Giovanni Dolfin (1617-1699)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giovanni Dolfin
cardinale di Santa Romana Chiesa
Ritratto del cardinale Dolfin
 
Incarichi ricoperti
 
Nato22 aprile 1617 a Venezia
Ordinato presbiteroin data sconosciuta
Nominato vescovo23 giugno 1656 da papa Alessandro VII
Consacrato vescovo30 novembre 1656 dal vescovo Carlo Carafa della Spina, C.R. (poi cardinale)
Elevato patriarca29 dicembre 1657 da papa Alessandro VII
Creato cardinale7 marzo 1667 da papa Alessandro VII
Deceduto20 luglio 1699 (82 anni) a Udine
 

Giovanni Dolfin, talvolte Delfino, (Venezia, 22 aprile 1617Udine, 20 luglio 1699) è stato un cardinale, patriarca cattolico e drammaturgo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Pronipote dell'altro cardinale Giovanni Dolfin, conseguì la laurea in diritto ed entrò subito a far parte della vita pubblica veneziana, ricoprendo prestigiose cariche: appena trentatreenne fu eletto senatore. Nel 1651 fu proposto anche come ambasciatore della Serenissima alla corte di Francia, ma fu costretto a chiedere la dispensa a causa delle incombenze familiari.

Fu quindi senatore della repubblica veneziana poi, abbandonata la vita civile per quella religiosa, dopo vari incarichi ecclesiastici fu consacrato vescovo titolare di Tagaste. Nel 1656 Girolamo Gradenigo lo volle suo coadiutore nel Patriarcato di Aquileia. Gli successe in qualità di patriarca l'anno dopo, nel 1657.

Su istanza della Repubblica di Venezia il 7 marzo 1667, papa Alessandro VII lo nominò cardinale di San Salvatore in Lauro e poi dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia. Fu abate commendatario della abbazia di Rosazzo dal 1668 fino alla morte.

Partecipò al conclave del 1667, a quello del 1669-1670, a quello del 1676, a quello del 1689 e infine a quello del 1691; anzi durante quest'ultimo il suo nome rientrò tra quelli dei papabili ma la sua elezione fu bloccata dagli spagnoli che non vedevano di buon occhio un veneziano sul soglio pontificio.[1]

Il Dolfin scrisse quattro tragedie: Cleopatra, Il Medoro, Lucrezia e Creso, elogiate da Girolamo Tiraboschi:

«Quattro tragedie egli scrisse, la Cleopatra (1660), la Lucrezia, il Medoro e il Creso, le quali, benché non siano del tutto esenti da' difetti del secolo, per la nobiltà dello stile nondimeno e per la condotta possono andar del pari colle migliori dell'età precedente. Ma egli non volle mai che si pubblicassero. La Cleopatra fu la prima volta stampata nel Teatro italiano del Marchese Maffei. Quindi tutte quattro vennero a luce, ma assai guaste e malconce, in Utrecht nel 1730, finché una assai più corretta e magnifica edizione se ne fece dal Comino in Padova nel 1733 insieme con un Discorso apologetico del cardinal medesimo in difesa delle sue tragedie. Sei Dialoghi in versi di questo dottissimo cardinale sono poi stati stampati nè quali ei si mostra molto versato nella moderna filosofia di què tempi senza però abbandonare del tutto i pregiudizi dell'antica. Ma il loro stile non è nobile e sostenuto come nelle tragedie.»

Fu autore anche di poesie, di riflessioni su Tacito e Sallustio e di dieci dialoghi in prosa d'argomento scientifico, di cui uno solo è stato pubblicato, questo dedicato all'astronomia.[2]

È morto nel 1699 all'età di ottantadue anni, ed è stato sepolto a Venezia nella chiesa di San Michele di Murano.

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giuseppe "Iseppo" Dolfin Benedetto "Benetto" Dolfin  
 
 
Pietro Dolfin  
Maria Contarini Dionigi Contarini  
 
 
Nicolò Dolfin  
Giovanni Francesco Grimani  
 
 
Paolina Grimani  
 
 
 
Giovanni Dolfin  
 
 
 
Angelo Priuli  
 
 
 
Elisabetta "Isabetta" Priuli  
 
 
 
 
 
 
 
 

Opere letterarie[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito della California State University Northridge, su csun.edu.
  2. ^ Giovanni Delfino, "Della Terra", a c. di F. Anselmo, Messina, Peloritana Editrice, 1962.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia, 1843.
  • Emilio Bertana, La tragedia, Vallardi, 1905.
  • Horace Howard Furness, The Tragedie of Anthonie, and Cleopatra, Lippincott, 1907.
  • Emilio Bertana, In Arcadia: saggi e profili, Perella, 1909.
  • Antonio Belloni, DOLFIN o Delfino, Giovanni, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932. Modifica su Wikidata
  • Federico Davide Ragni, Giovanni Delfino patriarca aquileiese e drammaturgo (1617-1699), Atti dell'Accademia di Udine, 1937-38, serie VI, volume IV.
  • Ezio Raimondi, Trattatisti e narratori del Seicento, Milano, Ricciardi, 1960.
  • Francesco Anselmo, Giovanni Delfino tra classico e barocco: studio storico-critico, Peloritana Editrice, 1962.
  • Gino Benzoni, DOLFIN, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 40, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991. Modifica su Wikidata
  • Mauro Sarnelli, La Cleopatra di Giovanni Delfino, Quid, 1994.
  • Mauro Sarnelli, "Ed a me piacque sempre / filosofar con libertà": i sei dialoghi filosofico-scientifici in poesia di Giovanni Delfino, «Philo(:)logica», IV (1995), pp. 76–94.
  • Mauro Sarnelli, 'Maravigliosa chiarezza', 'raccomandazioni' e 'mal di pietra': il carteggio Delfino-Pers, «Studi secenteschi», XXXVII (1996), pp. 225-315.
  • Stefano Bigi, Letteratura e scienza. Gli inediti dialoghi in prosa di Giovanni Delfino, «Aevum», LXXVI (2002), pp. 775–827.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo titolare di Tagaste Successore
Giovanni Vincenzo Spinola, O.E.S.A. 23 giugno 1656 - 29 dicembre 1657 Antonio Marinari, O.Carm.
Predecessore Patriarca di Aquileia Successore
Girolamo Gradenigo 29 dicembre 1657 - 20 luglio 1699 Dionisio Dolfin
Predecessore Cardinale presbitero di San Salvatore in Lauro Successore
Pietro Sforza Pallavicino, S.I. 18 luglio 1667 - 19 maggio 1670 titolo soppresso
Predecessore Cardinale presbitero dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia
(titolo presbiterale pro hac vice)
Successore
Francesco Maria Mancini 19 maggio 1670 - 20 luglio 1699 Fabio degli Abati Olivieri
Controllo di autoritàVIAF (EN66572345 · ISNI (EN0000 0000 7976 9904 · SBN LO1V145938 · BAV 495/91276 · CERL cnp00959536 · LCCN (ENno96060492 · GND (DE100103200 · BNF (FRcb12508755f (data) · CONOR.SI (SL74961507 · WorldCat Identities (ENlccn-no96060492