Pietre d'inciampo nella provincia di Pavia

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Nella provincia di Pavia sono censite 47 pietre d'inciampo, le prime sono state collocate il 14 gennaio 2018 a Varzi.

Stolperstein per Teresio Olivelli

Belgioioso[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
14 gennaio 2020 Via Garibaldi, 54

45°09′43.08″N 9°18′52.84″E / 45.161966°N 9.314678°E45.161966; 9.314678 (Pietre d'inciampo per Isaak Henoch Sturm, Pessla Sturm Hauser, Jakob Lazar Sturm e Alter Nissan Sturm,)
A BELGIOIOSO ABITAVA
ISAAK HENOCH
STURM
NATO 1891
ARRESTATO 10.10.1944
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
FLOSSENBÜRG
Sturm, Isaak Henoch Isaak Henoch Sturm (Tarnobrzeg (Polonia), 30 dicembre 1891 - Flossenbürg, 30 novembre 1944), per sfuggire le persecuzioni in atto nel paese d'origine, si trasferisce nel febbraio 1936 a Milano con la moglie Pessla Hauser ed i due figli Jakob Lazar e Alter Nissim. Avvia un negozio di abbigliamento, ma nel 1940, con l'intensificarsi delle persecuzioni conseguenti all'emanazione delle leggi razziali del 1938, è internato nel campo di Ferramonti, (CS), insieme alla famiglia. L’8 ottobre 1941 tutta la famiglia Sturm è destinata a Belgioioso in condizione di "internamento libero"[1] e qui rimane per tre anni dal 13 ottobre 1941 fino all’arresto avvenuto il 10 ottobre 1944 ad opera dei militi della GNR accompagnati da un graduato tedesco. Saranno detenuti nel carcere di San Vittore a Milano, quindi inviati al Bolzano. Isaak Henoch, con la famiglia, è deportato ad Auschwitz con il convoglio n. 18 partito il 24 ottobre 1944. Supera la selezione, viene trasferito a Flossenbürg dove muore il 30/11/1944.[2][3][4]
A BELGIOIOSO ABITAVA
PESSLA STURM
HAUSER
NATA 1888
ARRESTATA 10.10.1944
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Sturm Hauser, Pessla Pessla Sturm Hauser (Tarnobrzeg (Polonia), 30 maggio 1889 - Auschwitz,  ???). Moglie di Isacco Sturm, madre di Jakob Lazar e Alter Nissim. Segue il drammatico destino del marito e famiglia: da Milano sarà inviata al campo di internamento per ebrei stranieri di Ferramonti (CS) il 28 novembre 1941. Sarà poi per tre anni a Belgioioso in stato di "internamento libero"[1], fino all'arresto il 10 ottobre 1944 con il marito e i figli. Detenuta nel carcere di San Vittore a Milano quindi inviata al campo di Bolzano per essere deportata insieme alla famiglia ad Auschwitz con il convoglio n.18/ trasporto 96, partito da Bolzano il 24 e arrivato al campo il 28 ottobre 1944. Non si conosce la data della sua sorte, ma, presumibilmente all’arrivo al campo, non supera la selezione date le sue precarie condizioni di salute.[2][3][5]
A BELGIOIOSO ABITAVA
JAKOB LAZAR
STURM
NATO 1921
ARRESTATO 10.10.1944
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
LIBERATO
Sturm, Jakob Lazar Jakob Lazar Sturm (Cracovia (Polonia), 2 luglio 1921 - Monowitz, ???), figlio di Isaak Henoch e Pessla Hauser, fratello di Alter Nissan. Pellicciaio a Milano dove si è trasferita la famiglia nel 1936, a Belgioioso, invece, dove sarà destinata la famiglia in stato di "internamento libero"[1] dopo il precedente internamento a Ferramonti, contribuisce al mantenimento della famiglia lavorando come contadino, date le precarie condizioni di salute del padre, della madre e la giovane età del fratello. Dopo l'arresto di tutta la sua famiglia il 10 ottobre 1944, è deportato ad Auschwitz con il convoglio n.18/ trasporto 96, partito da Bolzano il 24 ottobre 1944. Supera la selezione ed è trasferito a Monowitz per lavorare alla Buna, matricola B-13736. Poco prima dell’arrivo dei soldati russi dell'Armata Rossa al campo, riesce a liberarsi peregrinando attraverso l’Europa fino al ritorno a Milano.[2][3][6]
A BELGIOIOSO ABITAVA
ALTER NISSAN
STURM
NATO 1929
ARRESTATO 10.10.1944
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Sturm, Alter Nissan Alter Nissan Sturm (Tarnobrzeg (Polonia), 7 maggio 1929 - Auschwitz, ???), figlio di Isaak Henoch e Pessla Hauser, studente, fratello minore di Jakob. Seguendo il destino della sua famiglia, viene arrestato il 10 ottobre 1944 a Belgioioso, colpevole di appartenere alla razza ebraica, inviato al campo di transito di Bolzano quindi, con il convoglio partito il 24 ottobre, ad Auschwitz. Non se ne saprà più nulla.[2][3][7]

Broni[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
19 gennaio 2018 Via Emanuelli, 48

45°03′48.33″N 9°15′49.94″E / 45.063424°N 9.263871°E45.063424; 9.263871 (Pietre d'inciampo per Egisto Cagnoni)
QUI ABITAVA
EGISTO CAGNONI
NATO 1875
ARRESTATO 20.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 21.11.1944
Cagnoni, Egisto Egisto Cagnoni (Broni, 14 luglio 1875 - Harteim, 21 novembre 1944), di famiglia benestante, socialista, interrompe gli studi di Giurisprudenza a Torino per impegnarsi a favore della causa dei contadini della Lomellina. Sindacalista, sindaco di Mortara, politico, deputato per più legislature, agli albori del fascismo è fatto oggetto di aggressioni squadristiche. Ripara a MIlano dove vive in grandi ristrettezze per tutta l'era fascista. Dopo l'8 settembre 1943 entra nelle file della Resistenza. Arrestato il 20 marzo 1944 è internato al campo di Fossoli, quindi deportato nel Reich nel giugno 1944 e destinato a Mauthausen, trasferito al castello di Harteim dove è assassinato nella camera a gas il 21 novembre 1944.[8][9][10] Tre vie portano il suo nome, una ciascuno a Ceretto Lomellina, a Mede ed a Pavia. A Broni una piazza porta il suo nome.

Chignolo Po[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
22 marzo 2024 Via XXV aprile, 73
davanti ex Scuole

45°08′58.04″N 9°29′07.03″E / 45.149455°N 9.485287°E45.149455; 9.485287 (Pietra d'inciampo per Giovanni Pecchi)
QUI ABITAVA
GIOVANNI PECCHI
NATO 1926
ARRESTATO 27.7.1944
DEPORTATO 1944
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 24.3.1945
DRESDEN
Pecchi, Giovanni Giovanni Pecchi (Chignolo Po, 30 ottobre 1926 - Dresden[11], 24 marzo 1945), figlio di Enrico e Mentina Moro, operaio. Non risponde al reclutamento della RSI. Arrestato il 27 luglio 1944 a Belgioioso è condotto alle carceri di Genova, torturato, trasferito al carcere di San Vittore[12] di Milano, quindi Bolzano il 17 agosto ed infine deportato nel Reich il 5 settembre 1944, destinato a Flossenbürg, nr. di matricola 21727, classificato "Pol" – (Politisch)[13] trasferito poi , 24 marzo 1945, al sottocampo di Dresden[11] dove muore in data incerta.[14]

Cilavegna[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
19 gennaio 2019 Corso Roma, 38

45°18′28.16″N 8°44′41.23″E / 45.307822°N 8.744786°E45.307822; 8.744786 (Pietre d'inciampo per Giovanni Maccaferri e Camilla Campana)
QUI ABITAVA
GIOVANNI
MACCAFERRI
NATO 1923
ARRESTATO 3.3.1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO MAGGIO 1945
Maccaferri, Giovanni Giovanni Maccaferri (Cilavegna, 8 dicembre 1923 - Mauthausen, 8 maggio 1945), operaio, antifascista, iscritto al P.C.d’I. clandestino partecipa allo sciopero del 2 marzo 1944. Il 3 marzo le SS, con gli elenchi degli scioperanti, lo arrestano assieme a Camilla Campana e ad altri membri della commissione di fabbrica; recluso al castello di Vigevano, poi detenuto al carcere di San Vittore a Milano, è trasferito al campo di transito di Fossoli quindi deportato nel Reich al campo di concentramento di Mauthausen il 15 marzo 1944. Morirà di stenti l'8 maggio 1945, tre giorni dopo la liberazione del Lager.[15][16] A Cilavegna, un vicolo porta il suo nome
3 marzo 2024
QUI ABITAVA
CAMILLA CAMPANA
NATA 1916
ARRESTATA 3.3.1944
DEPORTATA
BUCHENWALD
LIBERATA
Campana, Camilla Camilla Campana (Clusone, 28 novembre 1916 - Cilavegna, 21 ottobre 1982), operaia presso il calzificio Giudice di Cilavegna. In conseguenza della sua partecipazione allo sciopero generale, è arrestata il 3 marzo 1944 insieme ad altre colleghe e a Giovanni Maccaferri. Rinchiusa dapprima nel castello di Vigevano, poi incarcerata a San Vittore[17] a Milano, quindi a Bergamo nella Caserma Umberto I°[18] a cui segue la deportazione a Buchenwald. Sopravvive e viene liberata facendo ritorno a casa. [19]

Gambolò[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2020 Piazza Cavour

45°15′26.5″N 8°51′30.98″E / 45.257362°N 8.858607°E45.257362; 8.858607 (Pietra d'inciampo per Paolo Cotta Ramusino e Paolo Costa Giovanolo)
QUI ABITAVA
PAOLO
COTTA RAMUSINO
NATO 1922
ARRESTATO 1.12.1944
DEPORTATO 1944
BUCHENWALD
ASSASSINATO 2.3.1945
OHRDRUF
Cotta Ramusino, Paolo Paolo Cotta Ramusino (Gambolò, 10 febbraio 1922 - Ohrdruf, 2 marzo 1945), agricoltore, militare, arrestato il 1º dicembre 1944 a Cece (Ungheria), il 31 dicembre è trasferito a Buchenwald, matricola 85739, quindi al campo di lavoro di Ohrdruf. Il 2 marzo 1945 è assassinato.[20][21]
8 settembre 2022
QUI ABITAVA
PAOLO
COSTA GIOVANOLO
NATO 1905
ARRESTATO 6.1.1944
DEPORTATO 1944
DACHAU
ASSASSINATO
BUCHENWALD
Costa Giovanolo, Paolo Paolo Costa Giovanolo (Vigevano, 10 gennaio 1905 - Buchenwald, ???), domiciliato a Gambolò fino al 1933, poi a Vigevano, arrestato il 6 gennaio 1944, deportato da Monaco il 12 maggio 1944 al campo di Dachau, matricola 68000, quindi trasferito a Buchenwald.[22][23] Il Tribunale di Vigevano ha emesso il 10 aprile 1959 la sentenza di morte presunta, dove si afferma che sarebbe scomparso da Vigevano il 6 gennaio 1944 e sarebbe morto il 30 aprile 1944.

Garlasco[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
24 gennaio 2019 Piazza della Repubblica, 11

45°11′46.84″N 8°55′21.89″E / 45.196344°N 8.922748°E45.196344; 8.922748 (Pietra d'inciampo di Pietro Gallione e Franceszo Mazza)
QUI ABITAVA
PIETRO GALLIONE
NATO 1918
ARRESTATO 8.9.1943
DEPORTATO 1943
MITTELBAU-DORA
ASSASSINATO 5.4.1945
Gallione, Pietro Pietro Gallione (Garlasco, 23 agosto 1918 - campo di concentramento di Dora-Mittelbau, 5 aprile 1945), muratore, si trova a Mestre all'indomani dell'8 settembre 1943; catturato dai tedeschi durante un rastrellamento è deportato nel Reich. Muore il 5 aprile 1945 nel campo di concentramento di Dora-Mittelbau.[24]
QUI ABITAVA
FRANCESCO MAZZA
NATO 1901
ARRESTATO 9.9.1944
DEPORTATO 1944
DACHAU
ASSASSINATO 19.2.1945
Mazza, Francesco Francesco Mazza (Garlasco, 27 giugno 1901 - Dachau, 19 febbraio 1945), contadino, si prodiga per favorire l'espatrio in Svizzera dei militari alleati fuggiti dai campi di prigionia: di propria iniziativa li ospita fornendo loro viveri e abbigliamento. Arrestato in seguito ad una delazione il 9 settembre 1944, è recluso a San Vittore a Milano, trasferito poi al campo di transito di Bolzano, infine deportato a Dachau dov'è assassinato il 19 febbraio 1945.[24]

Gravellona Lomellina[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
19 gennaio 2019 Vicolo Clotilde Giannini, 1

45°19′43.94″N 8°45′57.03″E / 45.328872°N 8.765841°E45.328872; 8.765841 (Pietra d'inciampo di Clotilde Giannini)
QUI ABITAVA
CLOTILDE GIANNINI
NATA 1903
ARRESTATA 3.3.1944
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
MORTA 24.5.1945
BERGEN-BELSEN
Giannini, Clotilde Clotilde Giannini (Tornaco, 24 dicembre 1903 - Bergen-Belsen, 24 maggio 1945), sposata con Alfredo Giannini, ha un figlio. Antifascista, femminista, partecipa allo sciopero generale del 2 marzo 1944,[25] insieme con 472 altri operai. Il giorno seguente i nazisti arrestano buona parte dei membri della commissione interna dell’azienda, tra cui Clotilde e Giovanni Maccaferri. Rinchiusa nel castello di Vigevano, successivamente trasferita al carcere di San Vittore a Milano, quindi alla Caserma Umberto I°[26] di Bergamo, deportata nel Reich destinata ad Auschwitz, infine al campo di Bergen-Belsen in Bassa Sassonia. In fin di vita alla liberazione del campo, avvenuta il 15 aprile 1945 ad opera delle truppe inglesi,[27] muore nove giorni dopo per le conseguenze della prigionia.[28] Gravellona Lomellina le ha intitolato una via.


Landriano[modifica | modifica wikitesto]

Landriano ospita quattro pietre d'inciampo posate tra il 2019 e 2024.[29]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
23 gennaio 2019 Piazza Marconi, 19
ingresso Poliambulatori

45°18′43.45″N 9°15′38.25″E / 45.312069°N 9.260625°E45.312069; 9.260625 (Pietre d'inciampo per Max Herbert, Sigismondo, Sofia Bick, Mario Spadari)
QUI ABITAVA
MAX HERBERT BICK
NATO 1906
ARRESTATO 1.12.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Bick, Max Herbert Max Herbert Bick (Monaco di Baviera, 17 luglio 1906 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlio di David Bick e Rosa Barmann, un fratello, Sigismondo e una sorella, Sofia. Dopo l'introduzione delle leggi razziali del 1938, è internato, con il fratello, al campo per ebrei di nazionalità straniera di Ferramonti, da qui in soggiorno obbligato a Landriano dove arrivano il 14 settembre 1941. Con l'inasprirsi delle persecuzioni razziali, sono arrestati il 1 dicembre 1943 ed incarcerati prima a Pavia poi a Milano nel carcere di San Vittore. Il 30 gennaio 1944 deportati con il convoglio n. 6 destinati al campo di concentramento di Auschwitz. Non è certa la data della sua morte.[30][31]
QUI ABITAVA
SIGISMONDO BICK
NATO 1903
ARRESTATO 1.12.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Bick, Sigismondo Sigismondo Bick (Monaco di Baviera, 11 marzo 1903 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlio di David Bick e Rosa Barmann, un fratello, Max Herbert e una sorella, Sofia. Dopo l'introduzione delle leggi razziali del 1938, è internato, con il fratello, al campo per ebrei di nazionalità straniera di Ferramonti, da qui in soggiorno obbligato a Landriano dove arrivano il 14 settembre 1941. Con l'inasprirsi delle persecuzioni razziali, sono arrestati il 1 dicembre 1943 ed incarcerati prima a Pavia poi a Milano nel carcere di San Vittore. Il 30 gennaio 1944 deportati con il convoglio n. 6 destinati al campo di concentramento di Auschwitz. Non è certa la data della morte.[32][33]
QUI ABITAVA
SOFIA BICK
NATA 1914
ARRESTATA 20.7.1944
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
LIBERATA
Bick, Sofia Sofia Bick (Monaco di Baviera, 14 agosto 1914 - ???), figlia di David Bick e Rosa Barmann, sorella di Sigismondo e Max Herbert. In soggiorno obbligato a Landriano, arrestati successivamente nel dicembre 1943. I due fratelli deportati col convoglio n.6, Sofia con il convoglio n.4: i treni della morte partiti il 2 agosto 1944 dal Binario 21 della stazione centrale di Milano. Destinati al campo di concentramento di Auschwitz, solo Sofia, unica, sopravviverà..[34]
27 gennaio 2024
QUI ABITAVA
MARIO SPADARI
NATO 1922
ARRESTATO 27.9.1944
DEPORTATO 1944
BUCHENWALD
ASSASSINATO 2.3.1945
OHRDRUF
Spadari, Mario Mario Spadari (Ricengo, 2 novembre 1922 - Ohrdruf, 2 marzo 1945), figlio di Antonio e Tomasina Bianchi, famiglia di braccianti agricoli padani. Caporale dell’aeronautica, partecipa nel 1940 all'invasione della Francia voluta da Mussolini; sbandato dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 raggiunge la famiglia trasferitasi a Landriano, ma nel febbraio del 1944 è vittima di un rastrellamento delle Brigate Nere e richiuso a Pavia prima, quindi Bolzano a cui segue la deportazione del maggio '44 nel Reich come lavoratore coatto. Fugge dal campo di lavoro in settembre ma è presto nuovamente catturato è internato a Dachau quindi Buchenwald infine è a Ohrdruf, dove si spegne nell'nfermeria del campo il 2 marzo 1945.[35]

Langosco[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
22 maggio 2022 Via Giuseppe Mazzini, 61
ingresso Municipio

45°12′55.54″N 8°33′46.44″E / 45.215427°N 8.562901°E45.215427; 8.562901 (Pietra d'inciampo per Luigi Di Langosco)
A LANGOSCO ABITAVA
CONTE LUIGI LANGOSCO
DI LANGOSCO
NATO 1876
RESISTENZA
ARRESTATO 1944
DEPORTATO MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 18.7.1944
SCHLOSS HARTHEIM
Di Langosco, Luigi Luigi Di Langosco (Langosco, 25 settembre 1876 - Castello_di Hartheim, 18 Luglio 1944), conte di Langosco, Colonnello in pensione, non sono note la motivazione e la data dell'arresto; secondo la ricostruzione dello storico Gaetano De Martino: "mentre sul tram conversava con un amico una sua frase di critica fu raccolta da un fascista". Deportato nel Reich arriva a Mauthausen il 13 marzo 1944. Muore il 18 luglio 1944 al Castello_di Hartheim.[36][37][38]

Lardirago[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
26 gennaio 2024 Via IV Novembre, 62
davanti monumento ai caduti

45°14′02.4″N 9°13′54″E / 45.234°N 9.231667°E45.234; 9.231667 (Pietra d'inciampo per Nino Negri)
QUI ABITAVA
NINO NEGRI
NATO 1901
ARRESTATO 17.8.1944
DEPORTATO 1944
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 4.2.1945
HERSBRUCK
Negri, Nino Nino Negri (Lardirago, 07 maggio 1901 - Hersbruck, 4 febbraio 1945), gestore della mensa alla Breda, con il medico condotto di Lardirago favorisce lespatrio degli ex-prigionieri alleati verso la Svizzera. Scoperto è arrestato a Sesto San Giovanni, recluso a San Vittore[39], trasferito a Bolzano quindi deportato nel Reich destinato a Flossenbürg ed infine al campo di Hersbruck dove muore il 4 febbraio 1945.[40]

Lomello[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2022 Piazza Castello

45°07′17.49″N 8°47′38.86″E / 45.121526°N 8.794128°E45.121526; 8.794128 (Pietra d'inciampo di Giuseppe Zaltieri e Giuseppe Loew)
QUI ABITAVA
GIUSEPPE ZALTIERI
NATo 1909
PARTIGIANO
ARRESTATO 30.10.1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO APR.1945
OHRDRUF
Zaltieri, Giuseppe Giuseppe Zaltieri (Isorella, 1 settembre 1909 - Mauthausen, ??? aprile 1945), salariato agricolo, sposato con quattro figli. Dopo l'8 settembre 1943 offre rifugio ai soldati anglo-americani favorendo il loro l'espatrio in Svizzera. Nella Resistenza è attivo tra le file della II divisione Madia dove è già Giuseppe Loew . Arrestato nella sua abitazione il 30 ottobre 1944 dalle Brigate Nere di Mortara, condotto a San Vittore a Milano e poi al Bolzano, da dove il 20 novembre, viene deportato a Mauthausen matricola 110436. Trasferito ad Auschwitz, quindi a Buchenwald il 26 gennaio 1945, infine al campo di lavoro di Ohrdruf. Le ricerche della Croce Rossa Internazionale non hanno permesso di stabilire la data della sua morte, ma si suppone che sia deceduto dopo l'evacuazione del campo di Ohrdruf.[41][42][43]
QUI ABITAVA
GIUSEPPE LOEW
NATo 1926
PARTIGIANO
ARRESTATO 6.7.1944
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
MORTO FEB.1945
DACHAU
Loew, Giuseppe Giuseppe Loew (Milano, 26 giugno 1926 - Dachau, 16 febbraio 1945), studente, partigiano, incaricato di aiutare i militari inglesi e americani fuggiti dai campi di prigionia, assume in seguito il comando della formazione partigiana "compagnia Grieff" che confluirà nell'autunno del '44 nella Brigata "Fachiro", particolarmente impegnata in azioni di sabotaggio e nel disarmo di militi della RSI sorpresi isolati nei loro spostamenti. Il 16 luglio del 1944, Giuseppe fu sorpreso mentre trasportava dei manifesti di propaganda antinazista. Catturato dalla Brigata Nera di Pavia, è rinchiuso per due mesi nel carcere locale e poi trasferito nel campo di Bolzano, quindi deportato nel Reich ad Auschwitzed infine trasferito nel lager di Dachau, dove muore non ancora ventenne il 16 febbraio 1945.[43][44][45]
Nel 2000, a cura dell'Associazione culturale "Palatina" di Lomello, è stato pubblicato un saggio dal titolo "Giuseppe Loew, un eroe sconosciuto".

Mede[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
24 gennaio 2020 Via Andrea Costa
(angolo via P. Bernini)

45°05′47.46″N 8°43′57.42″E / 45.096517°N 8.732617°E45.096517; 8.732617 (Pietra d'inciampo per Carlo Nipoti)
QUI ABITAVA
CARLO NIPOTI
NATO 1908
ARRESTATO OTT. 1943
DEPORTATO 1943
MITTELBAU-DORA
ASSASSINATO 1.2.1944
Nipoti, Carlo Carlo Nipoti (Mede, 30 dicembre 1908 - Mittelbau-Dora, 1 febbraio 1944), figlio di Pietro e Armandola Angela, famiglia contadina. Sposa Sartirana Giuseppa. Richiamato alle armi nel 1941 ed inviato sul fronte greco-albanese. Alla firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943, come centinaia di migliaia di soldati italiani è fatto prigioniero dai tedeschi in quanto rifiutatisi di combattere al loro fianco e quindi deportati nel Reich. Internato nel lager di Mittelbau-Dora, uno dei numerosi sottocampi di Buchenwald, sul monte Kohsten in Turingia. In questo campo venivano costruiti i missili V1 e V2, utilizzati nel bombardamento di Londra; vi furono internati prigionieri da tutta l'Europa e anche circa 1600 italiani, di cui la metà composta da IMI (Internati Militari Italiani). Carlo muore nel campo il 1º febbraio del 1944.[46][47]

Montù Beccaria[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
5 maggio 2022 Piazza Umberto I°

45°02′17.61″N 9°18′46.24″E / 45.038224°N 9.312843°E45.038224; 9.312843 (Pietra d'inciampo per Pietro Giuseppe Crescimbini)
QUI ABITAVA
PIETRO
CRESCIMBINI
NATO 1917
ARRESTATO 1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
LIBERATO
Crescimbini, Pietro Pietro Crescimbini (Montù Beccaria, 8 settembre 1917 - Montù Beccaria, 16 febbraio 2003), agricoltore, socialista, partigiano. Uno dei tanti militare italiani sbandati, dopo l’8 settembre 1943 fa ritorno a casa, prende parte alla costituzione delle prime formazioni delle Brigate Matteotti, nucleo embrionale della divisione “Dario Barni”[48] del comandante Cesare Pozzi. Con il nome di battaglia di “Sangue”, partecipa a numerose azioni di guerriglia e alle significative battaglie del luglio 1944 nell'Oltrepò Pavese[49]. Le feroci rappresaglie nazifasciste che seguirono portarono al suo arresto in località Barostro, frazione di Brallo di Pregola l’11 dicembre; incarcerato a Varzi, da qui a Piacenza, poi Parma, e Bolzano da dove sarà deportato nel Reich destinato a Mauthausen dove arriva il 4 gennaio 1945 ed immatricolato n° 126159, trasferito poi a Gusen. Vedrà la liberazione del campo il 5 maggio a cui seguirà il suo rimpatrio. Deceduto a Montù Beccaria il 16 febbraio 2003.[50][51][52]

Mortara[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
28 gennaio 2020 Piazza Guglielmo Marconi

45°15′07.83″N 8°43′57.3″E / 45.252176°N 8.732584°E45.252176; 8.732584 (Pietra d'inciampo per Cesare Capettini)
QUI ABITAVA
CESARE CAPETTINI
NATO 1909
ARRESTATO 20.12.1943
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 4.3.1945
GUSEN
Capettini, Cesare Cesare Capettini (Fubine Monferrato, 3 aprile 1909 - Gusen, 4 marzo 1945), ultimo di quattro figli, partigiano come il fratello Arturo, operaio meccanico a Milano. Dopo l'8 settembre 1943 torna a casa, a Mortara, dove vive nascosto per evitare di essere arrestato come disertore. Intanto il fratello ha fatto del proprio negozio di biciclette, a Milano, un punto di riferimento per gli antifascisti. Il 18 dicembre del 1943, Arturo Capettini è arrestato; Cesare progetta di spostare altrove le armi nascoste nel negozio del fratello, ma un delatore ne provoca l'arresto. È condotto a San Vittore, nello stesso raggio del fratello Arturo. Resistendo alle torture non rivelano i nominativi dei compagni di lotta. Arturo è fucilato il 31 dicembre 1943, mentre Cesare, nel febbraio 1944, è deportato nel Reich destinazione Mauthausen, trasferito al campo di Gusen vi muore il 4 marzo del 1945.[53][54]

Pavia[modifica | modifica wikitesto]

A Pavia si trovano 6 pietre d'inciampo, posate tra il 2018 e il 2023.[55][56][57]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
18 gennaio 2018 Piazza Petrarca, 32

45°11′18.85″N 9°09′14.53″E / 45.18857°N 9.154036°E45.18857; 9.154036 (Pietra d'inciampo per Rosa Gaiaschi Pettenghi)
QUI ABITAVA
ROSA GAIASCHI
PETTENGHI
NATO 1905
ARRESTATA 1.9.1944
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
SACHSENHAUSEN
LIBERATA
Gaiaschi Pettenghi, Rosa Rosa Gaiaschi Pettenghi (Pavia, 28 aprile 1905 - Pavia, 3 giugno 1992), accusata di attività clandestina viene arrestata il 1º settembre 1944 con il marito Mario Pettenghi, il figlio sedicenne Ugo arrestato in precedenza il 24 agosto. Sono trasferiti a San Vittore, quindi a Bolzano. Deportati nel Reich il 7 ottobre, Rosa è destinata al campo di Ravensbrück, il marito e il figlio a Dachau. Il 23 ottobre Rosa è trasferita a Hennigsdorf, sottocampo di Sachsenhausen, sopravvive e alla liberazione del campo ad opera dell'Armata Rossa, rientra a Pavia alla fine di agosto: ritrova il figlio rientrato due mesi prima, ma non il marito. È stata tra le fondatrici dell’ANED di Pavia. Muore il 3 giugno 1992.[58][59]
23 gennaio 2019 Via Vittorio Emanuele II°, 22

45°11′17.05″N 9°08′44.23″E / 45.188069°N 9.14562°E45.188069; 9.14562 (Pietra d'inciampo per Giovanni Alt)
QUI ABITAVA
GIOVANNI ALT
NATO 1886
ARRESTATO 4.12.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 26.2.1944
Alt, Giovanni Giovanni Alt (Vienna, 18 novembre 1886 - Auschwitz, 26 febbraio 1944), figlio di Samuele e Carolina Maritschek, naturalizzato italiano successivamente al Trattato_di_Versailles, Residente a Pavia, sposa Lina Tolentino, con certezza si sa di almeno un figlio, che sarà medico e che morirà nel settembre 1942. La cittadinanza concessa nel 1923, gli fu revocata in seguito all'emanazione delle leggi razziali. I coniugi Alt sono arrestati il 4 dicembre 1943; Giovanni è trasferito il 14 gennaio 1944 al campo di Fossoli da dove sarà deportato nel Reich con destino il campo di Auschwitz. presumibilmente non supera la selezione all'arrivo.[60][61]
Via Rezia, 24

45°11′01.43″N 9°09′12.31″E / 45.18373°N 9.153421°E45.18373; 9.153421 (Pietra d'inciampo per Luigi Bozzini)
QUI ABITAVA
LUIGI BOZZINI
NATO 1927
ARRESTATO 3.1.1945
DEPORTATO
BOLZANO
LIBERATO 29.4.1945
Bozzini, Luigi Luigi Bozzini (Pavia, 24 gennaio 1927 - ???, 21 febbraio 2015), studente, dopo l’8 settembre 1943, costituisce il nucleo di resistenza “Sirio” con il nome di battaglia di "Alfa". Diffonde il giornale clandestino, fondato da Teresio Olivelli, "Il ribelle", partecipa ad azioni di sabotaggio. È arrestato il 3 gennaio 1945, nella sua abitazione e condotto dalle SS a Villa Triste, trasferito alle carceri di via Romagnosi, sempre a Pavia, e il 23 gennaio a San Vittore a Milano. Il 14 febbraio è deportato a Bolzano ed infine trasferito in un sottocampo in Val_Sarentino. È liberato il 30 aprile 1945.
Già presidente dell’ANED provinciale, è deceduto il 24 febbraio 2015.[62][63][64]
Via Tortona, 14

45°11′37.1″N 9°10′49.45″E / 45.193639°N 9.180402°E45.193639; 9.180402 (Pietra d'inciampo per Carlo Pietra)
QUI ABITAVA
CARLO PIETRA
NATO 1923
ARRESTATO NOV. 1944
DEPORTATO 1944
BOLZANO
EVASO
Pietra, Carlo Carlo Pietra (Torre de' Negri, 3 marzo 1923 - Pavia, 14 maggio 2010), elettricista, partigiano combattente. Nel gennaio del 1944 è arrestato a Pavia ed arruolato forzatamente in un reparto della Wehrmacht. Riesce a fuggire dalla caserma di stanza del distaccamento e si aggrega alle Brigate Matteotti. Nel corso di una missione nel novembre del 1944, tradito, è arrestato ed imprigionato nel campo di transito di Bolzano da cui nuovamente riesce a fuggire e tornare a Pavia trovando nei lavoratori della Lancia sostegno e nascondiglio che gli permette di continuare l'attività resistenziale nelle file della 16maBrigata Garibaldi. Dopo la liberazione è attivo nell'ANED pavese di cui ricoprirà la carica di vice presidente.[65].[66]
26 gennaio 2021 Piazza del Carmine, 6

45°11′13.25″N 9°09′07.82″E / 45.187015°N 9.152171°E45.187015; 9.152171 (Pietra d'inciampo per Ludovico Zampieri)
QUI ABITAVA
LUDOVICO ZAMPIERI
NATO 1907
ARRESTATO 20.12.1944
DEPORTATO 1945
MAGDEBURG-ROTHENSEE
MORTO 1945
NIEMEGK
Zampieri, Ludovico Ludovico Zampieri (Milano, 1 dicembre 1907 - Niemegk, ??? 1945), figlio di Giusto e Leopolda Chiodo, giornalista, entra nel 1944 nella Resistenza tra le formazioni partigiane dell'Ossola. Nel corso di una missione, intende portare un saluto ai genitori, ma a causa di una soffiata, è arrestato in casa del padre dalle SS e trasferito a San Vittore, quindi al campo di Bolzano, infine deportato, il 13 febbraio 1945 a Rothensee da dove nell'aprile del 1945, con l'avanzata dell'Armata Rossa, e lo sgombero del campo, i deportati vengono avviati in direzione di Magdeburg. Secondo le testimonianze di compagni di deportazione, Zampieri, giunto a Niemegk, è morto.[67][68]
27 gennaio 2023 Piazza Italia, 5
davanti ingresso Provincia PV

45°11′16.5″N 9°09′21.71″E / 45.187918°N 9.15603°E45.187918; 9.15603 (Pietra d'inciampo per Egidio Casasanta)
QUI ABITAVA
EGIDIO CASASANTA
NATO 1923
ARRESTATO 6.10.1943
DEPORTATO 1943
DACHAU
LIBERATO
Casasanta, Egidio Egidio Casasanta (Roccacasale, 30 luglio 1923 - Pavia, 26 settembre 2018), contadino, dislocato sul fronte iugoslavo, sbandato dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, ritorna al paese aquilano. È catturato il 6 ottobre 1943 nel corso di un rastrellamento, confinato al campo di Fonte d'Amore,quindi deportato nel Reich destinazione Dachau dove giunge il 13 ottobre; Trasferito a Buchenwald, quindi Mittelbau-Dora. Sopravvive ed è liberato. La pietra è posta davanti all'ex sede della Questura - oggi sede della Provincia - dove Casasanta prestò servizio in qualità di Appuntato di PS dal 1950 al 1979.[69]

Pieve Albignola[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
7 maggio 2021 Via Roma
alla base del monumento ai caduti

45°06′43.85″N 8°57′33.17″E / 45.112181°N 8.959214°E45.112181; 8.959214 (Pietra d'inciampo per Aldo Locatelli e Guido Panigadi)
QUI ABITAVA
ALDO LOCATELLI
NATO 1904
PARTIGIANO
ARRESTATO 27.8.1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 26.4.1945
MELK
Locatelli, Aldo Aldo Locatelli (Pozzuolo Martesana, 11 novembre 1904 - Melk, 26 aprile 1945), fattore agricolo, partigiano, viene arrestato il 27 agosto 1944 insieme a Guido Panigadi a Pieve Albignola nella cascina Carlina, divenuto centro di aiuto per partigiani ed ex-prigionieri alleati e sito di un lancio di armi da parte degli aerei alleati. Luogo però segnalato come sospetto e in seguito ad una perquisizione vengono sequestrate le armi rinvenute e arrestati i due partigiani. Aldo è trasferito a Verona[70], poi Bolzano, quindi deportato a Mauthausen dove giunge il 21 novembre, immatricolato n° 110304; in seguito trasferito al campo di Melk, poi Ebensee dove sarebbe morto il 26 aprile 1945.[71][72][73]
Una targa muraria è stata apposta sulla facciata della Cascina Carlina dove vennero arrestati i due partigiani.[74]
QUI ABITAVA
GUIDO PANIGADI
NATO 1892
PARTIGIANO
ARRESTATO 27.8.1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 22.2.1945
MELK
Panigadi, Guido Guido Panigadi (Rovigo, 18 marzo 1892 - Melk, 20 febbraio 1945), agricoltore e commerciante, già combattente e ufficiale di cavalleria di complemento durante la Grande Guerra, è richiamato alle armi con il grado di Maggiore nel 1940 e assegnato al presidio militare di Pavia. Immediatamente dopo l'8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi il 9 settembre, ma evade dal campo di internamento e ritorna in famiglia, a Pieve Albignola, alla cascina Carlina. Di sentimenti monarchici, contrario al fascismo, entra nella Resistenza, ha contatti con esponenti del C.V.L. di Pavia, fa della sua casa ricovero per militari alleati fuggiti dai campi di detenzione, per ex-prigionieri politici, nonché centro per lanci paracadutistici con rifornimenti di armi, munizioni e viveri da parte degli alleati. Viene arrestato in casa dai fascisti, insieme al suo fattore e uomo di fiducia, Aldo Locatelli; portati entrambi in carcere a Pavia, poi a San Vittore a Milano, da qui è trasferito al campo di Bolzano, dove il 20 novembre 1944 viene deportato a Mauthausen, matricola 110356, infine trasferito a Melk dove muore il 20 febbraio 1945.[72][74][75]

Redavalle[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2024 Via Garibaldi, 14
Municipio, davanti la lapide ai caduti

45°02′16.02″N 9°12′15.54″E / 45.037783°N 9.204317°E45.037783; 9.204317 (Pietra d'inciampo per Peppino Capitani)
QUI ABITAVA
PEPPINO CAPITANI
NATO 1926
ARRESTATO 19.12.1944
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 17.3.1945
GUSEN
Capitani, Peppino Peppino Capitani (Redavalle, 26 marzo 1926 - Gusen, 17 marzo 1945), ferroviere, partigiano della "Divisione Aliotta", Brigata Capettini[76], nome di battaglia "Falco". Catturato dai tedeschi il 9 dicembre 1944 è incarcerato a Varzi, quindi campo di transito di Bolzano a cui segue la deportazione nel Reich, con destinazione Mauthausen ed infine il campo di Gusen dove muore il 19 marzo 1945 a soli 18 anni. Una via di Redavalle è a lui intitolata.[77]

Robbio[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
28 gennaio 2022 Piazza della Libertà, 1
ingresso municipio


45°17′24.33″N 8°35′37.73″E / 45.290093°N 8.593813°E45.290093; 8.593813 (Pietra d'inciampo per Elio Teresio Sozzi)
QUI ABITAVA
ELIO SOZZI
NATO 1913
ARRESTATO 1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 30.4.1945
Sozzi, Elio Teresio Elio Teresio Sozzi (Robbio, 13 novembre 1913 - Mauthausen, 30 aprile 1945), disegnatore meccanico, dopo l'8 settembre 1943 torna a Milano, dove risiede e lavora all'Alfa Romeo. Incarcerato a San Vittore il 21 aprile 1944, è deportato a Fossoli - ci è pervenuto un suo ritratto dal campo ad opera di Armando Maltagliati, il ritrattista capocampo di Fossoli - da qui inviato, trasporto 53, il 21 giugno 1944 nel Reich con destinazione Mauthausen matricola 76585. il 30 luglio 1944 è destinato ai lavori forzati a Wiener-Neustadt[78] e poi a Steyr,[79] nuovamente Mauthausen dove muore il 30 aprile 1945.[80][81][82]

Santa Cristina e Bissone[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
20 gennaio 2019 Via Vittorio Veneto, 5
ingresso municipio

45°09′26.74″N 9°24′04.59″E / 45.157428°N 9.401274°E45.157428; 9.401274 (Pietra d'inciampo per Pietro Gatti)
QUI ABITAVA
PIETRO GATTI
NATO 1899
ARRESTATO 5.9.1944
DEPORTATO 1944
DACHAU
ASSASSINATO 16.3.1945
Gatti, Pietro Pietro Gatti (Santa Cristina e Bissone, 20 dicembre 1899 - Dachau, 16 marzo 1945), operaio specializzato alla Vittorio Necchi; socialista, antifascista, sposato con Lina. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 intensifica l'attività antifascista nella fabbrica. È arrestato il 5 settembre 1944 da militi della Guardia nazionale repubblicana (GNR), trasferito al carcere di San Vittore a Milano e immediatamente al campo di transito di Bolzano. Deportato nel Reich il 5 ottobre 1944 al campo di concentramento di Dachau, dove si spegnerà a il 16 marzo 1945.[83][84]

Sartirana Lomellina[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2022 Via Antonio Gramsci, 11

45°06′38.74″N 8°40′03.68″E / 45.11076°N 8.667689°E45.11076; 8.667689 (Pietra d'inciampo per Aldo Conti)
QUI ABITAVA
ALDO CONTI
NATO 1902
ARRESTATO 1943
INTERNATO
WIETZENDORF
DEPORTATO
MITTELBAU DORA
ASSASSINATO 27.1.1944
Conti, Aldo Aldo Conti (Sartirana Lomellina, 12 febbraio 1922 - Mittelbau-Dora, 27 gennaio 1944), militare in Albania, viene dato per disperso nell’agosto del 1943. Risulterebbe arrestato il 18 ottobre 1943 come prigioniero di guerra, trasferito Mittelbau-Dora, muore il 27 gennaio 1944.[85][86][87]

Travacò Siccomario[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
23 gennaio 2019 Via Antonio Gramsci, 11

45°09′49.7″N 9°08′43.44″E / 45.163804°N 9.145399°E45.163804; 9.145399 (Pietra d'inciampo per Ferruccio Derenzini)
QUI ABITAVA
FERRUCCIO
DERENZINI
NATO 1909
ARRESTATO 19.3.1944
DEPORTATO 1944
DACHAU
LIBERATO
Derenzini, Feruccio Feruccio Derenzini (Fiume, 12 agosto 1909 - Pavia, ?? 1998), Capitano di complemento, sposato e con una figlia. Dopo l’8 settembre 1943 rientra a Fiume, riprende l'attività di impiegato ed intanto entra nella Resistenza, collabora alla redazione della stampa clandestina. È arrestato su delazione il 19 marzo 1944, e tradotto alle carceri del Coroneo[88] a Trieste, dove dovette assistere alla fucilazione di cinquanta partigiani e all’assassinio di cinque donne partigiane. Il 27 aprile 1944 è deportato a Dachau, matricola n. 67312, quindi trasferito al sottocampo di Kottern-Weidach e costretto a lavorare negli stabilimenti della Messerschmitt dove si fabbricavano parti della V2, missile impiegati per i bombardamenti su Londra. È liberato il 28 aprile 1945 dagli Alleati nel mentre di una marce della morte. Rientra a Fiume il 3 agosto 1945, ma si trasferisce a Pavia nel 1947 dopo il passaggio della città d'origine alla Jugoslavia. È stato uno dei dirigenti dell’ANED provinciale. Deceduto nel 1998.[89][90][91][92]

All'Istituto Gramsci a Torino si trova un manoscritto di Ferruccio Derenzini dal 1950 dal titolo: Il campo di sterminio di Dachau. La marcia di eliminazione e l'avventura del ritorno in patria. Con Ferruccio Belli ha pubblicato: I deportati pavesi nei lager nazisti.

Varzi[modifica | modifica wikitesto]

Dal 21 settembre 1944 al 23 novembre 1944, in seguito alla vittoriosa presa di Varzi ad opera dei partigiani della Brigata Capettini, la città sperimenta le libertà democratiche esercitate nella costituita Repubblica democratica di Varzi. A cinque di quei partigiani, che subirono poi la deportazione, sono dedicate altrettante pietre d'inciampo.[93] Due pietre commemorative sono state erette per tutti i combattenti della resistenza di Varzi, una lapide posta sulla facciata della Scuola Materna di Varzi, l'altra posta sulla facciata della scuola elementare di Brallo di Pregola.[94]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
14 gennaio 2018 Piazza Umberto I°
ingresso municipio

44°49′24.18″N 9°11′49.89″E / 44.823383°N 9.197193°E44.823383; 9.197193 (Pietra d'inciampo per Ugo Bozzi-Peppino Capitani-Mario Casullo-Giacomo Centenaro-Antonio Degli Alberti)
QUI ABITAVA
UGO DOMENICO
BOZZI
NATO 1926
ARRESTATO 19.12.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 19.3.1945
Bozzi, Ugo Domenico Ugo Domenico Bozzi (Menconico, 17 maggio 1926 - Gusen, 19 marzo 1945), agricoltore, renitente alla leva, partigiano, prende parte alla Resistenza nelle file della Brigata Capettini al cui comando è Angelo Ansaldi Primula Rossa[95], artefice della liberazione e dell'istituzione di quella che nel corso dell'autunno 1944 fu la Repubblica Democratica di Varzi. Ugo Bozzi è catturato con altri compagni il 19 dicembre 1944, a seguito del feroce rastrellamento nazifascista, nei pressi di Brallo di Pregola, incarcerato al castello di Pavia, poi San Vittore a Milano, quindi al campo di Bolzano. Il 4 febbraio 1945 è deportato nel Reich destinato al campo di Mauthausen, matricola 126085. Muore a Gusen il 19 marzo 1945.[96][97]
QUI ABITAVA
MARIO CASULLO
NATO 1928
ARRESTATO 19.12.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.3.1945
WELS
Casullo, Mario Mario Casullo (Sant'Albano di Bobbio, 7 aprile 1928 - Wels, 25 marzo 1945), manovale, partigiano, appena sedicenne si arruola nella Brigata garibaldina Capettini. Con i compagni Ugo, Giacomo, Antonio, è catturato alla scuola di Brallo di Pregola a seguito del feroce rastrellamento nazifascista del 18 e 19 dicembre del 1944. Dei compagni condivide il tragico destino: incarcerato al castello di Pavia, poi San Vittore a Milano, quindi al campo di Bolzano. Il 4 febbraio 1945 è deportato nel Reich destinato al campo di Mauthausen, matricola 126114. Trasferito a Gusen, morì probabilmente il 25 marzo 1945, giorno del suo trasferimento a Wels.[98][99]
QUI ABITAVA
GIACOMO
CENTENARO
NATO 1925
ARRESTATO 19.12.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 3.3.1945
Centenaro, Giacomo Giacomo Centenaro (Varzi, 22 luglio 1925 - Mauthausen, 3 marzo 1945), contadino, renitente alla leva, partigiano entra nelle file della Brigata Capettini. Catturato con molti suoi compagni alla scuola di Brallo di Pregola a seguito del feroce rastrellamento nazifascista del 18 e 19 dicembre del 1944, come i compagni di sventura è prima incarcerato al castello di Pavia, poi San Vittore a Milano, quindi al campo di Bolzano. Il 4 febbraio 1945 è deportato nel Reich destinato al campo di Mauthausen, matricola 126118. Muore il 3 marzo 1945.[100][101]
QUI ABITAVA
ANTONIO DEGLI
ALBERTI
NATO 1927
ARRESTATO 19.12.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 1945
Degli Alberti, Antonio Antonio Degli Alberti (Varzi, 15 gennaio 1927 - Mauthausen, ??? 1945), contadino, giovanissimo partigiano entra a far parte della Brigata garibaldina Capettini. Destino comune, tragico, di alcuni dei compagni della formazione garibaldina: catturato alla scuola di Brallo di Pregola a seguito del feroce rastrellamento nazifascista del 18 e 19 dicembre del 1944, come i compagni di sventura è prima incarcerato al castello di Pavia, poi San Vittore a Milano, quindi al campo di Bolzano. Il 4 febbraio 1945 è deportato nel Reich destinato al campo di Mauthausen, matricola 126540. l'8 febbraio entra nell'infermeria del campo, muore in data imprecisata.[102][103]
QUI ABITAVA
ANTONIO POGGI
NATO 1924
ARRESTATO 19.12.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 13.3.1945
Poggi, Antonio Antonio Poggi (Varzi, 2 gennaio 1924 - Mauthausen, 13 marzo 1945), manovale, renitente alla leva, partigiano, come i compagni entra a far parte della Brigata garibaldina Capettini. Destino comune, tragico: catturato alla scuola di Brallo di Pregola a seguito del feroce rastrellamento nazifascista del 18 e 19 dicembre del 1944, come i compagni di sventura è prima incarcerato al castello di Pavia, poi San Vittore a Milano, quindi al campo di Bolzano. Il 4 febbraio 1945 è deportato nel Reich destinato al campo di Mauthausen, matricola 126358, trasferito al sottocampo di Gusen poi nuovamente Mauthause dove muore il 13 marzo 1945 per setticemia.[104][105]

Vigevano[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
19 gennaio 2018 Via Benedetto Cairoli, 27
ingresso Liceo Cairoli

45°18′51.53″N 8°51′33.4″E / 45.314313°N 8.859279°E45.314313; 8.859279 (Pietra d'inciampo per Teresio Olivelli)
QUI STUDIÒ
TERESIO OLIVELLI
NATO 1916
ARRESTATO 27.4.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 17.1.1945
HERSBRUCK
Olivelli, Teresio Teresio Olivelli (Bellagio, 7 gennaio 1916 - Hersbruck, 17 Gennaio 1945),
partigiano, beatificato il 3 febbraio 2018. Diplomato al Liceo Cairoli di Vigevano, si laurea in legge a Pavia; nel 1939 primeggia ne i Littoriali a Trieste con un tema sulla razza, e nel 1940 è chiamato a far parte del servizio studi dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista. Nel 1941 è arruolato nel Corpo degli Alpini e nel 1942 è assegnato al fronte orientale e assume il grado di tenente del 2º reggimento artiglieria alpina. Reduce dalla campagna di Russia, dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 è fatto prigioniero a Vipiteno, quindi deportato nei campi di internamento militari nel Reich: dapprima a Hall, poi a Regensburg, infine a Markt Pongau[106], da dove fugge riuscendo a rientrare in Italia. Prende contatto con il CLN di Milano, entra a far parte delle formazioni partigiane delle Fiamme Verdi. A Brescia fonda il giornale clandestino Il Ribelle. Viene arrestato su delazione a Milano il 27 aprile 1944 insieme a Carlo Bianchi e tradotto a San Vittore, quindi Fossoli, poi Bolzano per essere deportato, il 5 settembre, a Flossenbürg. Al campo fungerà da interprete; si prodiga per portare aiuto e conforto ai compagni, prendendone le difese, subendone punizioni in aggravio. Trasferito a Hersbruck dove è costretto al lavoro in galleria. Muore nell'infermeria del campo il 17 gennaio 1945.[107][108][109]
È stato insignito di medaglia d’oro alla memoria. Il 3 febbraio 2018 è stato proclamato beato.
Piazza del Popolo, 11

45°19′00.12″N 8°51′20.85″E / 45.3167°N 8.855791°E45.3167; 8.855791 (Pietra d'inciampo per Anna Botto)
QUI ABITAVA
ANNA BOTTO
NATA 1895
ARRESTATA LUGLIO 1944
DEPORTATA
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 1944
Botto, Anna Anna Botto (Alessandria, 31 dicembre 1895 - Ravensbrück, ??? 1944), maestra elementare a Vigevano, dopo l'8 settembre 1943 si prodiga negli aiuti agli ex prigionieri alleati fuggiti dai campi d'internamento; ha contatti con esponenti antifascisti e viene per questo sorvegliata dagli agenti dell’UPI[110] di Vigevano. Testimonianze riferiscono di come Anna svolgesse compiti importanti, come quello di accompagnare i medici che venivano da Milano a curare i prigionieri alleati feriti: lei precedeva in bicicletta la loro automobile fino ai più sperduti cascinali della pianura. Arrestata il primo maggio 1944, scarcerata dopo una decina di giorni è nuovamente arrestata a luglio. Tradotta alle carceri giudiziarie di Pavia quindi trasferita al carcere di San Vittore a Milano, poi il 20 settembre 1944, inviata al campo di Bolzano ed infine deportata nel Reich destinata al campo di Ravensbrück dove morirà in data imprecisata.[109][111][112][113]

La sua figura di resistente è ricordata da una lapide nelle scuole elementari della città.
27 gennaio 2020 Piazza Martiri della Liberazione

45°19′05.89″N 8°51′31.02″E / 45.318302°N 8.858616°E45.318302; 8.858616 (Pietra d'inciampo per Ermes Testori e Santino Bonafin)
QUI ABITAVA
ERMES TESTORI
NATO 1924
ARRESTATO OTT. 1944
DEPORTATO 1944
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 21.3.1945
ZWICKAU
Testori, Ermes Ermes Testori (Vigevano, 29 agosto 1924 - Zwickau[114], 21 marzo 1945), Operaio calzaturiero, renitente alla leva, viene arrestato a Vigevano il 18 febbraio 1944. Tradotto al carcere di San Vittore di Milano, quindi Verona, infine deportato a Leverkusen dove ci sono gli stabilimenti della Bayer. Il 20 ottobre 1944 è trasferito al campo di Flossenbürg, matricola 29290. Muore nel sottocampo di Zwickau[114] il 21 marzo 1945.[115][116][117]
QUI ABITAVA
SANTINO BONAFIN
NATO 1927
ARRESTATO OTT. 1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
MORTO 24.5.1945
ANSFELDEN
Bonafin, Santino Santino Bonafin (Lendinara, 1 luglio 1927 - Ansfelden, 24 maggio 1945), garzone di panettiere, il suo arresto sarebbe avvenuto in una località dei boschi del Ticino, dove viveva con i familiari e dove si nascondevano molti sbandati ed ex-prigionieri inglesi. Lo conferma una dichiarazione del settembre ’46 del padre Guido e la pratica inoltrata all’Ufficio Provinciale Assistenza Post-bellica, secondo cui Santino sarebbe stato inquadrato nella 169ª brigata garibaldina “G. Leoni” di Vigevano. l'11 ottobre 1944 è imprigionato a San Vittore, quindi trasferito al campo di Bolzano, infine deportato a Mauthausen con il trasporto 104, partito da Bolzano il 20 novembre 1944. Matricola 110393, il 13 dicembre è trasferito a Gusen. Nel registro anagrafico dei morti del Comune di Vigevano del 1952 è riportata una cancellazione per morte, che si dichiara avvenuta in Austria il 24 maggio 1945 ad “Ansfelden lager HAID”. Un campo di lavoro fino al 1945 gestito dalla Wehrmacht e successivamente campo di raccolta gestito dalle truppe americane per sfollati e persone disperse.[115][118][119]

Voghera[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
23 gennaio 2019 Via Don Minzoni, 63

44°59′47.32″N 9°00′20.39″E / 44.996478°N 9.005665°E44.996478; 9.005665 (Pietra d'inciampo per Jacopo Dentici)
QUI STUDIAVA
JACOPO DENTICI
NATO 1926
ARRESTATO 7.11.1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 1.3.1945
GUSEN
Dentici, Jacopo Jacopo Dentici (Rio Grane, 11 settembre 1926 - Mauthausen, ?? marzo 1945), studente universitario, componente del Fronte della Gioventù fondato da Eugenio Curiel, partigiano attivo in una formazione dei GAP a Voghera, collaboratore di Ferruccio Parri è arrestato a Milano il 7 novembre 1944 dai militi della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti. Detenuto al carcere di San Vittore, trasferito al campo di transito di Bolzano, deportato a Mauthausen. Muore a Gusen II nel marzo '45.[120][121]
Una via a Voghera porta il suo nome.
Dal 1966 il Liceo che lo vide studente, il Galileo Galilei di Voghera, assegna un premio a suo nome.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c 1940: l'internamento degli ebrei stranieri in Italia, su storiain.net. URL consultato il 12 marzo 2023.
  2. ^ a b c d I luoghi del ricordo della Provincia di Pavia, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 6 agosto 2020.
  3. ^ a b c d Quattro pietre d'inciampo per ricordare la famiglia Sturm, su laprovinciapavese.gelocal.it. URL consultato il 14 gennaio 2020.
  4. ^ ANED: deportati pavesi. Isacco Sturm, su deportatipavesi.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  5. ^ ANED: deportati pavesi. Pessla Hauser Sturm, su deportatipavesi.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  6. ^ ANED: deportati pavesi. Jacob Sturm, su deportatipavesi.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  7. ^ ANED: deportati pavesi. Alter Nissim Sturm, su deportatipavesi.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  8. ^ Donne e uomini della Resistenza: Egisto Cagnoni, su anpi.it.
  9. ^ Il martirio di Cagnoni ricordato dalla «pietra», in laprovinciapavese.gelocal.it. URL consultato il 20 gennaio 2018.
  10. ^ I luoghi del ricordo della provincia pavese, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  11. ^ a b FLOSSENBÜRG – DRESDEN-FRIEDRICHSTADT E DRESDEN-REICHSBAHN, su deportatibrescia.it. URL consultato il 31 marzo 2024.
  12. ^ Carcere di San Vittore, su mi4345.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  13. ^ I deportati politici, su anpi-vicenza.it. URL consultato il 10 agosto 2023.
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  15. ^ I luoghi del ricordo della Provincia di Pavia, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  16. ^ Biografie dei deportati pavesi: Giovanni Maccaferri, su deportatipavesi.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  17. ^ Carcere di San Vittore, su mi4345.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  18. ^ Quando dalla Caserma Montelungo partiva la deportazione, su isrecbg.it. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  19. ^ I luoghi del ricordo della Provincia di Pavia, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 31 marzo 2024.
  20. ^ Deportati pavesi: Paolo Cotta Ramusino, su deportatipavesi.it. URL consultato il 17 marzo 2023.
  21. ^ Gambolò ricorda Paolo Cotta Ramusino posizionando una pietra d’inciampo, su vigevano24.it. URL consultato il 27 gennaio 2020.
  22. ^ Biografie dei deportati pavesi: Paolo Costa Giovanolo, su deportatipavesi.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  23. ^ Pietra d'inciampo per ricordare Paolo Costa Giovanolo, deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, su informatorevigevanese.it, 8 settembre 2022. URL consultato il 13 marzo 2023.
  24. ^ a b Anche a Garlasco le pietre di inciampo per non dimenticare due cittadini catturati e trucidati nei campi di concentramento tedeschi durante l’ultimo conflitto mondiale, in vigevano24.it. URL consultato il 12 gennaio 2019.
  25. ^ Gli scioperi del marzo 1944, su storiedimenticate.wordpress.com. URL consultato il 16 marzo 2023.
  26. ^ Quando dalla Caserma Montelungo partiva la deportazione, su isrecbg.it. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  27. ^ La liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen, in RSI.CH, 15 aprile 2013. URL consultato il 16 marzo 2023.
  28. ^ I luoghi del ricordo della Provincia di Pavia: Giannini Clotilde, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 26 gennaio 2019.
  29. ^ Manuela Marziani, Ucciso dai lavori forzati, omaggio a Mario Spadari, in ilgiorno.it, 28 gennaio 2024. URL consultato il 18 febbraio 2024.
  30. ^ I luoghi del ricordo della Provincia di Pavia: Bick Max Herbert, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 26 gennaio 2019.
  31. ^ Bick, Max Herbert, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 26 gennaio 2019.
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  45. ^ ANPI Donne e uomini della Resistenza - Giuseppe Loew, su anpi.it. URL consultato il 16 marzo 2023.
  46. ^ Luoghi del ricordo della provincia pavese, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 5 agosto 2020.
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  54. ^ Cesare Capettini, partigiano mortarese deportato a Mauthausen, in lalomellina.it. URL consultato il 5 agosto 2020.
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  120. ^ Luoghi del ricordo della provincia pavese: Voghera, su luoghidelricordo.it. URL consultato il 26 gennaio 2019.
  121. ^ Biografie dei deportati pavesi: Jacopo Dentici, su deportatipavesi.it. URL consultato il 17 marzo 2023.

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