Via Porta Dipinta

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Via Porta Dipinta
via Porta Dipinta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàBergamo
Informazioni generali
Tipostrada
Mappa
Map
Coordinate: 45°42′15.92″N 9°40′11.77″E / 45.704423°N 9.669936°E45.704423; 9.669936

Via Porta Dipinta o via Porta Penta è la via di Bergamo che dal prato della Fara conduce fino a piazza Mercato delle Scarpe collegando tra loro le due parti cittadine. Il toponimo della via nasce dall'antica porta medioevale d'ingresso completamente affrescata e poi distrutta nel XIX secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La via ha origini romane; gli scavi effettuati nel primo decennio del XX secolo per la costruzione di alcune autorimesse, hanno portato alla luce una stratificazione che indica l'occupazione ininterrotta della zona fino dall'epoca romana.[1]

Dell'antica porta cittadina che dà il nome a questa via e che fu completamente affrescata da Simone Baschenis di Averara nel 1496 non resta che un'epigrafe posta sul muro dopo palazzo Moroni:

«Qui si apriva nella cerchia delle mura medioevali la porta di Sant'Andrea affrescata nel 1496 da Simone d'Averara detta quindi porta dipinta- fu demolita nel 1815»

La porta di Sant'Andrea prendeva il nome dalla chiesa omonima posta sul lato sinistro. L'aspetto è frutto di un completo rifacimento dell'Ottocento con demolizioni che hanno dato nuove aperture e spazi verdi.

La via era di grande importanza durante il medioevo essendo questo il percorso seguito dai cortei guidati dal podestà che accoglievano i nuovi rettori veneti cittadini.[2]

Sulla zona, in epoca romana, vi era un articolato complesso idraulico per la raccolta delle acque pluviali; durante gli scavi realizzati dove c'era l'ex palazzo Marenzi, distrutto alla fine del XIX secolo dai Moroni - che lo avevano acquistato nel 1878, solo per poterlo demolire in quanto infastidiva il frontale palazzo Moroni - sono riemersi resti di una grossa cisterna completamente scavata nella roccia la cui copertura a botte è testimoniata da residui di materiale posto lungo i lati, la pavimentazione era in cocciopesto che permetteva la tenuta dell'ambiente da eventuali perdite.[3] Resti di un palazzo con la formazione di varie varianti duranti i secoli ne conferma la presenza fino all'età moderna.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La via, che è molto ripida, è storicamente importante perché collegamento tra la parte bassa della città con via Pignolo, attraverso porta Sant'Agostino e piazza Mercato delle Scarpe. Superato il grande prato della Fara sono visibili resti dell'antica Porta sub foppis (dopo la foppa) nome che derivava dall'antico avvallamento che divideva questa parte dalla chiesa agostiniana riempito solo nel 1930, diventando passaggio obbligato[4][5][6]

I numerosi palazzi presenti sulla strada sono una ricostruzione di antiche dimore presenti già in epoca romana, lo testimoniano gli scavi che evidenziano la presenza delle antiche romane.[7]

La via ospita anche la fontana che prende il nome della via, inserita in una struttura ad arco semicircolare in conci di pietra, è di origine medioevale come quasi tutte le numerose fontane di Bergamo, doveva servire gli abitanti delle vicinie di san Giacomo, san Cassiano e santa Eufemia della parte alta cittadina. La lapide che con inciso il nome dal podestà che la fece edificare l'anno non è più leggibile.[8]

La via termina con piazza Mercato delle Scarpe,

Chiesa e palazzi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dario Gallina, p 24.
  2. ^ La Porta Dipinta, p 43.
  3. ^ Dario Gallina, p 25.
  4. ^ Come scriveva Luigi Angelini il Foppone era molto profondo e comodo luogo di scarico di ogni cosa che doveva essere gettata, sia dai carri che dalle massaie, tanto questa valle era tanto fonda non riuscire mai ad essere riempita. La valle fu riempita con il materiale dei palazzi che furono distrutti durante i lavori di risanamento ambientale voluti dal podestà Antonio Locatelli ed eseguiti dall'Angelini a partire dal 1934 Bergamo scomparsa:le traccia delle mura meidoevali, su bergamosera.com, Bergamosera. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2018).
  5. ^ Maco Cangelli, Quando in città Alta c'era il Fopù, su bergamonews.it, Bergamo News, 31 marzo 2019. URL consultato il 26 agosto 2019.
  6. ^ Quando alla Fara c’era il «fupù» Mega buca sparita negli anni Trenta, su ecodibergamo.it, L'Eco di Bergamo, 15 febbraio 2017. URL consultato il 26 agosto 2019..
  7. ^ Ritrovamenti archeologici in via Porta Dipinta (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, IBCAA. URL consultato il 27 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2019)..
  8. ^ Luigi Angelini, Trento Longaretti, Antiche fontane e portali di Bergamo, Bergamo, Stamperia Conti, 1964.
  9. ^ La chiesa di sant’Andrea fuori Porta Dipinta, su bergamo-ortodossa.blogspot.it, Bergamo ortodossa, 13 dicembre 2012. URL consultato il 27 agosto 2019..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Angelini, Trento Longaretti, Antiche fontane e portali di Bergamo, Bergamo, Stamperia Conti, 1964.
  • Arnaldo Gualandris, La città Dipinta Affreschi, dipinti murali, insegne di Bergamo alta, U.C.A.I, 2008, p. 43-51.
  • Tosca Rossi, Bergamo urbs picta, Konos, 2009.
  • Dario Gallina, Sovraintendenza dei Beni Archeologici della Lombardia, 2008-2009.
  • Renato Ravelli, Bergamo una città e il suo fascino, Bergamo, Grafica e arte Bergamo, 1986.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Porta Dipinta, su bergamodascoprire.it, Bergamo da scoprire. URL consultato il 25 agosto 2019.