Amenemhat II

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Amenemhat II
Testa di Amenemhat II su una sfinge colossale in granito, originariamente a Tanis, successivamente usurpata da Merenptah (1213 a.C. - 1203 a.C.) e Sheshonq I (943 a.C. - 922 a.C.) con l'aggiunta dei loro cartigli. Museo del Louvre, Parigi.
Re dell'Alto e Basso Egitto
Stemma
Stemma
In carica1919 a.C. –
1885 a.C.[1]
PredecessoreSesostri I
SuccessoreSesostri II
Nome completoNubkaura Amenemhat
Morte1885 a.C.
Sepolturapiramide di Amenemhat II
Luogo di sepolturanecropoli di Dahshur
DinastiaXII dinastia egizia
PadreSesostri I
MadreNeferu III
ConiugiKeminub?
Kaneferu?[2]
FigliSesostri II, Amenemhatankh, Nofret II, Khenemetneferhedjet I, Sitmernut, Itaweret, Itakayet, Itit, Khnumit[3]

Amenemhat II (interamente Nubkaura Amenemhat; anche nella forma ellenizzata Ammenemes[1]) (... – 1885 a.C.[4]) è stato un sovrano egizio della XII dinastia. Benché abbia regnato per almeno 35 anni, il suo regno è oscuro sotto vari aspetti, così come la sua posizione nella famiglia reale. Dopo il regno straordinario di Sesostri I, quello di Amenemhat II appare meno notevole e non altrettanto attivo[4].

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Sfinge dedicata a Itit, figlia di Amenemhat II, in arenaria: dettaglio del volto, con le sembianze della principessa. Museo del Louvre, Parigi.

I ritrovamenti archeologici hanno permesso di identificare la madre di Amenemhat II, che fu, con il titolo di Madre del re, Neferu III - ma non il nome del padre. Ciononostante, è comunemente ritenuto figlio del suo predecessore Sesostri I. Una delle più antiche attestazioni di Amenemhat potrebbe essere la tomba dell'omonimo nomarca Amenemhat, sepolto a Beni Hasan. Questo governatore locale, vissuto sotto Sesostri I, avrebbe accompagnato il principe "Ameni, Figlio del re" (come lo chiama l'iscrizione in questione) in una spedizione in Nubia: si crede che questo Ameny altri non fosse che il futuro Amenemhat II, allora giovane principe[5].

L'identità della regina consorte di Amenemhat II è sconosciuta. All'interno del grande complesso funerario del faraone furono sepolte molte donne della famiglia reale, ma il loro legame con Amenemhat non è chiaro né rintracciabile tramite i reperti: una regina chiamata Keminub, ivi sepolta, potrebbe essere vissuta sotto la tarda XIII dinastia, mentre tre principesse con il titolo di Figlie del re, Itit, Itaweret e Khnumit, potrebbero essere state figlie di Amenemhat II, benché anche in questo caso manchino prove documentarie[5]. Il suo successore Sesostri II fu probabilmente suo figlio, anche se tale legame non è esplicato da nessuna parte[6]. Altri suoi figli furono il principe Amenemhatankh e le principesse (poi regine) Nofret II e Khenemetneferhedjet I la Vecchia; entrambe andarono in sposa al loro fratello Sesostri II[7].

Regno[modifica | modifica wikitesto]

Ascesa al trono[modifica | modifica wikitesto]

Un tempo si credeva che Amenemhat II avesse condiviso il potere col padre, in un periodo di coreggenza: ipotesi basata su una stele d'un funzionario (Leiden, V4) recante due date, cioè il 44º anno di regno di Sesostri I e il 2º di Amenemhat II[8]. L'esistenza di una coreggenza tra i due è oggi ritenuta improbabile e la doppia datazione si dovrebbe riferire al periodo durante il quale il dedicatario, ossia il funzionario Wepwawetō, fu in carica[9][10].

La grande sfinge di Amenemhat in granito rosa, poi usurpata da Merenptah e Sheshonq I. Museo del Louvre, Parigi.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Statua colossale di Amenemhat, poi usurpata da Ramesse II (1279 a.C. - 1213 a.C.), che la trasportò a Pi-Ramesse, e infine da suo figlio Merenptah. Pergamonmuseum, Berlino.

Il più importante documento del regno di Amenemhat II sono i frammenti dei cosiddetti "Annali di Amenemhat II", venuti alla luce a Menfi, i quali registrano donazioni a templi e, con minore frequenza, fatti politici. È grazie a tali frammenti che gli egittologi sono venuti a conoscenza di una spedizione militare in Asia, della distruzione di due città non identificate - Iuai e Iasy - e dell'arrivo di tributi dall'Asia e da Kush[11]. Si conoscono invece varie spedizioni minerarie disposte da Amenemhat II: tre nel Sinai, una nello Uadi Gasus (nel 28º anno di regno, ca. 1896 a.C.) e una, alla ricerca di ametista, nello Uadi el-Hudi. Ordinò poi la costruzione di vari edifici a Eliopoli, Eracleopoli, Menfi, nella parte orientale del delta del Nilo; inoltre restaurò un tempio a Ermopoli. Esistono tracce di un tempio denominato "Primo Tempio", ma non è chiaro di cosa si trattasse[12].

Un famoso ritrovamento inerente ad Amenemhat II è la colossale statua di una sfinge con il volto del faraone, successivamente usurpata da Merenptah (1213 a.C. - 1203 a.C.) e Sheshonq I (943 a.C. - 922 a.C.) con l'aggiunta dei loro cartigli, scoperta a Tanis e conservata al Museo del Louvre (A23). Il sovrano è menzionato sui cofani di un tesoro in pezzi d'argento scoperto sotto il tempio di Montu a Tod:

«... possa vivere il re dell'Alto e Basso Egitto Nubkaura, figlio di Ra, Amenemhat, amato da Montu Signore di Djerty [Tod].[13]»

Significativamente, molti di questi oggetti d'argento non sono oggetti d'arte egizia, bensì egea: ciò testimonia l'esistenza, durante il Medio Regno, di contatti fra l'Egitto e gli Stati stranieri. Ben 28 stele private recano il cartiglio di Amenemhat II[4] - e talvolta l'anno di regno corrispondente alla realizzazione del manufatto - ma sono molto povere d'informazioni sostanziali sugli eventi del suo regno[14].

Successione[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Manetone, sacerdote e storico egizio d'epoca tolemaica, frequentemente disinformato,

«[Amenemhat II] venne ucciso dai suoi eunuchi.[15]»

Nel registro superiore della stele qui riprodotta, il funzionario Senitef porge un'offerta a una statua di Amenemhat II. British Museum, Londra.

Questa notizia non trova riscontro in alcun'altra fonte. Con ogni probabilità, Manetone si confuse con la cospirazione che portò alla morte del faraone Amenemhat I, circa 80 anni prima di quella di Amenemhat II[15]. Amenemhat II e il suo successore Sesostri II condivisero una breve coreggenza, l'unica indiscutibile fra tutte quelle del Medio Regno. A differenze della maggior parte delle stele con le date di due sovrani, la stele di Hapu a Konosso riferisce esplicitamente che i due faraoni condivisero il potere per un certo periodo[10] e che il 3º anno di regno di Sesostri II fu anche il 35º di Amenemhat II. Questo 35º anno di regno è anche l'ultima data conosciuta per Amenemhat, che morì di lì a breve[16].

Tomba[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Piramide di Amenemhat II.

A differenza dei suoi due predecessori, che costruirono le loro piramidi a El-Lisht, Amenemhat II scelse Dahshur per la propria sepoltura, cioè una località che non vedeva sepolture reali fin dal tempi di Snefru e della sua Piramide rossa (IV dinastia). Al giorno d'oggi, la piramide di Amenemhat II - originariamente chiamata Amenu-sekhem, ma meglio conosciuta come Piramide bianca - è estremamente danneggiata e poco esplorata.

Il tempio funerario adiacente alla piramide era chiamato Djefa-Amenemhat[17].

Vari appartenenti alla famiglia reale furono inumati nel complesso sepolcrale di Amenemhat e le loro tombe furono scavate da Jacques de Morgan nel 1894/5: le tombe delle principesse Ita, Itaweret e Khnumit furono trovate intatte, con i loro raffinati gioielli, così come la tomba della nobile Sathathormerit, del tesoriere Amenhotep e della regina Keminub; queste ultime furono saccheggiate in epoca antica e sono datate alle successiva XIII dinastia[11][18].

Liste reali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Liste reali egizie.
Lista di Abido Lista di Saqqara Canone Reale Anni di regno
(Canone reale)
Sesto Africano Anni di regno
(Sesto Africano)
Eusebio di Cesarea Anni di regno
(Eusebio di Cesarea)
Altre fonti:
Sala degli antenati di Karnak
61
N5
S12
D28D28
D28

nbw k3 (w) rˁ- Nebukaura

42
N5S12D28

nbw k3 (w) rˁ- Nebukaura

5.22
HASH
persi Ammenemes 38 Ammenemes 38 18
N5
S12
D28D28
D28

Nbw k3 (w) rˁ

Titolatura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Titolatura reale dell'antico Egitto.
Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
V28V31
N35
G17U1
Aa11
ḥkn m m3ˁt Hekenemaat Colui che è
celebrato con Maat
G16
nbty (nebti) Le due Signore
V28V31
N35
G17U1
Aa11
ḥkn m m3ˁt Hekenemaat Colui che è
celebrato con Maat
G8
ḥr nbw Horo d'oro
G5
S12
U1
Aa11
xrw
bik nbw m3ˁt ḫrw bik nebu Maat kheru Il falco d'oro, vero di voce
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5
S12
D28
D28
D28
nbw k3 (w) rˁ Nebukaura (Nebkaura) Il Ka diRa è d'oro
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
M17Y5
N35
G17F4
t
i mn m h3 t Amenemhat Amon è il primo

Altre datazioni[modifica | modifica wikitesto]

Autore Anni di regno
Grimal 1928 a.C. - 1895 a.C.[19]
Malek 1918 a.C. - 1884 a.C.[20]
von Beckerath[21] 1914 a.C. - 1976 a.C.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003 ISBN 88-452-5531-X. p.470.
  2. ^ Dodson & Hilton, p.92.
  3. ^ Aidan Dodson & Dyan Hilton, The Complete Royal Families of Ancient Egypt, Thames & Hudson (2004) ISBN 0-500-05128-3, p.96.
  4. ^ a b c Cimmino (2003), p.154.
  5. ^ a b Grajetzki, Wolfram (2006). The Middle Kingdom of Ancient Egypt: History, Archaeology and Society. London: Duckworth. ISBN 0-7156-3435-6. p.45.
  6. ^ Grajetzki (2006), p. 48.
  7. ^ Dodson & Hilton 2004, pp. 96-97.
  8. ^ Murnane, William J. (1977). Ancient Egyptian coregencies (=Studies in Ancient Oriental Civilization, no. 40). Chicago: The Oriental Institute of the University of Chicago. ISBN 0-918986-03-6. pp.5-6.
  9. ^ Delia, Robert D. (1979). "A new look at some old dates: a reexamination of Twelfth Dynasty double dated inscriptions". Bulletin of the Egyptological Seminar of New York. 1: 15–28. pp.16, 21-2.
  10. ^ a b Willems, Harco (2010). "The First Intermediate Period and the Middle Kingdom". In Lloyd, Alan B. A companion to Ancient Egypt, volume 1. Wiley-Blackwell. pp.92-3.
  11. ^ a b Grajetzki (2006), pp. 45-46.
  12. ^ Grajetzki (2006), pp. 47-48.
  13. ^ Cimmino (2003), p.155.
  14. ^ Grajetzki (2006), p. 47.
  15. ^ a b Alan Gardiner, La civiltà egizia, Einaudi, Milano, 1989. p.122.
  16. ^ Murnane (1977), p. 7.
  17. ^ Grajetzki (2006), pp. 46-47.
  18. ^ burials at Amenemhet II pyramid complex, su ib205.tripod.com. URL consultato il 2 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2019).
  19. ^ Grimal, Storia dell'Antico Egitto, pag 209
  20. ^ (con John Baines), Atlante dell'antico Egitto, ed. italiana a cura di Alessandro Roccati, Istituto geografico De Agostini, 1980 (ed. orig.: Atlas of Ancient Egypt, Facts on File, 1980)
  21. ^ Chronologie des Pharaonischen Ägypten (Chronology of the Egyptian Pharaohs), Mainz am Rhein: Verlag Philipp von Zabern. (1997)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cimmino, Franco - Dizionario delle dinastie faraoniche - Bompiani, Milano 2003 - ISBN 88-452-5531-X
  • Gardiner, Martin - La civiltà egizia - Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997) - ISBN 88-06-13913-4
  • Hayes, W.C. - Il Medio Regno in Egitto: dall'ascesa dei sovrani di Herakleopolis alla morte di Ammenemes III - Storia antica del Medio Oriente 1,4 parte seconda - Cambridge University 1971 (Il Saggiatore, Milano 1972)
  • Wilson, John A. - Egitto - I Propilei volume I -Monaco di Baviera 1961 (Arnoldo Mondadori, Milano 1967)
  • Nicolas Grimal, Storia dell'antico Egitto, 9ª ed., Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011, pp. 192, ISBN 978-88-420-5651-5.
  • Manzini, Riccardo - Complessi piramidali egizi - Vol. III - Necropoli di Dahshur - Ananke, Torino 2009 - ISBN 978-88-7325-259-7

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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