Bonconte da Montefeltro: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:00, 6 mag 2020

Disambiguazione – Se stai cercando altri personaggi chiamati Bonconte da Montefeltro, vedi Bonconte da Montefeltro (disambigua).

Bonconte da Montefeltro (1250? – Piana di Campaldino, 11 giugno 1289) è stato un condottiero italiano di parte ghibellina.

Stemma della famiglia Da Montefeltro
La morte di Bonconte da Montefeltro, illustrazione di Gustave Doré

Biografia

Quarto figlio di Guido da Montefeltro, apparteneva alla casata dei Signori di Urbino. Molto legato ad Arezzo (probabilmente vi era nato attorno al 1250). Nel 1287 Bonconte partecipò alla guerra civile che si concluse con la cacciata dei guelfi dalla città. Nel 1288 partecipò alle Giostre del Toppo, la battaglia in cui gli Aretini sconfissero i Senesi presso Pieve al Toppo.

La sua fama, tuttavia, è legata alla battaglia di Campaldino, avvenuta il giorno 11 giugno 1289, in cui, conducendo la cavalleria ghibellina, trovò la morte. Il suo corpo non fu rinvenuto e questa circostanza, assieme al resto della sua vicenda umana, colpì Dante Alighieri che combatteva fra i suoi avversari.

Bonconte, infatti compare nel canto V del Purgatorio: Dante gli attribuisce un pentimento in extremis e proprio a questo è dovuto il mancato ritrovamento del corpo. La scena che il poeta tratteggia è famosissima: un diavolo si sta preparando a portare l'anima di Bonconte all'Inferno, ma l'ultima parola del condottiero "forato ne la gola" è stata un'invocazione a Maria e l'ultimo atto quello di formare una croce con le braccia. Questo basta per giustificarlo agli occhi di Dio. Un angelo accompagna l'anima in Purgatorio e al diavolo non resta che vendicarsi scatenando a sera un furioso temporale (cronisticamente attestato) che trascina il corpo inanimato di Bonconte dalla foce del torrente Archiano in piena fin alle acque tumultuose dell'Arno, sciogliendo il suo segno di croce e disperdendo per sempre tra i detriti ("poi di sua preda mi coverse e cinse") la povera salma.

Bibliografia

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