Diocesi di Liegi

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Disambiguazione – Se stai cercando l'antico principato vescovile, vedi Principato vescovile di Liegi.
Diocesi di Liegi
Dioecesis Leodiensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles
 
Stemma della diocesi Mappa della diocesi
 
VescovoJean-Pierre Delville
Vicario generaleAlphonse Borras
Vescovi emeritiAlbert Jean Charles Ghislain Houssiau
Presbiteri348, di cui 277 secolari e 71 regolari
2.112 battezzati per presbitero
Religiosi93 uomini, 226 donne
Diaconi59 permanenti
 
Abitanti1.098.450
Battezzati735.000 (66,9% del totale)
StatoBelgio
Superficie3.862 km²
Parrocchie551
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleSan Paolo
Santi patroniLamberto di Maastricht
(17 settembre)
Indirizzo25 Rue de l'Évêché, B-4000 Liège, Belgique
Sito webwww.evechedeliege.be
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Belgio
L'antica cattedrale di San Lamberto e il palazzo vescovile dopo le ristrutturazioni del XVIII secolo; la cattedrale fu demolita alla fine del Settecento.
L'antico palazzo dei principi-vescovi di Liegi è oggi sede del palazzo di giustizia.
L'antica abbazia Saint-Corneille de Beaurepart a Liegi ospita oggi il seminario diocesano e funge contestualmente da palazzo vescovile.
Ritratto di Eberhard von der Mark vescovo dal 1506 al 1538, opera di Jan Cornelisz Vermeyen (1500-59).
La chiesa collegiale Saint-Martin di Liegi, eretta verso il 965 dal vescovo Eraclio ed elevata al rango di basilica minore nel 1886.
L'antica abbazia Saint-Laurent di Liegi, demolita nel 1809.
La certosa di Liegi nel XVIII secolo, oggi non più esistente.
Mappa della diocesi di Liegi e delle diocesi del Belgio prima del 1559.
Il principato vescovile di Liegi nel 1787.

La diocesi di Liegi (in latino: Dioecesis Leodiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Belgio suffraganea dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles. Nel 2021 contava 735.000 battezzati su 1.098.450 abitanti. È retta dal vescovo Jean-Pierre Delville.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende la provincia di Liegi.

Sede vescovile è la città di Liegi, dove si trova la cattedrale di San Paolo. A Malmedy sorge l'ex cattedrale dedicata ai Santi Pietro, Paolo e Quirino.

Il territorio si estende su 3.862 km² ed è suddiviso in 551 parrocchie. Le parrocchie sono raggruppate in 17 decanati, a loro volta suddivisi in diverse unità pastorali: Liegi-riva sinistra, Liegi-riva destra, Mosa inferiore, Fléron, Mosa superiore, Ans, Verviers, Plateau de Herve, Malmedy, Spa, Stavelot, Ourthe-Amblève-Condroz, Huy, Hesbaye, Büllingen, Eupen-La Calamine e Saint-Vith.

La maggioranza della popolazione (Valloni) è di lingua francese; la minoranza appartiene alla comunità germanofona del Belgio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di Liegi è la più antica del Belgio, attestata nella prima metà del IV secolo, ed anche la più estesa. Al giorno d'oggi, sono undici le diocesi che hanno acquisito parte dei loro territori da quello di Liegi, distribuite in cinque Stati differenti: in Belgio le diocesi di Hasselt, Malines-Bruxelles, Namur e Anversa; nei Paesi Bassi le diocesi di Roermond, 's-Hertogenbosch, Breda e Rotterdam; in Germania la diocesi di Aquisgrana; in Lussemburgo l'arcidiocesi di Lussemburgo; in Francia l'arcidiocesi di Reims.

I vescovi, che avevano in origine la loro sede nella città di Tongres, trasferirono attorno alla metà del VI secolo la sede a Maastricht ed infine, verso l'inizio dell'VIII secolo, a Liegi. A partire dal X secolo fu un principato vescovile.

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

All'epoca dell'impero romano, il territorio a nord delle Ardenne, lungo le valli attraversate dalla Mosa e dai suoi affluenti, era abitato dal popolo dei Tungri, il cui principale insediamento era chiamato dai Romani Atuatuca Tungrorum, l'odierna Tongeren (in francese: Tongres). La civitas Tungrorum apparteneva alla provincia romana della Germania seconda, come attestato dalla Notitia Galliarum dell'inizio del V secolo.[1]

I più antichi cataloghi episcopali di Tongres riconoscono come primo vescovo san Materno di Colonia, che fu certamente vescovo di Treviri e poi arcivescovo di Colonia e che probabilmente operò come vescovo missionario nel territorio di Tongres, prima che questa venisse eretta in diocesi indipendente.[2]

Primo vescovo storicamente documentato della civitas Tungrorum è san Servazio. Il suo nome appare negli atti dello pseudoconcilio di Colonia del 346; nel 350 fu inviato in Oriente assieme ad una delegazione per incontrare l'imperatore Costanzo; nel 359 prese parte al concilio di Rimini; tradizionalmente la sua morte, avvenuta a Maastricht, è collocata nel 384. Dopo Servazio, gli antichi cataloghi menzionano una serie di vescovi (Agricolo, Ursiano, Designato, Renato, Sulpizio, Quirilio e Eucherio), che sono ignoti alla storia e di cui non si conosce assolutamente nulla. Le leggende di San Servazio parlano della distruzione di Tongres ad opera degli Unni, o di altre tribù germaniche; ma questo dato non è provato né dal punto di vista storico né dalle evidenze archeologiche.[3]

A partire dal V secolo il territorio di Tongres fu occupato e poi sottomesso dai Franchi, ancora pagani. Ai vescovi di Tongres spettò il compito di evangelizzare questi popoli: la loro conversione iniziò sotto Falco (prima metà del VI secolo) e continuò con i suoi successori; il vescovo Monulfo, secondo quanto riferisce Gregorio di Tours, costruì una chiesa sopra la tomba di san Servazio a Maastricht, dove, secondo la stessa autorevole fonte, avrebbe per primo trasferito la residenza episcopale. Nella seconda metà del VII secolo, la sede della civitas Tungrorum fu onorata dalla presenza di santi vescovi, che portarono a termine l'evangelizzazione del territorio. San Remaclo fu il fondatore dei monasteri di Malmedy e di Stavelot, di cui tenne anche la carica di abate. San Lamberto completò la conversione dei pagani e venne ucciso a Liegi, forse agli inizi dell'VIII secolo. Il suo successore, sant'Uberto, costruì una basilica per raccogliere le sue reliquie, la quale divenne il primo vero nucleo della città di Liegi, dove il nuovo vescovo trasferì la residenza episcopale.

L'organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

A partire dall'epoca carolingia, la diocesi assunse quella fisionomia che mantenne inalterata fino alla metà del XVI secolo e contestualmente, con l'affermarsi dell'organizzazione ecclesiastica, entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Colonia.

Secondo alcuni storici belgi[4], non ci fu mai un trasferimento formale della sede episcopale, ma solo dei cambiamenti di residenza, alcune delle quali, divenendo col tempo residenze abituali, hanno ottenuto il prestigio di sede ufficiale.[5] Anche quando la sede venne trasferita prima a Maastricht e poi a Liegi, Tongres, la sede primitiva, è rimasta per secoli la sede formale e ufficiale della diocesi. Fino all'XI secolo infatti, i vescovi di Liegi conserveranno l'abitudine di intitolarsi Episcopus Tungrorum; in un diploma dell'ottobre 907, il palazzo episcopale di Tongres, esistito fino al XII secolo, è riconosciuto come la principale e più importante residenza della diocesi ("episcopii domus principalis").

Il territorio della diocesi era tra i più estesi di tutte le Gallie. Confinava a nord con la diocesi di Utrecht, a est con l'arcidiocesi di Colonia, a sud con le arcidiocesi di Treviri e di Reims, ad ovest con la diocesi di Cambrai.

Tra i principali vescovi dell'epoca carolingia, si ricordano: Agilfredo († 787) e Gerbaldo († 810), entrambi destinati alla sede di Liegi da Carlo Magno; Artgario († 855), che costruì il primo palazzo episcopale; Franco († 901), noto soprattutto per aver sconfitto i Normanni e celebrato dal poeta irlandese Sedulio Scoto; Stefano († 920), scrittore e compositore, che indebitò la chiesa per le feste, in particolare per quella dedicata alla Santissima Trinità; Raterio, che fece del vescovato un notevole centro di cultura; Eraclio († 971), che costruì quattro nuove chiese, un monastero e due chiese collegiate e inaugurò un periodo di ricchezza e di cultura nella diocesi, dovuto anche all'introduzione dell'arte orafa, che ha reso celebre Liegi in tutto il mondo.

Il Principato vescovile[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Principato vescovile di Liegi.

Fin dall'epoca merovingia i vescovi di Liegi avevano acquisito, grazie a privilegi e immunità concessi dai re, il possesso su diversi beni disseminati un po' ovunque nella civitas Tungrorum. I re carolingi favorirono ancora di più i vescovi con ulteriori concessioni e privilegi.[6]; infine la generosità dei tre imperatori Ottone nel X secolo portò alla nascita del principato vescovile. Durante l'episcopato di Notgero (972-1008), il vescovato acquisì sui suoi possedimenti quei diritti che ne fecero un comitatus. A tal proposito è significativo un diploma di Ottone II del 980, con il quale l'imperatore, confermando i beni della Chiesa di Liegi, decide che questi beni saranno di esclusiva proprietà del vescovo e che il potere pubblico e i suoi funzionari non potranno mai vantare alcun diritto, ad eccezione di quelli preposti a tale ufficio dal vescovo stesso.[7] Gli stessi concetti furono espressi da Ottone III in occasione della concessione al vescovo dei diritti feudali su Huy e su Gembloux nel 985, con la possibilità per il vescovo di infeudare i suoi diritti a dei vassalli.[8]

Da questo momento i vescovi di Liegi sono a tutti gli effetti conti e più tardi saranno chiamati principi, status che venne mantenuto sino alla rivoluzione francese (1790). Il principato vescovile di Liegi, posto tra Francia e Sacro Romano Impero, con una giurisdizione temporale meno estesa di quella spirituale, riuscì a mantenere la propria indipendenza grazie all'abilità dei vescovi, che seppero giocare ruoli importanti nella politica internazionale tra i due stati.

Il primo principe-vescovo fu dunque Notgero, che svolse un ruolo importante nello sviluppo religioso della città episcopale. Ricostruì la cattedrale di San Lamberto e il palazzo vescovile, terminando la chiesa collegiata di San Paolo, iniziata da Eraclio, contribuendo alla costruzione delle chiese collegiate della santa Croce e di san Dionigi, ed erigendo una chiesa a san Giovanni Evangelista. Notgero rafforzò inoltre la suddivisione parrocchiale della città e fu uno dei primi a diffondere l'osservanza del precetto della festività di Tutti i Santi. Ma una delle caratteristiche fondamentali del governo di Notgero, in continuità con quello di Eraclio, fu l'attenzione che riservò all'educazione: grazie a questi due vescovi ed a Wazone († 1048), Liegi riuscì a ricoprire un ruolo fondamentale non solo politicamente, ma anche per quanto riguarda la cultura generale e la letteratura, nello specifico. Le scuole riuscirono a formare valenti studenti, e diedero alla Chiesa cattolica papi come Stefano IX e Niccolò II.

Tra i successivi vescovi, in epoca medievale, si ricordano: Frédéric de Namur, la cui morte violenta (1048) gli fece guadagnare la venerazione come martire; Raoul de Zähringen († 1191), il cui episcopato fu contraddistinto dalla presenza del riformatore Lambert le Bège, che è ritenuto il fondatore delle prime comunità semi-monastiche; Roberto di Thourotte († 1246), che approvò in diocesi la festa della Corpus Domini, sostenuta da santa Giuliana di Cornillon, e dal legato papale e priore dei domenicani di Liegi, Ugo di Saint-Cher. Tra gli arcidiaconi di Liegi si ricorda Giovanni di Troyes, che venne eletto papa con il nome di Urbano IV; egli stabilì la sede della festa del Corpus Domini nella chiesa di San Tommaso, ed estese l'osservanza della festa del Corpus Domini all'intera Chiesa cattolica. Un altro arcidiacono di Liegi divenne papa con il nome di Gregorio X, e depose nel 1274 l'indegno vescovo Enrico di Gheldria.

Nel XVI secolo, per meglio contrastare la riforma protestante, nonché per risolvere annose questioni di carattere politico e linguistico, i Paesi Bassi e i Paesi Bassi del Sud subirono una sostanziale modifica della geografia ecclesiastica, che era rimasta immutata fin dall'epoca carolingia. Con la bolla Super universas del 12 maggio 1559), papa Paolo IV riorganizzò le circoscrizioni ecclesiastiche della regione a spese della diocesi di Liegi; molte delle sue parrocchie furono infatti cedute a vantaggio dell'erezione delle nuove diocesi di Roermond, di 's-Hertogenbosch, di Namur, di Anversa e della nuova arcidiocesi di Malines.

Lo scoppio della rivoluzione francese, accompagnata dalla rivoluzione di Liegi, segnò la fine del principato vescovile, che fu sancita ufficialmente con la Reichsdeputationshauptschluss del 1803 e la conseguente secolarizzazione del principato. La cattedrale fu demolita, in quanto considerata simbolo di oppressione, e il vescovo fu cacciato.

La moderna diocesi[modifica | modifica wikitesto]

La rivoluzione francese e i trattati successivi inglobarono il Belgio nella repubblica francese. In seguito al concordato, con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801 i territori della diocesi furono fatti coincidere con i dipartimenti francesi, oggi non più esistenti, dell'Ourte e della Mosa Inferiore; la diocesi comprendeva anche alcune parrocchie del dipartimento di Forêts; inoltre Liegi fu sottomessa alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Malines. Queste nuove disposizioni portarono inoltre alla soppressione della diocesi di Roermond, il cui territorio fu parzialmente inglobato in quello della diocesi di Liegi.

L'ultimo principe-vescovo, François-Antoine de Méan, dette le dimissioni dalla sua diocesi, come impostogli dalla Qui Christi Domini, e si ritirò a Erfurt, da dove, il 23 marzo 1802, indirizzò una lettera al clero di Liegi invitandoli a sottomettersi alle decisioni papali. Contestualmente, la Santa Sede provvide a nominare un nuovo vescovo, di origini francesi, Jean-Évangéliste Zäpfel.

Con la fine dell'impero francese e dopo la morte di Zäpfel, la diocesi rimase vacante per diversi anni, fino alla nomina di van Bommel, con il quale la diocesi poté essere riorganizzata.

In seguito alla fissazione delle frontiere tra Belgio e Paesi Bassi (1839), la diocesi perse la parte olandese, con la quale, il 2 giugno 1840, papa Gregorio XVI eresse il vicariato apostolico del Limburgo (divenuto diocesi di Roermond nel 1853).

Il 30 luglio 1921, in virtù della bolla Ecclesiae universae di papa Benedetto XV, fu eretta la diocesi di Eupen e Malmedy con i territori dell'arcidiocesi di Colonia che il trattato di Versailles del 1919 aveva assegnato al Belgio, e contestualmente la nuova sede fu unita aeque principaliter a Liegi. Nel 1925 la diocesi fu definitivamente soppressa e il suo territorio incorporato in quello della diocesi di Liegi.

Dal 15 gennaio al 2 marzo 1933 la Vergine apparve ad una bambina undicenne di Banneux. Negli anni seguenti questo villaggio diventerà meta di pellegrinaggi e dopo la seconda guerra mondiale il santuario mariano più importante del Belgio.

Il 31 maggio 1967 Liegi cedette le parrocchie di lingua olandese a vantaggio dell'erezione della diocesi di Hasselt.

Negli anni successivi sono state istituite le sedi vescovili titolari corrispondenti alle antiche sedi di Tongeren e di Maastricht, rispettivamente nel 1969 e nel 1970. Attualmente entrambe le città si trovano fuori dai confini della diocesi: Tongeren nella diocesi di Hasselt e Maastricht in quella di Roermond.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati. Il più antico catalogo episcopale di Liegi è contenuto nelle Gesta episcoporum Leodensium, la cui versione più antica fu redatta attorno al 980 da Erigerio, monaco di Lobbes, ed arrivava fino a san Remaclo (seconda metà del VII secolo). Il catalogo presenta una serie di 26 nomi prima di Remaclo, molti dei quali sono assolutamente sconosciuti alla storia e noti solo per la loro presenza nelle Gesta.[9]

Con sede a Tongres[modifica | modifica wikitesto]

Con sede a Maastricht[modifica | modifica wikitesto]

Con sede a Liegi[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 1.098.450 persone contava 735.000 battezzati, corrispondenti al 66,9% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 1.300.000 1.424.297 91,3 2.520 1.810 710 515 1.400 5.500 778
1970 900.000 1.016.131 88,6 1.298 980 318 693 2 461 515
1980 800.000 1.007.490 79,4 1.010 787 223 792 31 304 1.819 518
1990 780.000 993.060 78,5 848 659 189 919 66 256 1.239 523
1999 700.000 1.017.805 68,8 689 480 209 1.015 72 276 801 505
2000 700.000 1.016.762 68,8 650 465 185 1.076 74 247 762 525
2001 700.000 1.020.077 68,6 629 445 184 1.112 75 247 743 525
2002 700.000 1.023.506 68,4 624 440 184 1.121 74 250 743 525
2003 700.000 1.023.506 68,4 543 421 122 1.289 76 175 609 525
2004 700.000 1.023.506 68,4 524 402 122 1.335 74 168 579 525
2013 721.000 1.054.000 68,4 385 285 100 1.872 69 140 443 525
2016 731.000 1.092.226 66,9 362 301 61 2.019 71 130 452 525
2019 731.600 1.093.377 66,9 381 324 57 1.920 66 290 114 552
2021 735.000 1.098.450 66,9 348 277 71 2.112 59 93 226 551

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Monumenta Germaniae Historica, Chronica minora Archiviato il 12 marzo 2016 in Internet Archive., I, p. 557.
  2. ^ (FR) Sylvestre Balau, Etude critique des sources de l'histoire du Pays de Liège au Moyen-Age, in Mémoires des savants étrangers de l'Académie royale de Belgique, tomo LXI, Bruxelles, 1902-1903, p. 5.
  3. ^ Boeren, op. cit., p. 26.
  4. ^ Boeren, op. cit, pp. 31-32 e nota 27.
  5. ^ Maastricht e Liegi non furono le uniche città dove risiedettero gli episcopi Tungrorum; anche Dinant, Huy, Namur e Mouzon furono per certi periodi sede dei vescovi. Cfr. Boeren, op. cit., pp. 32-34.
  6. ^ Vanderkindere, op. cit., pp. 185-186.
  7. ^

    «... ut, omni publica potestate exclusa, in manu episcopi singulariter consistant (universae possessiones); ... precipimus ut nullus comes, nullus judex nisi cui episcopus commiserat, audeat potestatem exercere.»

  8. ^ Vanderkindere, op. cit., p. 188.
  9. ^ Il catalogo è riportato da Louis Duchesne, op. cit., p. 187.
  10. ^ Tra Materno e Servazio, l'antico catalogo episcopale riporta i seguenti nomi di vescovi, indicati tutti come "santi" da Gallia christiana: Navito, Marcello, Metropolo, Severino, Fiorentino, Martino, Massimino e Valentino.
  11. ^ A partire dal Basso medioevo, viene proposto il 384 come anno della morte di Servazio; questo dato, approvato dai Bollandisti nel Settecento, è accettato da tutti gli storici locali, benché non esista alcuna fonte storiografica a conferma (cfr. Boeren, op. cit., p. 29).
    Tra Servazio e Falco, l'antico catalogo episcopale riporta i seguenti nomi di vescovi: sant'Agricola, Ursiano, Designato, Renato, Sulpizio, Quirilio e Eucherio. Dopo Falco, è riportato un vescovo di nome Eucario, che sembra essere un raddoppiamento del precedente Eucherio.
  12. ^ Duchesne propone di invertire la lista originaria, anticipando Monulfo prima di Falco e Domiziano.
  13. ^ Di questi tre vescovi, Gondulfo, Perpetuo e Evergiso, le Gesta indicano i rispettivi luoghi di sepoltura. Alcuni autori identificano Gondulfo con il precedente Betulfo, assente nell'antico catalogo; altri autori identificano invece Evergiso con il vescovo di Colonia Ebregesilo.
  14. ^ Non è sicuro se Amando sia stato vescovo residenziale o semplicemente corepiscopo con missione speciale. Cfr. Boeren, op. cit., pp. 27-28, nota 13.
  15. ^ Non accettò l'incarico e dette le dimissioni.
  16. ^ Non si fece mai consacrare vescovo, rimanendo per tutto il tempo solamente principe electus episcopus.
  17. ^ Non ricevette mai l'ordine del sacerdozio; lasciò la diocesi e il principato con l'intenzione di sposarsi.
  18. ^ Il 28 ottobre 1817 fu nominato arcivescovo di Malines.
  19. ^ Nominato vescovo titolare di Serre.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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