La donna che visse due volte: differenze tra le versioni

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* [http://annyas.com/saul-bass-vertigo-movie-poster-design/ poster del film progettata da Saul Bass]


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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo romanzo, vedi La donna che visse due volte (romanzo).
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File:Screenshot james stewart vertigo la donna che visse due volte 02.jpg
Una scena del film
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Durata128 min
Rapporto1,85:1
Generethriller
RegiaAlfred Hitchcock
SoggettoPierre Boileau, Thomas Narcejac
SceneggiaturaAlec Coppel, Samuel A. Taylor
ProduttoreAlfred Hitchcock per Paramount
FotografiaRobert Burks
MontaggioGeorge Tomasini
MusicheBernard Herrmann
ScenografiaHenry Bumstead, Hal Pereira
Interpreti e personaggi
Logo ufficiale del film

La donna che visse due volte (Vertigo) è un film del 1958 diretto da Alfred Hitchcock.

Il film è tratto dal romanzo D’entre les morts (1954), ricco di mistero, ossessioni e claustrofobia, scritto da Thomas Narcejac (1908–1998) insieme a Pierre Boileau (1906–1989); disse Michel Lebrun: «L’eroe, per loro, non deve mai potersi risvegliare dal suo incubo»[1].

Nel 1989 il film è stato inserito fra quelli conservati nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[1]

Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al sessantunesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito addirittura al nono posto.

Trama

«C'è ancora un'ultima cosa che devo fare, e poi sarò libero dal passato.»

L'avvocato e poliziotto John Ferguson, Scottie per gli amici, soffre di vertigini. Durante un inseguimento sui tetti dei grattacieli di San Francisco, aggrappato ad una grondaia, sospeso nel vuoto, aveva visto un collega precipitare al suolo nel tentativo di salvarlo.

Dimessosi dalla polizia, un suo ex-compagno di college, Gavin Elster, divenuto grosso imprenditore nel campo dei cantieri navali, gli chiede di incontrarlo. Vorrebbe affidargli l'incarico di sorvegliare sua moglie Madeleine, vittima di strane ossessioni. La donna si identifica con la bisnonna materna, Carlotta Valdés. Abbandonata dall'amante e privata della figlia nata dalla loro relazione, Carlotta morì suicida a ventisei anni, la stessa età di Madeleine,

Scottie esita ma Elster gli mostra, durante una cena in un lussuoso ristorante, la moglie. La misteriosa bellezza della donna è tale che Scottie ne è assolutamente conquistato e assume l'incarico.

Incomincia a pedinarla. Dal fioraio Madeleine compra un bouquet, al cimitero visita la tomba di Carlotta, al museo sosta a lungo davanti al ritratto dell'ava a cui somiglia in modo impressionante, nell'antica dimora della famiglia, trasformata in albergo, si è riservata una stanza in cui trascorre qualche ora pomeridiana, infine va a passeggiare sulle sponde del Golden Gate. Inaspettatamente si getta nelle acque della baia. Scottie prontamente si tuffa e la salva. La conduce nel suo appartamento perché si asciughi e si riprenda. Perdutamente innamorato, tenta di convincerla ad accettare il suo aiuto per guarire.

Nel parco delle sequoie anche lei dichiara di amarlo e gli racconta i propri incubi. Sperando di fugare i fantasmi che la tormentano, Scottie vuole accompagnarla nei luoghi da lei nominati, per dimostrarle che sono reali e non possono fare paura. Il paesaggio descritto in un suo sogno corrisponde alla ex missione spagnola San Juan Batista. Giunti sul luogo, Madeleine si allontana da lui e sale le scale del campanile. Scottie non la può seguire a causa della sua fobia per l'altezza. In preda ad un attacco di vertigini assiste impotente al precipitare del corpo sul tetto sottostante.

Accertato giuridicamente il suicidio, ma con una malcelata reprimenda del magistrato nei suoi confronti per quello che considera un vero e proprio atto di codardìa, Scottie cade in depressione, sentendosi colpevole di non aver salvato l'amata. Finisce quindi in una clinica psichiatrica, dove la sua amica Midge, innamorata di lui e non corrisposta, cerca di aiutarlo a riprendersi.

Uscito dalla casa di cura, un anno dopo la tragedia, trova in Judy Barton, una commessa di negozio, bruna e appariscente, una certa somiglianza con Madeleine. La corteggia insistentemente, la convince a vestirsi, a truccarsi, a tingere i capelli, a pettinarsi come Madeleine.

Judy, che è davvero la stessa donna, vorrebbe confessare la verità e sparire. Si accinge a scrivere una lettera d'addio in cui rivela di essere stata l'amante di Elster, di aver recitato la parte della moglie, di essere stata complice dei suoi piani uxoricidi. Poi però cambia idea, straccia la lettera e asseconda Scottie.

Scottie, convinto di aver creato in Judy una nuova Madeleine e intenerito dalla sua disponibilità, può finalmente amarla e la invita a festeggiare con una cena. Indossato un abito nero da sera, lei gli chiede di aiutarla a chiudere il fermaglio della collana. Ma nel gioiello del pendente Scottie riconosce quello appartenuto a Carlotta Valdés, dipinto nel ritratto, e ha la prova dell'inganno subito.

Si vendica senza pietà. Costringe Judy a tornare all'antica missione e a rivivere la scena del delitto. Vinta definitivamente la paura del vuoto, la spinge sulle scale della vecchia torre campanaria. Lei confessa il piano delittuoso ordito con Elster ma riafferma con forza l'amore che l'ha portata a rischiare consapevolmente di essere riconosciuta.

Sulla cima del campanile il dramma sembra concludersi con un bacio appassionato, ma all'improvviso un'ombra misteriosa e lugubre spaventa Judy che si precipita nel vuoto come la vera Madeleine. Una suora compare e, suonando la campana, recita un requiem: "Dio abbia pietà della sua anima".

Produzione

Soggetto

Il titolo originale del film doveva essere From among the dead, traduzione letterale del titolo del romanzo D'entre les morts scritto nel 1954 da Pierre Boileau e Thomas Narcejac, da cui il film era tratto. In Italia il romanzo venne pubblicato dopo l'uscita del film, con il titolo La donna che visse due volte.

Differenza fra libro e film

Mentre l'azione del romanzo si svolgeva nella Francia degli anni '40, il film si svolge nella California del decennio successivo, ma la modifica più importante fatta da Hitchcock sulla trama fu la rivelazione anticipata (a un terzo dalla fine della storia) dell'effettiva identità tra Madeleine e Judy. Questa rivelazione consentiva al regista di spostare l'attenzione dello spettatore verso il tema del doppio, uno dei temi ricorrenti della filmografia di Hitchcock.

Sceneggiatura

Il libro venne sottoposto a un primo trattamento da Alec Coppel, ma la sceneggiatura venne bocciata da Hitchcock. Una seconda stesura, quella definitiva, venne elaborata da Samuel Taylor, incontrando l'approvazione del regista. Taylor si mise al lavoro senza conoscere il romanzo e senza aver letto il primo trattamento, basandosi soltanto sul racconto della trama, espostogli direttamente da Hitchcock.

Cast

La parte di Madeleine era stata originariamente affidata a Vera Miles, ma durante le riprese Hitchcock subì un'operazione alla cistifellea e, una volta ripresosi, toccò alla Miles la latitanza dal set per una gravidanza. Hitchcock le affiderà la parte della sorella della protagonista femminile nel successivo Psyco. Nonostante l'iniziale diffidenza verso Kim Novak, già comunque famosa per film come Picnic e L'uomo dal braccio d'oro, il regista seppe trasformarla nell'archetipo di bionda inafferrabile che caratterizzò molti suoi film.

Nel ruolo del protagonista maschile, James Stewart, alla sua quarta collaborazione con il regista, sa esattamente cosa vuole da lui ed è capace "con la sua recitazione cupa e romantica di attingere al profondo delle sue capacità". In nessun altro film Hitchcock "ha mai avuto un alter ego così evidente".[2]

Riprese

Le riprese, iniziate a settembre, furono completate appena prima del Natale 1957.

Set

I luoghi di ripresa furono progettati fino all'ultimo particolare: fu calibrata perfettamente l'illuminazione del California Palace della Legion d'Onore, furono prese le misure esatte della sala di prova degli abiti del grande magazzino Ranshoff, la disposizione del negozio di fiori. Lo stesso Hitchcock ha disegnato alcuni dei set, tra cui le scale che Scottie scende per salvare Madeleine.

I resti della California Spagnola, come la Mission Dolores dove fu girata la scena del cimitero, e San Juan Batista, l'altra missione dove si svolgono le scene più drammatiche, sono luoghi dall'aspetto misterioso, quasi di sogno.[3]

Musica

Famosi i contributi tecnici del compositore Bernard Herrmann, con una partitura musicale ispirata al melodramma italiano e alla sinfonia I pianeti (Saturno) di Gustav Holst, e del title designer Saul Bass, autore della sequenza introduttiva. Si individuano anche riferimenti alla magica e infiammata musica di Le Valchiriee del Liebestod da Tristano e Isotta (molto appropriata alla favola moderna delle due Isotte).[2] Spesso la musica evoca atmosfere del mondo perduto della California spagnola

Prima

Prima: 9 maggio 1958

Accoglienza

Il film ebbe scarso successo di pubblico e accoglienza tiepida da parte dei critici. Probabilmente era troppo all'avanguardia per il suo tempo e solo più tardi, durante gli anni Sessanta, i cinefili cominciarono a rivalutarlo e a riscoprirlo.

Critica

Dan Aulier[4] ha suggerito che la rivalutazione del film inizia per opera dello studioso britannico-canadese Robin Wood che nel suo libro Hitchcock Films (1968), lo definisce "capolavoro di Hitchcock e uno dei quattro o cinque film più profondi e belli della storia del cinema". Harris-Lasky, 1976-1979, definiscono il film "la più bella e la più crudele delle love story di Hitchcock".[5]

L’effetto “Pigmalione”

Il professore rumeno, Victor I.Stoichita, autore di un saggio sul “simulacro”, componente fondamentale dell’immaginario occidentale, ha esaminato il film Vertigo come esempio di assunzione cinematografica del mito di Pigmalione, il mito fondatore del simulacro.[6]

Lo studioso afferma che un conflitto pigmalionico si dipana nascostamente in Vertigo. Se esiste una figura nella cultura moderna che incarna questa relazione è proprio quella del regista, colui che “mette in scena”. A lui soltanto è riconosciuto il potere esclusivo di creare dei simulacri per un pubblico che paga il biglietto.

“Ti ha forse istruita? Ti ha fatto provare” chiede rabbiosamente Scottie a Judy riferendosi a Elster. In Vertigo Elster e lo stesso Scottie si costituiscono” pigmalioni” in contrasto con la professione del regista poiché non esercitano questa professione ma la plagiano con finalità oscure.

Nel finale Scottie ottiene il miracolo di ricreare Madeleine da Judy:

“Judy con il tailleur grigio, bionda e con i capelli raccolti in uno chignon esce dal bagno. Nella stanza immersa nella luce verde del neon, si palesa sulla soglia come una sagoma, è confusa e impalpabile come un’apparizione. Madeleine sta tornando? Dopo un istante di immobilità come se fosse incerta se superare la soglia tra sogno e realtà, finalmente avanza. Un ‘ombra enorme si proietta sulla parete della camera, ancora un passo e l’ombra scompare. Il doppio è uno. Scottie ha le lacrime agli occhi apre le braccia e nell’abbraccio che segue, accompagnato dalla celeberrima ripresa a 360 gradi e dalla musica memorabile di Hermann, il suo sguardo continua a essere allucinato.”[6]

Il quadro e la cornice

Nella sequenza al museo, spiando al pari di Scottie, lo spettatore vede Madeleine, di spalle, assorta nella contemplazione del quadro, visto di fronte.

Questa” immagine nell’immagine”,” il quadro nel film”, incastona una immagine fissa in un'immagine in movimento. L’immagine in movimento concerne l’azione, la vita, l’immagine fissa la morte e ciò mette in risalto il fascino del vivente davanti alla morte, un tema che Hitchcock aveva già affrontato, ad esempio in Rebecca.

La relazione simulata fra Madeleine e Carlotta si configura attraverso alcuni elementi: il mazzo di fiori posato sulla panca come uscito dalla cornice del quadro, il pendaglio di Carlotta che uscirà dalla cornice soltanto alla fine della storia, le onde nei capelli di Carlotta che si trasformeranno nella spirale dello chignon di Madeliene, "emblema della vertiginosa incastonatura dei simulacri, dell’ebbrezza erotica, dell’attrattiva senza fine degli interdetti, e, in definitiva, del film nella sua totalità."[6]

Gli specchi

Il tema del doppio è sottolineato dalla presenza di specchi in molte scene del film: il negozio di fiori all'inizio, la boutique dove Scottie commissiona il tailleur, l'Ernie's Restaurant e la stanza di Judy all'Empire Hotel.

Essi rappresentano il continuo gioco di rimandi “Kim Novak che recita Judy che recita Madeleine che recita Carlotta… un caso limite dell’effetto Pigmalione”.[6]

Il volto di Madeleine

“Un’icona di profilo” lo definisce Jean Pierre Esquenazi.[7]

Scottie, invitato da Elster nel ristorante da Ernie’s, è seduto al bar e vede per la prima volta Madeleine di spalle. Poi Madeleine si alza e attraversa la sala: un primissimo piano presenta il suo profilo che si proietta, da sinistra a destra, sulla tappezzeria cremisi della parete.

Nella seconda parte del film, nella stanza dell’Hotel Empire, di sera, Hitchcock inquadra il profilo di Judy che guarda verso sinistra, illuminato dalla luce verdastra di un’insegna al neon. Ha un aspetto spettrale e pare l’esatto negativo di quello di Madeleine: è tutto il “passato” che “ritorna” .

“In Vertigo, proprio come nella fotografia e nel film, il negativo è l’originale, e il positivo la contraffazione.”[6]

La spirale

Il motivo della spirale, centrale nel film, emerge fin dai titoli di testa realizzati da Saul Bass. Si ripresenta nello chignon di Madeleine, nei cerchi concentrici delle linee del tempo nel tronco di sequoia, nella scala a chiocciola del campanile della missione, negli incubi di Scottie ricaduto nella sua malattia.

I titoli di testa

Nello schermo nero appare una mezza faccia femminile, la musica ripete un unico accordo, la cinepresa inquadra in primo piano la bocca, si sposta poi verso gli occhi. Scorrono i primi titoli. Nel centro della pupilla compare una spirale che va man mano ingrandendosi, spirali nascono dentro altre spirali, fino a che l’ultima ritorna dentro la pupilla.[8]

Hitchcock ci immerge fin dall'inizio nell'atmosfera da incubo e nelle tematiche del film: la finzione, con la maschera e il volto, la vertigine, con la spirale.

Il tema della vertigine

  • Le vertigini di cui soffre Scottie
  • La vertigine amorosa
  • L’enigma femminile rappresentato dall’acconciatura: la crocchia a spirale
  • Le volute misteriose dell'inconscio
  • La circolarità della vicenda

L’incubo di Scottie

L'incubo che tormenta Scottie, ricaduto nella malattia dopo la morte della presunta Madeleine, è un'incursione nell'inconscio e nella vertigine della perdita della ragione.

Molte immagini già incontrate, ritornano deformate: la camera buia, il primo piano del volto, lo spalancare degli occhi, l'animazione del fiore che esplode, la tomba vuota, la testa di Scottie in mezzo a una tela di ragno, il gorgo della spirale, l'inesorabile caduta, il labirinto delle strade di San Francisco. "É la conoscenza di uno stato di assoluta impotenza".[5]

Tecnica cinematografica

L'effetto delle vertigini è stato riprodotto dopo vari tentativi con una sincronia tra zoomata in avanti e carrellata all'indietro. Si trattò, per i tempi, di una eccezionale innovazione visuale ottenuta con l'uso dei primi obiettivi zoom ad uso cinematografico. La tromba delle scale che viene inquadrata era un modellino, costato all'epoca 19 000 dollari, fatto costruire da Hitchcock per riprodurre l'interno della chiesa nei minimi dettagli.[9]

Anche la scena del bacio nella missione spagnola di San Juan Batista è frutto di un laborioso artificio tecnico: venne dapprima filmato un set circolare con una panoramica a 360°, poi vennero ripresi gli attori che si baciavano, a loro volta sistemati su una piattaforma che ruotava in senso contrario, mentre su uno schermo alle loro spalle veniva proiettata la panoramica girata in precedenza.

Il Golden Gate Bridge, che si vede sullo sfondo nella scena in cui Judy/Madeleine cade in acqua, è divenuto uno dei luoghi culto per i cinefili, tanto da essere utilizzato in molti altri film; Hitchcock lo aveva scelto come location già nel 1951, definendolo "un luogo ideale per un delitto".

Il sogno con le spirali rotanti è una citazione del film dadaista/surrealista Anémic Cinéma di Marcel Duchamp (1926).

Cameo

Anche in questo film come di consueto, Hitchcock si riserva una piccola apparizione-cameo nei panni di un passante che reca con sé la custodia di una tromba, mentre transita davanti ai cantieri di proprietà di Elster.

Doppiaggio

Il primo doppiaggio italiano risale all'uscita del film nelle sale (1958), con Gualtiero De Angelis e Rosetta Calavetta nelle parti dei protagonisti.

Restauro

Nel 1997, dopo 12 anni di assenza dalle programmazioni televisive, il film fu restaurato da Robert A.Harris e James C. Katz: originariamente in VistaVision 35 mm a doppio fotogramma da dx a sx, è stato recuperato il 90% del sonoro originale e trasformato in DTS (integrato con suoni riprodotti seguendo le originarie annotazioni di Hitchcock), ed è stato riprodotto in 70 mm a fotogramma unico.

Apparentemente nel film c'è una incongruenza da... "delitto imperfetto": la vera moglie di Gavin Elster, come accennato, viene strangolata, ma una (più che probabile) analisi del cadavere dopo il recupero avrebbe ben rivelato che la vera causa del decesso non poteva essere la caduta dal campanile, come vorrebbe far credere Gavin. In realtà, questa incongruenza è tale solo nella versione italiana (l'unica in cui si parla di strangolamento). Infatti, nella versione originale alla donna è stato spezzato il collo, morte più accostabile ad una successiva caduta da grande altezza e che dissimula molto meglio l'omicidio.

Riconoscimenti

Il ridoppiaggio

A causa di un restauro tecnico effettuato dalla Universal nei primi anni 80 per la riedizione cinematografica, il film fu ridoppiato. Per la parte di James Stewart fu scelto Giorgio Piazza, che tra l'altro aveva una voce molto simile a quella di Gualtiero De Angelis con cui spesso viene confuso ad un ascolto poco attento; Vittoria Febbi ridoppiò Kim Novak. Questa versione è l'unica ad essere andata in onda in TV e l'unica disponibile in tutte le edizioni home video del film. La medesima situazione riguarda anche La finestra sul cortile.

Citazioni in altri film

Poco prima della scena finale del film del 1995 L'esercito delle dodici scimmie di Terry Gilliam, i due protagonisti guardano una pellicola al cinema: si tratta de La donna che visse due volte.

Nella pellicola del 2002 La leggenda di Al, John e Jack, del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, la scena d'apertura è ambientata in un drive-in americano degli anni cinquanta in cui il film proiettato è proprio La donna che visse due volte; in particolare si possono riconoscere alcuni brevi fotogrammi in cui si vede James Stewart appeso alla grondaia dopo essere scivolato dal tetto durante il famoso inseguimento all'inizio del film.

Nel film Alta tensione di Mel Brooks il protagonista, il Dr. Richard Harpo Thorndyke, soffre di una fobia molto simile all'acrofobia contratta da John Ferguson, dovuta però a cause ben diverse. La pellicola di Alta tensione è una parodia dell'intera opera di Alfred Hitchcock e riprende molte scene e scenari di questo film rivisitati in chiave comica. Il film ha ispirato il set della torre del campanile, le vertigini del protagonista, la grafica della locandina, e il vestito grigio di Vittoria Brisbane (somigliante a quello del personaggio di Kim Novak).

Note

  1. ^ (EN) National Film Registry, su loc.gov, National Film Preservation Board. URL consultato il 3 gennaio 2012.
  2. ^ a b Donald Spoto, Il lato oscuro del genio, Lindau, Torino, 2006, pag. 513.
  3. ^ John Russell Taylor, Hitch. La vita e l'opera di Alfred Hitchcock, traduzione di Mario Bonini, Garzanti, Milano 1980, pag. 305.
  4. ^ Dan Aulier, Vertigo. The making of a Hitchcock Classic, St. Martin’Press, New York 1998, pp. 98-103
  5. ^ a b Bruzzone-Caprara, I film di Hitchcock, Gremese, Roma, 1992, pag. 225.
  6. ^ a b c d e Victor I.Stoichita, L’effetto Pigmalione. Breve storia dei simulacri da Ovidio a Hitchcock, traduzione di Benedetta Sforza, Milano, Il Saggiatore 2006, pp.215-239. ISBN 88-428-1355-9
  7. ^ Jean Pierre Esquenazi, Hitchcock et l’aventure de Vertigo. L’invention à Hollywood, CNRS Editions, Paris 2001, pp. 122-129.
  8. ^ Roberto Donati, La vertigine della scrittura: i titoli di testa de "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock e altri esempi, 2001-2002.http://www.centraldocinema.it/Recensioni/19Set02/roberto_donati.htm
  9. ^ François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Il Saggiatore, 2009, pgg. 202-206.

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