a punire la malvagità e la tirannide, di cui il governo di Firenze è un esempio. |
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Versione delle 00:17, 17 nov 2013
Epistole | |
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Dante Alighieri ritratto da Giotto | |
Autore | Dante Alighieri |
1ª ed. originale | tra il 1303 e il 1311 |
Genere | raccolta |
Lingua originale | latino |
Le Epistole scritte in latino da Dante Alighieri ci sono pervenute tramite due sillogi del Trecento.
Prima silloge
La prima silloge, raccolta dal Boccaccio (Laurenziano XXIX) comprende tre epistole: la prima databile al 1305-1306 indirizzata a Cino da Pistoia, la seconda inviata ai Cardinali italiani in seguito alla morte del papa Clemente V il 20 aprile 1314 e la terza ad un amico di Firenze nella quale egli respinge il ribandimento del 19 maggio 1315.
Seconda silloge
La seconda silloge venne raccolta in epoca quattrocentesca nell'ambiente di Coluccio Salutati (Vaticano Palatino 1729) e comprende nove epistole: la prima scritta nella primavera del 1304 al cardinale Niccolò da Prato a nome dei Bianchi di Firenze, la seconda, sempre nel 1304, indirizzata a Oberto e Guido da Romena, la terza rivolta a Moroello Malaspina databile 1307-1308, la quarta scritta in occasione della discesa di Enrico VII, ottobre 1310, indirizzata ai Signori e Popoli d'Italia, la quinta che porta la data del 31 marzo 1311 ai Fiorentini, la sesta datata 17 aprile 1311 all'imperatore Enrico, l'ottava e la nona, scritta a nome della contessa Gherardesca di Battifolle alla moglie dell'imperatore, Margherita di Lussemburgo. A queste epistole si aggiungono tre messaggi manoscritti rintracciati nel secolo XV dal testo incompleto e una epistola nella forma dei codici del Cinquecento indirizzata a Can Grande della Scala.
Le 13 epistole
Epistola V, VI e VII
Queste epistole non sono altro che un invito ai signori d'Italia per invitarli ad accogliere con rispetto Arrigo VII, poiché la sua venuta realizza la volontà di Dio (epistola V) L'epistola VI invece è riferita ai Fiorentini, traditori della vera libertà e della giustizia, è per ammonirgli di non opporre resistenza ad Arrigo. Nella VII Epistole invece è per Arrigo stesso, invitato a punire la malvagità e la tirannide, di cui il governo di Firenze è un esempio.
Epistola XIII a Cangrande della Scala
Intorno a questa epistola ancora discordi sono i pareri della critica: infatti alcuni, come Augusto Mancini, Bruno Nardi, Giorgio Brugnoli e Alberto Casadei, ne negano l'autenticità, mentre altri, come Giorgio Padoan, Francesco Mazzoni ed Enzo Cecchini (autore dell'edizione critica del 1995) la confermano.
Temi
Il tema principale della maggior parte delle epistole di Dante, tranne la lettera a Cino da Pistoia e al Malaspina più prettamente di carattere letterario, è quello politico ed è soprattutto legato a Arrigo VII e alla sua impresa.
Bibliografia
- Saverio Bellomo, Filologia e critica dantesca, Brescia, La scuola, 2008, pp. 115–24.