San Ferdinando (Napoli)

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San Ferdinando
La chiesa da cui prende nome il quartiere
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Campania
Città Napoli
CircoscrizioneI Municipalità
Codice postale80122
Superficie0,92 km²
Abitanti18 404 ab.
Densità20 004,35 ab./km²
Mappa dei quartieri di
Mappa dei quartieri di

Coordinate: 40°50′10″N 14°14′50″E / 40.836111°N 14.247222°E40.836111; 14.247222

«Se crollasse il San Carlo, sarebbero talmente in tanti a giocare i numeri che nel Divinatore corrispondono a un simile avvenimento, che il Governo vieterebbe subito di puntare su codesti numeri, per non correre il rischio di rimetterci»

San Ferdinando è un quartiere del centro di Napoli. Il quartiere confina ad ovest col quartiere Chiaia (via Santa Caterina da Siena, Gradoni di Chiaia, via Chiaia, via Santa Caterina, Piazza dei Martiri, via Calabritto, Piazza Vittoria), a nord coi quartieri Montecalvario (Salita Cariati, Piazzetta Concordia, vico Concordia, Salita Concordia, vico Lungo Trinità degli Spagnoli, vicoletto Trinità degli Spagnoli, Piazzetta Trinità degli Spagnoli, via Trinità degli Spagnoli), Porto (Piazza Municipio) e San Giuseppe (via Paolo Emilio Imbriani, Piazza Municipio); a sud e ad est si affaccia sul golfo di Napoli. Assieme ai quartieri di Chiaia e Posillipo forma la I municipalità del comune di Napoli[2].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome originario della zona intorno all'attuale Piazza del Plebiscito fu addirittura Falero - come l'antico porto greco che si estendeva fra Santa Lucia e l'odierno Molosiglio - ma non era ancora un quartiere. Alla genesi di questo divenne Pizzofalcone e con tale nome ci appare in un quadro del 1766 raffigurante una mappa dei quartieri di Napoli, visionabile alla certosa di San Martino. In seguito venne ribattezzato San Ferdinando, dal nome dell'omonima chiesa che fu basilica reale fino alla consacrazione della basilica di San Francesco di Paola.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il quartiere nasce nella prima metà del XVI secolo quando, ad opera di Ferdinando Manlio[3] e Giovanni Benincasa,[4] fu costruito il palazzo Vicereale (o palazzo Vecchio), antica residenza dei viceré, poi sostituito, nel XVII secolo, dal palazzo Nuovo (l'attuale palazzo Reale di Napoli), innalzato da Domenico Fontana su commissione del conte di Lemos.[5] In quel periodo una serie di borghi posti a cavallo delle mura occidentali cominciano a compattarsi, dato anche l'arrivo di molte famiglie nobili provenienti da tutto il regno, che presero a comprare terreni per edificare ville e palazzi che fossero vicini al nuovo centro di potere. La viabilità fu completamente influenzata dalle decisioni vicereali, che quivi vollero tracciare il tratto iniziale di via Toledo e sistemarono via Santa Lucia.

Attività culturali[modifica | modifica wikitesto]

Il quartiere è ricco di attività culturali che spaziamo dall'ambito accademico, a quello artistico a quello ricreativo. In meno di un chilometro quadrato si trovano i due quotidiani cittadini, ben otto musei e cinque teatri che fanno di San Ferdinando uno dei centri culturali di Napoli.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Piazza San Ferdinando in una foto del 1880.

Per tutto il medioevo, per l'asperità dei luoghi, fu sede di romitaggi. In età aragonese la zona fu fortificata, e solo tra il XV e il XVI secolo, anche per l'attrazione costituita dal palazzo Vicereale e del Palazzo Reale si popolò di residenze signorili, che oggi, spesso nel loro aspetto ottocentesco, danno il tono alla via Monte di Dio. Sulla destra si incontra la chiesa di Santa Maria degli Angeli, opera del teatino Grimaldi e all'angolo opposto palazzo Ciccarelli di Cesavolpe. Proseguendo verso la sommità (a destra la discesa del Calascione), si incontrano una serie di palazzi nobiliari, il più famoso dei quali è il Serra di Cassano, opera di Ferdinando Sanfelice.

In via Egiziaca a Pizzofalcone c'è la chiesa omonima (1650), di Cosimo Fanzago. Sulla destra, su uno spiazzo da cui si gode di una bella veduta, la chiesa dell'Immacolatella a Pizzofalcone e il palazzo Carafa di Santa Severina, sede della sezione militare dell'Archivio di Stato. Scendendo per via Solitaria si giunge a piazza Plebiscito e a Santa Lucia, quartiere creato dall'allargamento della spiaggia con una colmata a mare negli anni post-unitari. Imboccato il Chiatamone si incontra la chiesa della Concezione (1617-1627), ove sono conservate tele di Paolo De Matteis, e il Palazzo D'Aquino. Scendendo su via Partenope, gli alberghi di gusto eclettico e razionalista e la sede della Facoltà di Economia, la cui facciata è un progetto di Roberto Pane.

Palazzi

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Il quartiere è servito dai bus e dai tram cittadini e in futuro sarà collegato col sistema metropolitano attraverso la fermata di piazza Municipio della linea 1 e della linea 6 e quella di Chiaia - Monte di Dio della linea 6. Già ora la funicolare Centrale garantisce i collegamenti col corso Vittorio Emanuele e col Vomero. Inoltre è prossima l'apertura dell'Ascensore di Santa Lucia che collegherà il belvedere di Monte Echia col Borgo di Santa Lucia, mentre da metà anni '50 è in funzione l'ascensore Chiaia che porta da via Chiaia a piazza Santa Maria degli Angeli. In più l'ascensore Acton collega piazza Plebiscito con via Acton.

Piazze e strade principali[modifica | modifica wikitesto]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Nel quartiere hanno sede alcuni dei più importanti circoli nautici napoletani: il Circolo del Remo e della Vela Italia, il Reale circolo canottieri Savoia ed il Rari Nantes Napoli sulla banchina Santa Lucia; il Circolo nautico della vela all'interno del borgo Marinari; il Circolo Canottieri Napoli al Molosiglio, a fianco al quale sorge anche la sede della sezione napoletana della Lega navale italiana. Nella darsena, infine, c'è la sezione napoletana di MariVela. A poche decine di metri, presso le scuderie del Palazzo Reale c'è la sede della Polisportiva partenope, con grandi tradizioni nella pallacanestro e nel rugby.

Piazza Plebiscito è ogni anno il punto nevralgico della maratona di Napoli, con il villaggio Maratona e le linee di partenza e di arrivo della corsa, che percorre più volte alcune delle strade più importanti del quartiere. Nella piazza si è svolto anche il Concorso internazionale di equitazione "Regione Campania" ed è il tradizionale luogo di svolgimento delle esercitazioni sportive dei corpi militari. In passato nella piazza era anche ubicata la partenza del Giro di Campania e si sono svolte le partenze e gli arrivi di alcune tappe del Giro d'Italia.

Fino al 1976 il Maschio Angioino fu sede della prestigiosa Accademia nazionale di scherma, che poi fu costretta a spostarsi al Vomero, presso lo stadio Collana ove rimase fino al 2005. Da quell'anno l'Accademia ha dovuto abbandonare l'impianto vomerese per problemi alla struttura dell'edificio, ora in perenne ristrutturazione; essa non ha più una sede propria ed in via precaria si appoggia a quella del CONI di Napoli. Da più parti si chiede il ritorno dello storico ente al castello angioino, anche in considerazione dello spostamento delle attività del consiglio comunale in altro stabile; almeno per ora ciò rimane un sogno.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ C. Dickens, Impressioni di Napoli, Napoli, Colonnese, 1985.
  2. ^ Comune di Napoli - I municipalità Archiviato il 19 novembre 2010 in Internet Archive.>
  3. ^ Enciclopedia Treccani: Ferdinando Manlio, conosciuto anche come Ferrante Manglione. Architetto napoletano legato alle più importanti realizzazioni civili e religiose attuate a Napoli durante il viceregno di Pedro de Toledo., su treccani.it.
  4. ^ Enciclopedia Treccani: Giovanni (o Giovan Battista) Benincasa, architetto responsabile, in concomitanza con Ferdinando Manlio, dell'intero piano di riforme urbanistiche della città di Napoli promosso da Pedro de Toledo., su treccani.it.
  5. ^ Ministero della Cultura: Palazzo Reale di Napoli, su musei.beniculturali.it.
  6. ^ Pagina web ufficiale, su bnnonline.it, della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  7. ^ Pagina web ufficiale, su caffegambrinus.com, del Gran Caffè Gambrinus. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  8. ^ Pagina web del Salone Margherita, su salonemargherita.net. URL consultato il 23 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2011).
  9. ^ Pagina web del Museo artistico industriale Filippo Palizzi Archiviato l'8 giugno 2012 in Internet Archive.
  10. ^ Pagina web ufficiale, su museodelcorallo.it, del Museo del Corallo. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  11. ^ Pagina web del Museo Giuseppe Caravita sul sito MUSEinCAMPANIA Archiviato il 30 settembre 2013 in Internet Archive.
  12. ^ Pagina web ufficiale, su memus.org, del Museo Memus. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  13. ^ Pagina web del Tunnel Borbonico, su tunnelborbonico.info.
  14. ^ Pagina web ufficiale, su teatroaugusteo.it, del Teatro Augusteo. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  15. ^ Pagina web del Teatro Sannazaro, su teatrosannazaro.it.
  16. ^ Pagina web ufficiale, su uniparthenope.it, dell'Università “Parthenope”. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  17. ^ (ES) Pagina web ufficiale, su napoles.cervantes.es, dell'Instituto Cervantes. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  18. ^ Pagina web ufficiale, su storiapatrianapoli.it, della Società Napoletana di Storia Patria. URL consultato il 14 gennaio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Aldo Loris Rossi, Il quartiere San Ferdinando, Roma, Newton & Compton, 1999, ISBN 88-8289-132-1.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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