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Voce principale: Cosenza Calcio.

In questa pagina viene trattata la storia del Cosenza Calcio, società calcistica italiana fondata nel 1912 e avente sede nell'omonima città calabrese.[1]

Dalle origini agli anni venti[modifica | modifica wikitesto]

1908-1912: Le origini del foot-ball a Cosenza[modifica | modifica wikitesto]

Il calcio si affacciò a Cosenza già nel 1908, quando il giovanissimo Arnaldo De Filippis portò il primo pallone dell'era moderna. Nei quartieri cominciarono a formarsi le prime formazioni: la Virides Sport Club, La Brutium, la Liberta , il Milan Sport Club, la Meridionale, la Fratelli Bandiera, la Savoia e la Speranza.

Amedeo De Maria, il patron della Virides, riuscì a fondere le squadre rionali ed a costituire la Società Sportiva Cosentina. L'atto di nascita è datato primo marzo 1912. Nella prima riunione sono eletti dirigenti De Maria, De Filippis, Attilio Laudonio, Vincenzo Musmano, Luigi Giardini, Elio Trifone, Erminio Mosciaro e Mimmo Campana. I contrasti nel club divamparono subito e diventarono presto insanabili, al punto che la SS Cosentina non riuscì a compiere neanche un anno di vita. Ai primi di novembre del 1912, infatti, sia Amedeo De Maria sia Arnaldo De Filippis rassegnarono le proprie dimissioni, causando la fine del sodalizio. Seguì una riunione tumultuosa, la sera dell'11 novembre 1912, con all'ordine del giorno il futuro del calcio e dello sport a Cosenza. Luigi Giardini propose dunque la fondazione una nuova società, a cui fu dato un nome bene auspicante, Fortitudo.

1912-1926: La fondazione della Fortitudo e i primi derby regionali[modifica | modifica wikitesto]

Una settimana dopo, il 18 novembre 1912, gli ex dirigenti della SS Cosentina si riunirono ancora, approvando lo statuto della nuova compagine, una polisportiva praticante scherma, danza, corse podistiche, ciclismo, ginnastica e calcio, con il bianco ed il nero come colori sociali. La scelta del presidente venne fatta per acclamazione: fu scelto De Filippis. L'attività nel football della formazione cosentina era allora limitata alle sole partite amichevoli ed a qualche torneo regionale: infatti, il primo incontro documentato della Fortitudo fu disputato proprio contro una formazione catanzarese, terminato 1-1, disputatosi il 23 febbraio 1914 sul polveroso terreno di Piazza delle Armi, sito nel cuore della città bruzia.

Sul finire del 1918 alcuni giovanissimi, con a capo Riccardo Maspoli, danno vita allo Sport Club Italia, in cui si formano elementi come De Cicco, Solbaro, Sconza, Vietri, Brunelli. Lo Sport Club, comunque, avrà vita breve. Si profila infatti la ricomparsa della Fortitudo. L'11 novembre 1920 si disputa il primo torneo di calcio denominato "Campionato calabrese". Partecipano la Fortitudo, la Ercole Scalfaro di Catanzaro e l'Audax di Portapiana. Le gare si svolgono sul campo di Piazza d'armi in lungo Busento. La Fortitudo vinse il torneo sconfiggendo la Scalfaro 3-0 e l'Audax 2-0, in seguito a rinuncia dell'avversario, venendo nominata campione regionale di calcio per il 1920.

Le prime partite contro i cugini catanzaresi furono appannaggio della compagine cosentina; il 4 maggio 1924 la Fortitudo batte sul proprio campo la Società Sportiva Giulio Braccini, col punteggio di 3-1. Le reti sono segnate da Vietri, Guadagnoli e Sconza. Il 16 maggio 1926, nella prima sfida tra la neonata Cosenza Football Club e la Braccini, i cosentini si imposero per 5-0. I catanzaresi abbandonarono il campo dopo il terzo gol rossoblu, ritenuto irregolare, per poi rientrare permettendo lo svolgersi del match. I marcatori furono Antonio Sconza (tripletta), Toscano e Politano.

1926-1930: Il Cosenza FC, il DS Cosenza e il Cosenza SC[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi mesi del 1926, Riccardo Maspoli, per dissidi insanabili, abbandona la direzione tecnica della Fortitudo e fonda Il Cosenza Football Club con colori rosso e blu in onore a Genoa e Bologna, le formazioni più forti di allora. Il 6 febbraio 1928, il Cosenza FBC fu costretto a variare denominazione e colori sociali su direttiva politica del regime: divenne dunque Dopolavoro Sportivo Cosenza, con maglia azzurra.

Il DS Cosenza si classifica primo a ex aequo con la Fortitudo Locrese nel rispettivo girone del Campionato di Terza Divisione 1927-1928; lo spareggio promozione, giocato a Catanzaro, termina a reti inviolate e il mancato accordo da parte dei due club sulla scelta del campo neutro per la ripetizione della gara rende vana la vittoria del campionato e la relativa promozione. Intanto, nei primi mesi del 1929, le forze sportive cosentine, che non sopportano la sottomissione dello sport alla politica, fondano il Cosenza Sport Club, con maglia rossoblu. Si hanno così due squadre a Cosenza ed entrambe partecipano al campionato di Terza Divisione 1928-1929 che si disputa nell'estate del 1929: prevale, a parità di punti, la squadra che rappresenta il regime che, nel frattempo, Il 6 giugno 1929, viene trasformata in Associazione Sportiva Fascista Cosenza, con l'Avv.Franco Bambini alla presidenza. La ASF Cosenza ottiene il diritto alla promozione in Seconda Divisione, ma resta in vita solo tre mesi; infatti l'ambiente sportivo cittadino, consapevole dei suoi limiti, in vista del nuovo impegnativo campionato, riesce a trovare un punto d'accordo e la ASF confluisce nel Cosenza Sport Club, con colori rossoblu.

Dalla stagione 1929-1930, con la novità di Serie A e Serie B a girone unico e Prima e Seconda Divisione a carattere interregionale, il Cosenza Sport Club comincia la sua avventura nei campionati nazionali. I lupi, guidati in difesa da Ireos Cava, allenatore-giocatore savonese, ed in avanti da Giuseppe Pellicori, raggiungono il settimo posto che consente loro la promozione nella Prima Divisione meridionale allargata a due gironi.

Gli anni trenta[modifica | modifica wikitesto]

1930-1937: la prima metà degli anni trenta e l'inaugurazione del nuovo stadio[modifica | modifica wikitesto]

Prima dell'esordio nel campionato 1930-1931 la politica, in cambio della promessa costruzione del nuovo campo sportivo, impone l'utilizzo del colore azzurro savoia che spicca nel gonfalone della città. La nuova maglia, tuttavia, non porta fortuna visto che dopo dieci giornate la squadra è fanalino di coda con soli quattro punti, frutto di una vittoria con il Catania e di due pareggi con Messina e Savoia; per il resto solo sconfitte, e per di più è attesa dalla sfida con gli azzurri della Salernitana, dominatori assoluti del campionato. Alla notizia che il Cosenza, per dovere di ospitalità, deve cambiare maglia, vengono riesumati i colori rossoblu; i calabresi vinceranno la partita grazie ad un gol del centravanti Pietro Ferraris. Le rimanenti partite, giocate in rossoblu, decretano la conquista della salvezza.

Il Cosenza stagione 1931-1932.

L'anno successivo, il presidente Tommaso Corigliano allestì una formazione di primo piano, ingaggiando giocatori provenienti dal nord Italia ed affidando la guida tecnica al romano Angelo Benincasa. La squadra esordì con una larga vittori per 7-2 ai danni del Molfetta, guidata dai vari Forotti, Staccione, Masi, Gallina, Perazzi, Briano e Vay.

Il 28 ottobre 1931 fu inaugurato il Campo Sportivo "Città di Cosenza" che, dopo vari anni, assunse fu dedicato alla memoria di Emilio Morrone, un giovane cosentino caduto, per un incidente di gioco, durante una gara.

Nel 1932-1933, sotto la guida tecnica dell'ungherese Balacics, la squadra rafforzata con gli innesti di Vittorio Staccione, precedentemente acquistato dalla Fiorentina, Mortarotti, Fiammengo e gli ex giocatori del Napoli Fenili, Pampaloni, De Martino e Zoccola, disputò un campionato di vertice, terminato al terzo posto. Dopo una stagione interlocutoria, nel 1935-1936 il Cosenza fu ammesso alla disputa del torneo di Serie C, di nuova istituzione, e inserito nel girone D insieme, fra le altre, a Catanzaro, Piombino, Pescara, Prato, Salernitana e Savoia. Negli anni successivi la squadra fu ulteriormente potenziata, potendo schierare calciatori dalle spiccate potenzialità offensive come Bertozzi, Frione I, Lodi, Corsanini e Bergonzini. In quegli anni, appena sedicenne, debuttò in prima squadra il mediano Francesco Del Morgine, divenuto in seguito un'autentica bandiera rossoblu.

1937-1940: L'avvento dei tecnici ungheresi[modifica | modifica wikitesto]

A partire dalla stagione 1937-1938 vi fu l'avvento del presidente Carlo Campagna e dei tecnici ungheresi Otto Krappan e János Vanicsek. Fu proprio Otto Krappan a rimpolpare la rosa attraverso la scoperta di tanti nuovi giovani talenti del calcio cosentino; nel piazzale antistante la Prefettura di Cosenza, ad esempio, l'ungherese reclutò tre giovani studenti del Liceo classico Bernardino Telesio mentre due vennero reclutati dalla Ragioneria. I due ragionieri erano Pasquale Lorenzon e Cesare Pulci. Dal campetto della Parrocchia di Santa Teresa invece arrivarono nelle file del Cosenza l'ala sinistra Raffaele Bruno, la cui permanenza in squadra durò dal 1938 al 1950, ed i mediani Domenico Trombino, Antonio Gagliardi ed Ettore Torchiaro. Nel 1938 con Krappan allenatore tornò tra i pali anche Luciano Gisberti, reduce dal servizio militare, mentre la società decise di acquistare il centravanti Bacin e il mezzo destro Cattarin. La prima parte della stagione 1938-1939 coincise con gli ultimi mesi dell'esperienza cosentina di Krappan. Il 3 dicembre del 1938, infatti, l'allenatore ungherese lasciò per sempre la città dei bruzi a causa di gravi motivi familiari. Gli succedette dunque l'ungherese János Vanicsek, proveniente dal Verona.

Al termine della stagione 1938-1939 il portiere cosentino Luciano Gisberti verrà ceduto alla formazione genovese del Liguria, militante in Serie A e antesignana dell'odierna Sampdoria. Gisberti sarà di fatto il primo cosentino a militare nella massima serie. La stagione 1939-1940 è quella della consacrazione per un altro portiere cosentino: Massimo Mari. Egli ben presto convinse il tecnico austriaco Hänsel, conquistandosi il posto da titolare: debutto l'8 ottobre 1939 in Cosenza-Salernitana 4-5. Nel medesimo campionato trovarono spazio anche altri ragazzi scoperti in città da Otto Krappan: fra tutti Pasquale Lorenzon, che sostituì in mediana Francesco Del Morgine ceduto alla Cremonese, e il sedicenne Raffaele Bruno, che andò in rete al debutto contro il Messina. Nella stagione successiva furono riconfermati Stabilini, Barberio, Leonetti, Guarino, Florio, Pulci, Gravina e Stillo.

Gli anni quaranta[modifica | modifica wikitesto]

1940-1946: I primi anni quaranta alla promozione in Serie B[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1940 arriva a Cosenza Renato Vignolini terzino di fama nazionale con alle spalle campionati nelle file di Fiorentina, Genoa e Modena. Nel 1940-1941 il riconfermato allenatore Hänsel ridà fiducia al blocco dei "cosentini" e più in particolare al portiere Mari, ai mediani Lorenzon, Pellicore e Laviola e agli attaccanti Gualtieri e Raffaele Bruno. Ubaldo Leonetti invece si trasferisce a Brindisi. Il Cosenza di Hänsel si salverà senza problemi chiudendo il campionato con una sonora vittoria sul Bisceglie per 6 a 0.

Nel 1941-1942 torna tra le file del Cosenza Del Morgine. Renato Vignolini diventa allenatore-giocatore. L'intera mediana della squadra sarà tutta cosentina: Lorenzon, Del Morgine e Laviola. Per l'attacco il neo allenatore può invece contare sul talento di attaccanti del calibro di Sudati, Capone, Surra e Bruno.

Nel campionato 1942-1943 arrivano a rinforzare la squadra il portiere Galliani, i terzini Bassani e Colombo, l'ala Beolchi ed il centravanti Collimedaglia. La pattuglia dei cosentini purosangue è composta dal mediano Francesco Del Morgine, da Giuseppe Gualtieri, da Ubaldo Leonetti, tornato in città dopo l'esperienza brindisina, e dall'ala sinistra Raffaele Bruno. La squadra al termine del campionato raggiunge il terzo posto completando il girone di ritorno, senza sconfitte. Tuttavia è imminente la vigilia della sospensione di tutti i campionati di calcio a causa dei primi avvenimenti connessi alla seconda guerra mondiale.

Nel secondo dopoguerra la ripresa dell'attività agonistica per il Cosenza fu particolarmente laboriosa. Il periodo post bellico, infatti, è caratterizzato dall'indisponibilità dello stadio Città di Cosenza; l'impianto risulta di fatto completamente occupato dalle baracche costruite nel corso del tempo per ospitare gli sfollati ed i senza tetto della seconda guerra mondiale. I dirigenti dell'epoca riusciranno difficoltosamente a far riprendere l'attività sportiva sul Campo Militare di Via Roma. Lo stadio Città di Cosenza invece tornerà alla sua originaria destinazione solo dopo alcuni anni. La società allora presieduta da Mario Morelli, avente in organigramma Ugo Cozza, Peppino Gervasi, Pietro Morelli, Giuseppe Carci, Carlo Leonetti, Ferdinando Ugenti, Peppino Campagna, Angelo Di Donna, Salvatore Perugini, Biagio Lecce, Guglielmo Nucci, Clausi Schettini, Vincenzo Renzelli, Battista Santoro, Luigi Serpa, William Massimilla, Francesco Guzzo e Luigi Tucci, assunse la denominazione di Associazione Sportiva Cosenza con allenatore-giocatore Renato Vignolini. Alla ripresa dell'attività agonistica parte dei calciatori cosentini, fra i quali Del Morgine, Gualtieri e Leonetti lasciarono la squadra. Al fine di fronteggiare le numerose partenze, l'esperto Vignolini reimpostò in mediana Antonio Gagliardi mentre per i ruoli di centrocampo e di attacco furono designati Domenico Trombino e la giovane ala sinistra Raffaele Bruno. La rinnovata formazione disputò un campionato di vertice, conquistando il secondo posto in classifica e dunque la prima storica promozione in Serie B. L'undici titolare era così composto: Lombardi, Vignolini, Dedone, Gagliardi, Pompei, Busoni, Lischi, Trombino, Capone, Creziato, Bruno. Tra i titolari nell'anno della promozione fanno capolino anche il portiere Biasi, il centrocampista Piero Bruno, l'ala destra Florio ed i mediani Sesti e Pellicore.

1946-1948: Il Cosenza di Demaría e la Serie B[modifica | modifica wikitesto]

Il Cosenza stagione 1946-1947.

Dopo appena qualche giorno dalla conclusione del campionato il Cosenza presentò la nuova dirigenza, formata dal neo presidente Ferdinando Ugenti, da Ugo Cozza, Peppino Gervasi, Pietro, Mario Morelli, Giuseppe Carci, Carlo Leonetti, Peppino Campagna, Angelo Di Donna, Luigi Tucci, Antonio Gagliardi, Vincenzo Maria Borrelli, Arcangelo Gentile ed Ernesto Coscarella. In quella particolare fase storica è il dirigente Carlo Leonetti che riesce a convincere l'italo-argentino Atilio Demaría, campione del mondo nel 1934 con l'Italia di Vittorio Pozzo, ad accettare il ruolo di allenatore-giocatore della formazione silana impegnata nel primo campionato di Serie B. Demaría è reduce dai campionati giocati nell'Ambrosiana-Inter al fianco di Giuseppe Meazza; il suo ingaggio di fatto rappresentò il vero colpo di mercato del Cosenza neo promosso in Serie B. Sotto le direttive di Demaría venne allestita una squadra agonisticamente valida e competitiva per il traguardo della salvezza; giunsero dunque a Cosenza il mediano Casartelli, il centravanti Pepe, l'ala Tapparello, i terzini Delfrati, dal Legnano e Manni dal Siena, l'ala destra Polak dal Siena (il cui nome venne successivamente italianizzato in Polacchi), il centromediano Pompei dal Livorno, l'interno Zaro dal Venezia e il mediano Crola dal Legnano. Inoltre tornò in rossoblu anche Del Morgine. Solo quattro calciatori della rosa che conquistò la promozione furono confermati: il centravanti Capone, il terzino Dedone, il centrocampista Trombino e l'ala sinistra Bruno. Il primo incontro del Cosenza in Serie B - contro la Salernitana di Gipo Viani - terminerà 1-1 con rete di Demaría su rigore. La prima vittoria in cadetteria arriverà invece in casa contro il Taranto (3-2) grazie alla rete decisiva di Bruno direttamente dalla bandierina del calcio d'angolo. Il girone di andata fu fortemente deficitario, tuttavia il positivo girone, con venti punti conquistati, di ritorno porterà i silani alla salvezza; solo Salernitana e Ternana riusciranno a far meglio nel girone discendente. La stagione si chiuderà con la promozione della Salernitana in Serie A e con il Cosenza all'undicesimo posto in graduatoria. Nel primo anno in Serie B le soddisfazioni giunsero dai netti successi ottenuti sull'Alba Trastevere (5-0), sul Perugia (6-0) e sul Brindisi (4-1).

Il bilancio positivo della prima stagione in Serie B trovò anche conferma nella crescita di un squadra giovanile destinata, in quegli anni, a distinguersi per la bontà della sua impostazione. Parliamo dei Boys Demaría, la cui nascita è legata all'omonimo calciatore, con presidente Carlo Leonetti e vicepresidente Ettore Cozza, ammessi alle finali nazionali di categoria.

Nel secondo campionato di Serie B nel 1947-1948 la società, presieduta da Adolfo Quntieri, provvederà a confermare in blocco sia l'allenatore Demaría che i giocatori della prima stagione, ad eccezione del portiere Caruso sostituito da Mari, provvedendo ad acquistare Guido Corbelli, con un passato in Serie A con il Venezia, l'ala Loschi dall'Atalanta, Ragona dal Bari e Scridel dal Sant'Anna. Tuttavia, a causa della riforma del campionato di Serie B, il Cosenza – nonostante il buon campionato ed il decimo posto conquistato con 33 punti in graduatoria – non riuscirà ad assicurarsi la permanenza nella serie cadetta, assicurata invece alle prime sette squadre in classifica.

1948-1950: Il ritorno in Serie C[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1948-1949 il Cosenza, di nuovo in Serie C, viene inizialmente affidato alla guida tecnica di Guido Corbelli al quale, ben presto subentra l'ungherese András Kuttik; questi appena qualche anno prima aveva allenato il Torino in Serie A. Il Cosenza nel nuovo campionato presenta anche Lino Begnini che nel passato ha anche militato in Serie A nel Vicenza e nel Venezia. Alla fine del torneo i calabresi si classificheranno al quinto posto con 35 punti, contro i 45 punti della capolista Catania.

Nella stagione 1949-1950 torna in rossoblu Luciano Gisberti. Arriva una nuova coppia di terzini, formata da Martini e Campana. Indossano la casacca del Cosenza anche l'interno Confalonieri, acquistato dal Seregno, i mediani Ferrara e Manfredini, gli attaccanti Musci e Radu. Restano in rosa le bandiere Del Morgine, Bruno e Leonetti, insieme a Bacillieri, Begnini, Pollak, Zaro. La guida tecnica viene affidata ad un allenatore di grande esperienza come Vittorio Mosele. I risultati non tardarono ad arrivare, ed in seguito a un filotto di dodici risultati utili consecutivi, il Cosenza è campione d'inverno del girone D. La formazione titolare di quel campionato fu così composta: Gisberti, Martini, Campana, Ferrara, Manfredini, Bacillieri, Begnini, Leonetti, Musci, Zaro, Pollak. La squadra terminerà il campionato al primo posto, seppur in condominio con il Messina. Nello spareggio disputato a Salerno il risultato, dopo i tempi supplementari, fu di 1-1. Per il Cosenza segnò Pollak al dodicesimo del primo tempo, per il Messina invece pareggiò Della Casa a soli sette minuti dal fischio finale. Al termine della partita, il portiere calabrese Gisberti denunciò un tentativo di corruzione posto in essere dal presidente dei peloritani. La ripetizione dello spareggio, giocata a Como, fu ad appannaggio del Messina, che vinse 6-1 conquistando la promozione in Serie B. Tuttavia, la dirigenza del Cosenza, al termine della partita di Como, presentò reclamo invocando una rigorosa inchiesta. Relativamente alla denuncia presentata, la Lega in primo grado accolse il reclamo del Cosenza penalizzando di conseguenza il Messina. La CAF invece, a pochi giorni dall'inizio del campionato ed a calendario già pubblicato, riformò la prima decisione confermando il verdetto del campo da gioco.

Dagli anni cinquanta agli anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

1960-1965: altalena fra Serie C e Serie B[modifica | modifica wikitesto]

Agli albori del nuovo decennio lasciarono Cosenza per trasferirsi al Brindisi, militante in Serie B, Begnini e l'ala sinistra Raffaele Bruno. La presidenza fu assunta da Biagio Lecce e, successivamente, da Carlo Leonetti. L'ingaggio del centravanti alessandrino Carlo Stradella assicurò una discreta floridità offensiva; tuttavia, al termine della stagione 1951-1952, a causa della riforma dei campionati, il Cosenza fu retrocesso in IV Serie. Seguirono stagioni anonime durante le quali si avvicendarono molti allenatori: Piccaluga, Kuttik, Lamberti, Andreis e Piacentini, che non riuscirono a conseguire alcun successo. Frattanto, alla presidenza silana tornò alla ribalta Salvatore Perugini, già segretario del sodalizio negli anni trenta. Tale avvicendamento fu decisivo al risollevamento della causa.

Il Cosenza stagione 1957-1958.

Nella stagione 1957-1958 il Cosenza, guidata dal bomber Mario Uxa - capocannoniere del campionato per ben 5 stagioni consecutive -, ottenne la vittoria del girone dell'Interregionale Prima Categoria, centrando la promozione in Serie C, e conquistò inoltre il titolo di campione d'Italia di categoria, ex aequo con Mantova e Spezia. Nella stagione successiva il Cosenza fu bruciato, sul filo di lana, dal Catanzaro, chiudendo il torneo al secondo posto in classifica. Medesimo fu l'esito del campionato seguente, allorquando i silani furono battuti questa volta dal Foggia, dopo un lungo dominio in vetta alla graduatoria.

Il Cosenza stagione 1960-1961.

Dopo la tragica scomparsa del Presidente Perugini, ritroviamo il comm. Biagio Lecce al vertice della Società. La squadra, affidata alle cure di Julius Zsengeller, fu potenziata con alcuni giovanissimi, come il cosentino Francesco Rizzo, il romano vissuto a Cosenza Ugo Rugiero e lo stabiese Giuseppe Gallo, che presto mobilitarano gli osservatori di tutta Italia (finendo, poi, entrambi al Milan per merito di Gipo Viani). Il campionato del Cosenza fu un'autentica cavalcata e solo il Trapani seppe tenere il passo dei lupi, cedendo in dirittura d'arrivo. Al termine della stagione 1960-61 il Cosenza è promosso in Serie B. La formazione artefice dello storico successo era la seguente: Sartori, Follador, Orlando (Trocini), Dalla Pietra (Lugli), Delfino, Federici; Gallo, Rizzo, Lenzi, Ardit, Costa (Joan). La permanenza in cadetteria si rivelò subito difficile: un arbitraggio infelice determinò incidenti nella gara contro il Modena, con conseguente pesante squalifica del campo, che era il vecchio "Emilio Morrone". A Zsengeller subentrò Todeschini e giunse una sofferta salvezza.

Nella stagione successiva (1962-1963), la squadra fu completata con l'ingaggio di Ravera, Baston, Fontana, Marmiroli e Thermes, ma riuscì ad evitare la retrocessione solo perché il Novara venne penalizzato di 10 punti e retrocesso all'ultimo posto della classifica per illecito sportivo. La retrocessione della stagione 1963-1964 segnò la fine di un ciclo e la squadra venne, quasi totalmente rifondata. Dal 1964-1965 il Cosenza, che intanto è divenuto Associazione Sportiva Cosenza, gioca nel nuovo stadio "San Vito", inaugurato il 4 ottobre 1964 in occasione di Cosenza-Pescara, terminata sul punteggio di 2-1 con reti di Ciabattari e Campanini.

1965-1980: la crisi[modifica | modifica wikitesto]

Il Cosenza stagione 1974-1975.

Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, ad opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva ed ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblu per alcuni decenni non riuscì più a riemergere. Seguirono alcune stagioni nelle quali il Cosenza stazionò nelle posizioni intermedie della graduatoria e nel campionato 1969-1970 si verificò un episodio di intolleranza da parte dei tifosi che vide protagonista il signor Calì di Roma, arbitro di Cosenza-Internapoli. Lo stadio "San Vito" venne quindi squalificato.

Il Cosenza riparte da Giusto Lodi, capitano di lungo corso, autentico pilastro della formazione rossoblu, mentre presidente è Mario Guido. La crisi societaria diventa sempre più grave, il fallimento è alle porte e l'amara retrocessione in serie D della stagione 1973-74 sembra segnare l'epilogo della gloriosa storia rossoblu.

Il campionato 1974-75 inizia nel caos più assoluto. La panchina di Emilio Zanotti è precaria e instabile, ma la grande passione di un manipolo di sostenitori sapranno trasformare quel campionato in una stagione trionfale. Con l'incredibile record di 17 successi interni su altrettanti incontri disputati, il Cosenza sbaraglia la concorrenza stravincendo il campionato con 7 punti di vantaggio sull'accoppiata composta da Vittoria e Nuova Igea. Protagonisti di quel campionato sono: Evangelista, Sdrigotti, Bompani (Pavoni), Pasquino, Iazzolino, Codognato; Rigoni, Canetti, Villa (Losio), Pantani, Vivarelli (Lualdi). Il ritorno in Serie C non sarà fortunato. Gli umori della folla non sono più gli stessi e le continue disillusioni generano l'ennesimo episodio deprecabile. Il 27 marzo 1977 in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, il Signor Sancini di Bologna ed i suoi collaboratori sono letteralmente linciati ed i tifosi rossoblu saranno costretti a peregrinare lontani dal "San Vito" per un anno e mezzo. Per la riforma dei campionati, la stagione 1978-1979 vede il Cosenza in Serie C2. La presidenza è assunta da Osvaldo Siciliano che ha propositi di rilancio, ma il campionato sarà vinto dai "cugini" del Rende.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per la ricostruzione storiografica inerente il Cosenza Calcio sono stati utilizzati i libri di Bria, D'Atri, Carchidi e Pasqua.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Federico Bria, Vita da lupi, Editrice Primerano, 1986.
  • Vincenzo D'Atri, Cosenza storia in rossoblù 2° Volume, Luigi Pellegrini Editore, 1991.
  • Gabriele Carchidi, Profondo Rossoblù, Editoriale Progetto 2000, 2003, ISBN 88-8276-186-X.
  • Gianluca Pasqua, Il mio Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2014.