Gruppo dell'Adamello

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Adamello
Stato{{{sigla_paese}}}
Regione  Lombardia

  Trentino-Alto Adige

Provincia  Brescia
  Trento
Altezza3,554 m s.l.m.
CatenaAlpi Retiche
Coordinate46°06′51.48″N 10°22′22.08″E / 46.1143°N 10.3728°E46.1143; 10.3728
Data prima ascensione16 settembre, 1864
Autore/i prima ascensioneJulius von Payer e Girolamo Botteri
Mappa di localizzazione
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«Viste da vicino sono quasi degli scogli di ghiaccio; ma da lontano appaiono come nobilissime montagne, che precipitano con grandi pareti racchiuse fra due ghiacciai sulle selvagge valli che salgono fino ai loro piedi...»

L'Adamello è un gruppo montuoso delle Alpi situato tra le province di Brescia e Trento, la cui altitudine massima, raggiunta dalla vetta omonima, è di 3554 m.

Descrizione

Morfologia del gruppo

Le Lobbie dall'alta Val di Genova

I due gruppi dell'Adamello e della Presanella costituiscono un'entità ben definita all'interno delle Alpi centro-orientali, essendo separati dai massicci montuosi circostanti da larghe e profonde vallate. L'Adamello-Presanella è delimitato a ovest dalla media Val Camonica, e a nord dai solchi dell'alta Val Camonica e dell'alta Val di Sole, che convergono al Passo del Tonale (1884 m); ad est, prima la Val Meledrio (laterale della Val di Sole), poi la Val Rendena e le Valli Giudicarie lo separano dal gruppo delle Dolomiti di Brenta e dai rilievi posti a sud rispetto ad esse. Il confine meno evidente è quello meridionale, ove una serie di valli minori (la più nota è sicuramente la Valle del Caffaro) lo scinde dalle più modeste Prealpi Bresciane: il punto di incontro è il Passo di Croce Dominii (1982 m).

Al suo interno, il massiccio Adamello-Presanella è tutt'altro che compatto dal punto di vista geografico. La celebre Val Genova, tributaria della Val Rendena e percorsa dal Sarca, si incunea per alcuni chilometri separando la Presanella, a nord, dall'Adamello, a sud, terminando poi contro la muraglia rocciosa, alta in media 3000 m, che mantiene collegati i due gruppi.

A sud della Val Genova, alcune brevi valli, come quella di Borzago, scendono dal cuore del massiccio per confluire anch'esse nella Val Rendena, costituendo una valida e talvolta insostituibile porta di accesso agli alpinisti che intendono salire alle vette più importanti del settore trentino (Carè Alto, 3462 m, Crozzon di Lares, 3354 m). Ma è la Val Daone, percorsa dal Chiese e lunga oltre 25 chilometri, ad addentrarsi più profondamente nel gruppo montuoso, separando di netto il settore lombardo da quello trentino. Caratterizzata da due importanti bacini idroelettrici (Lago di Malga Bissina, 1800 m, e Lago di Malga Boazzo, 1225 m) e da una strada carrozzabile, la val Daone muta il suo nome in Val di Fumo andando a terminare al passo omonimo (2939 m) dominato dal Monte Fumo (3418 m) che si trova al bordo del grande ghiacciaio sommitale.

La cima Carè Alto vista dalla Valle di San Valentino

Anche il versante bresciano è caratterizzato da numerose valli, separate da irti costoni che si dipartono dalla dorsale alla destra orografica della Val Daone. Da sud a nord si incontrano la già citata Valle del Caffaro, tributaria del Chiese e sovrastata dal Monte Bruffione (2664 m) e dal Cornone di Blumone (2843 m), ultimi baluardi meridionali delle grandi vette del massiccio. Fanno capo invece alla media Val Camonica le valli Paghera di Ceto, Tredenus e Saviore, le quali più o meno in quota si dividono in numerosi e selvaggi valloni secondari, sovrastati da cime che non raggiungono ancora i 3000 m (Monte Re di Castello, 2881 m, e Monte Frisozzo, 2897 m per citarne alcune) e sono quasi del tutto sprovviste di ghiacciai.

Il cuore del massiccio, con le vette più elevate e i maggiori ghiacciai, si trova in gran parte in territorio camuno. Due tributarie della Val Saviore, la Valle Adamè e la Val Salarno, sono due tra le principali vie di accesso al Pian di Neve, il ghiacciaio sommitale, da cui gli alpinisti possono raggiungere pressoché tutte le vette maggiori (non a caso qui sono situati due tra i rifugi storici dell'Adamello, il Prudenzini e il Città di Lissone).
La Val Malga, percorsa dal torrente Remulo, è più stretta e ripida delle due valli appena citate. A una quota di 1700 m si divide in due rami: la sua prosecuzione verso est (Val Miller) ha la sua testata nel Corno Miller (3373 m), mentre la Val Baitone, cosparsa di laghetti di piccole e medie dimensioni, sale al Corno Baitone (3331 m) e alle vette, superiori ai 3000 m, che ne costituiscono i contrafforti.
Le ultime tre valli che scendono dal massiccio verso nord e quindi verso l'alta Val Camonica sono la Val Paghera (detta "di Vezza" per distinguerla dalla Val Paghera di Ceto), che da Vezza d'Oglio sale sin sotto al Baitone, la Valle d'Avio, che si incunea tra il sottogruppo del Baitone e la cresta del Salimmo (altezza max. 3225 m nella Cima della Calotta) sino a sbucare nell'imponente circo glaciale sormontato dalla parete nord dell'Adamello, la vetta principale che raggiunge i 3554 metri di quota, e dal lungo costone che da essa porta a Cima Plem (3184 m), punto panoramico d'eccezione.
Completa il giro delle valli la Val Narcanello, in parte occupata dal vasto Ghiacciaio di Pisgana, sovrastata sul suo lato orientale dagli estremi contrafforti del gruppo della Presanella.

Al visitatore che si incammina lungo molte delle valli citate poc'anzi, in modo particolare quelle che confluiscono nella Val Camonica, balza all'occhio una caratteristica particolare: tali valli sono infatti valli sospese, ossia esistono forti dislivelli tra la parte alta e la parte medio-bassa di esse, a volte vere e proprie muraglie rocciose derivate dalla differente potenza di erosione da parte di antichi ghiacciai. Le mulattiere e le stradine militari che risalgono le valli affrontano queste pareti avvolgendosi in lunghe serie di tornanti, localmente chiamati scale, chiara allusione al fatto che spesso il fondo stradale è lastricato con blocchi di pietra a mò di gradini.

Cime principali

La chiesetta della Madonnina dell'Adamello con il Corno Baitone sullo sfondo (agosto 2006)
Vetta Quota (m) Provincia
Adamello 3.554 BS
Carè Alto 3.462 TN
Dosson di Genova 3.441 BS/TN
Monte Fumo 3.418 BS/TN
Corno di Cavento 3.406 TN
Corno Miller 3.373 BS
Crozzon di Lares 3.354 TN
Corno Baitone 3.331 BS
Monte Mandrone 3.281 BS/TN
Lobbia Alta 3.196 TN
Monte Re di Castello 2.889 BS/TN
Cornone di Blumone 2.843 BS

Ghiacciai

L'Adamello è uno dei massicci alpini del versante italiano con i più estesi ghiacciai.

Il Pian di Neve (18 km² di superficie) è un ghiacciaio pianeggiante, che occupa l'acrocoro tra le cime principali del versante lombardo, dalla Lobbia Alta al Corno Bianco, ad una quota compresa tra i 3100 e i 3400 metri; assieme alla contigua vedretta dei Mandron è considerato il più esteso ghiacciaio di tipo scandinavo delle Alpi italiane. Nonostante esso sia situato al di sopra del limite delle nevi perenni (che si colloca attorno ai 3000 m), attraversa, in modo più evidente da dieci anni a questa parte, una fase di assottigliamento della massa glaciale.
Dove la linea di cresta che unisce le vette si abbassa formando valichi, il ghiacciaio traborda sui versanti esterni, formando le lingue glaciali che un tempo scendevano lungo le valli e che oggi ne coronano soltanto la testata. Sul versante settentrionale vanno citati il ghiacciaio del Pisgana, che scende in direzione della Valle Narcanello verso Ponte di Legno, e il ghiacciaio dell'Adamello, prosecuzione della Vedretta dei Mandron e del Pian di Neve verso l'alta Val Genova. Sul versante meridionale, invece, stessa origine hanno le vedrette di Salarno e dell'Adamè.

Altri importanti ghiacciai sul versante trentino dell'Adamello sono la vedretta della Lobbia, che origina dal Monte Fumo e scende in Val di Genova, e la vedretta di Lares.

Esistono infine altri ghiacciai di minore estensione, sia nel settore lombardo, sia in quello trentino. Il ghiacciaio del Venerocolo si trova alla base della parete nord della cima principale dell'Adamello, come pure la vicina vedretta d'Avio. La minuscola vedretta dell'Aviolo si trova in testa all'omonima valle, ai piedi del Corno Baitone, e rappresenta l'ultimo apparato glaciale residuo nel sottogruppo del Baitone.
A sud della Val Saviore, ove l'altezza delle vette scende definitivamente sotto i 3000 metri, non vi sono più ghiacciai. L'unica eccezione è rappresentata dalla vedretta di Saviore, un piccolissimo ghiacciaio raccolto sui pendii settentrionali del Monte Re di Castello (2889 m): è il ghiacciaio più meridionale della Lombardia.

Da qualche decennio a questa parte pressoché tutti i ghiacciai dell'Adamello stanno attraversando una fase di ritiro, pagando pegno sia a temperature estive più alte rispetto al passato, sia, e soprattutto, al minore accumulo di neve nei mesi autunnali e invernali (dovuto alla progressiva diminuzione delle precipitazioni, fenomeno che ha colpito in generale tutte le Alpi). Per quanto riguarda i ghiacciai sommitali, la diminuzione di massa ha assottigliato lo spessore del ghiaccio, incrementando la formazione di fessure e crepacci che ne rendono insidiosa la percorrenza; per i ghiacciai vallivi, invece, si sta assistendo a un veloce arretramento dei fronti, nell'ordine di decine di metri ogni anno.

Laghi

Il gruppo dell'Adamello è costellato di una cinquantina di laghi e laghetti alpini, alcuni di discrete dimensioni, altri minuscoli.
Gran parte dei bacini più grandi ha origine artificiale, oppure è il risultato di ampliamenti di bacini naturali a scopo idroelettrico (Lago di Malga Boazzo, Lago di Malga Bissina in Val Daone, Lago della Vacca in alta Val di Caffaro, Lago d'Arno in alta Val Saviore, Lago Salarno, Lago Baitone). La più alta concentrazione di bacini artificiali si osserva in Val d'Avio, ove si trovano, in sequenza, il Laghetto dell'Avio, il Lago d'Avio, il Lago Benedetto, a una quota di circa 1900 metri, e più in alto il Lago Pantano e il Lago Venerocolo, che è posto a 2552 metri di quota e pertanto è il più alto lago artificiale dell'Adamello.
I laghi naturali sono generalmente di dimensioni molto ridotte: il più grande è il Lago Aviolo, posto a 1920 m di quota nella valle omonima, mentre i più alti sono i due Laghi Gelati, a 2800 m sulle pendici del Corno Baitone.

Geologia

Il gruppo dell'Adamello e il contiguo massiccio della Presanella si trovano a sud della cosidddetta Linea Insubrica, un sistema di faglie e fratture che divide la catena principale delle Alpi dai rilievi posti a sud rispetto ad essa, detti Alpi calcaree meridionali. Questa linea coincide con il solco della bassa Valtellina, con la valle dell'Aprica e con l'alta Valle Camonica da Edolo sino al Passo del Tonale, per poi proseguire lungo la Val di Sole in territorio trentino. L'Adamello però non è formato dal basamento cristallino delle Alpi meridionali, bensì costituisce, assieme alla Presanella, un'unica massa di rocce magmatiche risalite dalle profondità della crosta terrestre a partire da circa 30 milioni di anni fa, per poi solidificarsi al di sotto della superficie, formando rocce di caratteristiche simili al granito (granodioriti e tonaliti). L'erosione ad opera degli agenti esogeni ha poi smantellato gli strati di rocce sedimentarie e metamorfiche che coprivano la massa granitica, mettendola a nudo e quindi iniziando ad agire su di essa, per creare il complesso sistema di valli, conche glaciali, creste e vette che compongono oggi il massiccio. In termini di superficie, il plutone dell'Adamello - Presanella è da considerarsi tra le più estese delle Alpi.

Note storiche

La prima guerra mondiale

Attualmente tutto il gruppo montuoso è in territorio italiano. In passato, però, qui passava il confine tra l'Italia e l'Impero Austro-Ungarico, che divenne, durante la prima guerra mondiale, un aspro fronte di combattimento. Su queste montagne i due eserciti si fronteggiarono per alcuni anni, dal 1915 al 1918, affrontando condizioni estreme, specialmente dal punto di vista climatico. Numerose furono le vittime da ambo le parti, causate non solo dal fuoco avversario, ma anche dal freddo, da frane e slavine e da numerosi incidenti.
Tra gli accorgimenti adoperati dai due eserciti (gli Alpini per l'Italia e i Kaiserjäger per l'Austria) ci furono la realizzazione di trincee, postazioni fisse e tunnel scavati nella roccia e gallerie nei ghiacciai (una delle quali misurava 5 chilometri di sviluppo). Resti della cosiddetta Guerra bianca si possono trovare tuttora, specialmente nella zona del rifugio Garibaldi, ove si trovava la base italiana, e del rifugio Mandrone, a quel tempo quartier generale austriaco.
Vero e proprio monumento alla memoria è il cannone 149G detto l'ippopotamo, in uso presso la postazione italiana del Passo Venerocolo e ivi trasportato il 27 aprile 1916, per poi essere trasferito, con grande sforzo, sulla Cresta Croce dove si trova tuttora.

Le visite del Papa

Giovanni Paolo II e Pertini in Adamello

La montagna fu una delle grandi passioni di papa Giovanni Paolo II, e in particolare i ghiacciai dell'Adamello furono una delle mete preferite durante le sue escursioni in quota, quando l'età e le condizioni di salute ancora glielo permettevano.
Il pontefice si recò più volte in Adamello, a cominciare dal soggiorno del 16-17 luglio 1984 in cui avvenne il celebre incontro con l'allora presidente della repubblica, Sandro Pertini. Poi vi tornò nel 1988, con lo scopo di benedire l'altare in granito eretto in suo onore ai 3307 metri della Cresta Croce. Tale vetta, poco più in basso della quale si trova il cannone reduce dalla guerra bianca, è stata ribattezzata nel 1999 Cima Giovanni Paolo II.
Il papa polacco ebbe un'ultima possibilità di tornare su queste montagne il 18 luglio 1998 quando, in occasione della sua visita a Borno (luogo natale dell'amico cardinale Giovanni Battista Re), poté sorvolare in elicottero i ghiacciai e le vette dell'Adamello.

Alpinismo

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La conquista delle vette

Lo stesso argomento in dettaglio: Douglas William Freshfield § La fatidica impresa.

La vetta più alta dell'Adamello fu vinta per la prima volta da un giovane alpinista boemo, Julius von Payer, assieme a una guida alpina della Val Rendena, Girolamo Botteri, il 16 settembre 1864, tre settimane dopo la conquista della vicina Presanella da parte di un'altra spedizione alpinistica. La squadra che supportò i due primi salitori era composta, oltre a loro, dall'altra guida alpina Giovanni Caturani e da un portatore locale, Antonio Bertoldi. Partita l'8 settembre, la spedizione commise due errori, dovuti alla mancanza di orientamento, scambiando due vette secondarie (il Dosson di Genova, 3419 m, e il Corno Bianco, 3434 m) per la cima principale, conquistandole entrambe prima di affrontare la vera cima. La via di salita scelta da Payer, Botteri e Caturani è quella considerata ancora oggi come una delle più facili (anche se da allora molto è cambiato nella conformazione dei ghiacciai), partendo dalla Val Genova, sul versante trentino, e attraversando il Pian di Neve sino alle vette.

La prima ripetizione, sempre estiva, venne portata a termine, seguendo un percorso simile, da una squadra in gran parte di nazionalità britannica, composta dal londinese Douglas William Freshfield, dal celebre Francis Fox Tuckett, dagli alpinisti Fox e Backhouse, dalle guide svizzere Devouassoud e Michel, e per finire dal portatore Gutmann. Pur rischiando anch'essi di commettere errori nella scelta della via, arrivarono in vetta, il 3 luglio 1865, dichiarando di aver impiegato un tempo minore rispetto alla prima compiuta da Payer l'anno precedente.

La seconda vetta più alta del gruppo, il Carè Alto, fu salito per la prima volta il 4 agosto 1865, dagli alpinisti inglesi Montgomery e Taylor.

Vie normali

La parete nord dell'Adamello vista dalla diga del Venerocolo (agosto 2006)

La salita alle vette che coronano il Pian di Neve (Adamello, Corno Miller, Corno Bianco, Monte Fumo, per farne qualche esempio) sono itinerari alpinistici di difficoltà non elevate (F, PD) ma pur sempre rapportate a vari fattori quali la stagione e l'innevamento. L'insidia maggiore nell'affrontare la salita a queste vette è senza dubbio l'attraversamento del ghiacciaio, molto più sicuro un tempo rispetto ad oggi, a causa dei mutamenti tuttora in atto nella fisionomia del ghiacciaio stesso.

Per salire alla cima principale dell'Adamello una vera e propria via normale non esiste, ovvero esiste un itinerario diverso a seconda della valle scelta come punto di partenza. I primi salitori scelsero la Val Genova, attraverso i ghiacciai dell'Adamello, del Mandrone e del Pian di Neve. Questa è ancora una delle vie più frequentate per raggiungere la cima dal versante trentino, e, a parte l'obbligo di utilizzare l'attrezzatura da ghiacciaio e prestare attenzione alle insidie oggettive che il ghiaccio comporta, si tratta di una lunga e faticosa camminata, tecnicamente elementare.
Un'altra via abbastanza battuta è quella che dal Rifugio Garibaldi (2550 m) sale al Passo Brizio (3147 m) e da qui, seguendo i bordi del ghiacciaio, sale alla vetta del Monte Falcone (3456 m) che precede la cima principale.
La via attrezzata Terzulli è un itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura (EEA) che dall'alta Val Miller sale a quello che tempo fa, prima che una frana lo sconvolgesse, era il Passo dell'Adamello (3200 m) tra la vetta principale e il Corno Miller (3373 m) ai bordi del Pian di Neve. Dal passo è possibile raggiungere, con la cautela e l'esperienza dovute quando si attraversano ghiacciai, le due vette sopra citate.

Itinerari di arrampicata

Alcuni tra i più conosciuti itinerari di arrampicata in queste montagne coinvolgono la parete nord, lo spigolo nord-ovest e la parete nord-ovest dell'Adamello, con numerose vie tracciate su terreno misto (roccia e ghiaccio) di varie difficoltà.

Altri interessanti itinerari di arrampicata su roccia si trovano in Val Salarno, dove un'intensa attività fu fiorente negli anni '80 ad opera di alpinisti bresciani quali Mario e Massimo Roversi, Alberto Damioli, Francesco Cavalli e Sandro Zizioli.

Le cascate della Val Daone e delle sue valli laterali offrono nella stagione invernale alcune occasioni, molto frequentate dagli amanti di questa attività, di arrampicata su ghiaccio.

Itinerari escursionistici

L'alta via dell'Adamello è un percorso di trekking che attraversa in senso longitudinale il versante lombardo del massiccio. Segnato come sentiero n.° 1 dalle sezioni CAI della Valle Camonica, inizia presso il Rifugio Garibaldi (che a sua volta si raggiunge a piedi, da Temù) e termina al Rifugio Tita Secchi, all'estremo meridionale del gruppo montuoso.
Il percorso dell'alta via alterna tratti di difficoltà escursionistica (E) a tratti un poco più impegnativi (EE) ma comunque privi di difficoltà alpinistiche, e si snoda a una quota compresa tra i 2020 metri del Rifugio Città di Lissone ai 2847 metri del Passo di Premassone, tra la valle dell'Avio e la conca del Baitone. Oltre ai due rifugi che ne costituiscono i capisaldi, il sentiero tocca i rifugi Tonolini, Baitone, Gnutti, Prudenzini, Baita Adamè, Città di Lissone, Maria e Franco, che consentono all'escursionista di dividere il percorso nel numero appropriato di tappe. L'alta via dell'Adamello è parte del sentiero Italia.

Il sentiero delle chiesette alpine Antonioli è un altro itinerario a lunga percorrenza, parte del quale si snoda in Adamello. Costituisce una variante del sentiero Italia ma, differenza dell'alta via, non è identificato da un numero unico, e il suo tracciato è sovrapposto a quello dei segnavie CAI. Collega il Rifugio De Marie al Volano al rifugio Nikolajewka, in alta Val Caffaro, e da qui prosegue in direzione del lago di Garda.

Nel settore trentino dell'Adamello si sviluppa un tronco considerevole del sentiero della Pace, un trekking che ripercorre la linea del fronte della prima guerra mondiale.

Va menzionato, infine, l'itinerario naturalistico "Virgilio Marchetti", un percorso circolare a tappe attraverso i ghiacciai, dedicato al glaciologo e guida alpina Virgilio Marchetti, scomparso nel 1993. L'itinerario, parte del quale è riservata ad alpinisti in possesso di attrezzatura da ghiacciaio e di adeguata esperienza, parte dalla Val Genova, risale la Val Seniciaga sino al rifugio Carè Alto "D. Ongari" (2459 m), attraversa la Vedretta di Lares e perviene alla Vedretta delle Lobbie valicando il Passo di Cavento (3191 m). Dal Passo della Val di Fumo (2939 m) attraverso il ghiacciaio giunge al rifugio Caduti dell'Adamello (3040 m) presso la Lobbia Alta, e da qui discende verso il ghiacciaio del Mandrone, attraversandolo in senso trasversale, per poi scendere lungo il suo bordo occidentale, terminando il tratto in quota presso il rifugio Città di Trento (2449 m).

Rifugi e bivacchi

Sul gruppo dell'Adamello sono attualmente in servizio numerosi rifugi gestiti dal Club Alpino Italiano, oltre ad alcune strutture private; tutti in pratica osservano un periodo di apertura limitato alla stagione estiva (giugno-settembre), tuttavia alcuni di essi possiedono, al loro interno oppure nelle immediate vicinanze, un locale attrezzato ma non custodito, per la stagione invernale. A questi si aggiungono alcuni bivacchi, che possono essere rifugi non gestiti, locali attrezzati o, in alcuni casi, semplici ripari in quota destinati al pernottamento d'emergenza.


Elenco dei rifugi
Nome Quota (m) Luogo Gestione Apertura Modalità accesso1
Adamello Collini 1641 Val Genova privato estate T
Aviolo 1930 Lago Aviolo privato estate E
Baitone 2281 Lago Baitone privato estate E
Caduti dell'Adamello 3040 Lobbia Alta CAI di Brescia estate EE/F
Carè Alto - Ongari 2459 Carè Alto SAT di Trento estate E
Città di Lissone 2020 Valle di Adamè CAI estate E
Città di Trento 2449 alta Val Genova SAT estate E
Colombé 1700 Malga Colombé privato estate T (seggiovia)
De Marie al Volano 1391 Valle di Tredenus privato estate T
Garibaldi 2550 Lago Venerocolo CAI estate E
Gheza 2087 Foppe di Braone CAI estate E
Gnutti 2166 Val Miller CAI estate E
Malga Fabrezza 1458 Valle di Brate privato estate T (strada)
Malga Trivena 1650 Val di Breguzzo comune di Breguzzo estate E
Maria e Franco 2574 Passo Dernal CAI estate E
Petitpierre 1920 Corno d'Aola privato estate E
Pont Arnò 1103 Val di Breguzzo privato estate T (strada)
Prudenzini 2235 Valle di Salarno CAI estate E
Tita Secchi 2362 Lago della Vacca CAI estate E
Tonolini 2467 Lago Rotondo (Baitone) CAI estate E
Val di Fumo 1918 Val di Fumo SAT estate E


Principali bivacchi
Nome Quota (m) Luogo Posti letto2 Modalità accesso1
CAI Macherio 2590 conca dei Tredenus 6 EE
Casina Danerba 1633 Valle Danerba 8 E
Casina Dosson 2360 Valle di San Valentino N.D. E
Ceco Baroni 2800 Cima delle Levade 6 EE
Cunella 2267 Val Stracciola 4 EE
Eugenio Segalla 3050 Passo delle Vacche (Carè Alto) 6 F
Giannantonj 3168 Passo di Salarno 6 F
Gualtiero Laeng 3191 Passo di Cavento 6 F
Malga Agusella 1944 Valle Danerba 6 E
Regosa 2958 Bocchetta della Calotta 9 EE
Spera 1940 Valle di Salimmo 3 EE
Ugolini 3240 Cima Ugolini 9 EEA/F
Valerio Festa 2330 Passo Gallinera 15 EE
Zanon-Morelli 3149 Passo Brizio 9 F

Note
1) modalità di accesso: F - alpinistica facile, EEA - escursionistica per esperti con attrezzatura, EE - escursionistica per esperti, E - escursionistica, T - turistica
2) posti letto nei bivacchi: N.D. - dati non disponibili

Parchi e aree protette

Il gruppo montuoso dell'Adamello fa parte di un vasto sistema internazionale di aree protette, il più grande delle Alpi e tra i più estesi d'Europa, di circa 250.000 ettari complessivi, che comprende il Parco Nazionale Svizzero dell'Engadina, il Parco Nazionale dello Stelvio, e i due parchi regionali dell'Adamello (in Lombardia) e dell'Adamello-Brenta (in Trentino).

Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta.

Il Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta, la cui estensione complessiva è di 62.000 ettari (620 km²), rappresenta l'area protetta più grande del Trentino. Comprende, oltre a parte del settore trentino dell'Adamello, anche il gruppo delle Dolomiti di Brenta ad est della Val Rendena. Fu instituito nel 1967 e pertanto è tra i due parchi quello più vecchio.

Parco regionale dell'Adamello

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco regionale dell'Adamello.

Il Parco Regionale dell'Adamello fu istituito nel 1983 e comprende pressoché tutta la parte lombarda del gruppo montuoso, comprese le vette principali e il ghiacciaio del Pian di Neve, per un'area di 51.000 ettari (510 km²).
All'interno del parco si trovano dodici riserve naturali create allo scopo di tutelare aree specifiche con caratteristiche ambientali, geologiche o storiche peculiari:

  • Riserva integrale di Val Rabbia e Val Gallinera
  • Riserva orientata Val Gallinera e Aviolo
  • Riserva orientata del Lago d'Arno
  • Riserva orientata Alto Cadino - Val Fredda
  • Riserva parziale morfopaesistica e biologica dell'Adamello
  • Riserva parziale Torbiere del Tonale
  • Riserva parziale torbiere di Val Braone
  • Riserva parziale boschi di Vezza e di Vione
  • Riserva parziale di Piz di Olda e Pian della Regina
  • Riserva parziale Frisozzo e Re di Castello
  • Riserva parziale Marser e Bos
  • Riserva parziale Pizzo Badile e Tredenus

Galleria fotografica

Bibliografia

Per i dati su rifugi e bivacchi, altimetrie, sentieri:

Voci correlate

Collegamenti esterni

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