Ali Hasan Salama

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

ʿAlī Ḥasan Salāma (in arabo علي حسن سلامة?; Qula, 1º aprile 1941Beirut, 22 gennaio 1979) è stato un terrorista e militare palestinese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

ʿAlī Ḥasan Salāma è stato il capo delle operazioni di Settembre Nero. Anche fondatore di Forza 17, con il nome di battaglia di Abū Ḥasan organizzò l'attentato di Monaco del 1972 e altri attacchi guerriglieri e politici. Figlio del guerrigliero e terrorista palestinese Ḥasan Salāma, ʿAlī Ḥasan Salāma fu soprannominato "il Principe Rosso", sia per la sua agiatezza economica sia per la sua appartenenza a una delle famiglie più in vista dell'alta borghesia palestinese.

Sfuggito a numerosi attentati israeliani, ʿAlī Ḥasan Salāma fu ucciso con un "omicidio mirato" il 22 gennaio 1979 a Beirut, a bordo della Chevrolet station wagon su cui viaggiava con altri 4 palestinesi, dall'esplosione di una bomba posta su un'autovettura Volkswagen parcheggiata su Rue Verdun, dopo che Salama era uscito dall'abitazione di sua moglie, Georgina Rizk, già Miss Libano e poi Miss Universo nel 1971. L'attentato fu organizzato dal Mossad israeliano come ritorsione (Operazione Ira di Dio) per il massacro di Monaco del 1972.[1] Altre otto persone furono falciate dall'esplosione.[2]

Si ritiene che il Mossad abbia reclutato a tal fine Erika Chambers, una cittadina britannica. La Chambers viaggiava nel Vicino Oriente con un'organizzazione benefica per soccorrere i rifugiati palestinesi. Avrebbe organizzato un incontro con ʿAlī Ḥasan Salāma a Beirut, in cui il governo libanese gli aveva assicurato rifugio.[senza fonte] La Chambers venne così a conoscenza dell'itinerario seguito da Salama. Nell'autovettura parcheggiata lungo la strada da lui percorsa venne piazzata una bomba composta da 100Kg di esplosivo. Al suo passaggio la Chambers diede il segnale o attivò direttamente il dispositivo che fece esplodere la carica, ferendo a morte ʿAlī Ḥasan Salāma e uccidendo quattro delle sue guardie del corpo.[3] Furono uccisi anche quattro passanti e altre 18 persone rimasero ferite. Tra le vittime anche una governante tedesca e uno studente britannico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) James M. Markham, Life and Death of a Terrorist, in The New York Times, 10 luglio 1983. URL consultato il 5 novembre 2023.
  2. ^ (EN) The hunt for Black September, 24 gennaio 2006. URL consultato il 5 novembre 2023.
  3. ^ "Death of a Terrorist Archiviato il 12 gennaio 2007 in Internet Archive.", Time, 5 febbraio 1979. Accesso 26 marzo 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN50607169 · ISNI (EN0000 0000 7877 6301 · LCCN (ENn83179564 · GND (DE132792478 · BNF (FRcb12652940q (data) · J9U (ENHE987007267295505171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83179564
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie