Dolfin (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando la famiglia genovese omonima, anche citata come Delfini, Delfino e Delfin, vedi Delfini (famiglia).
Dolfin
D'azzurro, a tre delfini d'oro l'uno sull'altro.[1]
StatoBandiera della Repubblica di Venezia Repubblica di Venezia
Stato Pontificio
Repubblica di Firenze[2]
Repubblica Italiana
Occupazione francese della Repubblica di Venezia[3]
Regno Lombardo-Veneto
Impero austriaco
Regno d'Italia
Repubblica Italiana[4]
Titoli
FondatoreGiovanni Gradenigo (leggenda)
Data di fondazionefra il V e il IX secolo
Data di estinzionefiorente
Etniaitaliana
Rami cadettiDolfin di San Canciano

Dolfin di San Pantalon (1521-1798)
Dolfin di San Polo

Niccolò Bambini, Apotesosi di Venezia e quadrature, 1714, affreschi del salone di Ca' Dolfin (ora Università Ca' Foscari)

I Dolfin (talvolta italianizzati in Delfino, Delfini e Delfin) sono una famiglia nobile veneziana. Già inclusa nel patriziato in quanto famiglia evangelica, è considerata una delle più cospicue, potenti e antiche (Longhi) della storia della Serenissima.

Tra i suoi appartenenti, Giovanni Dolfin ricoprì il ruolo di doge della Repubblica di Venezia. Numerosi membri della famiglia fuorono uomini di chiesa al servizio del papa in qualità di vescovi e cardinali. I discendenti della famiglia, nel corso dei secoli, hanno ricoperto importanti ruoli politici.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cronaca Pseudo-Giustiniana[modifica | modifica wikitesto]

La Cronaca Pseudo-Giustiniana menziona i Dolfin tra le "case vecchie" dei Proles Nobilium Venetorum[6] che, insieme ai Gradenigo, formavano un unico casato appartenente ad un'élite di tribuni che governarono le isole venete in tempi di dominio bizantino.[7] Sempre secondo la cronaca, Dolfin-Gradenigo provenivano dai tribuni di Torcello soprannominati Gradensicus, perché discendenti di Gardocus, patrizio romano, della gens Memia, fondatore della città di Grado, ed i cui discendenti fuggirono da Aquileia a Torcello dopo le invasioni barbariche della penisola italiana nell'anno 452.

Altre cronache post-imperiali indicano Giovanni Gradenigo, vissuto attorno al 1040 (altri lo collocano verso il 452, quando vivevano ancora in terraferma,[8] altri ancora nel IX secolo[9]), come probabile capostipite, in quanto soprannominato "Delfino" per una sua gibbosità o per l'abilità nel nuoto.[4][3] Per questo motivo, entrambe le famiglie vengono spesso considerate un unico clan e annoverate tra le "case vecchie", il gruppo più prestigioso del patriziato veneziano.[10] Taluni, invece, li ritengono derivati dai Memmo.[4]

Quanto detto manca di riscontri documentari, pertanto nulla di certo si può dire di questa famiglia sino al 997, quando un Giovanni Dolfin e un suo omonimo sottoscrissero un accordo tra alcune famiglie veneziane.[8] Nel 1074, in una convenzione a favore del patriarcato di Grado, compare il nome di Piero Dolfin,[8] mentre nel 1095 Domenico Dolfin detto "della Ca' Grande" risulta procuratore di San Marco. Nel 1114 ricopriva la medesima carica suo figlio Giovanni, e così un Guglielmo "da Santa Sofia" nel 1155.[4]

Inizio della genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Zecchino del 1356-'61, moneta d'oro con le effigie del doge Giovanni Dolfin.

La precisa genealogia dei Dolfin ci è nota a partire da un Gregorio, che fu duca di Candia nel 1240. Allo stesso è attribuito il disegno dello stemma odierno, in sostituzione di un precedente che riportava un solo delfino. La scelta dei tre delfini è ignota: probabilmente è un riferimento ai tre figli maschi di Gregorio, oppure ai vari significati simbolici del numero 3.[8]

Furono una delle famiglie più attive nella vita pubblica, già prima della Serrata del Maggior Consiglio del 1297, mantenendo un ruolo di primo piano anche nel XIV secolo. Nel medesimo periodo cominciarono ad interessarsi agli affari in Oriente.[4]

In questo periodo di grande splendore spicca la figura di Giovanni di Benedetto (1303 ca.-1361), prima diplomatico presso l'impero Bizantino, quindi combattente nella guerra del 1350-54 contro la Repubblica di Genova, infine eletto doge nel 1356, incarico che ricoprì fino alla sua morte, avvenuta cinque anni dopo.[4]

A consolidare l'ascesa della famiglia vi fu anche una fiorente attività finanziaria, intrapresa dai cosiddetti Dolfin dal Banco. Addirittura, sino al Cinquecento, quando lo Stato monopolizzò la compravendita di denaro, essi risultano talmente assorbiti da questi impegni che la loro partecipazione alla vita pubblica sembra affievolirsi.[4]

Palazzo Dolfin Manin fu commissionato da Giovanni (detto Zuanne), figlio di Lorenzo del ramo di S. Salvador di Riva del Ferro,[11] fra l'altro, membro della Compagnia della Calza e degli Accesi: quarto figlio di sei, di Giovanni e di Chiara Vendramin, fu Andrea (1541-1602), procuratore di San Marco.[11] Da non confondersi quest'ultimo con il banchiere Andrea (1508-1573), di Giovanni (detto Zuanne) di Daniele (tutti esponenti del ramo, già citato, detto del Banco), membro del Consiglio dei Dieci, sposato con Cristina Mocenigo, dai quali si ricordano fra i figli: Giovanni (1529-1584) vescovo di Torcello e Brescia, Daniele (1530-1572), Benedetto (1539-1615), Leonardo († 1576).[11]

Tornarono successivamente in auge, orientandosi prevalentemente verso gli incarichi diplomatici. Il membro più illustre di questi secoli è indubbiamente Giovanni (1545-1622), figlio di Giuseppe (detto Iseppo), ambasciatore in Polonia, Spagna, Francia e Santa Sede, nonché vescovo e cardinale.[4]

Tra il XVII e il XVIII secolo alcuni membri si distinsero nelle imprese navali contro l'Impero Ottomano: Giuseppe di Nicolò (1622-1657) prese parte alla spedizione dei Dardanelli del 1654, mentre Daniele detto Girolamo (1656-1729) partecipò alla guerra di Morea del 1684 e sconfisse le navi ottomane a Metelino,[4] vincendo dunque la battaglia.

Uno dei rami era quello di San Pantalon,[8] estintosi nel 1798 con la morte di Daniele Andrea, il quale coprì numerose cariche politiche sia sotto la Serenissima, in qualità di ambasciatore sia presso il Sacro Romano Impero[12] che sotto i Francesi.[3] Egli ebbe modo di avere un rapporto epistolario con lo statista americano Beniamino Franklin: ciò gli permise di intraprendere l'introduzione del parafulmine e della stufa Franklin[13] nell'allora Venezia occupata.

Periodo post-illuminista[modifica | modifica wikitesto]

Nel XIX secolo la famiglia fece parte dell'alta nobiltà del Regno Lombardo-Veneto, appartenente dunque alla Monarchia asburgica. Nel 1817 la famiglia ottenne la conferma nobiliare italo-austriaca e fra il 1819 e il 1820 lo status di conte austriaco. La famiglia servì anche l'imperatore d'Austria[14]: i conti Leonardo e Giovambattista Dolfin-Boldù in qualità di ciambellani nel 1838[15][16][17], mentre l'Imperatrice nominò la moglie del primo,[18] Anna Maria Coninck, Dama dell'Ordine della Croce stellata nel 1825,[19] mentre Lucrezia Dolfin come sua dama di compagnia nel 1839.[20] Nel 1841 Leonardo Dolfin ottenne ufficialmente la nobiltà dell'Impero Austriaco.[21]

Enrico Dolfin, nato probabilmente nel 1911 e morto a Roma il 22 novembre 1992, sposò Bianca Lanza di Casalanza.[22] Il Conte nel 1983 ha lasciato all'Istituto Etnografico della Sardegna l'archivio di Giorgio Asproni (1807-1876)[23] di cui la madre di Enrico Dolfin, una Asproni, era discendente in quanto nipote di Giorgio Asproni (1841-1936).

Nel XX secolo spicca la figura di Enzo, laureato in scienze politiche alla Farnesina (allora università) ed allenatore della Reggina e del Catanzaro. Ad oggi la famiglia sussiste.[4]

Membri illustri[modifica | modifica wikitesto]

Linea genealogica del cardinale Giovanni Dolfin (secondo ramo San Pantalon)[modifica | modifica wikitesto]

 
Benedetto
*~14791527
 
  
 Iseppo
*15211585
Piero
 
             
Lucia
Cecilia
Orsa
Benedetto
*15431603
Daniele
*1545 †?

Giovanni
*15451622
Daniele
*15491623

Dionisio
*15561626
Pietro
*1557 †?
Andrea
*15591600
Fiordalisa
Elisabetta
Pietro
*~15621593
   
          
Giuseppe
*15791580
Giuseppe
*15801626
Nicolò
*15811644
Giovanni Pietro
*15891659
Giovan Battista
*15911637
Daniele Dolfin III
*15931631
Dionisio Dolfin II
*15961634
 Giuseppe
*15821623
Giovanni I
*15831616
 Nicolò
*15911669
 
         
 Giovanni Pietro
*1611 †?

Giovanni
*16171699
Marietta
Pietro Carlo
*1618 †?
Giuseppe
*16221657
Dionisio
*16241671
Marcantonio
*16251668
Daniele IV
*1629 †?
Daniele II Andrea
*1631 †~1707
 
     
 Daniele I Nicolò
*1652 †~1723

Daniele II Marco
*16531704
Daniele III Zuane[24]
*~16541729
Daniele IV Gerolamo
*~16561729

Dionisio
*~16631734
 
  
 
Daniele III Daniél
*16881762
Daniele IV Andrea
*~1689 †?
 
 
 Daniele I Giovanni
*17251752
 
 
 Daniele I Andrea
*17481798

Palazzi[modifica | modifica wikitesto]

Stemma dei Conti Dolfin

Venezia[modifica | modifica wikitesto]

Venezia provincia[modifica | modifica wikitesto]

  • Casa Fiandra Dolfin (Mirano)
  • Ca' Dolfin, Lippomano, Querini (Cavarzere)
  • Villa Dolfin, Fontana, Nascetti, De Ferrari (Scorzè)

Padova[modifica | modifica wikitesto]

  • Villa Dolfin Boldù (Este)
  • Palazzo Papadopoli Dolfin Boldù (Padova)
  • Villa Dolfin Dal Martello detta "La Mincana" (Carrara San Giorgio)
  • Villa Nave, Querini, Correr, Dolfin, detta "Ca' Nave" (Cittadella)

Pordenone[modifica | modifica wikitesto]

Rovigo[modifica | modifica wikitesto]

Treviso[modifica | modifica wikitesto]

Udine[modifica | modifica wikitesto]

Vicenza[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

  • La trama del giallo di Donna Leon del 2000, Friends in High Places, ambientata nella Venezia contemporanea, coinvolge gli attuali discendenti (immaginari) della famiglia Dolfin, i quali sono eccessivamente orgogliosi della loro discendenza dal doge del XIV secolo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alessandro Augusto Monti Della Corte, Armerista bresciano, camuno, benacense e di Valsabbia, Brescia, Tipolitografia Geroldi, 1974.
  2. ^ vedi Pietro Dolfin
  3. ^ a b c Giuseppe Tassini, Curiosità Veneziane, note integrative e revisione a cura di Marina Crivellari Bizio, Franco Filippi, Andrea Perego, Vol. 1, Venezia, Filippi Editore, 2009 [1863], p. 221.
  4. ^ a b c d e f g h i j Roberto Cessi, Dolfin, in Enciclopedia Italiana, vol. 13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932, p. 100. URL consultato il 2 luglio 2015.
  5. ^ https://accademiaaraldicanobiliare.com/elenco-nobiliari/lettere-a-f/
  6. ^ La formazione della nobiltà dopo la Serrata - Treccani, su Treccani. URL consultato il 30 novembre 2023.
  7. ^ Andrea Castagnetti, La società veneziana nel medioevo. I. Dai tribuni ai giudici, Verona, 1992, pp.153. URL consultato il 30 novembre 2023.
  8. ^ a b c d e Diego Mantoan, Otello Quaino, I Dolfin e la loro dimora veneziana. Vicende attorno a una nobile famiglia e al palazzo di San Pantalon, in Ca' Dolfin e i Cadolfiniani. Storia di un collegio universitario a Venezia, Vol. 2, Venezia, Edizioni Ca' Foscari, 2014, pp. 173-205.
  9. ^ A.-L. d'Harmonville (a cura di), Delfini o Delfino, in Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed uomini storici, o repertorio alfabetico di cronologia universale, Vol. 2, Venezia, Antonelli Editore, 1864, p. 780.
  10. ^ Stanley Chojnacki, La formazione della nobiltà dopo la Serrata, in Storia di Venezia, Vol. 3 - La formazione dello Stato patrizio - Diritto, finanze, economia, Treccani, 1997.
  11. ^ a b c Francesca Borgo, Il procuratore e il banchiere: una nota per Andrea Dolfin, in Studi Veneziani, n.s. LVIII, 2009.
  12. ^ B. G. D., Dizionario biografico degli italiani. I, II, in Books Abroad, vol. 35, n. 4, 1961, pp. 386, DOI:10.2307/40116244. URL consultato il 3 dicembre 2023.
  13. ^ The Papers of Benjamin Franklin. Volume I, January 6, 1706 through December 31, 1734. Edited by <italic>Leonard W. Labaree et al.</italic> [Sponsored by the American Philosophical Society and Yale University.] (New Haven, Conn.: Yale University Press. 1959. Pp. lxxxviii, 400. $7.50.), in The American Historical Review, 1960-10, DOI:10.1086/ahr/66.1.170. URL consultato il 1º dicembre 2023.
  14. ^ GHdA (Manuale genealogico della nobiltà austriaca), Adelslexikon, Volume II, p. 518f. Limburg an der Lahn, 1974.
  15. ^ Johann Josef Schindler, Galleria degli stemmi dell'alta nobiltà di tutte le province dello stato imperiale austriaco, volume VI, Vienna, 1836 (Copia digitale).
  16. ^ L'Osservatore Austriaco (Der Oesterreiche Beobachter), 1838, pagina 1326.
  17. ^ Manuale della Corte e dello Stato dell'Impero austriaco, pagina 97, Vienna, 1847.
  18. ^ F. Schröder: Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle provincie Venete, Volume I, pagina 463. Venezia, 1830.
  19. ^ Manuale della Corte e dello Stato dell'Impero austriaco (Hof- und Staats-Handbuch des österreichischen Kaiserthumes), pagina 71. Vienna, 1847.
  20. ^ Calendario domestico per l'Impero Austriaco (Gemeinnütziger und erheiternder Haus-Calender für das österreichische Kaiserthum), pagina 49. Vienna, 1839.
  21. ^ Joseph Kudler e Moritz von Stubenrauch: Rivista per la borsa di studio giuridica austriaca e il diritto politico (Zeitschrift für österreichische Rechtsgelehrsamkeit und politische Gesetzkunde), Volume III, pagina 529. Vienna, 1841.
  22. ^ (nata a Sebes Alba, in Romania, e morta a Roma nel 1995)
  23. ^ http://www.isresardegna.it
  24. ^ Daniel 3° Zuanne, cavaliere della Stola d'Oro e bailo a Costantinopoli, sposò Bianca Bembo Valier, erede del fedecommesso voluto dal doge Silvestro Valier a favore del congiunto Silvestro Bembo (discendente della zia materna Bianca moglie di Benedetto Bembo) con l'obbligo di aggiungere al proprio il cognome Valier. Crf. I palazzi veneziani, testo di Alvise Zorzi; fotografie di Paolo Marton, Udine, Magnus, 1989, p.479.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • B. G. Dolfin, I Dolfin patrizi veneziani nella storia di Venezia dal 452 al 1923, Milano 1923.
  • Ganzer, Gilberto, Splendori di una dinastia: L'eredita europea dei Manin e dei Dolfin.
  • Cardinale Delfino, patriarca d'Aquileia, Rituale romano illustrato, Bettinelli, Venezia 1749.
  • P. Gradenigo, Ambasciatori veneti, cc. 60, 164, 302, 308v.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN52509764 · CERL cnp00559363 · GND (DE12001680X · WorldCat Identities (ENviaf-52509764