Chiesa di Sant'Alessandro in Colonna (Bergamo)

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«...In questo giorno che fu la nona domenica dopo Pentecoste per l'ultima volta fur celebrati i Divini officii nell'antica Cathedrale di S Alessandro già destinata per la fortezza della Città alla demolizione. Correva il vangelo della distruttione di Gerusalemme all’or che il Redentore Videns civitatem flevit super aem etc Onde alla sagra lettione si videro gli occhi de’ cittadini astanti gettar lagrime di dolore considerando l’imminente ruina di queOll santa Basilica che per tanti secoli era stata la gloria maggiore della Patria nostra (Effemeridi II 539 e III 287 Donato Calvi

Chiesa di Sant'Alessandro in Colonna
Santa Colonna della Chiesa di Sant'Alessandro in Colonna
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBergamo
IndirizzoLargo Porta Sant'Alessandro
Coordinate45°42′23.35″N 9°39′28.37″E / 45.706487°N 9.65788°E45.706487; 9.65788
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Bergamo
Inizio costruzioneVIII secolo
DemolizioneXVI secolo

La chiesa di Sant'Alessandro in Colonna è uno dei tanti edifici religiosi e civili di Bergamo che vennero distrutti nel 1561 per la costruzione delle mura venete e si trovava dove è ubicata porta Sant'Alessandro. La tradizione racconta che Santa Grata, raccolte le spoglie di Sant'Alessandro, promise che avrebbe fatto costruire tre chiese a lui dedicate, una per ogni colle di Bergamo: colle Sant'Eufemia, San Giovanni e Santo Stefano[1][2].

Il primo documento che nomina la chiesa è il testamento di Taidone, gasindio longobardo, datato 774, e fa riferimento a un edificio presente già nel secolo precedente. Per i primi anni dalla sua edificazione fu chiesa cimiteriale; dopo il 1134 il Capitolo della chiesa pretese di diventare la sede episcopale, e forse la divenne per un breve periodo. La controversia si protrasse tra questa e la basilica di sant'Alessandro per diversi secoli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Alessandro alla Colonna -. Epigrafe 3

La notte del 1º agosto 1561 vennero distrutte alcune zone di città alta di Bergamo, dove c'era il grande complesso monastico di Santo Stefano, e quella che veniva chiamata cittadella alessandrina, poi Porta Sant'Alessandro. Vennero distrutti un'ottantina di fabbricati, tra i quali 24 chiese, per potervi costruire e rinforzare le mura venete[3], dato che la zona che si trovava nella parte di confine più laterale della città alta era considerata poco protetta.

Da porta Sant'Alessandro[4] si arriva in via Borgo Canale, e qui si trovava la chiesa di Sant'Alessandro in Colonna, la prima chiesa paleocristiana della città, dove una colonna e una lastra di marmo indicano il luogo esatto della sua originaria edificazione. Sussidiaria della chiesa risulta essere l'antica chiesa di Santa Maria della Carità che ospitò i primi frati francescani che si stanziarono nella città orobica.[5]

Sant'Alessandro morì martire nel III secolo ed eletto compatrono di Bergamo con san Vincenzo per diventarne poi il solo, il 4 novembre 1689 (con atto del vescovo Daniele Giustiniani)[6]. Sul luogo del martirio venne costruita la Basilica che si trova nella parte bassa della città di Bergamo[7].

Il primo documento che cita la chiesa nel 774 è il testamento di Taidone, che cita la presenza di una corte alessandrina dove si trovavano, oltre la chiesa di Sant'Alessandro, anche una dedicata a san Pietro demolita nel 1529[8], vengono inoltre descritti edifici di proprietà del vescovo, la sua residenza e un locale di ricovero e assistenza per i pellegrini. I terreni intorno alle chiese erano denominati Vigna di Sant'Alessandro[9]. L'ultima grande celebrazione nella chiesa avvenne il 27 luglio 1561, la descrive il Calvi nel suo Effemeridi II 539 e III 287[10], il 3 agosto vennero taslate le salme presenti di sant'Alessandro e San Narno nella chiesa di san Vincenzo.

La sola immagine rimasta della chiesa, è dipinta sulla pala d'altare della Madonna col Bambino, i santi Proiettizio, Giovanni vescovo, Esteria e Giacomo, con angeli musicanti opera di Jacopino Scipioni, che si trova conservata sull'altare maggiore a destra della chiesa di San Pancrazio nella via omonima[11], mentre il suo altare, sembra che sia quello presente nella Chiesa di Sant'Alessandro della Croce, composto da un'antica arca in pietra, ma di questo non rimangono documenti se non la tradizione orale. La moneta pergamino coniata nel palazzo Pacchiani Rivola si vuole che raffiguri la chiesa con le torri cittadine.[12]

«ANNO MDCXXIII KAL OCTOBRISI EMUS EPISCOPUS RITU SOLEMNI MONUMENTU HOC BENEDIXIT IAC SUR PRAEF OPT FAVENTE ERECTUM AR CAPITULLO S ALEXANDRI AD MEMORIAM SEMPITERNAM AECCLESIAE CATEDRALIS ANTIQUISS IN QUEA EIUSDEM SS MARTYRIS CORPUS AB GRATA ET ALIORUM SANCTORUM RELIQUIAS CIVITAS VENERABUTUR»

La colonna in pietra fu posta sul luogo dove si trovava l'edificio dal vescovo Giovanni Emo il 28 settembre 1621. La ricerca di Elia Fornoni pubblicata nel 1885 dal titolo La basilica alessandrina e i suoi dintorni, da una descrizione particolareggiata della basilica in base alla documentazione da lui reperita confermando la sua originare conformazione che la farebbe risalire al IV e V secolo, con un importante restauro realizzato dal vescovo Adalberto dopo che la città fu saccheggiata dalla guerra con re Arnolfo. Fu poi l'ingegnere Luigi Angelini a curarne i successivi studi nel XIX secolo grazie all'interessamento di papa Giovanni XXIII.[12] In una ricerca del 1961 sulla colonna risultò non essere in pietra di Sarnico, ma di granito di Numidia, materiale usato in epoca romana, si desuma che la chiesa fu edificata sopra un antico tempio romano.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Oggi è Santa Grata, su ctrlmagazine.it, CTRL. URL consultato il 19 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2016).
  2. ^ Ebbeni si anche la città di Bergamo è nata su sette colli, su bergamopost.it, Bergamo Post. URL consultato il 20 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2016).
  3. ^ Claudio Piga, Luci e Scorci di Bergamo Alta, Mercatino di Bergamo, 1998.
  4. ^ Porta sant'Alessandro, su contemporarylocus.it, Contemporary locus. URL consultato il 18 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2016).
    «La Porta di Sant'Alessandro fu edificata dal 1560 sulla demolizione dell'antica basilica paleocristiana già dedicata al martire, patrono di Bergamo»
  5. ^ AA.VV., Il Francescanesimo in Lombardia, Silvana Editoriale, 1983, p. 93-99.
  6. ^ Il cammino di Alessandro, su bergamo.corriere.it, Bergamo beni culturali e spettacolo. URL consultato il 18 giugno 2016.
    «La prima sepoltura del martire viene indicata appena fuori Porta Sant'Alessandro. Sul luogo della tumulazione sorse la basilica paleocristiana di Sant'Alessandro, demolita nel 1561 per la costruzione delle mura»
  7. ^ Chiesa di Sant'Alessandro in Colonna, su comune.bergamo.it. URL consultato il 20 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  8. ^ Basilina di sant'Alessandro e canonica (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, Le chiese demolite per la costruzione della mura venete. URL consultato il 18 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016).
  9. ^ Il patrono, sulle tracce di S.Alessandro, su comune.bergamo.it, Il comnune. URL consultato il 19 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016).
  10. ^ Porta di sant'Alessandro (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, comune di Bergamo. URL consultato il 6 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
    «In questo giorno che fu la nona domenica dopo Pentecoste per l'ultima volta fur celebrati i Divini officii nell'antica Cathedrale di S Alessandro già destinata per la fortezza della Città alla demolizione. Correva il vangelo della distruttione di Gerusalemme all'or che il Redentore Videns civitatem flevit super aem etc Onde alla sagra lettione si videro gli occhi de' cittadini astanti gettar lagrime di dolore considerando l'imminente ruina di quel santa Basilica che per tanti secoli era stata la gloria maggiore della Patria nostra»
  11. ^ Bergamo e Sant'Alessandro, su comune.bergamo.it, Comune di Bergamo. URL consultato il 18 giugno 2016.
  12. ^ a b Marcella Cattaneo, Bergamo scolpita, Frafica & Arte, 2017, p. 19, ISBN 978-88-7201-364-9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Aurelia Tassis, La Vita di Santa Grata Vergine, Regina nella Germania, poi Principessa di Bergamo, etc., Padova, 1723, OCLC 504512739.
  • E. Plebani Faga, Santa Grata nella storia e nella tradizione della città di Bergamo, 1995, OCLC 34892434.
  • Nives Gritti, Il Brevario di Santa Grata di Stoccolma, Bergomum, 1996, ISSN 0005-8955 (WC · ACNP), OCLC 887022718.
  • Bruno Caccia, L'antica cattedrale di san Vincenzo martire in Bergamo, Bergamo, Bolis edizioni, 2015.
  • Marcella Cattaneo, Tosca Rossi, Bergamo scolpita, Grafica & Arte, 2017, pp. 18-19, ISBN 978-88-7201-364-9.

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