Coordinate: 45°42′10.95″N 9°40′05.91″E

Chiesa di Sant'Andrea (Bergamo): differenze tra le versioni

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==Storia==
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Il suo aspetto si deve a un progetto di [[Ferdinando Crivelli (architetto)|Ferdinando Crivelli]], eseguito a partire dal [[1837]] sui resti di una chiesa già ricostruita del [[XVI secolo|XVI]] e nel [[XVII secolo]] sull'area di una basilica cimiteriale protocristiana, nominata come ''basilica Sancti Andreae'' in un atto notarile del 5 maggio [[785]] ora conservato presso l'Archivio di Stato di Bergamo<ref>{{cita web|url=https://bergamo-ortodossa.blogspot.it/2012/12/la-chiesa-di-s-andrea-bergamo.html|titolo=La chiesa di sant'Andrea fuori Porta Dipinta|editore=Bergamo ortodossa|data=13 dicembre 2012|accesso=28 settembre 2016}}</ref>.
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[[File:Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domno e Domneone.jpg|thumb|Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domno e Domneone-Il Moretto]]
[[File:Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domno e Domneone.jpg|thumb|Moretto da Brescia, Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domnone e Domnione, olio su tela, 1534-1537]]
Una lapide all'interno della chiesa ricorda il ritrovamento, nel [[1295]], di una corona e di un calice d'argento. Il 24 luglio 1401 si rinvenne, sotto l'altare maggiore, l'antico sarcofago con i resti di tre individui e una incisione databile al V secolo recante i nomi di tre personaggi: Domnione e i nipoti Eusebia e Domnone. Al tempo furono erroneamente identificati come martiri protocristiani, da cui il culto di [[sant'Eusebia di Bergamo]] e dei [[santi Domno e Domneone|santi Domnione e Domneone]], per via della sigla BM che accompagnava i loro nomi, sciolta in "Beati Martyres", mentre in realtà significava probabilmente solo "Bonae Memoriae" o "Bene Merentes". A loro il [[Il Moretto|Moretto]] dedicherà una magnifica [[Pala d'altare|pala]] tuttora conservata all'interno della chiesa<ref>{{cita web|url=https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g187830-d9982643-Reviews-Chiesa_di_Sant_Andrea_Apostolo-Bergamo_Province_of_Bergamo_Lombardy.html|titolo=Chiesa di Sant'Andrea apostolo|editore=Tripadvisor|accesso=28 settembre 2016}}</ref>.
Una lapide all'interno della chiesa ricorda il ritrovamento, nel [[1295]], di una corona e di un calice d'argento. Il 24 luglio 1401 si rinvenne, sotto l'altare maggiore, l'antico sarcofago con i resti di tre individui e una incisione databile al V secolo recante i nomi di tre personaggi: Domnione e i nipoti Eusebia e Domnone. Al tempo furono erroneamente identificati come martiri protocristiani, da cui il culto di [[sant'Eusebia di Bergamo]] e dei [[santi Domno e Domneone|santi Domnione e Domneone]], per via della sigla BM che accompagnava i loro nomi, sciolta in "Beati Martyres", mentre in realtà significava probabilmente solo "Bonae Memoriae" o "Bene Merentes". A loro il [[Il Moretto|Moretto]] dedicherà una magnifica [[Pala d'altare|pala]] tuttora conservata all'interno della chiesa<ref>{{cita web|url=https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g187830-d9982643-Reviews-Chiesa_di_Sant_Andrea_Apostolo-Bergamo_Province_of_Bergamo_Lombardy.html|titolo=Chiesa di Sant'Andrea apostolo|editore=Tripadvisor|accesso=28 settembre 2016}}</ref>.



Versione delle 16:28, 19 mag 2021

Chiesa di Sant'Andrea
Sant'Andrea
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBergamo
IndirizzoVia Porta dipinta, 39
Coordinate45°42′10.95″N 9°40′05.91″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareAndrea apostolo
Diocesi Bergamo
Consacrazione1847
ArchitettoFerdinando Crivelli
Stile architettonicoNeoclassico
Inizio costruzioneVIII sec.
CompletamentoRicostruita dal 1840
Sito webpagina fb Chiesa di Sant'Andrea Apostolo Bergamo Alta

La chiesa di Sant'Andrea è il luogo di culto cattolico di Bergamo, che si trova in via Porta Dipinta 39, nella parte alta della città. Ricostruito nell'Ottocento da Ferdinando Crivelli sulla base di un precedente edificio, conserva notevoli pale d'altare opera di Andrea Previtali, Il Moretto, Francesco Bassano, Enea Salmeggia, Gian Paolo Cavagna, Jacopo Palma il Giovane, Padovanino, Gian Giacomo Barbello e altri.

Storia

Il suo aspetto si deve a un progetto di Ferdinando Crivelli, eseguito a partire dal 1837 sui resti di una chiesa già ricostruita del XVI e nel XVII secolo sull'area di una basilica cimiteriale protocristiana, nominata come basilica Sancti Andreae in un atto notarile del 5 maggio 785 ora conservato presso l'Archivio di Stato di Bergamo[1].

Moretto da Brescia, Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domnone e Domnione, olio su tela, 1534-1537

Una lapide all'interno della chiesa ricorda il ritrovamento, nel 1295, di una corona e di un calice d'argento. Il 24 luglio 1401 si rinvenne, sotto l'altare maggiore, l'antico sarcofago con i resti di tre individui e una incisione databile al V secolo recante i nomi di tre personaggi: Domnione e i nipoti Eusebia e Domnone. Al tempo furono erroneamente identificati come martiri protocristiani, da cui il culto di sant'Eusebia di Bergamo e dei santi Domnione e Domneone, per via della sigla BM che accompagnava i loro nomi, sciolta in "Beati Martyres", mentre in realtà significava probabilmente solo "Bonae Memoriae" o "Bene Merentes". A loro il Moretto dedicherà una magnifica pala tuttora conservata all'interno della chiesa[2].

A causa di danni provocati dalla costruzione delle Mura Venete (1561-1588), la chiesa ottenne un risarcimento di 300 scudi da parte della Repubblica Veneta grazie al quale fu riedificata e riconsacrata nel 1592[3]. Nel 1591 venne istituita come parrocchia indipendente, smembrandone il territorio dalla vicina di San Pancrazio. Una successiva ristrutturazione risale al 1689, con la posa della prima pietra il 23 giugno ad opera del vescovo Daniele Giustiniani[4].

Nel 1805, per decreto di Napoleone, fu soppressa l'attigua parrocchia di San Michele al Pozzo Bianco e il suo territorio fu annesso alla parrocchia di Sant'Andrea. La chiesa antica risultava così ormai troppo piccola per un territorio abbastanza vasto e per una popolazione piuttosto numerosa.[5] Inoltre, essa sorgeva a un livello più basso del piano stradale di via Porta Dipinta ed era oscurata da una cortina di edifici privati che la nascondevano allo sguardo di chi vi transitava. Una via, questa, la cui importanza era andata nel frattempo crescendo, dal momento che essa, prolungandosi oltre porta Sant'Agostino nella via Pignolo e poi nella via Borgo Palazzo, si dirigeva verso Brescia e da qui conduceva a Venezia. Anche per questa ragione le più importanti famiglie della nobiltà bergamasca fecero costruire lungo questa via i loro sontuosi palazzi: palazzo Suardo, palazzo Da Ponte, Palazzo Grumelli, Palazzo Moroni, palazzo Benaglio, palazzo Sottocasa, mentre vi abitavano già altre famiglie nobili, come i Passi Preposulo e i Rivola.

Già nel 1829 l'architetto Giacomo Romilli venne incaricato di progettarne la completa ristrutturazione. Un analogo progetto fu elaborato da un ingegnere anche per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, ma fortunatamente non venne eseguito. Il progetto di Giacomo Romilli prevedeva un edificio neoclassico, con facciata scandita da lesene e da un timpano, una piccola cupola semisferica e un alto campanile. Per ragioni che per ora non sono note, tale progetto non venne eseguito. Al 1837 datano i primi contatti tra la fabbriceria della chiesa parrocchiale, guidata dal conte Guglielmo Lochis, collezionista e podestà della città di Bergamo, e il giovane architetto Ferdinando Crivelli, entrambi residenti poco distante dalla chiesa. Crivelli elaborò diversi progetti: il primo nel 1838, il secondo nel 1840. Deve esisterne un terzo, quello effettivamente eseguito tra il 1840 quando iniziano le demolizioni della chiesa antica e il 1847, quando la chiesa viene consacrata, il 28 novembre, dal vescovo Carlo Gritti Morlacchi. Crivelli si ispirò in modo sostanzialmente letterale a un progetto che era stato ideato e realizzato nel 1798 dal celebre architetto bergamasco Giacomo Quarenghi per la cappella dei Cavalieri di Malta, interna a Palazzo Voroncov, a San Pietroburgo. Elemento di originalità è la cupola, che non si trova nell'edificio di Quarenghi e che Crivelli progetta ispirandosi al Pantheon.

Al termine dei lavori, all'interno delle navate della chiesa vennero ricollocate le tele già presenti in precedenza[6], alle quali Guglielmo Lochis aggiunse due Natività di Gesù, che appartenevano alla propria collezione: una dipinta e firmata da Enea Salmeggia nel 1590, l'altra attribuita Jacopo Negretti, e probabilmente eseguita attorno al 1603, per la vicinanza stilistica con la Natività di Maria, eseguita tra il 1591 e il 1603 per la chiesa di San Trovaso a Venezia.

Descrizione

La navata in una foto di Paolo Monti

Esterno

La facciata della chiesa risulta incompiuta rispetto al progetto di Crivelli, che aveva previsto un pronao retto da colonne corinzie e coronato da un timpano istoriato con il Martirio di Domnione, Domno ed Eusebia, e appare molto semplice e spoglia. Vi si segnalano solo i tre portali, disegnati da Crivelli, in marmo bianco di Zandobbio. L'interno si sviluppa su una pianta a tre navate con cupola semisferica e abside di fondo.

Interno

L'edificio consta di due livelli: quello inferiore, in origine pensato come chiesa iemale (invernale) ipogea, nel 1951 venne trasformato in teatro per volontà dell'allora prevosto, don Antonio Galizzi, il quale volle dotare la parrocchia di un centro di aggregazione e di animazione. Vi si tenevano spettacoli teatrali, rassegne canore e musicali, proiezioni cinematografiche. Con il diminuire della popolazione e il concentrarsi delle attività di catechesi e di pastorale giovanile presso l'oratorio del Seminarino, il teatro venne chiuso, rimanendo in disuso per molti anni. Lungo l'estate del 2018 la parrocchia di Sant'Andrea lo ha affidato in comodato d'uso gratuito al Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo, che vi ha trasferito la propria sede, organizzandovi corsi di teatro e rappresentazioni teatrali a cura dei docenti e degli studenti dell'Università[6].

Sul piano superiore vi è l'aula della chiesa che conserva preziose opere d'arte. Al quella antica appartengono la Madonna in trono col Bambino tra i santi Eusebia, Andrea, Domno e Domneone, dipinta tra il 1536 e il 1537 dal Moretto[7], il Compianto sul Cristo morto di Andrea Previtali, dipinto nel 1523, la Natività adorata dai pastori di Giovanni Paolo Cavagna, firmata e datata 1605 (fu offerta dalla donne iscritte alla Confraternita di Santa Maria della Pace). All'interno dei lacunari del soffitto erano incassate tre tele, ora in sagrestia, dipinte attorno al 1630 da Padovanino, componenti il Trittico di Sant'Andrea e raffiguranti: Martirio di Sant'Andrea, Coro di angeli festanti con i simboli dei martirio (aureole dorate e rami di palma) e Coro di angeli musicanti. Tra il novembre del 2019 e l'agosto del 2020 le tre tele di Padovanino sono state oggetto di un accurato lavoro di restauro, promosso dal dott. Angelo Piazzoli e dalla Fondazione Credito Bergamasco. Dal 24 settembre al 18 ottobre 2020 le tele sono state esposte sull'altare maggiore della chiesa, per poi essere definitivamente collocate nella sala sottostante la sacristia, dove, a differenza della loro precedente collocazione, si potrà continuare a vederle l'una accanto all'altra, come apparivano quando erano incassate nel soffitto della chiesa antica, attraversate da un'unica logica narrativa.

Il conte Guglielmo Lochis donò alla chiesa parrocchiale in occasione della nuova consacrazione del 28 novembre 1847, una Natività adorata dai pastori di Jacopo Palma il Giovane, databile attorno 1603, e una Natività adorata dai pastori opera di Enea Salmeggia detto il Talpino, firmata e datata. Le fonti in cui era stata pubblicata recavano erroneamente la data 1590, incoerente rispetto alle opere coeve del pittore. A una osservazione più ravvicinata la data si è invece rivelata essere 1599. [8]

Dalla vicina chiesa di San Michele al Pozzo Bianco vennero portate in Sant'Andrea: la Gloria di San Nicola da Tolentino firmata da Gian Giacomo Barbello e datata 1653, la Pala di San Donnino di Francesco Bassano, databile attorno al 1585, due tele di Antonio Cifrondi, databili al 1690: Cristo con l'adultera e l'Ultima Cena. La tela di Barbello è stata restaurata nel 2018 dall'Università degli Studi di Bergamo ed è stata esposta in mostra presso l'aula magna dell'Università, già chiesa del vicino convento di Sant'Agostino. La tela di Bassano è stata restaurata nel 2019 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque episodi della vita di Sant'Andrea, dipinte a partire dal 1868 da Giovanni Battista Epis, allievo dell'Accademia Carrara; quattro tavole con figure di santi a fondo oro dipinte per il nuovo trono della Madonna della Cintura da Giovanni Pezzotta nel 1881; la Via Crucis, di Gian Battista Riva del 1898; la pala con Giuseppe e Gesù Adolescente, dipinta da Giuseppe Riva alla fine del XIX secolo; del medesimo autore è la tela della Madonna che consegna la cintura a santa Monica, che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il suddetto trono. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto convento di Sant'Agostino al tempo della soppressione napoleonica (1797). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di San Nicola da Tolentino (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da Giovanni Antonio Sanz, già parte di un tronco vestito, ritrovata e restaurata a cura dell'Università degli Studi di Bergamo) e della Madonna del Buon Consiglio, che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.

Teatro ex chiesa ipogea

La realizzazione dello scurolo, permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di via Porta Dipinta, dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle Mura Venete, si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di Giuseppe Cesareo, Madonna Immacolata con sant'Anna e san Gioacchino, firmato e datato 1864; del medesimo autore, San Romualdo con santa Lucia e santa Apollonia di Alessandria, datato 1684; Giacomo Anselmi, San Carlo Borromeo, firmato e datato 1614; tre tele anonime, una raffigurante la Visitazione della Beata Vergine Maria databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che Gijsbert van Veen derivò nel 1588 dall'analogo dipinto di Federico Barocci; la Pietà con san Giovanni Evangelista e santa Maria Maddalena del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al XVII secolo, raffigurante il Compianto sul Cristo morto. Nel 1904 lo scurolo fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel 1864 per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della Madonna del Buon Consiglio. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel 1887 da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello "scurolo" trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra e l'urna in marmo nero del 1613, che avevano contenuto le reliquie dei santi Domnione, Domnone e Eusebia, ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico monsignor Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in via Arena nel 1850 e subito donata alla parrocchiale. Per dotare la parrocchia di un centro aggregativo, nella metà del Novecento, l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello "scurolo" in cine-teatro.

Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno el'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche.

Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di città alta presso l'oratorio del Seminarino, il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni '90 del Novecento fino al 2018 il vicario don Giovanni Gusmini incaricato per la Pastorale universitaria, in collaborazione con Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'Università degli Studi di Bergamo, e Claudio Morandi direttore artistico del Centro Universitario Teatrale e Giuliano Gariboldi dovente di recitazione fu stipulata una convenzione con prevosto mons. Fabio Zucchelli, che rese possibile riaprire il teatro al pubblico. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza delle autorità.

Museo Storico e di Arte Sacra

Dal giugno 2021 è stato costituito in alcuni ambienti posti sotto la Sacristia un Museo Storico e di Arte Sacra che racconta la storia della Chiesa di Sant'Andrea e della sua Vicinia, attraverso l'esposizione di opere d'arte e suppellettili con le relative didascalie e l'ausilio di un efficace pannello illustrativo, ideato e curato dall'arch. Luca Guerini.

Il percorso inizia con la scalinata che dall'atrio della Sacristia porta a un primo ambiente nel quale è esposta la tela di Giuseppe Riva con San Giuseppe e Gesù adolescente, dipinta alla fine del XIX secolo. In occasione delle solennità che celebrano questo santo, la tela veniva esposta sull'altare della Madonna della Cintura, nell'omonima cappella nella navata sinistra della chiesa. Davanti a esso è posta una cassapanca sulla quale si trovano due candelabri in bronzo del XVII secolo.

Nel secondo ambiente sono esposte diverse opere: un altarolo (piccolo altare portatile, detto anche "Paradisino") per recare la comunione agli infermi, realizzato in ambito bergamasco in legno scolpito e dorato e decorato con inserti di stoffe preziose tra il XVI e il XVII secolo. Sullo sfondo è ricamata la figura del pellicano che nutre del proprio sangue i suoi piccoli. Secondo i bestiari medievali, infatti, si credeva che questo grosso pennuto arrivasse al sacrificio di sé quando non aveva di che sfamare i pulcini appena nati, ciò che lo rendeva efficace immagine del Cristo Eucaristico. Sopra di esso è affissa la tela un tempo attribuita a Giuseppe Riva e invece restituita a Giovanni Pezzotta (Albino, 1838 - Bergamo, 1911) da don Giovanni Gusmini, grazie al confronto con le tavole del trono della Madonna della Cintura (o Madonna della Consolazione), commissionate al pittore albinese nel 1889, come risulta dai documenti di pagamento conservati nell'archivio della parrocchia. Essa raffigura la Vergine della Consolazione che consegna la cintura a Santa Monica. La tela, centinata, veniva utilizzata per coprire la nicchia dell'altare della Vergine quando la statua ne veniva levata per essere esposta sul trono. In questo ambiente è anche esposto l'anonimo ritratto di don Andrea Zambelli, prevosto di Sant'Andrea tra il 1837 e il 1844, riconducibile all'ambito di Enrico Scuri (1806-1884) o di uno dei coevi Accademici dell'Accademia Carrara. La scelta di collocare qui questo ritratto, che prima si trovava in Sacristia, è dovuta al fatto che a don Zambelli risale l'inizio del cantiere della costruzione della nuova chiesa di Sant'Andrea, la cui storia è narrata nella sala successiva.

Il terzo e ultimo ambiente occupa la grande sala posta sotto la sacristia. Partendo da destra, ci si trova davanti all'ampio pannello esplicativo che illustra la vicenda della Chiesa Prepositurale di Sant'Andrea lungo i secoli. Si inizia con la descrizione di questo luogo di culto, documentato dal 785 d.C., per come si presentava a partire dal XIII secolo fino alla sua demolizione avvenuta nel 1840 per far spazio alla nuova chiesa. Aiutati dalla riproduzione del catasto napoleonico (1804-1821) e dalla Veduta di Bergamo dipinta da Tommaso Frizzoni nel 1816, si comprende che l'antica Sant'Andrea era un ambiente semplice, a una sola navata, la cui abside, come di tradizione, era rivolta verso est, mentre l'accesso era possibile da ovest, da una piccola piazza alla quale si giungeva per un pendio che collegava via Porta Dipinta, a nord, con via degli Anditi, a sud. All'interno, la parete orientale era occupata da tre altari di marmo, nei quali erano collocate le tele di Moretto da Brescia con tre anonime tavolette a far da predella (altare maggiore), Andrea Previtali (altare di san Pietro, a sinistra del maggiore) e Giovan Paolo Cavagna (altare di Santa Maria della Pace, a destra del maggiore). Le tele si trovano ora nella navata destra della chiesa, mentre i tre altari sono stati venduti in occasione della demolizione del 1840 al Seminario (altare maggiore, ora nella chiesa di Santa Maria in Monte Santo e dei Santi Giovanni Battista e Evangelista interna al Seminario Vescovile "Giovanni XXIII") e alla parrocchiale di Orio al Serio (i due gemelli altari laterali, le cui ancone centinate sono state riadattate a nicchie per contenere le statue della Madonna del Rosario e del Sacro Cuore). Una accurata ricostruzione fotografica a cura dell'arch. Luca Guerini permette di apprezzare come doveva presentarsi la parte absidale dell'antica Sant'Andrea, con gli altari originali e le relative tele. Accanto a essa un'altra ricostruzione permette, invece, di immaginare come doveva presentarsi il soffitto, all'interno dei cui lacunari lignei erano incassate le tre tele del trittico di Padovanino. Il pannello esplicativo prosegue presentando i progetti che si sono succeduti per la ricostruzione della chiesa: quello elaborato già nel 1829 dall'architetto Giacomo Romilli e quello elaborato nel 1840 dall'architetto e agrimensore Ferdinando Crivelli, il quale poi - salvo la facciata - venne effettivamente tradotto in realtà. Il pannello si conclude presentando un efficace render fotografico di come si presenterebbe oggi via Porta Dipinta se la facciata fosse stata realizzata. Un modello 3D della facciata, stampato dall'arch. Luca Guerini completa tale presentazione. Al di sopra del pannello sono affisse le tre tavolette di anonimo pittore locale del XVI-XVII secolo che un tempo costituivano la predella della pala di Moretto da Brescia: esse raffigurano la Vocazione di Pietro e Andrea sul Lago di Tiberiade, Il martirio di Sant'Andrea, Domnione che depone il proprio capo davanti alla chiesa di Sant'Andrea.

Al di sotto del pannello sono stati collocate le due arche che nei secoli hanno custodito le reliquie di Domnione, Domnone e Eusebia. La prima è un sarcofago di pietra serena, grossolanamente scolpito e privo di coperchio, rinvenuto sotto l'altare maggiore dell'antica chiesa di Sant'Andrea il 20 luglio 1401. Da quel momento fino al 1613 esso rimase sotto la mensa dell'altare maggiore, chiuso soltanto da un drappo di seta, come lo descrivono gli Atti della Visita di San Carlo Borromeo nel 1575. Al suo interno erano state lasciate le reliquie e le due iscrizioni che vi erano state ritrovate accluse: una del V-VI secolo, studiata e pubblicata da Marina Vavassori, riprodotta sul totem di plexiglass posto accanto al sarcofago stesso; l'altra del 1295, dove si ricorda il rinvenimento di tre doni votivi in argento, un calice, una corona e un cucchiaio. Nel 1613 a spese di Bernardino Biava, come appuntato da Donato Calvi, fu realizzato per Sant'Andrea un nuovo altare in marmo nero, di cui faceva parte l'avello di marmo nero esposto accanto all'arca di pietra. Come illustra un secondo totem di plexiglass, esso contenne le reliquie dei santi martiri e le due iscrizioni fino al 1726, quando fu realizzata l'urna di legno di cipresso ebanizzato e argento ancora in uso. L'avello di marmo nero finì nel giardino di una casa in via Arena (Città Alta): ne entrò in possesso, al momento di acquistare quella casa, il canonico mons. Domenico Rossi, che ne fece dono alla parrocchia di Sant'Andrea, accompagnando il dono con un lettera rinvenuta nell'archivio parrocchiale e riprodotta sul medesimo totem didascalico.

Sulla parte attigua sono affisse le tre grandi tele del trittico di Padovanino, appositamente realizzate nel 1631 da Alessandro Varotari, detto il Padovanino, che per questa ragione venne a lavorare da Venezia, dove aveva bottega, a Bergamo. Lo si apprende dalla firma, dalla data e dalla localizzazione autografa in Bergamo di una tela con La morte di Procri ora in collezione privata fiorentina. Le tre tele del trittico rappresentano Il martirio di Sant'Andrea, la centrale; Cori di angeli con corone e palme, simbolo del martirio, quella affissa a sinistra; Cori di angeli musicanti, quella affissa a destra. Le tele sono state restaurate nel 2020 a cura della Fondazione Credito Bergamasco. Accanto ad esse è collocata la tela con La Sacra Famiglia dipinta da Amadio Pansera (Calcio, 1806-1885) nel 1837 ed esposta in mostra presso l'Accademia Carrara in quello stesso anno, commissionata dal sig. Giacomo Scotti di Calcio, come si legge nel catalogo di quella mostra (al n. 102, pag. 19), edito in Bergamo dalla Stamperia Crescini. La tela deriva dalla Natività di Bernardino Luini, allora di proprietà del conte Guglielmo Lochis, capo della Fabbriceria parrocchiale di Sant'Andrea, che probabilmente acquistò in Accademia Carrara e donò alla propria parrocchia cittadina la piccola tela, inserita in una elegante cornice dorata a foglia. Verosimilmente, il conte Lochis acquistò e donò la tela alla propria parrocchia nel 1837, forse in occasione dell'ingresso di don Andrea Zambelli, avvenuto poco dopo. La tela e la cornice sono state restaurate nel 2021.

Sulla parete meridionale sono affisse la settecentesca tela con il Battesimo di Gesù: essa apparteneva al nobile Francesco Cedrelli, che risiedeva in palazzo prossimo alla chiesa di Sant'Andrea. Due anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1876, il prevosto mons. Luigi Pavoni acquistò la tela dagli eredi per collocarla al di sopra del fonte battesimale, dove è rimasta fino al suo restauro (2021) e la sua collocazione in Museo per garantirne maggiormente la sicurezza e la conservazione. Sul lato opposto della medesima parete, rispetto alla finestra, si trova la tela con la Madonna del Santo Rosario con i santi Domenico, Caterina da Siena, Giovanni Battista e Caterina di Alessandria, già attribuita a Enea Salmeggia, detto il Talpino. Enrico De Pascale l'ha giustamente restituita a Carlo Ceresa (1609-1679), che pure si ispira a modelli salmeggeschi, tra i quali certamente la Pala di Fiorano al Serio. Al di sotto della tela un tavolino a vetrina custodisce reliquie e oggetti appartenuti alla straordinaria figura di Betty Ambiveri per donazione della famiglia Bonomi.

La parte orientale della sala espositiva è occupata dai pannelli del trono della Madonna della Cintura (o della Consolazione), progettato da don Antonio Piccinelli nel 1889, il cui progetto originale, rinvenuto in archivio parrocchiale, è pure esposto lì accanto. I pannelli che decorano ciascuno dei quattro elementi del trono sono di Giovanni Pezzotta: essi, dipinti a tempera su fondo oro, raffigurano santa Monica, sant'Agostino, san Nicola da Tolentino (anche per la cui festa il trono veniva utilizzato con il complemento della statua del santo che vi veniva esposta), il beato agostiniano Gerardo da Serina. Completano l'allestimento due fotografie coeve del trono allestito nello scurolo (attuale teatro) e in chiesa in occasione della festa della Madonna della Cintura.

Al di sopra dei pannelli sono esposti i busti lignei, rivestiti di lamina di rame argentato, sbalzato e cesellato, che raffigurano i santi Andrea, Domnione, Domnone e Eusebia: essi venivano esposti sull'altare maggiore in occasione delle celebrazioni più solenni. Accanto a essi candelabri tra il XVIII e il XIX secolo.

Al centro della sala una serie di vetrine permette di ammirare le suppellettili che vi sono esposte: ostensorio (XIX sec.), quattro calici (XVIII-XIX sec.), turibolo e navicella (XIX sec.), secchiello per l'aspersione (XVIII sec.), corone della Vergine della Cintura e del Bambino (XIX sec.), ferula (XVIII sec.), due palmatorie (XIX sec.). Al di sopra delle vetrine sono esposti un messale con sovracoperta in velluto e argento (Venezia, 1748), croci astili (XVIII-XIX sec.). Nell'ultima vetrina sono esposte alcune lastre in rame incise con le immagini della Madonna della Cintura e di san Nicola da Tolentino con cui venivano tirate stampe devozionali, alcune delle quali eposte insieme alle relative lastre. Quelle firmate sono opera di Gaetano Bonatti (Bassano del Grappa, 1802 - attivo a Milano; notizie tra 1834 e 1851: Effigie della Beata Vergine della Cintura) e di Gaetano Santamaria (Milano, 1817: Effigie di San Nicola da Tolentino). Completa l'esposizione un'interessante iscrizione marmorea incisa su due lati: sul retto, databile al I-II sec. d.C., sono perfettamente leggibili tre lettere capitali "...ARI...", probabilmente parte della parola "CAESARI" (A Cesare) oppure "VARIO" (a Vario) o "MARIO" (a Mario); sul verso, inciso nel 1622, si legge un'iscrizione testamentaria che rinvia al legato di don Abbondio Arrigoni che aveva lasciato metà della propria abitazione alla parrocchia di Sant'Andrea affinché venissero celebrate tre messe al mese in perpetuo in suffragio della sua anima. L'iscrizione è stata rinvenuta l'11 ottobre 2017 presso l'archivio parrocchiale da Gabriele Medolago e don Giovanni Gusmini ed è stata pubblicata da Marina Vavassori in Notizie Archeologiche Bergomensi, 25 (2017) 163-168.

Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy"

Nell'aula studio del Centro Universitario Sant'Andrea, centro per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Bergamo, dal 2018 sono conservati i circa 1740 volumi appartenenti a James A. Podboy, e donati, dopo la sua morte avvenuta nel marzo 2018, dal fratello Robert. I volumi, perlopiù in lingua inglese, trattano di storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte, tra questi i cataloghi delle mostre della Fondazione Credito Bergamasco. I volumi sono stati catalogati portando la biblioteca ad averne circa 2000. All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'archivio parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della vicinia di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene dai secoli XIV-XV secolo fino all'età moderna. Tra i registri di battesimo è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di Donato Calvi.

Note

  1. ^ La chiesa di sant'Andrea fuori Porta Dipinta, su bergamo-ortodossa.blogspot.it, Bergamo ortodossa, 13 dicembre 2012. URL consultato il 28 settembre 2016.
  2. ^ Chiesa di Sant'Andrea apostolo, su tripadvisor.it, Tripadvisor. URL consultato il 28 settembre 2016.
  3. ^ Chiesa, Oratorio, Teatro Riaperto il Sant'Andrea, su bergamopost.it, Bergamo post, 16 giugno 2014. URL consultato il 28 settembre 2016.
  4. ^ Caròlo Facchinetti, Bergamo o sia notizie patrie, Bergamo, 1841. URL consultato il 15 ottobre 2016.
  5. ^ editore=Fondazione Credito Bergamasco, Grandi Restauri - Il Trittico di Sant'Andrea di Padovanino, su Angelo Piazzoli e don Giovanni Gusmini (a cura di), youtube.com, 18 ottobre 2020. URL consultato il 10 novembre 2020.
  6. ^ a b guide Begamo, su guide.travelitalia.com, Travelitalia. URL consultato il 28 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2012).
  7. ^ Redona, p. 311.
  8. ^ La tela risale dunque al periodo in cui Salmeggia stava lavorando a Milano, dove lasciò diverse importanti tele, tra le quali Lo Sposalizio della Vergine, dipinto per il Duomo di Milano e consegnato nel 1601. Altre tele si trovano in Santa Maria della Passione e in San Simpliciano. Anche queste due tele sono state restaurate, tra il 2018 e il 2020 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Bibliografia

  • Pier Virgilio Begni Redona, Alessandro Bonvicino - Il Moretto da Brescia, Brescia, Editrice La Scuola, 1988.

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