Coordinate: 44.41821°N 12.19794°E

Pietre d'inciampo in Emilia-Romagna: differenze tra le versioni

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Versione delle 20:31, 10 giu 2020

Voce principale: Pietre d'inciampo in Italia.

La lista delle pietre d'inciampo in Emilia-Romagna contiene l'elenco delle pietre d'inciampo (in tedesco Stolpersteine) poste in Emilia-Romagna. Esse commemorano le vittime della persecuzione del regime nazista nell'ambito di un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig estesa a tutta l'Europa. La prima pietra d'inciampo in Emilia-Romagna è stata collocata a Ravenna il 13 gennaio 2013.

Città metropolitana di Bologna

In provincia di Bologna sono presenti ufficialmente 17 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Casalecchio di Reno il 12 gennaio 2018.

Bologna

Nel comune di Bologna si trovano 15 pietre di inciampo, tutte poste l'8 gennaio 2020 nell'ambito di un progetto sostenuto dal Tavolo della Memoria, che riunisce Comune, Regione, Università, Ufficio scolastico regionale, Istituto Parri, Comunità ebraica, Museo ebraico di Bologna, Associazione Figli della Shoah, ANPI e ANED.[1]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
8 gennaio 2020 Via de' Gombruti 9[2]

44°29′37.03″N 11°20′14.13″E
QUI ABITAVA
LEONE ALBERTO ORVIETO
NATO 1866
ARRESTATO DIC.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Orvieto, Leone Alberto Leone Alberto Orvieto (Livorno 6 dicembre 1866 - Auschwitz 6 febbraio 1944), dal 1899 rabbino capo della comunità ebraica bolognese, fu durante il suo incarico che nel 1928 venne edificata la nuova Sinagoga di Bologna. Rifugiatosi a Firenze dopo l'8 settembre 1943, nel dicembre venne però denunciato e arrestato assieme alla moglie Margherita dal Reparto dei Servizi Speciali fiorentino, meglio noto come Banda Carità. Fu trasferito prima a Milano, da dove il 30 gennaio 1944 fu deportato ad Auschwitz. Morì all'arrivo, il 6 febbraio dello stesso anno.[1]
QUI ABITAVA
MARGHERITA CANTONI ORVIETO
NATA 1872
ARRESTATA DIC. 1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Cantoni, Margherita Margherita Cantoni (Mantova 2 dicembre 1872 - Auschwitz 6 febbraio 1944), moglie del Rabbino Leone Alberto Orvieto, era anch'essa attiva all'interno della comunità ebraica. Fu arrestata a Firenze assieme al marito e come lui morì all'arrivo ad Auschwitz, il 6 febbraio 1944.[1]
Strada Maggiore 13

44°29′36.72″N 11°20′53.02″E
QUI ABITAVA
ADELAIDE DI SEGNI CALÒ
NATA 1896
ARRESTATA 13.5.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 30.6.1944
Di Segni, Adelaide Adelaide Di Segni (Roma 21 ottobre 1896 - Auschwitz 30 giugno 1944), commerciante ambulante. Dopo che le fu vietato di svolgere il suo lavoro a causa delle leggi razziali, sopravvisse molto probabilmente grazie all'aiuto dell'associazione ebraica DELASEM, tramite il suo segretario emiliano Mario Finzi, e di confraternite. Successivamente si nascose assieme ai figli sulle colline bolognesi a Savigno, dove però, disperata, senza denaro, tessere annonarie e documenti, si consegnò il 13 maggio 1944 ai Carabinieri locali che la arrestarono assieme ai figli. Dopo essere stata trasferita in un primo tempo a Bologna, il 26 giugno venne internata a Fossoli e da lì venne deportata ad Auschwitz. Morì all'arrivo, il 30 giugno 1944.[1]
QUI ABITAVA
DAVID CALÒ
NATO 1917
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 3.3.1945
BUCHENWALD
Calò, David David Calò (Roma 10 agosto 1917 - Buchenwald 3 marzo 1945), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Morì a Buchenwald il 3 marzo del 1945.[1]
QUI ABITAVA
RAIMONDO CALÒ
NATO 1926
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Calò, Raimondo Raimondo Calò, (Bologna 25 dicembre 1926 - ?), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Non sopravvisse.[1]
QUI ABITAVA
JAK EMANUELE CALÒ
NATO 1927
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Calò, Jak Emanuele Jak Emanuele Calò, (Bologna 25 dicembre 1927 - ?), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Non sopravvisse.[1]
QUI ABITAVA
SERGIO CALÒ
NATO 1930
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Calò, Sergio Sergio Calò, (Bologna 2 settembre 1930 - ?), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Non sopravvisse.[1]
QUI ABITAVA
AURELIANO CALÒ
NATO 1932
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 30.6.1944
Calò, Aureliano Aureliano Calò, (Bologna 2 luglio 1932 - Auschwitz 30 giugno 1944), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Morì all'arrivo il 30 giugno 1944.[1]
QUI ABITAVA
ALBERTA CALÒ
NATA 1932
ARRESTATA 13.5.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 30.6.1944
Calò, Alberta Alberta Calò (Bologna 11 gennaio 1935 - Auschwitz 30 giugno 1944), figlia di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestata e deportata assieme alla madre e ai fratelli. Morì all'arrivo il 30 giugno 1944.[1]
Via del Cestello 4

44°29′16.53″N 11°20′49.55″E
QUI ABITAVA
MARIO FINZI
NATO 1913
ARRESTATO 6.4.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
MORTO 27.2.1945
Finzi, Mario Mario Finzi (Bologna 15 luglio 1913 - Auschwitz 22 o 27 febbraio 1945), laureato giovanissimo in legge, dal 1937 era uditore giudiziario, incarico che perse nel 1938 a causa delle leggi razziali. Nel 1939 emigrò a Parigi dove lavorò come pianista, ma scaduto il visto dovette tornare in Italia. Lo stesso anno si avvicinò ai gruppi clandestini di Giustizia e Libertà e ai gruppi di assistenza ai suoi correligionari, divenendo segretario emiliano della DELASEM. Dopo un breve arresto per antifascismo nel 1943, dall'8 settembre iniziò a prestare aiuto ai partigiani di Vergato, fino al 6 aprile 1944 quando fu arrestato a Bologna. Internato a Fossoli, il 16 maggio venne deportato ad Auschwitz, dove morì il 27 febbraio, un mese dopo la liberazione, a causa dei maltrattamenti subiti.[1]
Via Rimesse 25

44°29′42.21″N 11°22′22.69″E
QUI ABITAVA
ADELCHI BARONCINI
NATO 1889
ARRESTATO 24.2.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 3.1.1945
Baroncini, Adelchi Adelchi Baroncini (Conselice 4 novembre 1889 - Castello di Hartheim 3 gennaio 1945), sposato con Teresa Benini, era operaio alla O.A.R.E., Officina Automezzi Riparazione dell'Esercito. Dopo l'8 settembre entrò nella Resistenza nella 7ª Brigata GAP Garibaldi "Gianni", stampando in casa volantini antifascisti, con l'aiuto delle figlie. Il 24 febbraio 1944 fu arrestato dalla Gestapo in seguito a una denuncia assieme a due colleghi con l'accusa di sabotaggio della produzione bellica. La polizia segreta nazista andando a casa sua trovò però il materiale clandestino e arrestò il resto della famiglia. Adelchi e la figlia Lina vennero interrogati e torturati per un mese nella sede bolognese della Gestapo in Viale del Risorgimento, per poi raggiungere il resto della famiglia nelle carceri cittadine. Il 6 maggio tutta la famiglia venne internata a Fossoli, ma in seguito il solo Adelchi fu trasferito nel campo di Bolzano. Da qui venne deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove vi arrivò il 7 agosto. Morì il 3 gennaio 1945 nel Castello di Hartheim, campo di sterminio destinato agli inabili al lavoro nei campi di concentramento di Mauthausen e Dachau.[1][3]
QUI ABITAVA
TERESA BENINI BARONCINI
NATA 1893
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 26.1.1945
Benini, Teresa Teresa Benini (Imola 19 maggio 1893 - Ravensbrück 26 gennaio 1945), moglie di Adelchi Baroncini, casalinga. Venne arrestata il 24 febbraio 1944 assieme alle figlie e trasferita nel carcere cittadino di Bologna. Il 6 maggio fu internata assieme al marito e alle figlie a Fossoli, da dove il 2 agosto venne inizialmente trasferita a Verona e poi deportata a Ravensbrück come prigioniera politica, dove arrivò quattro giorni dopo. Morì nel campo il 26 gennaio 1945.[1][4]
QUI ABITAVA
JOLE BARONCINI
NATA 1917
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 4.3.1945
Baroncini, Jole Jole Baroncini (Imola 13 agosto 1917 - Ravensbrück 4 marzo 1945), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Fu arrestata il 24 febbraio 1944 assieme alle madre e alle sorelle e trasferita nel carcere cittadino di Bologna. Il 6 maggio fu internata assieme al resto della famiglia a Fossoli, da dove il 2 agosto venne inizialmente trasferita a Verona e poi deportata a Ravensbrück come prigioniera politica, dove arrivò quattro giorni dopo. Morì nel campo il 4 marzo 1945.[1]
QUI ABITAVA
ANGELA BARONCINI
NATA 1923
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
Baroncini, Angela Angela Baroncini detta Lina (Bologna 20 luglio 1923 - ??), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Il 24 febbraio 1944, alla scoperta del materiale clandestino da parte della Gestapo, tentò di addossarne su di sé la responsabilità e di scagionare madre e sorelle. Venne portata nella sede della polizia segreta nazista in Viale Risorgimento, dove fu interrogata e torturata per un mese assieme al padre, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine assieme al resto della famiglia. Il 6 maggio fu internata assieme al resto della famiglia a Fossoli, da dove il 2 agosto venne inizialmente trasferita a Verona e poi deportata a Ravensbrück come prigioniera politica, dove arrivò quattro giorni dopo. Successivamente fu nuovamente trasferita a Salzwedel, un sottocampo del campo di concentramento di Neuengamme, dove il 12 aprile 1945 fu liberata dalle truppe americane. Nel 1978 testimoniò assieme alla sorella Nella la propria esperienza di deportata nel libro Le donne di Ravensbrueck. Testimonianze di deportate politiche italiane.[1][5]
QUI ABITAVA
NELLA BARONCINI
NATA 1925
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
Baroncini, Nella Nella Baroncini, (Bologna 26 agosto 1925 - Bologna 19 aprile 2015), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Fu arrestata il 24 febbraio 1944 assieme alle madre e alle sorelle e trasferita nel carcere cittadino di Bologna. Il 6 maggio fu internata assieme al resto della famiglia a Fossoli, da dove il 2 agosto venne inizialmente trasferita a Verona e poi deportata a Ravensbrück come prigioniera politica, dove arrivò quattro giorni dopo. Sopravvisse e il 30 aprile 1945 fu liberata nel campo dalle truppe sovietiche. Tornata nella città natale, vi visse sino alla morte, avvenuta in tarda età. Nel corso degli anni fece numerose testimonianze della propria esperienza di deportata: la prima nel 1961, poi ancora nel 1978 (assieme alla sorella Lina) nel libro Le donne di Ravensbrueck. Testimonianze di deportate politiche italiane, di Beccaria Rolfi e Bruzzone, e poi ancora nel 1980 nell'opera di Luciano Bergonzini La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, e infine nel 2000 con una video-testimonianza a Rai Educational.[1][6][7]

Casalecchio di Reno

Casalecchio di Reno accoglie due pietre d'inciampo, poste il 12 gennaio 2018 nell'ambito di un'iniziativa promossa dal Comune in collaborazione con l'Istituto storico Parri Emilia-Romagna, la scuola secondaria "G. Galilei" (i cui studenti hanno contribuito a ricostruire le biografie dei deportati), e con le associazioni che compongono il Tavolo di co-progettazione della Memoria Civile.[8]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
12 gennaio 2018 Piazza del Popolo[9]

44°28′39.81″N 11°16′35.09″E
A CASALECCHIO VIVEVA
VANES DE MARIA
NATO 1921
PARTIGIANO
ARRESTATO 10.11.1943
CHERSO, JUGOSLAVIA
DEPORTATO 1943
DACHAU
LIBERATO
De Maria, Vanes Vanes De Maria (Casalecchio di Reno 7 settembre 1921 - ??), disegnatore meccanico. Nel 1940 fu convocato alla leva e prestò servizio come marconista nell'Isola di Cherso, nella Jugoslavia occupata dagli italiani. Dopo l'8 settembre fu fatto prigioniero dagli ustascia, ma fu liberato dai partigiani comunisti dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia. Si unì a loro col nome di battaglia "Druse", ma due mesi dopo fu catturato dai nazisti e deportato come prigioniero politico a Dachau, dove arrivò il 20 novembre 1943. Passò per i sottocampi di Kempten e Kottern, dove riuscì a sfuggire alla marcia della morte verso Innsbruck e dove il 30 aprile 1945 venne liberato dalle truppe americane. Nel 2004 testimoniò la propria esperienza di deportato per il progetto Lager e Deportazione dei Comuni di Nova Milanese e Bolzano (vedi Lager e deportazione – Le testimonianze: Vanes De Maria (PDF), su lageredeportazione.org.)[8]
A CASALECCHIO VIVEVA
GIOVANNI GALLI
NATO 1923
PARTIGIANO
ARRESTATO 24.12.1944
CARCERE DI TORINO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 17.3.1945
Galli, Giovanni Giovanni Galli (Casalecchio di Reno 24 giugno 1923 - Gusen 17 marzo 1945), diplomato in ragioneria. A dicembre 1943 venne chiamato alle armi dalla Repubblica Sociale, si presentò, e fu destinato a Torino, nell'aeronautica. Nell'agosto 1944 disertò, aderendo alla Brigata Giustizia e Libertà "Nanni Camporese", operante nella città, col nome di battaglia "Raggi". Il 24 dicembre venne catturato, a gennaio venne internato nel campo di Bolzano-Gries, da dove fu deportato a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Successivamente fu trasferito nel campo di Gusen, dove morì il 17 marzo 1945.[8]

Provincia di Modena

Finale Emilia

Finale Emilia accoglie 2 pietre d'inciampo, le quali sono state collocate il 27 gennaio 2019 nell'ambito di un'iniziativa sostenuta dal Comune, dalla Biblioteca Comunale, dall'Associazione Alma Finalis, dal Liceo scientifico Morandi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola.[10][11]

«Due Finalesi che, nella follia della Shoah e della emanazione delle leggi razziali contro gli Ebrei, hanno perduto prima la loro dignità di persone e poi successivamente la vita. Due di noi, parte viva e pulsante della nostra comunità, vittime di ideologie farneticanti. Che il loro ricordo e la memoria delle loro storie di inaudita sofferenza possano rimanere vive alle future generazioni di Finalesi»


Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2019[10] via Torre Portello 4

44.833496°N 11.295009°E
QUI ABITAVA
EMILIO CASTELFRANCHI
NATO 1918
PERSEGUITATO
LEGGI RAZZISTE ITALIANE
1938
COLPITO
DA MALE IMPROVVISO
MORTO 4.1.1942
Castelfranchi, Emilio Emilio Castelfranchi, medico militare. Fu licenziato nel 1939 a causa delle Leggi razziali.[10][12]
via Mazzini, 6

44.83373°N 11.29378°E
QUI ABITAVA
ADA OSIMA
NATA 1892
ARRESTATA 7.12.1943
INTERNATA
ASTI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
DESTINO IGNOTO
Osima, Ada Ada Osima (Finale Emilia 6 gennaio 1892 - ?), farmacista, costretta a lasciare il proprio incarico nel 1939 a causa delle Leggi razziali. Fu arrestata ad Asti il 28 gennaio 1944. Dopo un transito per le carceri di Milano, venne deportata ad Auschwitz, dove arrivò il 6 febbraio 1944. Non sopravvisse.[10][12][13]

Mirandola

Mirandola accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 16 gennaio 2019 per iniziativa dell'Associazione culturale "Educamente" in collaborazione con ANPI, Università della Libera Età, Comitato per la Pace e il patrocionio dei Comuni di Mirandola e Carpi.

«Non dobbiamo dimenticare che Focherini ha agito come sappiamo perché era un cristiano autentico, perché viveva la sua fede con impegno. Se non si considera questo, si rischia di menomare la memoria di Odoardo»

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
16 gennaio 2019[14] piazza Costituente, 58

44.88753°N 11.06603°E
QUI ABITAVA
ODORARDO FOCHERINI
NATO 1907
ARRESTATO 11.3.1944
DEPORTATO
FOSSOLI
GRIES, FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 27.12.1944
HERSBRUCK
Focherini, Odoardo Odoardo Focherini (Carpi, 6 giugno 1907Hersbruck, 27 dicembre 1944) è stato un dirigente d'azienda e intellettuale cattolico italiano, medaglia d'oro al merito civile della Repubblica Italiana e iscritto all'Albo dei Giusti tra le Nazioni. L'11 marzo 1944 Odoardo Focherini organizzò la fuga dal campo di concentramento di Fossoli del medico ebreo Enrico Donati con la scusa di una operazione chirurgica urgente.[15] Giunto presso l'ospedale di Carpi Focherini fu arrestato. Successivamente venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli e dopo diverse detenzioni venne deportato in Germania, nel campo di concentramento di Flossenbürg e poi nel sottocampo di Hersbruck.[15] Lì trovò la morte il 27 dicembre 1944 a causa di una setticemia conseguente ad una ferita alla gamba.[16]

Provincia di Parma

In provincia di Parma sono presenti 45 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Parma il 16 gennaio 2017.

Fidenza

A Fidenza si trovano quattro pietre d'inciampo, tutte posate nel gennaio 2020, grazie a un'iniziativa del Comune in collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma.[17]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
11 gennaio 2020 Via Malpeli 70

44°51′57.79″N 10°03′51.95″E
QUI ABITAVA
GUIDO CAMORALI
NATO 1902
ARRESTATO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 31.3.1945
GUSEN
Camorali, Gino Gino Camorali (Fontevivo 20 luglio 1902 - Mauthausen 31 marzo 1945). Di lui non è noto nulla se non questi dati anagrafici.[18]
Piazza Garibaldi[19]

44°52′00.48″N 10°03′40.77″E
A FIDENZA ABITAVA
NANDO PINCOLINI
NATO 1924
ARRESTATO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.4.1945
GUSEN
Pincolini, Nando Nando Pincolini (Fidenza 21 dicembre 1924 - Gusen 10 aprile 1945), lavoratore agricolo. Dopo l'8 settembre si unì alla 31ª Brigata Garibaldi "Forni" col nome di battaglia "Lucia". Venne però arrestato qualche mese dopo a Tabiano di Salso e venne deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Morì il 10 aprile dello stesso anno nel sottocampo di Gusen.[20]
A FIDENZA ABITAVA
RENZO PINCOLINI
NATO 1925
ARRESTATO 14.2.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.4.1945
GUSEN
Pincolini, Renzo Renzo Pincolini, (Fidenza 21 dicembre 1925 - Gusen 25 aprile 1945), lavoratore agricolo. Dopo l'8 settembre si unì ai partigiani assieme al fratello, col nome di battaglia "Cocca". Fu arrestato e deportato assieme al fratello. Morì, ancora nel campo di concentramento, il giorno della Liberazione italiana.[20]
A FIDENZA ABITAVA
GUALTIERO REBECCHI
NATO 1924
ARRESTATO 21.11.1944
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 15.3.1945
Rebecchi, Gualtiero Gualtiero Rebecchi (Fidenza 16 luglio 1924 - Mauthausen 15 marzo 1945), sarto. Dopo l'8 settembre si unì ai partigiani nella 31ª Brigata Garibaldi "Forni", ma fu arrestato e deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Morì nello stesso campo poco più di un mese dopo, il 10 marzo 1945.[21]

Langhirano

Langhirano accoglie 5 pietre d'inciampo, di cui due nella frazione di Torrechiara, poste nell'ambito di un progetto del Comune in collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma e con l'Istituto Gadda, una classe del quale ha contribuito a ricostruire la storia della famiglia Israel.[22]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
11 gennaio 2020 Torrechiara, Piazza Leoni

44°39′23.74″N 10°16′43.31″E
QUI TROVÒ RIFUGIO
ARMANDO BACHI
NATO 1883
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 11.12.1943
Bachi, Armando Armando Bachi (Verona 17 gennaio 1883 - Auschwitz 6 febbraio 1944), militare, dal 1937 generale di divisione, prima della Divisione di fanteria del Rubicone a Ravenna e poi della Divisione motorizzata Po. Congedato nel 1939 a causa delle leggi razziali, si trasferì con la famiglia a Parma presso parenti della moglie. Dopo l'8 settembre si nascosero a Torrechiara, ma padre e figlio vennero scoperti e arrestati dai nazisti il 17 ottobre 1943. Incarcerato a Milano, venne percosso e dovette essere ricoverato. Qui rifiutò la possibilità di fuga per poter raggiungere il figlio, già deportato. Fu così deportato anch'egli ad Auschwitz, dove venne ucciso all'arrivo, il 6 febbraio 1944. Secondo altre fonti venne invece deportato assieme al figlio e morì sempre all'arrivo, l'11 dicembre 1943.[23][24][25][26]
QUI TROVÒ RIFUGIO
ROBERTO BACHI
NATO 1929
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO 1943
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Bachi, Roberto Roberto Bachi (Torino 12 marzo 1929 - Auschwitz ottobre 1944), figlio di Armando Bachi e Ines Bassani. Venne arrestato assieme al padre, e deportato ad Auschwitz prima di lui, il 6 dicembre 1943. Morì circa un anno dopo, nel 1944, per tubercolosi. Gli è dedicata un'altra pietra d'inciampo a Ravenna, dove la famiglia risiedette tra 1937 e 1938. Alla sua storia è stata dedicata un'opera, Il Viaggio di Roberto. Un treno verso Auschwitz, diretta e composta da Paolo Marzocchi, su un libretto di Guido Barbieri, andata in scena per la prima volta nel 2014.[24][26]
12 gennaio 2020 Via XX Settembre 15

44°36′55.87″N 10°16′01.83″E
QUI ABITAVA
JESUA ISRAEL
NATO 1883
ARRESTATO 3.12.1943
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 22.2.1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 26.2.1944
Israel, Ieshua Ieshua Israel (Sarajevo 26 settembre 1883 - Auschwitz 26 febbraio 1944), commerciante, originario di Sarajevo. All'invasione della Jugoslavia, la famiglia fuggì nella Dalmazia occupata dagli italiani, per sfuggire a tedeschi e ustascia croati. Accolti in un primo tempo in un campo a Curzola, vennero poi spostati a Langhirano, dove sopravvissero col magro sussidio fornito dallo Stato. Dopo l'8 settembre fuggirono in Svizzera, ma, giunti alla frontiera il 3 dicembre, furono respinti dalle guardie confinarie svizzere e arrestati subito dopo nel paese di Lanzo d'Intelvi e di lì trasferiti a Fossoli. Vennero deportati ad Auschwitz, dove morì all'arrivo, il 26 febbraio 1944.[27]
QUI ABITAVA
MASALTA CABILIO
NATA 1885
ARRESTATA 3.12.1943
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 22.2.1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Cabilio, Masalta Masalta Cabilio (Sarajevo 25 agosto 1885 - Auschwitz 26 febbraio 1944) casalinga. Seguì il marito Ieshua Israel nella fuga e nella deportazione. Morì il giorno dell'arrivo ad Auschwitz, il 26 febbraio 1944.[27]
QUI ABITAVA
MOSHE LIKO ISRAEL
NATO 1911
ARRESTATO 3.12.1943
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 22.2.1944
AUSCHWITZ
BERGEN-BELSEN
LIBERATO
Israel, Liko Liko Israel (Sarajevo 13 febbraio 1911 - Israele 1987), ingegnere elettrico. Per lavoro a Belgrado al momento dell'invasione tedesca del suo paese, riuscì a riunirsi ai genitori Ieshua Israel e Masalta Cabilio, dei quali condivise le vicende fino all'arrivo ad Auschwitz. Da qui venne spostato nel campo di Monowitz, dove conobbe Primo Levi. Successivamente fu nuovamente trasferito a Bergen-Belsen, dove sopravvisse e fu liberato dalle truppe americane. Dopo la guerra tornò a Belgrado, dove si sposò, trasferendosi poi in Israele, dove morì in tarda età. Rimase sempre in contatto con Onesto Coruzzi, il vicino di casa degli Israel durante il loro soggiorno a Langhirano, che li aveva aiutati durante e subito dopo la guerra.[27]

Parma

Nella città di Parma si trovano 30 pietre d'inciampo, posate tra il 2017 e il 2020. Il progetto è nato nel 2017 per iniziativa del Comune e dell'Istituto storico della Resistenza in collaborazione con Comunità ebraica, ANPI, ANED e, a partire dal 2019, ANPPIA, ALPI e ANPC. Nel 2019 le pietre poste sono state inizialmente pietre in terracotta create dagli allievi del Liceo artistico "Toschi", poi sostituite dalle pietre "ufficiali" dell'artista Gunter Demnig.[28][29][30][31]


Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
16 gennaio 2017 Via Torelli 10

44°47′38.99″N 10°20′13.19″E
QUI ABITAVA
EMILIA CAMERINI
SPOSATA DELLA PERGOLA
NATA 1895
ARRESTATA 10.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 23.5.1944
Camerini, Emilia Emilia Camerini,
QUI ABITAVA
CESARE
DELLA PERGOLA
NATO 1935
ARRESTATO 10.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Della Pergola, Cesare Davide Cesare Davide Della Pergola,
QUI ABITAVA
DONATO
DELLA PERGOLA
NATO 1932
ARRESTATO 10.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Della Pergola, Donato Donato Della Pergola,
Strada Nino Bixio 116

44°47′50.44″N 10°19′09.49″E
QUI ABITAVA
FORTUNATA LEVI
NATA 1869
ARRESTATA 21.7.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.8.1944
Levi, Fortunata Fortunata Levi,
QUI ABITAVA
LIBERA LEVI
NATA 1863
ARRESTATA 21.7.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.8.1944
Levi, Libera Libera Levi,
Vicolo Santa Maria 6

44°48′14.05″N 10°19′04.02″E
QUI ABITAVA
SECONDO POLIZZI
DETTO ERNESTO
NATO 1898
ARRESTATO 31.7.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 22.4.1944
Polizzi, Secondo Secondo Polizzi, detto Ernesto
QUI ABITAVA
IDA MUSSINI
SPOSATA POLIZZI
NATA 1906
ARRESTATA 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRUECK
FLOSSENBUERG
LIBERATA
Mussini, Ida Ida Mussini,
QUI ABITAVA
PRIMO POLIZZI
NATO 1925
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
GUSEN
LIBERATO
Polizzi, Primo Primo Polizzi,
QUI ABITAVA
LINA POLIZZI
NATA 1926
ARRESTATO 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRUECK
LIBERATA
Polizzi, Lina Lina Polizzi,
Strada del Quartiere 9

44°48′03″N 10°18′52.91″E
QUI ABITAVA
ENRICO FANO
NATO 1863
ARRESTATO
CARCERE DI PARMA
ASSASSINATO 25.1.1945
Fano, Enrico Enrico Fano,
QUI ABITAVA
GIULIA BIANCHINI
SPOSATA FANO
NATA 1866
ARRESTATA
DEPORTATA
BOLZANO
ASSASSINATA
Bianchini, Giulia Giulia Bianchini,
QUI ABITAVA
ALBA FANO
NATA 1905
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Fano, Alba Alba Fano,
small>QUI ABITAVA
ERMANNO FANO
NATO 1903
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Fano, Ermanno Ermanno Fano,
QUI ABITAVA
LILIANA FANO
NATA 1934
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 10.4.1944
Fano, Liliana Liliana Fano,
QUI ABITAVA
LUCIANO FANO
NATO 1936
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Fano, Luciano Luciano Fano,
QUI ABITAVA
ROBERTO FANO
NATO 1942
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Fano, Roberto Roberto Fano,
QUI ABITAVA
GIORGINA PADOVA
SPOSATA FANO
NATA 1905
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Padova, Giorgina Giorgina Padova,
13 gennaio 2018 Piazza Garibaldi 1

44°48′03.84″N 10°19′41.21″E
QUI LAVORAVA
GIORGIO NULLO FOÀ
NATO 1919
ARRESTATO 29.9.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 4.2.1944
Foà, Giorgio Nullo Giorgio Nullo Foà,
Strada Felice Cavallotti 30

44°48′21.34″N 10°19′51.22″E
QUI ABITAVA
RENZO MOSÈ LEVI
NATO 1887
ARRESTATO
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Levi, Renzo Mosè Renzo Mosè Levi,
Viale delle Rimembranze 36

44°47′40.23″N 10°19′56.71″E
QUI ABITAVA
GIUSEPPE BARBIERI
NATO 1897
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
GUSEN
ASSASSINATO 25.3.1945
Barbieri, Giuseppe Giuseppe Barbieri,
QUI ABITAVA
SERGIO BARBIERI
NATO 1926
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
GUSEN
ASSASSINATO 28.3.1945
Barbieri, Sergio Sergio Barbieri,
Viale Duca Alessandro 56

44°47′21.94″N 10°19′58.41″E
QUI ABITAVA
ULDA CAMERINI
NATA 1906
ARRESTATA 10.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Camerini, Ulda Ulda Camerini,
6 febbraio 2019 Stradone Martiri della Libertà 13

44°47′43.76″N 10°19′45.71″E
Spritzman, Samuel Samuel Spritzman,
Via della Salute 46

44°47′53.32″N 10°19′04.42″E
Longhi, Luigi Luigi Longhi,
Strada dell'Università 9

44°48′05.01″N 10°19′30.37″E
Muggia, Doralice Doralice Muggia,
Via Pellegrino Strobel

44°48′21.22″N 10°20′43.29″E
Franchini, Ugo Ugo Franchini,
11 gennaio 2020 Via Emilia Est 54
Ravanetti, Gino Gino Ravanetti,
Viale Bottego 10
Olivieri, Augusto Augusto Olivieri,
Via XX Marzo 11
Amadasi, Gino Gino Amadasi,
Strada Nino Bixio 64
Bocchi, Renzo Ildebrando Renzo Ildebrando Bocchi,

Sorbolo Mezzani

Provincia di Piacenza

Carpaneto Piacentino

Carpaneto Piacentino accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 2 febbraio 2020.[32]

La pietra dedicata a Markus Nichtberger ha scatenato diverse polemiche poiché l'incisione presente sulla lapide risulterebbe sbagliata.[33] Il 5 febbraio 2020, infatti, l'Istituto di storia contemporanea di Piacenza ha inviato redatto un elenco di errori commessi durante la cerimonia di posa, sottolineando che documentazione corretta poteva essere fornita dall'ente stesso.[33] In primo luogo venne evidenziato che il nome corretto della vittima era Markus (e non Marcus), mentre una nota importante riguardò la dicitura "abitava", scorretta dal momento che in quella casa Nichtberger era in residenza forzata.[33]

Pietre d'inciampo Informazioni sulle vittime
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione Cenni biografici Immagini correlate
2 febbraio 2020[32] Markus Nichtberger

Castel San Giovanni

Carpaneto Piacentino accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 20 gennaio 2019.

Pietre d'inciampo Informazioni sulle vittime
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione Cenni biografici Immagini correlate
20 gennaio 2019

Provincia di Ravenna

Faenza

Faenza accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 11 gennaio 2018.[34]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
11 gennaio 2018 Via della Croce, 16

44.287095°N 11.887376°E
QUI ABITAVA
AMALIA FLEISCHER
NATA 1885
ARRESTATA 4.12.1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
Fleischer, Amalia Amalia Fleischer,

Ravenna

Ravenna accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 13 gennaio 2013.[35]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
13 gennaio 2013 Via F. Mordani, 5

44.41821°N 12.19794°E
QUI STUDIÒ
ROBERTO BACHI
NATO 1929
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO 1943
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1944
Bachi, Roberto Roberto Bachi (Torino 12 marzo 1929 - Auschwitz ottobre 1944), la pietra si trova davanti alla scuola che frequentò durante l'anno scolastico 1937/1938. Un'altra pietra d'inciampo a lui dedicata è presente a Torrechiara, nel comune di Langhirano. Per la sua biografia vedi sopra.[26]

Provincia di Reggio Emilia

Lo stesso argomento in dettaglio: Pietre d'inciampo nella provincia di Reggio Emilia.

In provincia di Reggio Emilia sono presenti 70 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Correggio il 9 gennaio 2015

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Le Pietre di inciampo a Bologna, su comune.bologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 31 maggio 2020.
  2. ^ All'epoca il civico era il 19
  3. ^ Baroncini Adelchi, su Storia e Memoria di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020.
  4. ^ Teresa Benini, su Storia e Memoria di Bologna.
  5. ^ Angela Baroncini, su storiaememoriadibologna.it, Storia e Memoria di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020.
  6. ^ Nella Baroncini, su Ci portano via, ANED. URL consultato il 1º giugno 2020.
  7. ^ Scomparsa di Nella Baroncini, su comune.bologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020.
  8. ^ a b c Posa di due Pietre d’Inciampo a Casalecchio di Reno intitolate a Vanes de Maria e Giovanni Galli (PDF), su istitutoparri.eu, Istituto Parri Emilia-Romagna. URL consultato il 2 giugno 2020.
  9. ^ Il luogo in cui sono state poste le pietre non corrisponde alle abitazioni dei deportati. Vanes de Maria era residente in via Cavour 17, mentre Giovanni Galli abitava in via Canale 11
  10. ^ a b c d A Finale Emilia la pietra d'inciampo per Ada Osima ed Emilio Castelfranchi, su SulPanaro | News, 28 gennaio 2019. URL consultato il 10 marzo 2020.
  11. ^ 27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA, su biblioteca.comunefinale.net, Biblioteca Comunale di Finale Emilia.
  12. ^ a b Nerino Barbieri, La Bassa Modenese tra il primo e il secondo conflitto mondiale.
  13. ^ Osima, Ada, su CDEC Digital Library, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
  14. ^ Modena. Una «Pietra d'inciampo» sotto casa: così Mirandola ricorda il beato Focherini, su www.avvenire.it, 21 gennaio 2019. URL consultato il 10 marzo 2020.
  15. ^ a b Focherini, 2001, p. 143.
  16. ^ Venerabile Teresio Olivelli Laico e martire, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it. URL consultato il 5 luglio 2017.
  17. ^ La memoria dei deportati, pietre d’inciampo per ricordare quattro fidentini, su comune.fidenza.pr.it, Comune di Fidenza.
  18. ^ Guido Camurali, su Pietre d'inciampo Parma, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma.
  19. ^ Le pietre per Renzo e Nando Pincolini e per Gualtiero Rebecchi sono state poste nella piazza centrale del paese perché non è stato possibile identificare con esattezza le abitazioni
  20. ^ a b Nando e Renzo Pincolini, su Pietre d'inciampo Parma, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma.
  21. ^ Gualtiero Rebecchi, su Pietre d'inciampo Parma, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma.
  22. ^ Memoria d'inciampo (PDF), su comune.langhirano.pr.it, Comune di Langhirano.
  23. ^ Bachi Armando e Roberto, su SAN - Sistema Archivistico Nazionale, MIBACT.
  24. ^ a b Chiara Ines Maria Gelmetti, 167973, il viaggio di Roberto, in BET Magazine Mosaico, Comunità Ebraica di Milano, 10 settembre 2019.
  25. ^ Bachi, Armando, su CDEC Digital Library, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
  26. ^ a b c IL GIORNO DELLA MEMORIA, UN COMPAGNO DI SCUOLA: ROBERTO BACHI, AUSCHWITZ, MATRICOLA N. 167973 (PDF), su assemblea.emr.it.
  27. ^ a b c Famiglia Israel, su Pietre d'inciampo Parma, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma.
  28. ^ “Pietre d’inciampo”, un progetto per ricordare, su comune.parma.it, Comune di Parma.
  29. ^ Pietre d'inciampo, su comune.parma.it, Comune di Parma.
  30. ^ Posa di Pietre d'inciampo, su Comune di Parma.
  31. ^ Quattro nuove “Pietre d'inciampo” a Parma, su Comune di Parma.
  32. ^ a b Giornata della Memoria 2020, su www.comune.carpaneto.pc.it. URL consultato il 10 marzo 2020.
  33. ^ a b c Giorno della memoria 2020: quando le celebrazioni oscurano la storia, su ISREC PC, 5 febbraio 2020. URL consultato il 10 marzo 2020.
  34. ^ Faenza ricorda Amalia Fleischer, l'11 gennaio la posa della pietra d'inciampo, su Buon Senso Faenza, 10 gennaio 2018. URL consultato il 10 marzo 2020.
  35. ^ Lastra dedicata a Roberto Bachi – Ravenna | Pietre della Memoria, su pietredellamemoria.it. URL consultato il 10 marzo 2020.

Biografia

  • Franco Focherini, Il fascismo modenese minuto per minuto, Modena, Il Fiorino, 2001.

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