TT8
TT8 Tomba di Kha e Merit | |
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Civiltà | Antico Egitto |
Utilizzo | tomba |
Epoca | XVIII dinastia |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Località | Luxor |
Scavi | |
Data scoperta | 1906 |
Archeologo | Ernesto Schiaparelli |
Amministrazione | |
Patrimonio | Necropoli di Deir el-Medina |
Ente | Ministero delle Antichità |
Visitabile | sì |
Mappa di localizzazione | |
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Kha e Merit in geroglifici |
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La Tomba di Kha e Merit, identificata con la sigla TT8 (Theban Tomb 8) è una delle Tombe dei Nobili[N 1][2] ubicate nell’area della cosiddetta Necropoli Tebana, sulla sponda occidentale[N 2] del Nilo dinanzi alla città di Luxor[N 3][3], in Egitto. Destinata a sepolture di nobili e funzionari connessi alle case regnanti, specie del Nuovo Regno, l'area venne sfruttata, come necropoli, fin dall'Antico Regno e, successivamente, sino al periodo Saitico (con la XXVI dinastia) e Tolemaico.
La tomba, scoperta nel 1906, è raro esempio di tomba intatta ed è considerata la meglio conservata tra le tombe non regali dell'Egitto.
Tutti gli oggetti ritrovati nella tomba, nella stessa collocazione in cui furono scoperti, sono esposti presso il Museo Egizio di Torino.
Titolare[modifica | modifica wikitesto]
TT8 Era la tomba di:
Titolare | Titolo | Necropoli[N 4] | Dinastia/Periodo | Note[N 5] |
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Kha e sua moglie Merit | Architetto e Capo della Grande Casa | Deir el-Medina [N 6][4] | XVIII dinastia (Amenhotep II - Thutmosi IV - Amenhotep III) | leggermente distante dalla falesia; sotto e non lontana dalla TT211 e dalla TT212 |
Biografia[modifica | modifica wikitesto]


Kha fu Capo architetto dei lavori della Necropoli Tebana al servizio, in special modo, del faraone Amenhotep III[5]. Userhat, prete "wab"[N 7] e lettore[N 8] della regina madre Mutnofret e servo del "kha" della statua della principessa Sitamon, e Nakht furono i figli della coppia[6].
La tomba di Kha e Merit, ritrovata intatta a nord di Deir el-Medina dall'egittologo italiano Ernesto Schiaparelli nel 1906, conteneva il corpo e il corredo funerario anche della moglie Merit. La presenza di una tomba era tuttavia nota già dal XIX secolo; si riscontrano rappresentazioni grafiche della cappella esterna in John Gardiner Wilkinson e Karl Richard Lepsius[7], cappella che, tuttavia, non era sita nelle immediate vicinanze della tomba scoperta da Schiaparelli. Il Pyramidion della cappella esterna, in forma di piccola piramide, si trova oggi al Museo del Louvre di Parigi[8].
Il corpo di Kha, indagato in maniera non invasiva mediante esame ai raggi x, presenta un ampio collare d'oro e pesanti orecchini dello stesso metallo prezioso[N 9][8]. Giaceva all'interno di tre sarcofagi, di cui quello esterno "a cassa" e quello mediano, antropomorfo, in legno di cedro, completamente nero, con rifiniture di lamina d'oro; più semplice, benché ugualmente decorato e laminato in oro, il sarcofago antropomorfo contenente i resti della moglie Merit la quale, premorta al marito, ricevette per la sepoltura un sarcofago a lui già predestinato[N 10]. Vennero rinvenuti nella tomba anche i vasi canopi nonché oggetti espressamente funerari e, di particolare interesse, della vita quotidiana e lavorativa dei due titolari tra cui tuniche, vesti, biancheria intima, parrucche, tavole per il gioco del senet, suppellettili, mobilio, resti di cibo, strumenti di misurazione.
Tra questi, particolarmente interessanti sono due cubiti (unità di misura pari a 52,5 cm), uno in legno di acacia ripiegabile, contenuto in un astuccio di pelle rossa con una piccola cinghia per poterlo agganciare alla cintura, l'altro ricoperto in lamina d'oro, recante incisioni dedicatorie, diretto dono del faraone Amenhotep II sotto cui si esplicò, in special modo, l'attività lavorativa di Kha.
La tomba conteneva anche oggetti personali della moglie Merit, tra cui gioielli, cosmetici, strumenti per il trucco e una parrucca nera (di capelli autentici), perfettamente conservata, ancora intrisa di grasso derivante dall'usanza, durante le cerimonie mondane, di apporre sopra il capo coni gelatinosi contenenti aromi e profumi che, sciogliendosi gradualmente, disperdevano le essenze di cui erano impregnati[N 11].
Tutti gli oggetti ritrovati nella tomba (mummie, sarcofagi, papiri iscritti (tra cui una versione completa del Libro dei morti), abiti, lenzuola, coperte, letti, tavolini, sedie, armadietti, casse, biancheria, oggetti di toletta e rituali, attrezzi da lavoro e cibarie, corone di fiori) sono oggi esposti presso il Museo Egizio di Torino. La quantità, la completezza e la qualità dei medesimi costituisce un unicum nel panorama delle scoperte compiute nella Necropoli tebana.
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]




Scoperta nel 1906 da Ernesto Schiaparelli, quasi contestualmente alla scoperta, nella Valle dei Re, della tomba KV55, la TT8[9] è, architettonicamente, estremamente semplice ed è distribuita su due distinti e separati locali, una cappella e la camera funeraria vera e propria. Nella cappella, ad un corridoio segue un'unica sala rettangolare al fondo della quale si apre una nicchia poco profonda (3)[10]. Sulle pareti, il defunto e la consorte ricevono offerte da un figlio, mentre una figlia cinge il collo di Kha con un collare (1 in planimetria); in un diverso registro, due musiciste suonano una sorta di liuto e un'arpa mentre due (?) danzatrici si esibiscono.
Su un'altra parete (2), i defunti, Kha e Merit, accompagnati dalla figlia offrono a Osiride fiori e un bue inghirlandato[9].
La tomba vera e propria, sita sul versante opposto della collina, era sovrastata da una piramide il cui pyramidion (oggi al Museo del Louvre di Parigi, cat. 13988) reca scene del defunto inginocchiato con inni indirizzati a Ra[11].
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La cappella durante gli scavi di Schiaparelli del 1906
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Interno della cappella fineraria di Kha e Merit, 1906
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Il pyramidion della cappella di Kha, coservato al Museo del Louvre, Parigi.
Reperti[modifica | modifica wikitesto]
Tra i vari oggetti, conservati al Museo egizio di Torino[11]:
- sarcofago antropomorfo e due bare di Kha (cat. 8210, 8316, 8318);
- una statuetta di Kha e la sedia su cui venne rinvenuta (cat. 8335 e 8333);
- il papiro del Libro dei morti lungo 14 m, rinvenuto sulla bara di Kha (cat. 8438);
- dieci scatole (cat. 8378, 8600, 8593, 8615, 8314, 8450, 8514, 8515, 8527);
- tre scatole[N 12] (cat. 8212, 8213, 8617);
- Vasi in alabastro per profumo (8385, 8323);
- due vasi in metallo (cat. 8394, 8244);
- vasi in ceramica (cat. 8224, 8356, 8357);
- contenitore per ushabti (cat. 8338);
- due bastoni da passeggio (cat. 8417 e 8418);
- due sgabelli a tre gambe (cat. 8505 e 8506);
- due tavole (cat. 8257, 8258);
- sarcofago antropomorfo, bara, scatola e scatola da parrucca di Merit (cat. 8517, 8470, 8479, 8493);
- bicchiere in metallo del figlio Userhat, prete "web" della Regina Madre Mutnefret (cat. 8231);
- due bastoni intestati a Neferhabef e Khaemwaset, Capo del Gran Consiglio (cat. 8551 e 8625);
- una scacchiera (senet) con disegno di Benermerut, Servo di Amonm, in atto di offertorio a suo padre Neferhabef (cat. 8451);
- cubito in legno rivestito d'oro (dono di Amenhotep II) (cat. 8647);
- coppa in elettro con cartiglio di Amenhotep III (cat. 8355)
- maschera funeraria di Merit (cat. 8473)
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Statuetta raffigurante Kha, posizionata su una sedia come è stata ritrovata
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Oggetti personali di Merit
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Oggetti personali di Merit ritrovati intatti nella tomba
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Cofanetto con scena di offerta per Kha e Merit
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Parrucca, in capelli autentici, di Merit
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Sarcofago intermedio di Kha
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Suppellettili dalla tomba TT8 di Kha
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Cubito in legno rivestito d'oro (dono di Amenhotep II)
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Maschera funeraria di Merit
Note[modifica | modifica wikitesto]
Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]
- ^ La prima numerazione delle tombe, dalla numero 1 alla 253, risale al 1913 con l’edizione del "Topographical Catalogue of the Private Tombs of Thebes" di Alan Gardiner e Arthur Weigall. Le tombe erano numerate in ordine di scoperta e non geografico; ugualmente in ordine cronologico di scoperta sono le tombe dalla 253 in poi.
- ^ I campi della Duat, ovvero l'aldilà egizio, si trovavano, secondo le credenze, proprio sulla riva occidentale del grande fiume.
- ^ Nella sua epoca di utilizzo, l'area era nota come "Quella di fronte al suo Signore" (con riferimento alla riva orientale, dove si trovavano le strutture dei Palazzi di residenza dei re e i templi dei principali dei) o, più semplicemente, "Occidente di Tebe".
- ^ le Tombe dei Nobili, benché raggruppate in un'unica area, sono di fatto distribuite su più necropoli distinte.
- ^ Le note, sovente di inquadramento topografico della tomba, sono tratte dal "Topographical Catalogue" di Gardiner e Weigall, ed. 1913 e fanno perciò riferimento alla situazione dell'epoca.
- ^ Set-Maat = "Luogo della Verità" era uno dei nomi con cui era noto il villaggio operaio di Deir el-Medina. Il villaggio era anche noto come Pa-demi, ovvero, semplicemente, "il villaggio".
- ^ I preti "wab", ma anche "uab", o "uebu", appartenevano al basso clero ed erano incaricati della manutenzione degli strumenti del culto e degli oggetti comunque ad esso connessi. A loro competeva il lavacro e l'abbigliamento giornaliero della statua del dio presso cui operavano e a loro competeva il trasporto della statua del dio (generalmente su una barca sacra) durante le cerimonie. Erano gerarchicamente sottoposti ad un "grande prete wab" cui competevano le operazioni giornaliere di culto della divinità.
- ^ Era compito dei preti "lettori" l'organizzazione delle cerimonie e la recitazione ad alta voce, durante le cerimonie sacre, degli inni previsti. Proprio per tale conoscenza delle invocazioni giuste e corrette, i "lettori" venivano considerati detentori di poteri magici.
- ^ Si tratta, archeologicamente, di uno dei primi casi di uomo recante tale monile.
- ^ Giacché il sarcofago previsto per l'architetto Kha era troppo grande per il corpo, più minuto, della moglie, gli interspazi vennero riempiti con lini recanti, tuttavia, il monogramma di lui.
- ^ La parrucca, nello stile classico della XVIII dinastia, è costituita da capelli, umani, lunghi circa 54 cm, con scriminatura centrale; i capelli, verso le estremità, sono intrecciati. Due lunghe e spesse trecce sono sul retro della parrucca, mentre due, più sottili, andavano a incorniciare il viso. IL tutto è strutturato con trama e stretti nodi. La parrucca venne rinvenuta in una scatola appositamente realizzata di 111 x 49 cm.
- ^ Sul coperchio di queste è riportato il figlio, Nakht, in atto di offertorio ai genitori.
Fonti[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Porter e Moss 1927, p. 16.
- ^ Gardiner e Weigall 1913.
- ^ Donadoni 1999, p. 115.
- ^ Tosi 2005, Vol. II, p. 152.
- ^ Hobson 1993, , p. 118.
- ^ Porter e Moss 1927, p. 18.
- ^ Hobson 1993, p. 118.
- ^ a b Hobson 1993, p. 119.
- ^ a b Porter e Moss 1927, pp. 16-18.
- ^ Porter e Moss 1927, planimetria p. 2.
- ^ a b Porter e Moss 1927, p. 17.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Enrico Ferraris, La tomba di Kha e Merit, Bologna, Franco Cosimo Panini, 2019, ISBN 9788857014388.
- Sergio Donadoni, Tebe, Milano, Electa, 1999, ISBN 88-435-6209-6.
- Peis Luca, Il papiro di Kha, Monaco, LiberFaber, 2017.
- Ernesto Schiaparelli, La tomba intatta dell'architetto Kha nella necropoli di Tebe, Milano, 1927.
- Ernesto Schiaparelli, La tomba intatta dell'architetto Kha nella necropoli di Tebe (ristampa), Torino, AdArte, 2007, ISBN 978-88-89082-08-9.
- Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto - 2 voll.-, Torino, Ananke, 2005, ISBN 88-7325-115-3.
- (EN) Alexander Henry Rhind, Thebes, its Tombs and their tenants, Londra, Longman, Green, Longman & Roberts, 1862.
- (EN) Nicholas Reeves e Araldo De Luca, Valley of the Kings, Friedman/Fairfax, 2001, ISBN 978-1-58663-295-3.
- (EN) Nicholas Reeves e Richard Wilkinson, The complete Valley of the Kings, New York, Thames & Hudson, 2000, ISBN 0-500-05080-5.
- (EN) Alan Gardiner e Arthur E.P. Weigall, Topographical Catalogue of the Private Tombs of Thebes, Londra, Bernard Quaritch, 1913.
- (EN) Donald Redford, The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Oxford, Oxford University Press, 2001, ISBN 978-0-19-513823-8.
- (EN) John Gardner Wilkinson, Manners and Customs of the Ancient Egyptians, Londra, John Murray, 1837.
- (EN) Bertha Porter e Rosalind L.B. Moss, Topographical Bibliography of Ancient Egyptian hierogliphic texts, reliefs, and paintings. Vol. 1, Oxford, Oxford at the Clarendon Press, 1927.
- (EN) Christine Hobson, Deir El Medina: The Painted Tombs - Exploring the World of the Pharaohs: A complete guide to Ancient Egypt, Londra, Thames & Hudson, 1993.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Disegni dai lavori di Norman e Nina de Garis Davies: tracings of Theban Tomb 8
- Reperti al Museo Egizio di Torino: Museo Egizio Torino
- Elenco delle tombe dei nobili visitabili:, su egittopercaso.net. URL consultato il 20.12.2017.
- (EN) Bibliografia sulla TT8 in Theban Mapping Project:, su tmpbibliography.com (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2010).