Hrand Nazariantz

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Hrand Nazariantz
Principe di Monte Ararat[senza fonte]
PredecessoreDiran Nazariantz
Nome completoHrand Nazariantz
TrattamentoNobile, trattamento di don
NascitaScutari, 8 gennaio 1880
MortePoliclinico di Bari, 25 gennaio 1962
SepolturaCimitero Monumentale di Bari
DinastiaNazariantsi
PadreDiran Nazarian (Տիրան Նազարեանց)
MadreAznive Merhametdjian (Մէրամէթճեան)
ConsorteMaddalena Decosmis (Costantinopoli, 10 febbraio 1913); Maria Lucarelli (Casamassima, 12 settembre 1959)
ReligioneChiesa Apostolica Armena
Cattolicesimo
Firma

Hrand Nazariantz (in armeno Հրանտ Նազարեանց; Scutari, 8 gennaio 1880[1]Bari, 25 gennaio 1962) è stato uno scrittore, poeta e giornalista armeno naturalizzato italiano.

Grafia del nome[modifica | modifica wikitesto]

Firma in Lingua Armena di Hrand Nazariantz

È possibile trovare diverse varianti della traslitterazione in caratteri latini del nome armeno Հրանտ Նազարեանց. La motivazione è da attribuire alle modalità diverse di lettura dell'Armeno Orientale e di quello Occidentale, e, più esattamente alle differenti traslitterazioni dei medesimi segni grafici.

Da Nazariantz si passa infatti a Nazaryans', Nazaryants, Nazariants o anche a Nazarianc', e al più raro Nazareants. Dovendoci però attenere alla firma dell'autore in caratteri latini, il cognome resta Nazariantz, come dimostrato da numerosi reperti fotografici.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli esordi[modifica | modifica wikitesto]

Nasce a Scutari distretto asiatico di Costantinopoli l'8 gennaio 1880[1], da Diran Nazarian (Տիրան Նազարեան)[2], "oratore, patriota fiero" imprenditore e deputato dell'assemblea nazionale armena per il distretto di Kumkapı, e Aznive Meramedjian (Merametdjian) (Մէրամէթճեան). Tra i suoi antenati illustri vi fu il nonno paterno Toros Nazarian, lo zio Stepanos Nazarian e Liparid Nazarian[3] ma anche il nonno materno Avedis Meramedjian. Nella stessa capitale frequenta a partire dal 1898 il famoso Collegio Berberian (Պէրպէրեան վարժարան) fondato da Retheos Berberian ma se ne allontana dopo aver intrapreso una relazione con la figlia dello stesso Retheos, Mannig Berberian (1883–1960), e averla chiesta in sposa.

Nel 1902 si reca a Londra per completare gli studi superiori ospite "presso un'antica famiglia dell'aristocrazia inglese". Nello stesso anno completa la prima stesura della raccolta I Sogni crocifissi.

Nel 1905, a Parigi, si iscrive alla Sorbona ed entra in contatto con il Movimento di Liberazione Nazionale dell'Armenia anche grazie all'intervento dell'attivista poi diplomatico Mikael Varandian.

Nel 1907, le cattive condizioni di salute del padre gli impongono di rientrare in Turchia, per assumere la direzione dell'industria di famiglia, affermata nella produzione di tappeti e merletti, che dava lavoro a circa duemila operaie, e si estendeva tra i quartieri di Scutari, Kumkapı, Kadıköy.
A questo impegno di lavoro in fabbrica affianca un'intensa attività pubblicistica e letteraria.

Attività politica e letteraria in Turchia[modifica | modifica wikitesto]

L'8 agosto 1904 pubblicò una poesia dal titolo «Ջութակը» (Violino) sulla rivista «Biwrakn» (in armeno «Բիւրակն»).

Nel 1908, con Dikran Zaven, assume la direzione del giornale Surhantag (in armeno Սուրհանդակ) («Il Messaggero»); nel 1909 dà vita, in collaborazione con Karekin Gozikyan detto Yessalem, anche noto come Yassalem, fondatore a Costantinopoli del primo sindacato dei lavoratori della stampa in Turchia (Matbaa Isçileri Meslek Birligi)[4], al settimanale politico-letterario Nor Hosank (in armeno «նոր հոսանք») («Nuova corrente») e fonda con il romanziere Rupen Zartarian e con il drammaturgo Levon Shant la rivista d'arte e di polemica Բագին (Bagin). Di questa rivista sarà collaboratore anche Atom Yarjanian (in arte Siamanto). Collaborò, inoltre, con le riviste Ecoul Armeniei, Scepor, Dreptatea di Bucarest, Piunyk e Hajrenik di Boston entrambe dirette da Shahan Natalie.

Nel 1910 cerca di fondare con Costan Zarian e Kegham Parseghian un cenacolo di arte innovatrice intorno a Les volontés folles. Nel medesimo ambito esce a Costantinopoli, corredato da illustrazioni del caricaturista Enrico Novelli, in arte Yambo, l'importante saggio su F. T. Marinetti e il futurismo (F. T. Marinetti ei apagajapaštoitiine). Nello stesso anno pubblica la prima edizione di una raccolta di poesie che lo imporrà definitivamente come figura di punta del cosiddetto simbolismo poetico in lingua armena, "I Sogni Crocifissi", i cui primi abbozzi risalivano agli anni londinesi. Si legge inoltre sul numero volume XXXI della rivista "Il Borghese" che sul finire di quest'anno Nazariantz avrebbe accompagnato Filippo Tommaso Marinetti in Russia. La circostanza è, però, dubbia, non solo perché non suffragata da altre testimonianze, ma soprattutto perché appare smentita da Lucini che in una lettera del 22 marzo 1913[5] mette in guardia l'amico dai comportamenti di Marinetti sul piano personale, lasciando così intendere che i due non si fossero mai conosciuti prima di persona.

A partire dal 1911 risulta in rapporti epistolari con Filippo Tommaso Marinetti, Gian Pietro Lucini, Libero Altomare e si impegna, con saggi e traduzioni in lingua armena, a far conoscere la loro opera poetica assieme a quella di Corrado Govoni e di Enrico Cardile, nel quadro di una più ampia opera di svecchiamento della letteratura in lingua armena alla luce anche delle importanti vicende storico letterarie italiane e francesi. Nello stesso anno il suo nome appare con qualche notizia bibliografica nella "Rivista degli Studi Orientali" in uno studio dal titolo Lingua e Letteratura Armena. Lingue e Letterature Indo-Iraniche[6] Sempre nel 1911 Yenovk Armen pubblica un saggio dal titolo Hrand Nazariantz e i suoi Sogni Crocifissi. Del 1911 si conoscono anche due lettere di Nazariantz indirizzate al futurista Mario Betuda. Questo materiale testimonia la volontà di Nazariantz, a quella data, di dare alle stampe a Costantinopoli una antologia di poesia futurista con traduzioni di testi italiani in armeno. Sfogliando l'intera bibliografia di Nazariantz, tale progetto non risulta essere mai stato portato a termine. Le lettere a Betuda sono conservate a Bassano del Grappa nel Museo Biblioteca Archivio.

In tale filone è da iscriversi anche il volume in armeno dal titolo tradotto Tasso e i suoi traduttori Armeni. Il saggio era preceduto da una lettera di presentazione di un linguista, filologo e traduttore di Dante, padre Arsen Ghazikian della Congregazione Mechitarista di Venezia. Questa pubblicazione, avente per argomento le traduzioni in lingua armena di Torquato Tasso, esce per i tipi della casa editrice Arzouman di Costantinopoli nel 1912. Sempre nel 1912 viene pubblicata la riedizione dei Sogni Crocifissi che lo impone all'attenzione di pubblico e critica. Sempre nel 1912 fu direttore del settimanale Բագին (Bagin) appendice letteraria della rivista Azadamard («Ազատամարտ») ("Combattenti della Libertà"). Lavorò per molti altri giornali e riviste come Masis, Loys, Chant di Meroujan Barsamian, Azadamard, Biwzandion, Arevelk, La Patrie giornale in lingua francese diretto da Jean Minassian, Manzume i efkar pubblicati a Costantinopoli, Arevelean mamul, Hay grakanutivn pubblicati a Smirne, Garun, rivista di Mosca. Del giugno 1912 si conosce, inoltre, una lettera alla scrittrice e attivista politica Shushanik Kurghinian, nella quale Nazariantz decanta il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti come unico movimento artistico davvero innovatore fra tutte le avanguardie coeve.[7]

Dal 1913 apparvero le versioni originali dei testi; Aurora, anima di bellezza; Gloria victis; La corona di spine; Il grande cantico della cosmica tragedia e del saggio sulla poetessa Heranush Arshagyan prematuramente scomparsa.

Impegnato in questi anni ad ottenere il sostegno degli intellettuali europei alla causa armena, trova in Italia diversi sostenitori. Tra questi Giovanni Verga, Luigi Pirandello e in seguito anche Umberto Zanotti Bianco, e molti altri noti intellettuali italiani ed europei legati alle fratellanze massoniche e rosacrociane.

Nel 1913 è costretto a lasciare la sua terra a causa del definitivo tracollo finanziario dell'industria paterna, probabilmente causato dalla politica anti-armena che caratterizzò gli ultimi anni dell'Impero ottomano prima del vero e proprio Genocidio del popolo armeno. Per questo si rifugiò nel Consolato italiano di Costantinopoli dove sposò la cantante e ballerina italiana, Maddalena De Cosmis[8], detta Lena, e originaria di Casamassima, in provincia di Bari. Il matrimonio ebbe luogo il 10 febbraio. Nella primavera dello stesso anno si reca esule a Bari. Tale unione è stata letta da alcuni avversatori di Nazariantz come un lasciapassare per la fuga in Italia. Secondo alcuni amici del poeta il matrimonio avrebbe avuto solo l'effetto di velocizzare l'espatrio, che non sarebbe la quindi la causa principale del matrimonio. I due probabilmente convivevano, cosa insolita per l'epoca e per le abitudini della comunità armena, già da anni, o comunque fra di loro doveva esserci una relazione stabile. Infatti, già a partire dal 1911 il poeta Gian Pietro Lucini, cita la De Cosmis in alcune lettere indirizzate all'amico di Nazariantz. Già due anni prima del matrimonio, infatti, intestava le sue lettere alla "famiglia De Cosmis-Nazariantz" presso "Ufficio Postale Italiano di Galata", quartiere occidentale di Costantinopoli, dove probabilmente la coppia risiedeva. In seguito almeno in un paio di occasioni conclude le sue lettere 22 marzo 1913 e del 1º maggio 1913 con cordiali saluti e ossequi alla De Cosmis anche da parte propria e della propria moglie, finendo inoltre il 24 maggio dello stesso anno con porgere auguri di pronta guarigione alla stessa Lena, evidentemente affetta da qualche infermità.[9]

A quegli anni risalgono molte altre amicizie con noti letterati armeni tra cui David Ananun, Avetik Isahakyan, Shushanik Kurghinian, Arsciak Ciobanian.

Attività letteraria in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Giunto in Italia, intensificò i rapporti sia con esponenti della diaspora armena che con protagonisti della cultura italiana, francese ed inglese, recandosi anche all'estero per motivi di studio. Nello stesso periodo fu assunto come docente di lingua francese e inglese presso l'Istituto Tecnico, Nautico, e Professionale di Bari.

Nel 1915 collabora alla rivista bolognese Il Ritmo e le edizioni Laterza pubblicano, come primo volume della collana Conoscenza ideale dell'Armenia da lui diretta, il suo saggio sul poeta armeno Bedros Turian, con presentazione di Enrico Cardile, che provvederà anche a tradurre, per le edizioni della rivista Humanitas di Bari, I sogni crocefissi (1916), Lo specchio (1920) e Vahakn (1920). Dell'anno successivo è l'inizio della collaborazione a La Tempra di Renato Fondi, con la quale instaurerà un assiduo e duraturo rapporto.

In seguito Nazariantz entra in contatto con alcune riviste d'avanguardia siciliane che ospitano suoi contributi: "La Scalata" (1917), "La Vampa Letteraria" (1917) e "La Spirale", dove nel 1919 è pubblicato un brano del poema "Lo Specchio". A Bari diviene amico di Franco Casavola e si impegna a promuoverne la produzione musicale. I due collaborano ad organizzare, con l'aiuto di Giuseppe Laterza, Giacomo Favia, Tina Suglia e altri, la serata futurista al Teatro Piccinni di Bari, del 26 settembre 1922. Pochi mesi dopo, il 2 gennaio 1923, il programma della serata futurista al Teatro Margherita di Bari include l'"azione mimico-drammatica" intitolata "Lo Specchio", con musiche di Franco Casavola ispirate al poema di Nazariantz.
Massone, il 20 settembre dello stesso anno 1923 la neonata Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana riunitasi in sessione straordinaria lo elesse Primo Gran Sorvegliante.[10] Nel 1924 la casa editrice Alpes di Milano pubblica, nella traduzione di Cesare Giardini che ne risultava anche il curatore, la raccolta "Tre poemi", che comprende "Il Paradiso delle Ombre", "Aurora anima di bellezza", "Nazyade fiore di Saadi".

Nel 1926 dopo anni di strenuo lavoro e interessamento di varie esponenti della politica e della cultura riuscì ad inaugurare il villaggio Nor Arax, con annessa fabbrica di tappeti orientali, alla periferia di Bari. Tale villaggio fu sovvenzionato e voluto fortemente in particolare dal senatore Luigi Luzzatti e dal conte Umberto Zanotti Bianco, presidente dell'ANIMI. Di tale esperienza Zanotti Bianco riferì nei suoi carteggi[11] e nel suo scritto dal titolo Profughi Armeni[12]. poi pubblicato nella raccolta Tra la perduta gente[13]

Fondò le riviste di ispirazione simbolista "Graal" (1946) e "Graalismo" (1958) quest'ultima diretta insieme all'amico poeta e scrittore calabrese Potito Giorgio Archiviato il 22 luglio 2014 in Internet Archive.. Su entrambe le pubblicazioni periodiche comparvero scritti tra gli altri di Giuseppe Ungaretti, Ada Negri, Liliana Scalero, Elpidio Jenco, Giuseppe Villaroel, Lionello Fiumi, Charles Plisnier e di altri, illustrazioni di noti e meno noti pittori, tra di essi da ricordare Fryda Laureti Ciletti.

Nel 1946 pubblicata la traduzione italiana de "Il Grande Canto della Cosmica Tragedia", che fino a quel momento aveva circolato sotto il titolo di "Il Grande Canto della Tragedia Cosmica" ed era apparso su a stralci su vari periodici letterari.

La parentesi radiofonica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il 1939 aveva iniziato a collaborare con le trasmissioni di Radio Bari sia alla direzione artistica, sia tenendo conversazioni radiofoniche su letterati, musicisti, dal Romanticismo all'epoca contemporanea. Di tale esperienza si possiedono alcune importanti notizie attraverso i numeri del Radiocorriere, bollettino delle trasmissioni radiofoniche.

Il suo nome figura nel Radiocorriere del 1947 a più riprese:

  • N.45: 'Un lembo di Armenia in Puglia' di H. Nazariantz [14]
  • N.44: La pampa Argentina di Hrand Nazariantz [15]
  • N.42: 'Ma cos'è questa New York': Dialoghi introduttivi di Hrand Nazariantz [16] e 'Le nozze di Kasana', fantasia negra di Hrand Nazariantz [17];
  • N.41: 'Wasenonck' di Hrand Nazariantz [18];
  • N.40: 'Cesare Franck' , rievocazione musicale di Hrand Nazariantz [19] e 'Beethoven', radioscena di Hrand Nazariantz Hrand Nazariantz [20]
  • N.38: 'Bizet, settantadue anni dopo la morte' di Hrand Nazariantz [21] e 'Canti di cow boys' presentati da Hrand Nazariantz [22]
  • N.37: Louis Armstrong presentato da Hrand Nazariantz [23];
  • N.36: 'Beethoven', radioscena di Hrand Nazariantz [24]; 'Ungheria canora', di Hrand Nazariantz [25];
  • N.35: 'Incontri musicali', di Hrand Nazariantz [26] e 'Il dolore', conversazione di Hrand Nazariantz [27];
  • N.34: 'Incontri musicali', rievocazione di Franz List, di Hrand Nazariantz [28];
  • N.33: 'Galleria delle curiosità' di Hrand Nazariantz [29] e 'Conversazione originale' di Hrand Nazariantz, sulla musica dei colori e l'audizione colorata [30];
  • N.32: 'Ultimo Dialogo', radioscena di Hrand Nazariantz[31];
  • N.31: 'Sardana Catalana', di Hrand Nazariantz[32] e 'Il Cuore del Poeta', di Hrand Nazariantz [33];
  • N.29: 'Curiosità', di Hrand Nazariantz[34];
  • N.28: 'Curiosità', di Hrand Nazariantz[35];
  • N.27: 'La Caccia Spirituale' di Hrand Nazariantz [36];
  • N.26: 'La bottega delle curiosità', a cura di Hrand Nazariantz [37] e 'Tamerlan e il monaco', a cura di Hrand Nazariantz [38];
  • N.25: 'Raccolta canora' a cura di Hrand Nazariantz [39] e Concerto Nostalgie di terre lontane' di Hrand Nazariantz [40]
  • N.24: 'Nostalgie di terre lontane', di Hrand Nazariantz [41] e 'Raccolta canora' a cura di Hrand Nazariantz [42];
  • N.23: 'Nostalgie di terre lontane', di Hrand Nazariantz [43] e 'Raccolta canora' di Hrand Nazariantz [44]
  • N.22: 'Raccolta canora' di Hrand Nazariantz [45]
  • N.21: 'Nostalgie di terre lontane', di Hrand Nazariantz [46] e 'Raccolta canora', di Hrand Nazariantz [47]
  • N.20: 'Raccolta canora', di Hrand Nazariantz [48]
  • N.18: 'Incantesimi musicali' di Hrand Nazariantz [49]
  • N.16: 'Incantesimi musicali' di Hrand Nazariantz [50] e 'Lo specchio magico' di Hrand Nazariantz [51]
  • N.15: 'Incontri sulla beata riva' di Hrand Nazariantz [52]
  • N.14: 'Lo specchio magico' di Hrand Nazariantz [53] e 'Incantesimi musicali' di Hrand Nazariantz [54]
  • N.13: 'Armonie errabonde' di Hrand Nazariantz [55]
  • N.12: 'Incontri sulla beata riva' di Hrand Nazariantz [56]
  • N.11: 'Incontri sulla beata riva', di Hrand Nazariantz [57]
  • N.9: 'Incantesimi musicali' di Hrand Nazariantz [58]
  • N.5: 'Incontri sulla beata riva' di Hrand Nazariantz [59]
  • N.3: 'Incantesimi musicali', di Hrand Nazariantz [60] e 'Incontri sulla beata riva' di Hrand Nazariantz [61]
  • N.2: 'Terre canore' di Hrand Nazariantz [62]
  • N.1: 'Incantesimi musicali', di Hrand Nazariantz [63]

Sullo stesso giornale si fa ancora il suo nome nel 1948:

  • N.25 Gemme Orientali a cura di Hrand Nazariantz [64]
  • N.16 Gemme Orientali 'La città dell'avvenire' a cura di Hrand Nazariantz [65]
  • N.15 'Gemme orientali', a cura di Hrand Nazariantz [66]

L'ultimo decennio[modifica | modifica wikitesto]

Gli ultimi anni di vita furono caratterizzati dall'acuirsi delle ristrettezze economiche che lo avevano afflitto per tutta la sua vita da apolide.

Nel 1951 diede alle stampe il "Manifesto Graalico". In esso, da considerarsi epilogo delle avanguardie italiane, Nazariantz e gli altri firmatari affidavano la soluzione del rapporto intellettuale-società al primato della cosiddetta "arte assoluta".
Nel 1952 fu pubblicata l'ultima silloge dal titolo "Il ritorno dei poeti".

Nel 1953 un cospicuo numero di intellettuali italiani e stranieri propose al comitato per l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura la sua candidatura. Il premio fu assegnato quell'anno a Winston Churchill. Allo stato della documentazione ritrovata, le richieste avanzate a nome di Nazariantz mettono in luce una scarsa efficacia da parte dei richiedenti e ben se ne comprende il loro non accoglimento.

Alla fine degli anni cinquanta fu ricoverato nel "Reparto Vecchi" dell'Ospedale di Conversano, vivendo circondato dall'affetto e dalla stima di alcuni giovani amici conversanesi e non, che ne vollero riscoprire l'enorme valore umano e intellettuale. Da Conversano, cittadina tanto amata, e che gli aveva dato l'ultimo sprazzo di vitalità dedicandogli le attività della locale Università Popolare.

Negli ultimi anni, verificata la nullità del primo matrimonio, e morta anche Vittoria Strazzaboschi sua fedele compagna per molti anni, convolò a nozze con signora Maria Lucarelli e con lei trasferì a Casamassima, sempre in provincia di Bari, nel 1960. Qui abitava in condizioni di quasi totale indigenza con la seconda moglie Maria Lucarelli (scomparsa nell'aprile 2011).

Per tutta la vita mantenne una estrema ammirazione per il gentil sesso, in cui ebbe a intravedere la simbologia miriamica, legata, forse, agli insegnamenti mistico-esoterici di Giuliano Kremmerz.

Morì a Bari nel freddissimo gennaio 1962, per un secondo e fulminante ictus nel Policlinico di Bari.

Attualmente riposa nella Necropoli di Bari, in un loculo quasi anonimo di pertinenza della famiglia Timurian, che reca solo indicazione del nome, le date di nascita e di morte, e la definizione di "Poeta"[67].[68]

Citazioni ed eredità spirituale[modifica | modifica wikitesto]

Tomba di Hrand Nazariantz nel Cimitero di Bari

Il poeta siciliano Enrico Cardile, scrisse di lui:

«Nazariantz è un uomo di un’energia inesauribile, di una costanza eccezionale, di un entusiasmo portentoso, affascinante nella sua modestia risoluta. Il suo entusiasmo riesce comunicativo, la sua passione diventa epidemica, se lo conoscete lo amerete, se lo amate vi sentite disposto a dividerne i rischi e a dedicarvi alla sua Causa.»

Daniel Varujan, noto poeta armeno, scriveva:

«Nazariantz ha composto poemi che possono eguagliare nel loro splendore profondo quelli di Stéphane Mallarmé, poeta francese. La sua anima ha infatti un’eccezionale affinità con l’anima del principe dei poeti. Anima sempre tesa verso un’ebbrezza sconosciuta e indefinita che si può appena percepire attraverso l’umana aspirazione. Le sue immagini sono di una profondità suggestiva. Nazariantz è un poeta luminoso.»

Opere poetiche ed epistolari[modifica | modifica wikitesto]

  • Ջութակը, (trasl. Jutake), (trad. Il violino), in Բիւրակն (trasl.Byurakn), Costantinopoli, 8 agosto 1904 (N. 32).
  • Կուրացում, (transl. Kuratsum), (trad. Cieco), in Բիւրակն (trasl.Byurakn), Costantinopoli, 14 agosto 1904 (N. 33).
  • Քոյր մը (Koyr me), (trad. Una sorella), in Բիւրակն (trasl.Byurakn), Costantinopoli, 28 agosto 1904 (N. 35).
  • Մանւշակը (Manushagh), (trad. La viola), in Բիւրակն (trasl.Byurakn), Costantinopoli, 28 ottobre 1904 (N. 42).
  • (poesia introduttiva al volume) dedicato all'opera della poetessa Heranush Arshagyan, Հերանուշ Արշակեան: Իր կեանքը եւ բանաստեղծութիւնները, Costantinopoli, Der Nersēsean, 1910.
  • Խաչուած երազներ, (trasl.Khachuats yerazner), (trad.Sogni Crocifissi), Costantinopoli, Tēr-Nersēsean, 1912. [69]
  • I sogni crocefissi, versione italiana di Enrico Cardile; con una premessa del traduttore e note bio-bibliografiche, Bari, Humanitas, 1916.
  • Farfalle, da Il grande canto della tragedia cosmica', omaggio del poeta armeno a Bari ospitale, Bari, S.T.E.B., 1916.
  • ՅԱՅՏՆԱԳՈԾ ՆԱԽԵՐԳԱՆՔԸ - Տիեզերական ողբերգության մեծ երգը (Nota esplicativa - Il grande Canto della Cosmica Tragedia *al mio fratello Shahan Natalie) , in Փիւնիկ, Marzo, 1919, Vol. II, 3. pp 908–913.
  • Muoio di sete..., da La tristezza delle rosee nudità, canto e pianoforte di Franco Casavola, parole di Hrand Nazariantz, Milano, Ricordi e C., 1920.
  • Lo specchio, versione italiana di Enrico Cardile, Bari, Humanitas, 1920.
  • Vahakn, versione italiana di Enrico Cardile, Bari, Humanitas, 1920.
  • (a cura di) Alfons Maseras, Nazariantz: Las mejores poesías (líricas) de los mejores poetas, Barcellona. Editorial Cervantes, 1920.
  • da Il Grande Canto della Tragedia Cosmica: XI motivo, in Fantasma di Roberto Marvasi, organo ufficiale degli Atti dell'Associazione nazionale per il Movimento dei Forestieri, Pro Italia, anno VI, 31 agosto - 1º settembre 1921.
  • in Prisma. Revista Internacional De Poesía. Vol II. N. 03, Luglio 1922.
  • Bella e inquieta anima del mondo: grande Poema di libertà (Primo motivo), in Fantasma di Roberto Marvasi, organo ufficiale degli Atti dell'Associazione nazionale per il Movimento dei Forestieri, Pro Italia,, anno VIII, 28 febbraio 1923.
  • Tre poemi, tradusse dall'armeno Cesare Giardini, Milano, Edizioni Alpes, 1924.
  • Lettere di Ruben Sevak a Hrand Nazariantz in "Almanacco di Teotig", Parigi, Masis, 1928. pp. 368 e sgg.
  • Bari - Ode in Terra di Puglia, anno I n. 1, 1930.
  • Corrado Fruttero, O sonno, sonno, nostra ultima festa, dal Paradiso delle Ombre di Hrand Nazariantz, traduzione dall'armeno di Cesare Giardini. Poemetto per canto e pianoforte, Bologna, Bongiovanni_(casa_discografica), 1935.
  • Diciotto Liriche armene: Raccolte e presentate da Jusik Achrafian, Roma, Edizioni "HIM", 1939.
  • Ode a l'Italia in ABC. Rivista d'Arte, anno VIII, n. 09, 1939
  • Il Grande Canto della Cosmica Tragedia: Hur Hayran. Versione italiana di Enrico Cardile, con un'allocuzione estetico ermetica di Eli Drac. Xilografie di Piero Casotti, Bari, Ed. Gioconda, 1946 e 1948.
  • Il ritorno dei poeti ed altre poesie, Firenze, Kursaal, 1952.
  • in Umberto Zanotti-Bianco, Carteggio, Bari, Laterza, 1987 e 1989 (2 vol.)
  • Il crocevia occulto: Lucini, Nazariantz e la cultura del primo Novecento, (Epistolario Lucini-Nazariantz), a cura di Domenico Cofano, Fasano, Schena, 1990.
  • Vartan Matiossian, Letters of Hrand Nazariantz to Yenovk Armen, in Bazmavep: Hayagtakan banasirakan grakan handes, N. 164, 2006, pp. 312–413.
  • Vartan Matiossian, Letters of Hrand Nazariantz to Yenovk Armen, in Bazmavep: Hayagtakan banasirakan grakan handes, N. 165, 2007, pp. 323–380.
  • Աստեղահեւ մենութիւն - ընտրանի (Solitudini Stellate - Selezione), a cura di Yuri Khachatryan, Erevan, Sargis Khachents - Printinfo, 2008.
  • I Sogni Crocifissi, poesie scelte a cura di Dorella Cianci, Foggia, Sentieri Meridiani, 2011.

Opere di critica letteraria e politica[modifica | modifica wikitesto]

F.T. Marinetti e il Futurismo, stampato a Costantinopoli da Onnik Barseghian e Figli, 1910

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b I documenti di morte di Hrand Nazariantz registrano la data del 1886 ma essi furono elaborati sulla basi di dichiarazioni personali del poeta. La data del 1886 ha suscitato numerosi dubbi. Yervant Ter Khachatrian nel suo saggio Hrand Nazariantz Luyisavor Panasdeghz sostiene che la data più probabile sia addirittura quella del 1877. Nella biografia contenuta in tutti gli articoli e saggi riguardo alla figura di Hrand Nazariantz in lingua italiana, francese, spagnola e catalana, precedenti alla seconda guerra mondiale la data di nascita indicata è 8 gennaio 1880.
  2. ^ Sono poche le informazioni sull'attività di Diran Nazarian. Probabilmente egli fu anche agente commerciale Goldsmith Brothers e il suo indirizzo coincide quello della stessa compagnia "16-17 Korassandjian Han, Sirkedji, Constantinople"
  3. ^ . Tanto Toros Nazarian, quanto Stepanos Nazarian e Liparid Nazarian utilizzavano il cognome quasi sempre nella forma senza il "ts" o "tz" che probabilmente fu introdotta dallo stesso Hrand.
  4. ^ ,The development of the Left Wing of Armenian and Macedonian socialism.
  5. ^ Domenico Cofano,Il Crocevia dell'Occulto. Lucini, Nazariantz e la cultura del primo Novecento, Fasano, Schena, 1990, pp. 142 e segg.
  6. ^ Rivista degli studi orientali, Vol. 4, Fasc. 3 (1911), pp. 775-1003 (229 pages).
  7. ^ [http://www.tarntercum.ru/2018/02/hrant-nazaryanc-shushanik-kurxinyan.html una lettera da Hrand Nazariantz a Shushanik Kurghinian, inviata da Stamboul-Sirkedji, il 25 giugno 1912.
  8. ^ Ritrovata una Lettera di Maddalena De Cosmis a Diran Timurian (senior), in Centro Studi "Hrand Nazariantz", 3 aprile 2016
  9. ^ Domenico Cofano,Il Crocevia dell'Occulto. Lucini, Nazariantz e la cultura del primo Novecento, Fasano, Schena, 1990, pp. 144 e segg.
  10. ^ Natale Mario Di Luca,Arturo Reghini. Un intellettuale neo-platonico tra Massoneria e Fascismo, Roma, Atanòr, 2003, p. 72.
  11. ^ ANIMI, Fondo Umberto Zanotti Bianco, 1928-1929
  12. ^ Umberto Zanotti Bianco, Tra la perduta gente; Coll. Arcobaleno n. 17, Milano: Arnaldo Mondadori, 1959
  13. ^ recentemente ripubblicato Umberto Zanotti Bianco, Tra la perduta gente; prefazione di Aldo Maria Morace; Coll. Biblioteca delle regioni: Scrittori di Calabria n. 18, Soveria Mannelli: Rubbettino, 2006, ISBN 88-498-1555-7
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  74. ^ PDF del volume "Սէրի եւ ատելութեան երգեր", presso la Biblioteca della Fondazione Ranieri di Sorbello

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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