Con un palmo di naso

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Con un palmo di naso
CompagniaTotò-Anna Magnani
GenereRivista
RegiaMichele Galdieri
SceneggiaturaMichele Galdieri
ProduzioneRemigio Paone
Personaggi e attori

Con un palmo di naso è uno spettacolo di rivista presentato dalla Compagnia Totò-Anna Magnani nella stagione 1943-1944. Il debutto, al Teatro Valle di Roma, è avvenuto il 26 giugno 1944.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«Il 26 giugno segnò una tappa nella storia dei teatri della capitale. Una specie di 25 luglio degli spettacoli di rivista. La prima "prima" senza gerarchi. Ma non vorrei essere frainteso. Qui è necessaria una precisazione. Perché, a essere esatti, i gerarchi nel teatro non mancavano. E non si trattava di elementi trascurabili, anche se irresponsabili. Gerarconi, gerarchissimi, gerarchi dei gerarchi. Solo che non erano tra il pubblico, ma, finalmente, nel palcoscenico. E, primo fra tutti, scorgemmo Hitler e Mussolini, protagonisti della nuova rivista di Michele Galdieri Con un palmo di naso. [...] Totò era il Fuhrer, ed era anche il duce; e mai come questa volta fu soprattutto Totò. Egli era compreso, naturalmente, della storica importanza del doppio ruolo che Galdieri gli aveva caricato sulle spalle; si rendeva perfettamente conto della grande portata dell'avvenimento, dell'eco quasi mondiale che le sue parole erano destinate a suscitare. Rifare il verso al duce, e anche al Fuhrer, è già troppo facile, è un gioco da bambini. Ma Totò non mirava a facili successi demagogici, sia pure sull'esempio dei suoi eccezionali personaggi; né per questo comico di razza parliamo sempre di Totò, non del fondatore dell'Impero ha eccessivo valore la rassomiglianza fisica. Ne ha, invece, e sostanziale, quella metafisica. Vedete, così, il suo Hitler. L'allucinazione, la follia, l'isterismo, il cupo misogenismo, la leggendaria agitazione nervosa, i tic, i sussulti della tesa epidermide, gli sguardi perduti, l'esasperante monomia del dittatore teutonico, il suo siderale cinismo, la frigidità della sua coscienza, l'insensibilità del suo animo, la nibelungica dannazione di tutta la sua esistenza: in quale rapporto segreto d'incallito diplomatico, in quale relazione di esperti internazionali, in quale resoconto giornalistico, sono così evidenti e chiari e parlanti come nella faccia di Totò, nel giuoco diabolico dei suoi occhi, dei suoi nervi, dei suoi muscoli, nel moto perpetuo dei suoi arti, nei colpi di scena dei suoi tempestivi cachinni? [...] Più che dei malfamati baffetti, più che del ciuffo spiaccicato sulla fronte, Totò si avvale di una carnevalesca gibbosità, una bella gobba a levante sotto la quale pare che il bieco dittatore pieghi come sotto il peso delle sue inespiabili colpe, dei suoi insopportabili rimorsi. Quella deformità fisica [...] è la grande trovata di questa felice creazione. [...] E anche il duce ha avuto la sua parte; una parte, logicamente, di secondo piano. [...] Egli è comparso truccato semplicemente da Pinocchio. [...] Burattino che parla (al mondo) con la voce tagliente e perentoria del "Salvatore della pace", e per bocca di Totò; dovete convenire che è una trovata irresistibile.»

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