Norandino
Nūr al-Dīn Abū al-Qāsim Mahmūd Ibn ʿImād al-Dīn Zangī, al-Malik al-ʿĀdil, conosciuto anche come Nur ed-Din, Nur ad-Din o Nureddin o Nureddin Zenki o Nureddin Zenghi,[1] ma ancor più noto nelle cronache latine con il nome di Norandino (in arabo نور الدين ﺯﻧﻜﻲ?, Nūr al-Dīn Zangī; 11 febbraio 1118 – Damasco, 15 maggio 1174), è stato un condottiero turco.
Norandino | |
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Nascita | 11 febbraio 1118 |
Morte | Damasco, 15 maggio 1174 |
Etnia | Selgiuchide |
Religione | Musulmano |
Dati militari | |
Paese servito | Sultanato di Damasco |
Grado | Generale |
Guerre | Guerra tra Zengidi e Crociati |
Battaglie | |
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Appartenne alla dinastia zengide che governò la Siria dal 1146 al 1174.
La guerra contro i Crociati[modifica | modifica wikitesto]
Norandino fu il secondo figlio di Imād al-Dīn Zangī, l'atabeg turco di Aleppo e Mosul, e fervido avversario della presenza crociata in Siria.
Dopo l'assassinio del padre, Norandino e suo fratello maggiore Sayf al-Dīn Ghāzī si divisero il regno, con Norandino che assunse il governo di Aleppo e Sayf al-Dīn quello di Mosul.
Il confine fra i due nuovi domini fu costituito dal fiume Khabur (Nahr al-Khabūr).
Poco dopo avere assunto il governo aleppino Norandino attaccò il Principato di Antiochia, conquistando vari castelli nel nord della Siria, vanificando inoltre un tentativo di Joscelin II di recuperare la Contea di Edessa, che era stata conquistata dal padre Zangī nel 1144 (vedere assedio di Edessa). Norandino esiliò l'intera popolazione cristiana della città per punirla di avere sostenuto Joscelin.
Norandino pensò di stringere alleanze con i vicini musulmani del nord siriano e dell'Iraq per rafforzare il fronte islamico contro i cristiani venuti da Occidente. Nel 1147 firmò un trattato bilaterale con Muʿīn al-Dīn Unur, governatore di Damasco, e come parte di tale accordo prese in moglie la figlia di Muʿīn al-Dīn. Insieme assediarono le città siriane di Bosra e Sarkhand, che erano state conquistate da un vassallo ribelle di Muʿīn al-Dīn, di nome Altuntash, ma Muʿīn al-Dīn nutriva sospetti sulle intenzioni reali di Norandino e non volle quindi prendere le armi contro i suoi antichi alleati crociati di Gerusalemme che lo avevano aiutato a difendere Damasco contro Zengī. Per rassicurare Muʿīn al-Dīn, Norandino abbreviò la sua permanenza a Damasco e si diresse invece verso il Principato di Antiochia, riuscendo a impadronirsi di 'Arta, Kafar Latha, Basarfut e Balat.
Nel 1148 la seconda crociata giunse in Siria, guidata da Luigi VII di Francia e da Corrado III di Germania. Essi decisero improvvidamente di attaccare Damasco, malgrado l'antica alleanza fra tale città e il Regno di Gerusalemme. Muʿīn al-Dīn si rivolse con riluttanza a Norandino chiedendone l'aiuto; l'assedio di Damasco si esaurì con un nulla di fatto quattro giorni prima che Norandino arrivasse ma il seme dell'incalcolabile danno per le sorti crociate era ormai stato piantato e l'alleanza strategica di Gerusalemme con Damasco prese lentamente a svanire, creando le premesse per la futura totale alleanza musulmana contro Outremer.
Norandino trasse vantaggio per il fallimento di tale Crociata per progettare un altro attacco contro Antiochia. Nel 1149 lanciò quindi un'offensiva contro i territori dominati dal castello di Harim, posto sulla riva orientale del fiume Oronte, dopo la quale pose sotto assedio il castello di Inab. Il Principe di Antiochia, Raimondo di Poitiers, giunse rapidamente in soccorso della cittadella assediata ma l'esercito musulmano distrusse l'esercito crociato nella battaglia d'Inab, durante la quale Raimondo fu ucciso. La testa di Raimondo fu inviata a Norandino che, a sua volta, la fece recapitare al califfo a Baghdad. Norandino, presa Apamea/Afāmiya, marciò con tutte le sue forze sulla costa e ostentò il suo dominio sulla Siria bagnandosi simbolicamente nelle acque del Mediterraneo. Tuttavia non attaccò Antiochia, contentandosi d'impadronirsi di tutti i domini antiocheni a est dell'Oronte, lasciando intorno alla città una piccola porzione di territorio che, in ogni caso, cadde subito sotto la sovranità dell'impero bizantino cui a suo tempo Boemondo di Taranto si era d'altronde ben guardato dal restituire Antiochia, in spregio del suo precedente giuramento di vassallatico all'Imperatore.
Nel 1150 Norandino sconfisse Joscelin II per un'ultima volta, dopo essersi alleato con il Sultano selgiuchide di Rūm, Masʿūd, la cui figlia egli aveva sposato. Joscelin fu accecato e morì in carcere ad Aleppo nel 1159. Nel 1152 Norandino s'impadronì per un breve periodo di Tartus dopo l'assassinio di Raimondo II di Tripoli.
Unificazione dei domini musulmani[modifica | modifica wikitesto]
Il sogno di Norandino era quello di riunificare le varie forze musulmane fra l'Eufrate e il Nilo per creare un fronte comune contro i Crociati. Nel 1149 suo fratello Sayf al-Dīn Ghāzī morì e un fratello più giovane, Qutb al-Dīn, gli succedette. Qutb al-Dīn riconobbe Norandino signore di Mosul, cosicché le importanti città di Mosul e Aleppo furono riunite sotto il governo di una sola persona. Damasco era l'unica a costituire un ostacolo alla riunificazione dell'intera Siria, condizione indispensabile per una vittoria definitiva contro i Crociati.
Dopo il fallimento della seconda crociata Muˁīn al-Dīn aveva comunque rinnovato la sua alleanza con Gerusalemme e dopo la sua morte nel 1149, il suo successore Mujīr al-Dīn seguì la stessa politica. Nel 1150 e nel 1151 Norandino assediò la città, ritirandosi però ogni volta senza alcun successo, a parte un vuoto riconoscimento della sua sovranità. Quando Ascalona fu catturata dai Crociati nel 1153, Mujīr al-Dīn vietò a Norandino di attraversare i suoi domini. Mujīr al-Dīn, tuttavia, fu un sovrano più debole del suo predecessore e dovette sottostare al pagamento di un tributo annuale da versare ai Crociati in cambio della loro protezione. La crescente debolezza di Damasco sotto Mujīr al-Dīn consentì a Norandino di rovesciarlo nel 1154, con l'aiuto della popolazione della città. Damasco fu annessa al territorio zengide e tutta la Siria fu unificata sotto l'autorità di Norandino, da Edessa nel nord all'Hauran nel sud. Egli fu peraltro prudente nel non attaccare direttamente Gerusalemme e continuò anche a inviare il tributo annuo concordato da Mujīr al-Dīn, dal momento che era coinvolto nelle dispute nel settentrione di Mosul, dove era insorta un contrasto successorio nel Sultanato di Rūm che minacciava Edessa e altre città.
Nel 1157 Norandino assediò i Cavalieri Ospitalieri nella fortezza crociata di Bāniyās e mise in rotta un esercito giunto in aiuto da Gerusalemme; ma quell'anno cadde ammalato e i Crociati ebbero così la possibilità di avere una qualche tranquillità. Nel 1159 l'imperatore bizantino Manuele I Comneno giunse per affermare la sua autorità su Antiochia e i Crociati, sperarono che questo significasse una spedizione condotta da lui contro Aleppo. Tuttavia Norandino inviò ambasciatori e negoziò un'alleanza con il Basileus contro i Selgiuchidi, con grande costernazione dei Crociati che fin dalla Prima Crociata avevano visto Costantinopoli non come un'alleata ma piuttosto come una concorrente pericolosa e infida.
Norandino, con l'aiuto dei Danishmendidi dell'Anatolia orientale, attaccò l'anno successivo da oriente il sultano selgiuchide di Rūm Qilij Arslan II, mentre Manuele attaccava da occidente. Più tardi, nel 1160, Norandino catturò il Principe di Antiochia Rinaldo di Châtillon a seguito di un raid condotto sulle montagne dell'Antitauro e Rinaldo restò in cattività per i successivi sedici anni. Dal 1162, con Antiochia sotto nominale controllo bizantino e con gli Stati crociati più a sud troppo deboli per potere condurre altri attacchi in Siria, Norandino fece un pellegrinaggio ( hajj ) a La Mecca. Poco dopo il suo ritorno apprese della morte del re Baldovino III di Gerusalemme e in segno di rispetto per quel formidabile avversario, rinunciò ad attaccare il regno crociato; Guglielmo di Tiro riporta che Norandino disse: «Noi simpatizziamo con il loro dolore e per pietà li risparmieremo, poiché hanno perduto un tal principe, quale il resto del mondo non può oggi certo vantare».
Il problema dell'Egitto[modifica | modifica wikitesto]
Dal momento che nulla potevano fare in Siria, i Crociati guardarono verso sud nella speranza di poter ingrandire lì i loro territori. La cattura di Ascalona era già riuscita a tagliar fuori l'Egitto fatimide dalle parti della Siria che erano sotto il loro dominio e l'Egitto s'era d'altronde progressivamente indebolito politicamente con una lunga serie di Imam troppo giovani. Dal 1163 il Califfo-Imam era il giovane al-ʿĀdid ma il paese era in realtà guidato dal visir Shāwar. Quell'anno Shāwar fu soppiantato da Dirghām e subito dopo il re di Gerusalemme Amalrico I (Amaury I), guidò un'offensiva contro l'Egitto con il pretesto che i Fatimidi non avevano pagato il tributo che avevano promesso di versare durante il regno di Baldovino III. Questa campagna fallì e il re fu costretto a tornare a Gerusalemme. Questo convinse Norandino a condurre di persona una campagna contro i Crociati in Siria per distrarre la loro attenzione dall'Egitto. Il suo attacco su Tripoli non ebbe successo ma fu presto raggiunto dall'esiliato ex-visir fatimide Shāwar che lo convinse a inviare un esercito in Egitto e a reintegrarlo nel posto di visir.
Norandino non avrebbe voluto impegnare il suo esercito in difesa dell'Egitto ma il suo comandante curdo Shirkuh lo persuase dell'opportunità di invadere quel paese nel 1164. Per tutta risposta Dirghām si alleò con Amalrico ma il re non ebbe la possibilità di mobilitare le sue forze in tempo per soccorrerlo e Dirghām fu ucciso nel corso dell'invasione di Shīrkūh e Shāwar fu investito di nuovo del visirato.
Shāwar però immediatamente espulse Shīrkūh e s'alleò con Amalrico che stavolta giunse rapidamente ad assediare Shīrkūh a Bilbays. Shīrkūh si accordò per abbandonare l'Egitto quando Amalrico fu costretto a tornare a Gerusalemme a causa dell'attacco di Norandino ad Antiochia e del suo assedio del castello di Harenc. Lì Norandino mise in rotta le forze congiunte di Antiochia e Tripoli ma si rifiutò di attaccare la stessa Antiochia, temendo rappresaglie da parte dei Bizantini. Assediò invece e catturò Bāniyās e per i successivi due anni Norandino effettuò continue incursioni lungo le frontiere degli Stati crociati.
Nel 1166 Shīrkūh fu di nuovo inviato in Egitto. Amalrico lo seguì all'inizio del 1167 e un trattato formale fu sottoscritto fra Amalrico e Shāwar, con il consenso nominale dell'Imam fatimide. I Crociati occuparono Alessandria e Il Cairo e resero l'Egitto uno Stato tributario, ma Amalrico non avrebbe potuto controllare il paese mentre Norandino ancora minacciava Antiochia e Tripoli e fu perciò costretto a tornare ancora una volta a Gerusalemme.
Nel 1168 Amalrico concluse un'alleanza con l'imperatore bizantino Manuele e invase ancora una volta l'Egitto. Il figlio di Shāwar, Khalīl, ne ebbe abbastanza e con il sostegno del califfo-Imam al-ʿĀdid chiese aiuto a Norandino e Shīrkūh. All'inizio del 1169 Shīrkūh si presentò in Egitto e i Crociati, una volta di più, furono costretti a ritirarsi. Questa volta Norandino assunse il pieno controllo del paese, Shāwar fu messo a morte e il nipote di Shīrkūh, Saladino, fu nominato visir del nuovo territorio conquistato. Un'ultima invasione dell'Egitto fu tentata da Amalrico e da Manuele, ma fu talmente male organizzata da concludersi in un nulla di fatto.
Morte e successione[modifica | modifica wikitesto]
Durante questo periodo Norandino fu occupato a nord, combattendo contro gli Artuqidi, e nel 1170 dovette dirimere una controversia fra i suoi nipoti quando suo fratello Qutb al-Dīn morì. Dopo avere conquistato l'Egitto Norandino si convinse che non avrebbe realizzato i suoi obiettivi di unificare i suoi domini se Saladino non si fosse piegato in tutto e per tutto alla sua autorità. Era sospetto infatti che costui non avesse preso parte all'invasione condotta da Norandino contro Gerusalemme nel 1171 e nel 1173, avanzando la giustificazione che la sua presenza in Egitto era necessaria a rafforzare il potere zengide e a vanificare movimenti filo-fatimidi. Norandino sospettò sempre d'essersi creato un pericoloso contendente in Saladino ma non ne ebbe mai la piena certezza della giustezza dei suoi timori perché, a ogni suo brusco richiamo, Saladino lo placò con ampie rassicurazioni circa la sua assoluta fedeltà e sottomissione.
Tuttavia, quando Norandino era sul punto d'intervenire di persona in Egitto, nel 1174 fu colto da febbri conseguenti alle complicazioni di una tonsillite e morì a 56 anni d'età. Il suo giovane figlio, al-Malik al-Ṣāliḥ Ismāʿīl divenne suo legittimo successore ed erede e Saladino si dichiarò suo vassallo, malgrado in realtà progettasse di unificare la Siria e l'Egitto sotto di sé.
Saladino sposò quindi la vedova di Norandino e via via eliminò dal cammino gli altri pretendenti, assumendo progressivamente il controllo della Siria nel 1185, realizzando infine il sogno di Norandino con la creazione della dinastia sultaniale ayyubide.
Retaggio[modifica | modifica wikitesto]
Secondo Guglielmo di Tiro, malgrado Norandino fosse «un potente persecutore del nome e della fede cristiana», egli fu anche «un principe giusto, valente e saggio e, in accordo con le tradizioni della sua razza, un uomo religioso». Norandino fu religioso specialmente dopo la malattia e il pellegrinaggio. Considerò i Crociati come stranieri in territorio musulmano, giunti in Outremer per depredare il suo territorio e profanare i suoi Luoghi Santi. Ciò nonostante, fu un uomo tollerante con i cristiani che vissero sotto la sua autorità, a parte gli Armeni di Edessa. In contrasto con la rispettosa reazione di Norandino alla notizia della morte di Baldovino III, Amalrico I immediatamente assediò Banyās non appena seppe della morte dell'Emiro ed estorse una grande somma di denaro alla sua vedova.
Norandino costruì anche luoghi d'istruzione superiore e moschee in tutte le città che furono sotto il suo controllo. Queste università si occuparono in special modo dell'insegnamento del Corano e dei ḥadīth. Norandino stesso amava avere presso di sé specialisti che gli leggessero i ḥadīth e i suoi professori gli attribuirono un diploma per l'eccellenza della preparazione da lui raggiunta nel campo delle cosiddette "scienze del ḥadīth".
Volle che nelle sue città si edificassero ospedali ( bīmāristān, māristān ) aperti a entrambi i sessi e del tutto gratuiti e particolarmente rinomato restò a lungo a Damasco il grande Māristān Nūrī che era ancora tra i migliori ospedali dell'intero mondo islamico quando in esso fu curato con la consueta efficienza e professionalità sanitaria il futuro sultano mamelucco Qalāwūn, costretto al ricovero per curarvi una ferita ricevuta in battaglia.
In tale struttura si formarono eccellenti medici, fra cui Ibn al-Nafīs, noto per essere stato probabilmente il primo studioso a scoprire le modalità del sistema circolatorio a livello polmonare. L'ospedale fu attivo per circa sette secoli e ancora oggi è esistente una sua parte.
Norandino fece costruire anche numerosi caravanserragli lungo i tragitti percorsi da viaggiatori e pellegrini. Tenne con regolarità udienza per amministrare giustizia, fosse anche contro i suoi stessi generali, governatori e altri funzionari colpevoli di qualche crimine, sì da essere ricordato nel mondo islamico come una leggendaria figura di grande coraggio militare, di concreta pietà e di apprezzabile modestia.
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Fonti[modifica | modifica wikitesto]
- Guglielmo di Tiro, A History of Deeds Done Beyond the Sea, trad. di E.A. Babcock e A.C. Krey, Columbia University Press, 1943.
- The Damascus Chronicle of the Crusades, Extracted and Translated from the Chronicle of Ibn al-Qalanisi, H.A.R. Gibb, 1932 (reprint, Dover Publications, 2002).
Letteratura critica[modifica | modifica wikitesto]
- Francesco Gabrieli, Storici arabi delle Crociate, Torino, Einaudi, 1957.
- Amin Maalouf, Le crociate viste dagli arabi, Società editrice internazionale, Torino 1989. ISBN 8805050504 (ed. orig.: Amin Maalouf, Les croisades vues par les arabes, Paris 1983. ISBN 978-2-290-11916-7).
- Steven Runciman, Storia delle Crociate, 2 voll., Torino, Einaudi, 1966.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Norandino
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Nur al-din, Mahmud ibn Zanji, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Nūr ad-Dīn, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Norandino, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 90039925 · ISNI (EN) 0000 0001 1683 8420 · BAV 495/116346 · CERL cnp01155189 · LCCN (EN) n84010710 · GND (DE) 136516106 · J9U (EN, HE) 987007307186205171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n84010710 |
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