Pietre d'inciampo in Toscana

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Voce principale: Pietre d'inciampo in Italia.
Pietre d'inciampo a Prato, 2014

La lista delle pietre d'inciampo in Toscana contiene l'elenco delle pietre d'inciampo (in tedesco Stolpersteine) poste in Toscana. Esse commemorano le vittime toscane della persecuzione del regime nazi-fascista nell'ambito di un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig estesa a tutta l'Europa. La prima pietra d'inciampo in Toscana è stata collocata a Prato il 16 gennaio 2013 in ricordo degli operai deportati ai primi di marzo del 1944.

Città metropolitana di Firenze[modifica | modifica wikitesto]

Nella città metropolitana di Firenze sono posate 225 pietre d'inciampo.

Bagno a Ripoli[modifica | modifica wikitesto]

A Bagno a Ripoli si trovano due pietre d'inciampo, poste il 23 marzo 2022.[1]

Capraia e Limite[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Capraia e Limite sono presenti 11 pietre d'inciampo, tutte collocate il 31 maggio 2022 nel Giardino della memoria nella frazione di Capraia Fiorentina.[2]

Cerreto Guidi[modifica | modifica wikitesto]

A Cerreto Guidi si trovano 9 pietre d'inciampo poste nel 2022[3]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
08 marzo 2022
QUI ABITAVA
DUILIO TOSINI
NATO 1888
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 21.5.1944
EBENSEE
QUI ABITAVA
UGO TALINI
NATO 1899
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 24.4.1944
EBENSEE
QUI ABITAVA
DUILIO CORDELLI
NATO 1886
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 8.4.1944
EBENSEE
QUI ABITAVA
GIUNIO MORELLI
NATO 1879
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 28.9.1944
SCHLOSS HARTHEIM
A CERRETO VIVEVA
MARIO TROTTA
NATO 1910
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 29.5.1944
EBENSEE
A CERRETO VIVEVA
CARLO VALLINI
NATO 1921
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 23.11.1944
EBENSEE
A CERRETO VIVEVA
FORTUNATO TERRENI
NATO 1913
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 6.4.1945
GUSEN
09 marzo 2022 Piazza Enrico Berlinguer, Lazzeretto
QUI ABITAVA
GALLIANO LUCARELLI
NATO 1896
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 1.12.1944
EBENSEE
davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta nella frazione di Bassa
A BASSA VIVEVA
UGO FALCETTI
NATO 1915
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 23.11.1944
SCHLOSS HARTHEIM

Empoli[modifica | modifica wikitesto]

A Empoli si trovano 42 pietre d'inciampo, 20 delle quali poste nel 2022.[4][5], 8 il 10 gennaio 2023[6], 3 il 28 febbraio 2023[7], 5 il 7 marzo 2023[8] e altre 6 il 28 aprile 2023[9].

Figline e Incisa Valdarno[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Figline e Incisa Valdarno si trovano 3 pietre d'inciampo, tutte poste il 27 gennaio 2022.[10]

Firenze[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pietre d'inciampo a Firenze.

La città di Firenze accoglie 119 pietre d'inciampo.

Montelupo Fiorentino[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Montelupo Fiorentino si trovano 21 pietre d'inciampo, tutte poste nel 2022.[11][12]

San Casciano in Val di Pesa[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di San Casciano in Val di Pesa accoglie ufficialmente 2 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 10 gennaio 2018.[13][14]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
10 gennaio 2018 Via Roma, 32/34

43°39′26.94″N 11°11′05.86″E / 43.657484°N 11.184962°E43.657484; 11.184962
QUI ABITAVA
GIACOMO MODIGLIANI
NATO 1891
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO
FOSSOLI
ASSASSINATO 1944
AUSCHWITZ
Giacomo Modigliani - (Firenze, 3 settembre 1891 - Auschwitz, ????) - Figlio di Leone e Olimpia Modigliani. Coniugato con Elena Castelli: la coppia aveva un figlio, Vittorio, nato nel 1935. La famiglia è sfollata nel 1942 a S. Casciano in Val di Pesa, per sfuggire ai bombardamenti su Firenze. A ottobre 1943 vengono arrestati e carcerati a Firenze, da qui deportati a Fossoli ed infine con il convoglio 13 del 26 giugno 1944 ad Auschwitz. Il piccolo Vittorio è ucciso all'arrivo mentre dei genitori non si seppe più nulla.[15]
QUI ABITAVA
PAOLO STERNFELD
NATO 1888
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO
FOSSOLI
ASSASSINATO 1944
AUSCHWITZ
Paolo Sternfeld - (Venezia, 8 gennaio 1888 - Auschwitz, ????) - Figlio di Giacomo e di Giovanna Tedesco. Coniugato con Olga Castelli, sorella di Elena. La coppia Sternfeld sfolla a San Casciano in Val di Pesa insieme alla famiglia Modigliani. A ottobre 1943 vengono arrestati e carcerati a Firenze, da qui deportati a Fossoli ed infine con il convoglio 9 del 5 aprile 1944 ad Auschwitz.[16]

Vinci[modifica | modifica wikitesto]

A Vinci sono presenti 8 pietre d'inciampo, tutte poste l'8 marzo 2022.[17]

Provincia di Grosseto[modifica | modifica wikitesto]

Grosseto[modifica | modifica wikitesto]

La città di Grosseto accoglie ufficialmente 3 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 13 gennaio 2017.

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
13 gennaio 2017 Palazzo Comunale - Piazza Dante

42°45′36.66″N 11°06′48.53″E / 42.760183°N 11.113481°E42.760183; 11.113481
A GROSSETO ABITAVA
ALBO BELLUCCI
NATO 1907
ARRESTATO 1943
DEPORTATO 1944
GUSEN
ASSASSINATO 22.4.1945
Albo Bellucci - (Orbetello, 10 agosto 1907 - Gusen, 22 aprile 1945). Era un commesso presso il Tribunale di Grosseto. Era impegnato attivamente nella Resistenza insieme agli amici Antonio Meocci e Giuseppe Scopetani (vedi sotto). Faceva parte delle cellule comuniste cittadine nel corso del 1935. Quando nel settembre 1936 il giornale sovversivo “L'intransigeant” venne affisso su un muro di Grosseto, il sospetto cadde su di lui. Bellucci fu fermato e diffidato il 1 aprile 1937 e successivamente perse il lavoro. Alla fine dell'ottobre 1937, secondo il comunista Aristeo Banchi, il giovanotto fu “ridotto a uno straccio a furia di manganellate”.[18] Imperterrito, nel 1941 lo stesso Banchi cercò di irrobustire le reti clandestine con l’ausilio di Albo Bellucci e Enrico Orlandini. Furono denunciati da un infiltrato. Bellucci e altri tre compagni furono arrestati il 4 febbraio 1942 e condannati al confino per un anno in un paesino della Basilicata. Immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Bellucci prese parte alle prime riunioni del Comitato militare provinciale nella villa di Tullio Mazzoncini (vedi sotto) a Campospillo. L'organizzazione fu smantellata dalla Guardia Nazionale Repubblicana il 26 novembre 1943. Albo Bellucci e Ultimino Magini furono arrestati a Paganico. La lotta dei compagni per ottenere il loro rilascio è fallita. Bellucci, Mazzoncini e Scopetani furono trasferiti nelle carceri di Siena, poi in quelle di Parma. All’inizio del 1944 i tre antifascisti venivano deportati al campo di concentramento di Mauthausen. Albo Bellucci non sopravvisse gli sforzi di prigionia, lavori forzati, freddo e fame. Morì anel sottocampo di Gusen il 22 aprile 1945.[18][19][20][21][22][23][24].[25]
A GROSSETO ABITAVA
ITALO RAGNI
NATO 1900
ARRESTATO 1939
DEPORTATO
GUSEN
ASSASSINATO 6.5.1941
MAUTHAUSEN
Italo Ragni - (Campagnatico, 4 giugno 1900 - Mauthausen, 6 maggio 1941) - A 19 anni frequenta i circoli anarchici e subisce una prima denuncia. Nell'aprile del 1924 si rifugia in Francia. Nel 1927 è arrestato a Lione e processato, ma assolto per insufficienza di prove. Espulso nel 1928, si trasferisce in Belgio, da dove viene egualmente espulso ed accompagnato alla frontiera tedesca. Rientra in Francia, dove è sottoposto a varie misure di sorveglianza anche su richiesta della polizia italiana. Nel 1937 è in Spagna a combattere per la repubblica. Nel 1939 è internato a Gurs con migliaia di altri volontari delle Brigate Internazionali. Prelevato dai nazisti dopo l'occupazione della Francia, è deportato a Mauthausen, dove muore il 6 maggio 1941.[26]
A GROSSETO ABITAVA
GIUSEPPE SCOPETANI
NATO 1904
ARRESTATO 1943
DEPORTATO 1944
GUSEN
ASSASSINATO 18.2.1945
Giuseppe Scopetani - (Grosseto, 20 novembre 1904 - Gusen, 18 febbraio 1945).[27] Era il figlio di Italo e Isola Pomarani. La famiglia proveniva dalla provincia di Arezzo. Aveva dieci fratelli. Per qualche anno fu mazziniano, come il fratello Bruno. Era di idee repubblicane ed entrava nel partito comunista, frequentava Gastone Barbini ed aveva contatto epistolare con Raffaello Bellucci, che risiedeva a Nizza. Divenne tipografo e successivamente assicuratore nell'agenzia di Bellucci in via Vinzaglio. Andava anche dai clienti con materiale di propaganda clandestina. Nel 1943 faceva parte del Comitato Militare grossetano insieme a Raffaello e Albo Bellucci (vedi sopra), Tullio Mazzoncini (vedi sotto) e Antonio Meocci. Partecipò alle riunioni clandestine e faceva funzionare un ciclostile con cui si poteva organizzare la propaganda antifascista. Scopetani si trovava sfollato a Scansano presso i suoceri, con sua moglie e il figlio di due anni. Qui fu formalmente invitato a presentarsi in caserma dai carabinieri. Decide di non fuggire, ma di presentarsi. Fu arrestato e detenuto prima nel carcere di Siena, poi a Parma. Dopo un bombardamento colpì il carcere, i prigionieri potevano liberarsi. Ma Scopetani e Bellucci volevano soccorrere i feriti e furono arrestati dai tedeschi. Arrivò al campo di concentramento di Mauthausen tra il 24 e il 27 giugno 1944. Gli venne assegnato il numero di matricola 76572 e si dichiarò tipografo. Fu trasferito a Schlier Redl Zipf e poi al sottocampo di Gusen. Lì venne ucciso il 18 febbraio 1945.[28]
A Grosseto, una via porta il suo nome.

Magliano in Toscana[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Magliano in Toscana accoglie ufficialmente 1 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 9 gennaio 2018.
La Pietra d'Inciampo di Magliano in Toscana, così come quelle posate a Grosseto nel gennaio 2017, è espressione del progetto “Cantieri della memoria”, nato con lo scopo di legare storia e memoria del territorio all’arte.[29]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
9 gennaio 2018 Campospillo

42°36′45″N 11°17′11″E / 42.6125°N 11.286389°E42.6125; 11.286389
QUI FU ARRESTATO
26.11.1943

TULLIO MAZZONCINI
NATO 1906
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
LIBERATO
Tullio Mazzoncini - (Viareggio, 8 agosto 1906 - 1996).[30] Era antifascista, partigiano comunista e membro del Comitato militare clandestino di Campospillo. Alla fine del novembre 1943 squadristi locali e militi della MVSN perquisiscono la sua fattoria trovandovi armi e munizioni per l'attività partigiana. Verranno arrestati Albo Bellucci, Tullio Mazzoncini e Giuseppe Scopetani. Essendo il proprietario, Mazzoncini fu accusato come “capo costituendo partito comunista“ e fu deportato al campo di concentramento di Mauthausen.[31][32][33]
Sopravvisse, fu liberato dagli alleati e tornò in patria.

Provincia di Livorno[modifica | modifica wikitesto]

Livorno[modifica | modifica wikitesto]

La città di Livorno accoglie 23 pietre d'inciampo, la prima delle quali è stata collocata il 17 gennaio 2013.[34][35]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
17 gennaio 2013 Via Fiume, 2

43°33′04.16″N 10°18′29.63″E / 43.551154°N 10.308232°E43.551154; 10.308232
QUI ABITAVA
FRANCA BARUCH
NATA 1943
ARRESTATA 20.12.1943
GABBRO (LI)
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 26.2.1944
Franca Baruch - (Livorno, 19 marzo 1943 - Auschwitz, 26 febbraio 1944).
Franca Baruch, bambina di appena nove mesi, è arrestata con la madre Camelia Nahoum. Il padre Raffaello è arrestato un mese più tardi. Deportati a Fossoli, da qui il 22 febbraio 1944 sono inviati ad Auschwitz con il convoglio n. 8. Franca è uccisa all'arrivo. Il padre è assassinato il 16 settembre 1944, la madre il 18 gennaio 1945.[36]
Via Cassuto, 1

43°32′55.41″N 10°18′35.75″E / 43.548724°N 10.309931°E43.548724; 10.309931
QUI ABITAVA
PERLA BENIACAR
NATA 1935
ARRESTATA 25.1.1944
BORGO A BUGGIANO
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 26.2.1944
Perla Beniacar - (Livorno, 19 giugno 1935 - Auschwitz, 26 febbraio 1944). Ultima figlia della famiglia di Moise Beniacar e Estrea Levi. Con i genitori ed i fratelli, Matilde, Bulissa Luisa e Giacobbe Giacomo, è arrestata il 25 gennaio 1944. Carcerati a Pistoia, dopo pochi giorni sono inviati a Fossoli. Da qui il 22 febbraio 1944 sono tutti deportati ad Auschwitz con il convoglio n. 8. Matilde riesce a sopravvivere, il padre viene assassinato il 5 maggio 1944: Perla, gli altri fratelli e la madre sono uccisi all'arrivo.[37][38]
Via Verdi 101

43°32′45.01″N 10°18′31.97″E / 43.545835°N 10.308882°E43.545835; 10.308882
QUI ABITAVA
RAFFAELLO MENASCI
NATO 1896
ARRESTATO 16.10.1943
ROMA
DEPORTATO
AUSCHWITZ
MORTO 1944
VARSAVIA
Raffaello Menasci - (Livorno, 11 febbraio 1896 - Varsavia, 1944).
Enrico Menasci - (Livorno, 27 marzo 1931 - Auschwitz, 23 ottobre 1943).
Raffaello Menasci è professore di patologia speciale presso l’Università di Pisa. A seguito delle leggi razziali perde la cattedra, ma continua a vivere a Livorno. A seguito del bombardamento del 28 maggio 1943, con la moglie, Piera Rossi, ed il figlio Enrico, si trasferisce da parenti a Roma. La famiglia cade nel rastrellamento del ghetto romano del 16 ottobre 1943. Il figlio Enrico non vuole staccarsi dal padre: sarà ucciso all'arrivo ad Auschwitz.[39]
QUI ABITAVA
ENRICO MENASCI
NATO 1931
ARRESTATO 16.10.1943
ROMA
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
14 Gennaio 2014 Via della Posta, 9

43°33′10.09″N 10°18′34.53″E / 43.552802°N 10.309591°E43.552802; 10.309591
QUI ABITAVA
ISACCO BAYONA
NATO 1926
ARRESTATO 20.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
SOPRAVVISSUTO
Isacco Bayona - (Salonicco, 21 luglio 1926 - Livorno, 14 novembre 2013). Figlio di Raffaele e Diamante Jacob. È arrestato con la madre, il fratello Carlo e le sorelle, Dora e Lucia al Gabbro (LI) il 20 dicembre 1943. Deportati ad Auschwitz, con il convoglio n. 6 del 30 gennaio 1944 da Milano, la madre e le due sorelle furono uccise immediatamente dopo l'arrivo. Carlo viene assassinato il 17 marzo 1945. Isacco è liberato il 27 gennaio 1945 e sarà testimone della Shoah.[40]
Via Chiarini, 2

43°32′55.63″N 10°18′27.93″E / 43.548786°N 10.307757°E43.548786; 10.307757
QUI ABITAVA
FRIDA MISUL
NATA 1919
ARRESTATA 1.4.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
SOPRAVVISSUTA
Frida Misul - (Livorno, 3 novembre 1919 – Livorno, 20 aprile 1992). Cantante lirica.
16 gennaio 2015 Via della Coroncina, 16

43°33′03.61″N 10°18′44.91″E / 43.551002°N 10.312475°E43.551002; 10.312475
QUI ABITAVA
DINO BUENO
NATO 1922
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Dino Bueno - (Livorno, 12 luglio 1922 - Auschwitz, ????)
Dina Bona Attal Bueno - (Livorno, 1 ottobre 1899 - Auschwitz, 6 febbraio 1944).
Madre e figlio sono arrestatti Marlia (LU) l'8 dicembre 1943, furono detenuti prima a Bagni di Lucca e poi a S. Vittore a Milano. Da qui vengono deportati ad Auschwitz con il convoglio n. 6 del 30 gennaio 1944. La madre Dina Bona Bueno è uccisa all'arrivo, Dino Bueno muore in data ignota.[41]
QUI ABITAVA
DINA BONA ATTAL
NATA 1899
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944

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13 gennaio 2017 Via Fagiuoli, 6

43°32′57.93″N 10°18′52.26″E / 43.549425°N 10.314515°E43.549425; 10.314515
QUI ABITAVA
IVO RABÀ
NATO 1919
ARRESTATO 2.2.1944
DEPORTATO 1944
ASSASSINATO 1945
Ivo Rabà - (Livorno, 9 maggio 1919 - Auschwitz, 18 gennaio 1945).[42] Era figlio di Alfredo Leone Rabà e Ada Cava. Aveva almeno un fratello minore, Vasco Rabà (nato il 10 aprile 1923 a Livorno). Fu arrestato insieme al fratello a Casoli di Camaiore (Lucca) il 2 febbraio 1944. I due giovanotti furono detenuti prima nel carcere di Lucca, poi nel campo di transito di Fossoli. Da lì furono deportati nel campo di sterminio di Auschwitz con il convogli n. 13, partito da Fossoli il 26 giugno 1944. Il treno giunse a destinazione il 30 giugno 1944. Non sono sopravvissuti alla Shoah. Vasco Rabà fu assassinato dal regime nazista il 31 dicembre 1944 ed Ivo Rabà il 18 gennaio.[43][44]
Via Strozzi 3

43°33′08.82″N 110°18′24.98″E / 43.55245°N 110.306938°E43.55245; 110.306938
QUI ABITAVA
NISSIM LEVI
NATO 1928
ARRESTATO 18.12.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
LIBERATO
Elio Nissim Levi - (Torino, 14 agosto 1928 - ????, ????)
Figlio di Abramo e Rosa Adut, viene arrestato con tutta la famiglia il 18 dicembre 1943 e ne segue la sorte. Con la madre ed i due fratelli viene liberato e rientra in Italia. Le Pietre d'Inciampo intitolate agli altri membri della famiglia sono state posate il 8 gennaio 2020.[45]
10 gennaio 2018 Via Cassuto, 1

43°32′55.41″N 10°18′35.75″E / 43.548724°N 10.309931°E43.548724; 10.309931
QUI ABITAVA
MATILDE BENIACAR
NATA 1926
ARRESTATA 25.1.1944
BORGO A BUGGIANO
DEPORTATA
AUSCHWITZ
LIBERATA
Matilde Beniacar - (Smirne, 18 gennaio 1926 - Cecina, 19 dicembre 2016). Figlia maggiore di Moise Beniacar[38] e Estrea Levi, è l'unica che sopravvive alla deportazione.[37] In una testimonianza ricorda il momento della separazione ad Auschwitz: “Perla era una bambina intelligente, vedeste com’era bella … aveva tutti i boccoli sul viso. Le piaceva tanto andare a scuola. Mi ricordo che quando siamo arrivati al campo e ci hanno diviso, Perla e Giacomo mi corsero incontro…mi venivano dietro…non volevano che soffrissi da sola, ma ci hanno separato e quella è l'ultima volta che li ho visti".[46]
8 gennaio 2020 Via del Mare 2

43°30′59.97″N 10°19′03.02″E / 43.516657°N 10.317505°E43.516657; 10.317505
QUI ABITAVA
PIERA
GALLETTI GENAZZANI
NATA 1902
ARRESTATA 31.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Piera Galletti Genazzani - (Firenze, 25 agosto 1902 - Auschwitz, 6 febbraio 1944).
Lia Genazzani - (Firenze, 19 dicembre 1924 - Auschwitz, 31 agosto 1944).
Madre e figlia sono arrestate alla frontiera italo-svizzera e carcerate prima a Varese e quindi a S. Vittore. Deportate da Milano il 30 gennaio 1944 con il convoglio n. 6, Piera Galletti è uccisa all'arrivo ad Auschwitz, la figlia Lia è assassinata pochi mesi più tardi.[47]
QUI ABITAVA
LIA GENAZZANI
NATA 1924
ARRESTATA 31.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 31.8.1944

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Via Strozzi 9

43°33′08.56″N 10°18′23.34″E / 43.552377°N 10.306482°E43.552377; 10.306482
QUI ABITAVA
ABRAMO LEVI
NATO 1903
ARRESTATO 18.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO GEN.1945
BERGEN-BELSEN
Abramo Levi - (Smirne, 22 maggio 1903 - Bergen-Belsen, gennaio 1945)
Rosa Adut - (Smirne, 1 giugno 1900 - ????, ????)
Selma Levi - (Smirne, 19 giugno 1924 - ????, ????)
Mario Moisè Levi - (Smirne, 13 marzo 1927 - ????, ????)
La famiglia di Abramo Levi, come altre famiglie di origine turca, alla fine degli anni '20 lasciò la terra di origine a causa delle persecuzioni messe in atto dal regime locale, e ritenne di rifugiarsi in Italia, dove poté vivere indisturbata per un decennio. Nel 1938 le leggi razziali fasciste misero in pericolo la famiglia stessa. Rifugiatisi a Guasticce, genitori ed i tre figli, furono arrestati il 18 dicembre 1943. Carcerati a Pisa, furono deportati dapprima al campo di transito di Fossoli e da qui il 16 maggio 1944, con il convoglio 10, ad Auschwitz. Tutta la famiglia supera la selezione, ma il padre, Abramo, muore il 31 dicembre 1944. La madre Rosa, ed i tre figli, Selma, Mario Moisè ed Elio Nissim, vennero liberati e fecero ritorno in Italia.[45]
QUI ABITAVA
ROSA ADUT
NATA 1900
ARRESTATA 18.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
RAVENSBRÜCK
LIBERATA

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QUI ABITAVA
SELMA LEVI
NATA 1924
ARRESTATA 18.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
RAVENSBRÜCK
LIBERATA

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QUI ABITAVA
MARIO MOISE' LEVI
NATO 1927
ARRESTATO 18.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
LIBERATO

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26 gennaio 2021 Via Giuseppe Verdi, 25

43°32′46.79″N 10°18′37.69″E / 43.54633°N 10.31047°E43.54633; 10.31047
GIGLIOLA FINZI
NATA 19.2.1944
ARRESTATA 19.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 16.5.1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 23.5.1944
26 gennaio 2022 Via San Francesco, 32

43°32′55.61″N 10°18′21.31″E / 43.54878°N 10.30592°E43.54878; 10.30592
QUI ABITAVA
ADA ATTAL
NATA 1896
ARRESTATA 1.4.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
QUI ABITAVA
BENITO ATTAL
NATO 1934
ARRESTATO 1.4.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 23.5.1944
27 gennaio 2023 Via Enrico Bartelloni, 1

43°33′00.94″N 10°18′41.04″E / 43.55026°N 10.3114°E43.55026; 10.3114
QUI ABITAVA
MARIO COZZOLINI
NATO 1924
DEPORTATO 19.2.1944
DACHAU
LIBERATO
23 gennaio 2024[48] Via Fagiuoli, 5

43°32′56.02″N 10°18′52.82″E / 43.548894°N 10.314671°E43.548894; 10.314671
QUI ABITAVA
LILIANA ARCHIVOLTI
NATA 1923
ARRESTATA 1.4.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 28.9.1944
Liliana Archivolti
Maestra dell'orfanotrofio israelitico di Sassetta, cerca rifugio presso i genitori sfollati a Monteverdi Marittimo ma il 1º aprile 1944 viene qui arrestata insieme alla madre (il padre verrà invece risparmiato) e dopo essere trasferita prima nel carcare di Pisa, poi nel campo di concentramento di Fossoli, con il convoglio n. 10 del 16 maggio 1944 viene infine deportata ad Auschwitz dove verrà assassinata il 28 settembre 1944[49].
QUI ABITAVA
ELENA GIULIA DELLA TORRE
NATA 1885
ARRESTATA 1.4.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 23.5.1944
Elena Gina della Torre (il secondo nome corretto dovrebbe essere Gina e non Giulia come riportato sulla pietra d'inciampo) (1885 - Auschwitz, 23 maggio 1944)
Madre di Liliana Archivolti

Provincia di Lucca[modifica | modifica wikitesto]

Lucca[modifica | modifica wikitesto]

La città di Lucca accoglie 6 pietre d'inciampo, collocate tra 2019 e 2022.[50][51][52] È inoltre presente la prima "soglia d'inciampo" collocata in Italia, posta il 9 gennaio 2020. La Soglia d'Inciampo è un blocco di pietra avente altezza e larghezza eguale alla Pietra d'Inciampo (10 cm), ma lunghezza sino a 100 cm: viene posta nel marciapiede all'ingresso di un edificio all'interno del quale la persecuzione nazi-fascista fu particolarmente feroce.

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
18 gennaio 2019 via Pisana ang. via Guami

43°50′30.97″N 10°29′15.98″E / 43.841937°N 10.487773°E43.841937; 10.487773
QUI ABITAVA
ELIA SIMONI
NATO 1919
INTERNATO MILITARE
ARRESTATO 1944
LIBERATO
Elia Simoni - (Fagnano, 1919 - Lucca, 2015) - Richiamato alla leva militare nel 1938, è aviere nella R. Aeronautica Italiana. Dopo l'8 settembre rifiuta di aderire alla Repubblica di Salò e viene internato in Germania, destinato al lavoro coatto. Dopo la Liberazione ritorna al suo banco di macellaio.
9 gennaio 2020 Via Santa Chiara, 8

43°50′37.42″N 10°30′39.12″E / 43.843728°N 10.510868°E43.843728; 10.510868

PIA CASA DI BENEFICENZA 1944
STRAPPATI DALLE CASE FURONO QUI CONCENTRATI DAI NAZISTI COMPLICI I FASCISTI
MIGLIAIA DI UOMINI POI COSTRETTI AL LAVORO COATTO NEL REICH
FATICA-FAME-MALATTIE-SOFFERENZE
MOLTI NON TORNARONO
Pia Casa di Beneficenza. - Antico convento, nel XIX secolo divenne punto di accoglienza per orfani e bambini abbandonati. Nell'inverno 1943-44 è requisito dall'occupante tedesco ed adibito a punto di raccolta per quanti, rastrellati in Lucchesia e Versilia, erano destinati al lavoro coatto in Germania. Nel periodo tra il 23 giugno 1944 ed il 1º settembre 1944, circa 70.000 persone passarono per la "Pia Casa di Beneficenza". Attualmente il complesso è adibito ad Auditorium cittadino e Casa di Riposo per anziani.
26 gennaio 2021 Via della Stufa
QUI ABITAVA
ILARIA LASCAR
NATA 1883
DEPORTATA 30.1.1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Lascar, Ilaria Ilaria Lascar (???, 1883 – Auschwitz, 6 febbraio 1944), madre di Angela Ferrari con la quale condividerà il tragico destino della deportazione.[51]
QUI ABITAVA
ANGELA FERRARI
NATA 1917
DEPORTATA 30.1.1944
ASSASSINATA
DURANTE TRASPORTO
AD AUSCHWITZ
Ferrari, Angela Angela Ferrari (???, 1917 - ???, 1944), figlia di Ilaria Lascar, subisce la deportazione con destinazione Auschwitz, ma muore durante il trasporto.[51]
28 gennaio 2021 Via del Burlamacco, 6
ingresso ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano
QUI LAVORAVA
GUGLIELMO
LIPPI FRANCESCONI
NATO 1898
ARRESTATO 2.9.1944
/>CERTOSA FARNETA
ASSASSINATO 10.9.1944
PONTE DI FORNO
Lippi Francesconi, Guglielmo Guglielmo Lippi Francesconi (Lucca, 18 luglio 1898 –  ???, 10 settembre 1944), medico psichiatra, illustratore per diletto, antifascista. Nel 1924 sposa Maria Teresa Ferrara dalla quale avrà tre figli. Suo il bozzetto del primo manifesto pubblicitario del carnevale di Viareggio. La passione per l'illustrazione lo accompagnerà anche durante l'attività professionale. Dal 1936 al 1944 dirige l'Ospedale psichiatrico di Maggiano con idee innovative che lasciano il segno, ma entrano in contrasto con le procedure del regime fascista, di cui pure inizialmente è sostenitore, allontanandosene definitivamente con l'entrata in guerra. Entrato nella Resistenza, ricercato, ripara presso la Certosa di Farneta, rifugio per profughi civili ed ebrei, antifascisti, partigiani. Il rastrellamento dei primi di settembre del '44 ad opera degli uomini della famigerata sedicesima divisione delle Waffen SS è il prologo alla Strage di Farneta del 7 settembre a cui seguirà l'eccidio delle Fosse del Frigido di cui sarà vittima Guglielmo. Riposa nel cimitero di Vecoli. Tardivo il riconoscimento della scienza al contributo innovatore apportato da Guglielmo Lippi Francesconi alla metodologia psichiatrica. Una via gli è intitolata nella città natia.[53]
27 gennaio 2022 Via Guidiccioni
QUI ABITAVA
ILARIO SIMONI
NATO 1922
ARRESTATO 20.8.1944.
FAGNANO BASSO
DEPORTATO
BUNZLAU
LIBERATO
REGENSBURG
Simoni, Ilario Ilario Simoni (Lucca, 27 settembre 1922 - Lucca, 22 luglio 2020), fratello di Elia. Aviere come il fratello, e come il fratello deportato nel Reich in seguito all'arresto. Internato per nove mesi nel campo di Bunzlau, sopravvive e fa ritorno a casa. Muore il 22 luglio 2020.[52]

Viareggio[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
26 gennaio 2024 Piazza Lorenzo Viani

43°51′52.33″N 10°14′59.43″E / 43.864536°N 10.24984°E43.864536; 10.24984 (Pietra d'inciampo per Janette Levi)
A VIAREGGIO ABITAVA
JEANNETTE LEVI
NATA 1925
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 1944
Levi, Jeannette Jeannette Levi (Rodi, 13 novembre 1925 – Auschwitz, 30 novembre 1944), figlia di Bension e Reina Ferrera. Arrestata a Viareggio, detenuta nel carcere di San Vittore[54] a Milano prima, quindi deportata il 30 gennaio 1944 a Auschwitz dove giunge il 6 febbraio. Matricola 75184, muore il 30 novembre 1944.[55][56]
Viale Regina Margherita, 30
davanti Gran Caffé Margherita

43°52′03.16″N 10°14′34.32″E / 43.867545°N 10.242866°E43.867545; 10.242866 (Pietra d'inciampo per Umberto Boni "Cravache")
A VIAREGGIO ABITAVA
UMBERTO BONI
CRAVACHE
NATO 1872
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 1944
HARTHEIM
Boni, Umberto Umberto Boni (Roma, 28 dicembre 1871 - Hartheim[57], 2 novembre 1944), giornalista detto “Cravache”, pseudonimo per "frustino" con cui firma i suoi articoli critici contro il regime. Personalità eclettica, "viveur" scapigliato, letterato, poeta, autore teatrale, scrive i testi di diverse canzoni per il celeberrimo carnevale di Viareggio. La sua avversione al regime fascista ha come conseguenza la deportazione, nel '44, nella germania nazista internato a Mauthausen. Muore al castello di Hartheim[57] il 2 novembre 1944.[55][58]

Provincia di Pisa[modifica | modifica wikitesto]

Pisa[modifica | modifica wikitesto]

La città di Pisa accoglie ufficialmente 4 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 13 gennaio 2017.

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
13 gennaio 2017 Piazza S. Paolo all’Orto, 19

43°43′03.01″N 10°24′15.79″E / 43.717503°N 10.404386°E43.717503; 10.404386
QUI ABITAVA
VALENTINA
DELLA SETA
NATA 1878
ARRESTATA 21.4.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 23.5.1944
Valentina Della Seta - (Roma, 4 ottobre 1878 - Auschwitz, 23 maggio 1944)
Elda Di Nola - (Pisa, 5 maggio 1901 - ????, ????)
Mario Roccas - (Marciano, 15 marzo 1900 - Auschwitz, 26 novembre 1944)
Renzo Roccas - (Casale Monferrato, 10 giugno 1927 - Auschwitz, 31 ottobre 1944).
La famiglia Roccas è composta da Mario Roccas e la moglie Elda Di Nola, la suocera Valentina Della Seta ed il figlio Renzo. Dalla casa di abitazione di Pisa, nell'estate 1943 si trasferiscono nella villa estiva di Chianni e qui vengono tutti arrestati il 21 aprile 1944. Carcerati a Firenze sono in breve trasferiti a Fossoli e da qui ad Auschwitz.[59]
QUI ABITAVA
ELDA DI NOLA
NATA 1901
ARRESTATA 21.4.1944
DEPORTATA
ASSASSINATA

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QUI ABITAVA
MARIO ROCCAS
NATO 1900
ARRESTATO 21.4.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 26.11.1944
ESSLINGEN

rowspan=""|

QUI ABITAVA
RENZO ROCCAS
NATO 1927
ARRESTATO 21.4.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 31.10.1944

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Provincia di Pistoia[modifica | modifica wikitesto]

Montecatini Terme[modifica | modifica wikitesto]

A Montecatini Terme si trovano 5 pietre d'inciampo, tutte posate il 27 gennaio 2022.[60]

Lamporecchio[modifica | modifica wikitesto]

A Lamporecchio si trovano 4 pietre d'inciampo, tutte posate il 27 gennaio 2022.[61]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2022 Via Costituzione
A LAMPORECCHIO VIVEVA
ILDEBRANDO TREVI
NATO 1876
ARRESTATO 27.1.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1944
A LAMPORECCHIO VIVEVA
ENRICO MENASCI
NATO 1860
ARRESTATO 26.1.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1944
A LAMPORECCHIO VIVEVA
ALDO MOSCATI
NATO 1914
ARRESTATO 26.1.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
LIBERATO
A LAMPORECCHIO VIVEVA
GIORGIO MOSCATI
NATO 1917
ARRESTATO 26.1.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1944

Provincia di Prato[modifica | modifica wikitesto]

Prato[modifica | modifica wikitesto]

La città di Prato accoglie ufficialmente 40 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 16 gennaio 2013.
Sul sito della Fondazione “Museo della Deportazione e Resistenza di Prato – Luoghi della Memoria Toscana” di Prato, all'indirizzo http://www.museodelladeportazione.it/le-pietre-dinciampo/ è possibile visualizzare la geolocalizzazione delle pietre d'inciampo di Prato e consultare le biografie delle persone cui le Pietre sono intitolate. Da Prato furono inviati nei campi di sterminio nazisti deportati per un numero totale di 152 persone. Solo 24 riuscirono a tornare.[62]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
16 gennaio 2013 Ex Lucchesi (piazza Macelli, 12)

43°52′39.35″N 11°05′27.6″E / 43.877597°N 11.090999°E43.877597; 11.090999
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

ANICETO CIABATTI
NATO 1889
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 4.10.1944
CASTELLO DI HARTHEIM
Aniceto Ciabatti - (Mazzone di Prato, 3 maggio 1889 - Castello di Hartheim, 4 ottobre 1944). Era sposato ed era il padre di Maggiorano Ciabatti, nato nel 1927 (vedi sotto). Lavorava come tintore tessile a Prato e abitava a Mezzana, nella periferia est della città. Al 8 marzo 1944, padre e figlio furono arrestati entrambi nella fabbrica tessile. Insieme colla maggior parte dei prigionieri catturati dopo lo sciopero, furono deportati dalla Stazione di Firenze Santa Maria Novella nel campo di concentramento di Mauthausen. Arrivarono l'11 marzo 1944 e vennero classificati con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare". Ricevettero i numeri prigioniero 57 050 (per il padre) e 57 051 (per il figlio). Furono trasferiti al sottocampo Ebensee il 25 marzo 1944. Il destino dei Ciabatti era molto simile a quello di Giovanni e Francesco Mazzocchi, anche coloro un padre e un figlio di Prato, entrambi assassinati ad Ebensee. Altre coppie padre-figlio toscane erano Gene e Giuseppe Larini, entrambi calzolai della Limite sull'Arno, entrambi assassinati, così come Giuseppe e Nedo Nencioni, entrambi della Spezia. In quest'ultimo caso, il padre fu assassinato, ma il figlio poteva sopravvivere. Roberto Castellani, un superstite di Mauthausen e presidente dell'ANED Prato (Associazione nazionale ex-deportati politici nei campi nazisti), raccontò di padre e figlio Ciabatti hanno sofferto particolarmente. Il padre voleva sempre dare al figlio qualcosa dalle sue povere razioni di cibo e viceversa. Gia dopo due mesi, al 5 giugno 1944, entrambi erano molto malati e deboli. Furono trasferiti a Mauthausen, nel campo per coloro che non potevano più lavorare. Aniceto Ciabatti fu assassinato nell'anno della sua deportazione, al 4 ottobre 1944 al centro di eutanasia del castello di Hartheim in una camera a gas.[63][64] Sei giorni dopo, anche Maggiorano Ciabatti fu assassinato nello stesso luogo.[63]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

MAGGIORANO
CIABATTI
NATO 1927
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.10.1944
CASTELLO DI HARTHEIM
Maggiorano Ciabatti - (Mazzone di Prato, 1 maggio 1927 - Castello di Hartheim, 10 ottobre 1944). Era il figlio di Aniceto Ciabatti, un tintore tessile presso una succursale del lanificio Lucchesi (vedi sopra). La famiglia abitava a Mezzana, nella periferia est di Prato. Anche Maggiorano cominciava di lavorare in tintoria. Al 8 marzo 1944, padre e figlio furono arrestati entrambi nella fabbrica tessile. Insieme colla maggior parte dei prigionieri catturati dopo lo sciopero, furono deportati dalla Stazione di Firenze Santa Maria Novella nel campo di concentramento di Mauthausen. Arrivarono l'11 marzo 1944 e vennero classificati con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare". Ricevettero i numeri prigioniero 57 050 (per il padre) e 57 051 (per il figlio). Furono trasferiti al sottocampo Ebensee il 25 marzo 1944. Roberto Castellani, un superstite di Mauthausen e presidente dell'ANED Prato, raccontò di padre e figlio Ciabatti hanno sofferto particolarmente. Il padre voleva sempre dare al figlio qualcosa dalle sue povere razioni di cibo e viceversa. Gia dopo due mesi, al 5 giugno 1944, entrambi erano molto malati e deboli. Furono trasferiti a Mauthausen, nel campo sanitario. Nell'ottobre del 1944, entrambi furono assassinati nella camera a gas del Castello di Hartheim, originariamente costruito per l'omicidio dei disabili. Maggiorano Ciabatti morì il 10 ottobre 1944.[63][64]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

SEVERINO FAGGI
NATO 1894
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 24.5.1944
EBENSEE
Severino Faggi - (Cafaggio di Prato, 16 febbraio 1894 - Ebensee, 24 maggio 1944). ra tessitore presso il lanificio Lucchesi. Era sposato e aveva almeno una figlia, Isora. Partecipò allo sciopero generale del marzo 1944. Era stato informato che se non fosse rientrato nella ditta i fascisti sarebbero andati a prenderlo a casa. Per evitare un possibile arresto, martedì 7 marzo 1944 decise di tornare in fabbrica il giorno dopo. Inconsapevole del suo destino, l’8 marzo 1944 fu arrestato insieme a molti colleghi che avevano partecipato allo sciopero generale. Vennero caricati su di un pullman e condotti al Castello dell'Imperatore di Prato. Gli operai arrestati furono successivamente portati alle Scuole Leopoldine di Firenze per essere poi deportati dalla stazione di Santa Maria Novella al campo di concentramento di Mauthausen. Durante il trasporto Severino Faggi riuscì a gettare dal treno un biglietto per la sua famiglia. In poche righe informò la figlia Isora, che stava andando a lavorare in Germania. Arrivò a Mauthausen l'11 marzo 1944 e fu classificato nella categoria Schutzhäftling (prigioniero in custodia cautelare). Ricevette il numero di matricola 57 105 e dichiarò la professione di tessitore. Fu trasferito al sottocampo di Ebensee il 25 marzo 1944. Lì morì dopo soli due mesi il 24 maggio 1944.[63]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

UMBERTO FRILLI
NATO 1900
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
MORTO 12.5.1945
PER LE CONSEGUENZE
Umberto Frilli - (Prato, 5 ottobre 1900 - Ebensee-Goisern, 12 maggio 1945)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

OTELLO GABUZZINI
NATO 1895
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 15.3.1945
EBENSEE
Otello Gabuzzini - (San Giorgio a Colonica, 24 febbraio 1895 - Ebensee, 15 marzo 1945)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

UMBERTO MASCII
NATO 1891
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 23.4.1944
EBENSEE
Umberto Mascii - (Prato, 9 ottobre 1891 - Ebensee, 23 aprile 1944)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

NELLO PETRI
NATO 1902
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.4.1944
EBENSEE
Nello Petri - (Prato, 8 gennaio 1902 - Ebensee, 25 aprile 1944)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

GINO VANNUCCHI
NATO 1891
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.6.1944
EBENSEE
Gino Vannucchi - (Prato, 20 aprile 1891 - Ebensee, 10 giugno 1944). Lavorava nella tintoria del lanificio Lucchesi che si trovava in piazza dei Macelli. La sede principale della ditta era invece in via Corradori. L'8 marzo 1944 gli fu ordinato di riscuotere il suo stipendio settimanale in via Corradori. Lì, insieme a molti colleghi, fu catturato dai militi della Guardia Nazionale Repubblicana. Furono portati prima al Castello dell'Imperatore e poi alle Scuole Leopoldine di Firenze. Seguiva la deportazione al campo di concentramento di Mauthausen dove arrivò l'11 marzo 1944. Venne classificato con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare" e ricevette il numero di matricola 57 456. Il 25 marzo 1944 fu trasferito al sottocampo di Ebensee, dove fu destinato ai lavori forzati. Il 6 giugno venne portato al campo sanitario di Mauthausen dove morì il 10 giugno 1944.[65]
Ex Campolmi (Biblioteca Lazzerini)

43°52′35.14″N 11°05′55.27″E / 43.876429°N 11.098686°E43.876429; 11.098686
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

ADELINDO GIORGETT
NATO 1884
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 11.3.1944
Adelindo Giorgetti - (Montemurlo, 21 dicembre 1884 - Mauthausen, 31 maggio 1944)[66]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

GONFIANTINO
GONFIANTINI
NATO 1892
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 15.5.1944
EBENSEE
Gonfiantino Gonfiantini - (Prato, 23 gennaio 1892 - Ebensee, 15 maggio 1944)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

FERNANDINO
MICHELONI
NATO 1883
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 17.4.1944
EBENSEE
Ferdinando Micheloni - (Cantagallo, 20 aprile 1883 - Mauthausen, 17 aprile 1944).[67]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

PALMIRO RISALITI
NATO 1891
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 12.3.1945
Palmiro Risaliti - (Prato, 20 marzo 1981 - Ebensee, 12 marzo 1945). Fu arrestato la mattina dell’8 marzo 1944 nella rifinizione Campolmi dai carabinieri che si erano introdotti nella fabbrica. Venne condotto alla Fortezza e successivamente inviato a Firenze, insieme a tutti gli altri rastrellati, prima alle Scuole Leopoldine e poi alla stazione di Santa Maria Novella. Fu deportato al campo di concentramento di Mauthausen da Firenze nella stessa notte. Arrivò a Mauthausen l’11 marzo 1944, ricevette il numero di matricola 57 372 e fu classificato con la categoria Schutzhäftling (in custodia cautelare). Nonostante fosse un esperto nella colorazione dei tessuti, fu sfruttato come manovale fino alla sua morte. Il 25 marzo 1944 venne trasferito al sottocampo di Ebensee. Lì morì il 12 marzo 1945, neanche due mesi prima della liberazione del campo.[68]
16 gennaio 2014 Piazza San Marco

43°52′39.75″N 11°06′05.41″E / 43.877707°N 11.101502°E43.877707; 11.101502
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

EDO SETTIMO ABATI
NATO 1926
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 2.5.1944
EBENSEE
Edo Settimo Abati - (Prato, 14 febbraio 1926 - Ebensee, 2 maggio 1944). Lavorava come apprendista. Il 7 marzo 1944 venne arrestato in piazza San Marco dalla Guardia Nazionale Repubblicana in seguito allo sciopero generale che aveva attraversato l'Italia occupata in quei giorni. Fu portata nella sede delle GNR al Castello dell'Imperatore, dove incontrò il fratello Renato Abati (vedi sotto), prelevato lo stesso giorno nella piazza del Collegio. La stessa sera fu trasferito, insieme al fratello e agli altri uomini fermati, alle Scuole Leopoldine di Firenze, il centro di raccolta per tutti gli arrestati nella provincia. Al 8 marzo, insieme colla maggior parte dei prigionieri catturati dopo lo sciopero, fu deportato dalla Stazione di Firenze Santa Maria Novella nel campo di concentramento di Mauthausen. Arrivò l'11 marzo 1944 e venne classificato con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare". Ricevette il numero di matricola 56 887 e, il 25 marzo, venne trasferito nel sottocampo di Ebensee, dove morì il 2 maggio 1944. Aveva solo 18 anni.[69]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

GIULIO GLIORI
NATO 1920
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 16.4.1945
EBENSEE
Giulio Gliori - (Villa Basilica, 9 febbraio 1920 - Ebensee, 16 aprile 1945)
Piazza San Francesco

43°52′45.78″N 11°05′46.14″E / 43.879383°N 11.096151°E43.879383; 11.096151
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

RENATO ABATI
NATO 1914
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 15.9.1944
CASTELLO HARTHEIM
Renato Abati - (Prato, 6 febbraio 1882 - Castello di Hartheim, 15 settembre 1944). Era un tessitore impiegato presso il lanificio Lucchesi in via Corradori. Inoltre lavorava come pasticcere. Nel marzo 1944 partecipò allo sciopero generale. Era un socialista con forti convinzioni. Venne arrestato il 7 marzo 1944 dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). L'arresto accade nell'ambito di una retata con l'intenzione di sopprimere le proteste. Fu detenuto prima alla sede della GNR al Castello dell'Imperatore e più tardi nelle Scuole Leopoldine di Firenze. Al 8 marzo, insieme colla maggior parte dei prigionieri catturati dopo lo sciopero, fu deportato dalla Stazione di Firenze Santa Maria Novella nel campo di concentramento di Mauthausen. Arrivò l'11 marzo 1944 e venne classificato con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare". Dichiarò di essere tessitore e ricevò il numero di matricola 56.886. Il 25 marzo venne trasferito nel sottocampo di Ebensee. Lì, il 2 maggio 1944 morì il fratello Edo Settimo Abati, diciottenne, socialista anche lui (vedi sopra). I due fratelli si sono incontrati al Castello dell'Imperatore, al giorno del loro arresto, ed hanno fatto lo stesso percorso. Non si sa se Renato Abati poteva star accanto al fratello morente, perché lui stesso era in pessime condizioni e fu riportato al campo medico di Mauthausen. Nel KZ, perdendo la capacità di lavorare aveva lo stesso status di una condanna a morte. Fu trasferito al centro di eutanasia del castello di Hartheim e fu assassinato il 15 settembre 1944.[70]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

DIEGO BIAGINI
NATO 1894
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 8.4.1944
Diego Biagini - (Prato, 19 aprile 1894 - Mauthausen, 8 aprile 1944). Sposava una moglie di nome Natalia. La coppia aveva quattro figli. Era caporeparto nella tessitura di Ettore Lucchesi. All'inizio dell'anno 1944 fuggiva con la sua famiglia a Calenzano perché i continui bombardamenti colpivano Prato quasi ogni giorno. Essendo un convinto antifascista partecipava allo sciopero generale dei primi di marzo del 1944. Fu catturato in piazza San Francesco la sera del 7 marzo 1944. Diego Biagini fu portato prima al Castello dell'Imperatore, poi alle Scuole Leopoldine di Firenze. I suoi familiari lo cercarono in tutta la città non avendo notizia della sua sorte. Nella stessa notte un violento bombardamento distrusse la casa della famiglia. Al'8 marzo 1944 fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove arrivò dopo tre giorni di passaggio in carro bestiame. Il suo numero di matricola era 56 962, fu classificato Schutzhäftling (deportato per motivi di sicurezza) e si dichiarò meccanico tessile. Fu trasferito al campo medico di Mauthausen, dove morì l'8 aprile 1944. Era il primo del gruppo partito da Prato a morire nel campo del concentramento, il secondo dopo Gino Gelli, il quale fu ucciso durante il passaggio verso l'Austria. Dopo due mesi, al 13 giugno 1944, la moglie ricevette una lettera della Polizia di sicurezza di Firenze: "Sono assai spiacente dovervi comunicare, che il Vostro marito, Diego Biagini [...] è morto sul posto di lavoro l'8 aprile 1944 a causa di una incursione nemica. Questa lettera vale come certificato di morte presso le autorità italiane." La sua famiglia era l'unica a Prato a ricevere una lettera ufficiale da parte delle naziste - però basata su una menzogna: al 8 aprile 1944 non c'erano incursioni nemiche a Mauthausen. La conclusione del Museo della deportazione: "se la data fu effettivamente quella indicata, l'uomo [...] fu deliberatamente ucciso."[71]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

NORIS BRESCI
NATO 1902
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 19.1.1945
EBENSEE
Noris Bresci - (Prato, 15 giugno 1902 - Ebensee, 19 gennaio 1945). Nel 1944 era operaio tessile presso il lanificio Lucchesi. Dopo lo sciopero generale tornava in servizio la mattina dell’8 marzo 1944. Allo stesso giorno fu arrestato dalla Guardia Nazionale Repubblicana nel stabilimento insieme ad altri dipendenti. Alcuni industriali pratesi collaboravano attivamente con la milizia fascista, che aveva l'ordine di aumentare il numero di uomini da deportare per punire le proteste degli operai italiani. Volevano sfruttarne al contempo la manodopera. Noris Bresci fu portato a Firenze e nella stessa notte fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, giungendo a destinazione l’11 marzo 1944. Lì fu classificato nella categoria Schutzhäftling (custodia cautelare) e ricevette il numero di matricola 56 987. Si dichiarò tessitore, ma fu sfruttato come manovale. Fu trasferito al sottocampo di Ebensee il 25 marzo 1944. Lì morì il 19 gennaio 1945 all’età di 42 anni.[63]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

GIOVANNI GUIDOTTI
NATO 1921
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 29.3.1945
EBENSEE
Giovanni Guidotti - (Prato, 23 giugno 1921 - Ebensee, 29 marzo 1945)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

EZIO MARANGHI
NATO 1926
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 6.5.1945
EBENSEE
Ezio Maranghi - (Prato, 19 gennaio 1926 - Ebensee, 5 maggio 1945).[72]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

VALESCO VANNUCCHI
NATO 1927
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.3.1945
GUSEN
Valesco Vannucchi - (Prato, 11 novembre 1927 - Gusen, 25 marzo 1945). Lavorava come cardatore nella filatura Gelli in via Roma. La sera del 7 marzo 1944 venne arrestato in piazza San Francesco dalla Guardia Nazionale Repubblicana anche se aveva solo 16 anni. Fu portato nella sede delle GNR al Castello dell'Imperatore. L'8 marzo fu trasferito alle Scuole Leopoldine di Firenze, il centro di raccolta per tutti gli arrestati nella provincia, e di la fu portato alla Stazione di Firenze Santa Maria Novella. Venne deportato con un treno merci al campo di concentramento di Mauthausen. Arrivò l'11 marzo 1944 e venne classificato con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare". Ricevette il numero di matricola 57 458. Il 18 marzo 1944 venne trasferito nel sottocampo di Gusen, dove fu sfruttato come metalmeccanico fino allo sfinimento. Morì il 25 marzo 1945. Aveva solo 17 anni, era uno dei più giovani deportati a Mauthausen.[73]
Porta al Mercatale

43°52′51″N 11°06′08.25″E / 43.880834°N 11.102293°E43.880834; 11.102293
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

GINO BARTOLETTI
NATO 1901
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 3.6.1944
EBENSEE
Gino Bartoletti - (Prato, 3 novembre 1901 - Ebensee, 3 giugno 1944). Nel 1944 abitava nella frazione della Castellina con sua moglie e quattro figli. Lavorava come magazziniere presso la ditta Chiostri, in via Marco Roncioni. La sera del 7 marzo 1944 venne fermato ad un posto di blocco vicino Porta Mercatale dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). L'arresto fu notato da uno dei suoi figli, che chiese al padre di tornare a casa con lui. Il ragazzino fu allontanato da un milite fascista che assicurò che il prigioniero non tornerà mai più alla propria abitazione. Gino Bartoletti fu internato prima alla Fortezza di Prato, la sede della GNR, e poi alle Scuole Leopoldine di Firenze. Fu deportato da Firenze al campo di concentramento di Mauthausen l’8 marzo 1944. Il treno giungeva la destinazione l’11 marzo 1944. Lì ricevette il numero di matricola 56 931, dichiarò di essere un tessitore e fu classificato nella categoria Schutzhäftling (prigioniero in "custodia cautelare"). Fu trasferito al sottocampo di Ebensee il 25 marzo 1944. Lì morì a causa del lavoro forzato, a causa della malnutrizione e delle condizioni igieniche al 3 giugno 1944, dopo soli tre mesi di prigionia. Aveva 42 anni.[63]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

GUIDO MOSCARDI
NATO 1907
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 1.5.1944
EBENSEE
Guido Moscardi - (Prato, 30 agosto 1907 - Ebensee, 1 maggio 1944)
Località il Pino, Via Galcianese, 43

43°52′40.07″N 11°04′49.51″E / 43.877798°N 11.08042°E43.877798; 11.08042
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

GINO BARTOLINI
NATO 1912
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 5.6.1944
EBENSEE
Gino Bartolini - (Prato, 19 ottobre 1912 - Ebensee, 5 giugno 1944). Divenne operaio presso il carbonizzo Corsi, in via del Castagno. Era sposato. Non prendeva parte allo sciopero generale del marzo 1944 organizzato dalle forze antifasciste perché non era mai stato attratto dalla politica. La mattina dell’8 marzo 1944 andava a ritirare il libretto di lavoro, perché la ditta nella quale era impiegato stava per chiudere. Quel giorno era da poco uscito dall’ospedale. La sua condizione fisica era precaria. Nonostante la debolezza e il disinteresse politico fu arrestato dalla Guardia Nazionale Repubblicana, che lo trattennero nella località il Pino. Una vicina divenne testimone dell'arresto e corre a casa sua per informare sua moglie, la quale si recò immediatamente in Fortezza e poi alla stazione di Firenze. La moglie faceva tanti tentativi di far liberare il marito o perlomeno di parlarlo. Tutto invano, fu allontanata da un milite fascista minacciandola con sua mitra. Gino Bartoletti fu deportato nella stessa notte da Firenze al campo di concentramento di Mauthausen. Non rivedeva più sua moglie. Arrivò l’11 marzo 1944 e ricevette il numero di matricola 56 933. Fu classificato nella categoria Schutzhäftling (prigioniero in "custodia cautelare") e dichiarò la sua professione, operaio tessile. Il 25 marzo 1944 fu trasferito al sottocampo di Ebensee. Lì morì dopo soli tre mesi di prigionia il 5 giugno 1944, all’età di 31 anni.[63]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

DUILIO BORETTI
NATO 1916
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 13.2.1945
EBENSEE
Duilio Boretti - (Prato, 25 ottobre 1916 - Ebensee, 13 febbraio 1945). Nel 1943 era militare di leva. Dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 tornava a casa e tentava di rifarsi una vita. A causa della crisi economica non riuscì a riprendere il suo lavoro di cenciaiolo. Era disoccupato, quindi non poteva partecipare allo sciopero generale. Fu arrestato comunque la mattina del 7 marzo 1944 quando tornava da una visita ai suoi genitori nella frazione di San Giusto. Fu condotto alla Fortezza di Prato e poi alle Scuole Leopoldine di Firenze. Il giorno dopo fu rinchiuso assieme ai suoi compagni nei vagoni piombati alla stazione di Santa Maria Novella e deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Il treno raggiungeva la destinazione al’11 marzo 1944. Fu classificato con la categoria Schutzhäftling (custodia cautelare), ottenne il numero di matricola 56 982 e si dichiarò tessitore. Fu sfruttato come manovale e venne trasferito al sottocampo di Ebensee il 25 marzo 1944: Lì fu assassinato il 13 febbraio 1945. Aveva 28 anni.[63] Fu sepolto nel KZ-Friedhof Ebensee, il cimitero del Lager.[74]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

ARTURO LASSI
NATO 1900
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 9.5.1944
EBENSEE
Arturo Lassi - (Carmignano, 15 ottobre 1900 - Ebensee, 9 maggio 1944)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

RENZO PONZECCHI
NATO 1919
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 30.9.1944
EBENSEE
Renzo Ponzecchi - (Prato, 2 ottobre 1919 - Ebensee, 30 settembre 1944)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

ROLANDO SENATORI
NATO 1920
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 13.4.1945
EBENSEE
Rolando Senatori - (Prato, 17 agosto 1920 - Ebensee, 13 aprile 1945). Era un commerciante, lavorava in proprio e abitava in piazza Mercatale. Era sposato. Nel 1944 fu sfollato nella frazione di San Giusto. L’8 marzo 1944 voleva controllare se i bombardamenti avevano provocato dei danni alla sua abitazione. Nonostante non avesse partecipato allo sciopero generale, fu fermato dalla Guardia Nazionale Repubblicana in località il Pino ed arrestato. La moglie riuscì ad incontrarlo poco prima del suo trasferimento alla Fortezza. La donna disperata informò il socio in affari di Senatori, un influente squadrista. L’uomo però si dichiarò troppo occupato e si decise ad interessarsene solo quando non c'era ormai più niente da fare, quando Rolando Senatori era già nel boxcar verso il campo di concentramento di Mauthausen, deportato da Firenze nella stessa notte. Arrivò a Mauthausen l’11 marzo 1944, riceveva il numero di matricola 57 403 e fu classificato con la categoria Schutzhäftling (in custodia cautelare). Si dichiarò tessitore e fu sfruttato come manovale fino alla sua morte. Il 25 marzo 1944 venne trasferito al sottocampo di Ebensee. Lì morì il 13 aprile 1945 all’età di 24 anni, pochi giorni prima della liberazione.[75] Secondo l'Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea fu partigiano dal febbraio 1944, unito alla Brigata di Lanciotto Ballerini.[76]
Piazza Duomo, ang. Via Magnolfi

43°52′57.13″N 11°05′51.96″E / 43.882535°N 11.097766°E43.882535; 11.097766
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

LEONELLO BETTI
NATO 1908
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 22.4.1945
EBENSEE
Leonello Betti - (Barberino di Mugello, 24 ottobre 1908, - Ebensee, 22 aprile 1945). Trovava impiego presso la ditta tessile Parenti a Prato. Prima della nascita della Repubblica Sociale Italiana era stato responsabile locale nei gruppi balilla, però non si aderisce alla RSI. Forse per questo fu arrestato in piazza del Duomo dai suoi ex camerati il’8 marzo 1944 quando si stava recando alla sua ditta per sapere se dopo il bombardamento del giorno precedente l’attività era ripresa. La famiglia non riuscì di farlo rilasciare e fu tradotto alla Fortezza e poi alle Scuole Leopoldine di Firenze. Si è profondamente pentito della sua precedente attitudine nel discorso con i suoi compagni di sventura. Nella stessa notte fu deportato da Firenze nel campo di concentramento di Mauthausen. Lì arrivò l’11 marzo 1944, fu classificato con la categoria Schutzhäftling e ricevette il numero di matricola 56 961, dichiarando di essere un tessitore. Fu sfruttato come manovale, trasferito al sottocampo di Gusen e successivamente a quello di Ebensee. Lì morì alle soglie della liberazione, al 22 aprile 1945.[77]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

RUGGERO BRUSCHI
NATO 1896
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 6.5.1944
EBENSEE
Ruggero Bruschi - (Cantagallo, 29 settembre 1896 - Ebensee, 6 maggio 1944). Era capo filatore presso la ditta Berretti, situata nel centro laniero in via Paolo dell’Abbaco. Abitava con sua famiglia in via Rubieri e non partecipava allo sciopero generale nei primi del marzo 1944. Tuttavia, fu arrestato la sera del 7 marzo vicino Porta al Serraglio da un gruppo di fascisti. La moglie e la figlia sentivano del suo arresto solo il giorno successivo. Marciavono a piedi fino a Firenze per effettuare il suo rilascio. Purtroppo, potevano soltanto vederlo salire su una camionetta che lo portava alla stazione, per essere deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove arrivò l’11 marzo 1944. Fu classificato nella categoria Schutzhäftling, di professione tessitore, e ricevette il numero di matricola 56 992. Dopo due settimane, al 25 marzo 1944 fu trasferito al sottocampo di Ebensee. La moglie non riusciva a saperne più niente di lui. Ruggero Bruschi morì ad Ebensee il 6 maggio 1944.[63]
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

UMBERTO CAIANI
NATO 1893
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.5.1944
EBENSEE
Umberto Caiani - (Poggio a Caiano, 7 settembre 1892 - Ebensee, 25 maggio 1945). Aveva una sorella invalida. Lavorava come follatore presso l’azienda di Orlando Franchi e abitava in via Ciliani. Molto probabilmente non partecipava allo sciopero generale perché non si occupava mai attivamente di politica. La mattina dell'8 marzo 1944 andava in bicicletta a riscuotere la pensione della sorella. Fu fermato dalla Guardia Nazionale Repubblicana alla Piazza del Comune ed arrestato. Fu portato al Castello dell'Imperatore di Prato, poi alle Scuole Lepoldine di Firenze. Mentre era agli arresti, un conoscente riusciva di avvertire la famiglia. Immediatamente, i suoi cercarono l'aiuto di un fascista di loro conoscenza. Tentavano il tutto per tutto e farlo rilasciare. L'intervento fu rapido, ma fu inutile: Riuscivano soltanto a recuperare la bicicletta. L'8 marzo 1944, Umberto Caiani fu deportato al campo di concentramento di Mauthausen, dove arrivò l'11 marzo 1944 e dove venne classificato con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare", ricevendo il numero di matricola 57 000 e dichiarando la sua professione, tessitore. Fu trasferito al sottocampo di Ebensee il 25 marzo 1944. È stato assassinato il 25 maggio 1944.[63] Fu sepolto nel KZ-Friedhof Ebensee, il cimitero del Lager.[78]
Armando Gattai - (Prato, 27 aprile 1909 - Ebensee, 19 gennaio 1945)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

SPARTACO MENCAGLI
NATO 1924
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 20.5.1944
EBENSEE
Spartaco Mencagli - (Prato, 12 dicembre 1924 - Ebensee, 20 maggio 1944)
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

MARIO PINI
NATO 1921
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 19.2.1945
EBENSEE
Mario Pini - (Prato, 28 settembre 1921 - Ebensee, 19 febbraio 1945)
Piazza S. Maria delle Carceri, ang. Via Pugliesi

43°52′47.12″N 11°05′54.91″E / 43.879756°N 11.098585°E43.879756; 11.098585
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

GIUSEPPE CALAMAI
NATO 1918
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.10.1944
CASTELLO HARTHEIM
Giuseppe Calamai - (Prato, 2 aprile 1918 - Castello di Hartheim, 10 ottobre 1944). Suo padre era Emilio Calamai. Il cognome della madre era Vieri. Lavorava come capofabbrica in un'azienda tessile pratese. Probabilmente non partecipava allo sciopero generale del 4 marzo 1944, non essendo attratto dalla politica. Aveva otto fratelli e sorelle, tra di loro:
Giulio Calamai, nato a Prato il 9 marzo 1920, aveva fatto la terza elementare e era diventato un calzolaio. Era militare ed era tornato a casa dopo l'armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943. Era disoccupato dopo di che e si arrangiava con lavori saltuari. I due fratelli abitavano in via Santa Chiara, insieme alla famiglia. Il 7 marzo 1944, Giuseppe Calamai fu fermato in piazza delle Carceri da militi della Guardia Nazionale Repubblicana nell’ambito di una retata. Non si preoccupò perché era convinto che sarebbe stato rilasciato fra poco. L'arresto fu osservato dal fratello, che stava tornando a casa dal rifugio antiaereo nel convitto Cicognini. Lo stesso giorno un bombardamento aveva colpito il centro laniero di Prato. Giulio voleva seguire il fratello e all'improvviso fu arrestato anche lui. Entrambi furono detenuti prima al Castello dell'Imperatore di Prato, poi alle Scuole Lepoldine di Firenze. Il giorno successivo, l'8 marzo 1944, entrambi furono caricati su carri piombati alla stazione di Santa Maria Novella e deportati nel campo di concentramento di Mauthausen, dove arrivarono l'11 marzo 1944 e dove vennero classificati con la categoria Schutzhäftling (custodia cautelare), ricevendo i numeri di matricola 57 001 e 57 002. Il mestiere dichiarato da Giuseppe era tessitore, quello di Giulio calzolaio e disoccupato. I due fratelli furono trasferiti al sottocampo di Ebensee il 25 marzo 1944, dove potevano star insieme per circa tre mesi, aiutandosi a vicenda nelle avversità. Giuseppe Calamai si ammalò gravemente e fu trasferito al campo medico di Mauthausen. Il 10 ottobre 1944 fu assassinato al centro di eutanasia di Hartheim. Aveva 26 anni.[63] Giulio riusciva a sopravvivere il regime nazista. Fu liberato il 6 maggio 1945 dalle truppe americane, che erano i primi alleati ad arrivare al campo di Ebensee. Ritornando a casa doveva scoprire che il padre era morto durante un bombardamento.[79]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

ANTONIO CECCHI
NATO 1905
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 5.4.1945
Antonio Cecchi - (Prato, 17 giugno 1905 - Mauthausen, 5 aprile 1945). Sua famiglia abitava nella frazione di Tobbiana. Era un operaio tessile presso il lanificio Pecci, addetto alla classificazione degli stracci. Era molto interessato alle questioni politiche, si unì al movimento comunista e sosteneva attivamente il Soccorso rosso. I fascisti pratesi conoscevano bene la sua resistenza contro il regime e lo arrestavano per la prima nel 1941. Gli stessi uomini tornarono di sorpresa nella notte del 6 marzo 1944 a casa sua per arrestarlo di nuovo. Al 8 marzo, insieme colla maggior parte dei prigionieri catturati dopo lo sciopero, fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Arrivò l'11 marzo 1944 e venne classificato con la categoria Schutzhäftling, prigioniero in "custodia cautelare", ricevendo il numero di matricola 57 039. Il 25 marzo 1944 venne trasferito nel sottocampo di Ebensee e nel 17 febbraio 1945 al sottocampo di Gusen. Le sue condizioni fisiche peggiorarono rapidamente e il 13 marzo fu portato al campo medico di Mauthausen, dove morì il 5 aprile 1945.[63]
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

MARIO FAGOTTI
NATO 1908
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 3.11.1944
EBENSEE
Mario Fagotti - (Barberino di Mugello, 2 ottobre 1908 - Ebensee, 3 novembre 1944)
QUI FU ARRESTATO
7.3.1944

ATTILIO LOMBARDI
NATO 1907
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 19.4.1945
Attilio Lombardi - (Pistoia, 28 ottobre 1907 - Mauthausen, 19 aprile 1945)
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

PORSENNA NANNICINI
NATO 1904
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 18.6.1944
EBENSEE
Porsenna Nannicini - (Prato, 13 febbraio 1904. - Ebensee, 16 giugno 1944)
Ex Lucchesi (piazza Macelli, 12)

43°52′39.35″N 11°05′27.6″E / 43.877597°N 11.090999°E43.877597; 11.090999
QUI FU ARRESTATO
8.3.1944

CESARE GIACHETTI
NATO 1903
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 8.5.1944
EBENSEE
Cesare Giachetti - (Prato, 19 luglio 1903 - Ebensee, 8 maggio 1944)
Via Ricasoli

43°52′48.29″N 11°05′47.95″E / 43.88008°N 11.096654°E43.88008; 11.096654
QUI FU ARRESTATO
16.12.1943

MARIO BELGRADO
NATO 1891
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Mario Belgrado - (Firenze, 10 marzo 1905 - Auschwitz, ????). Era figlio di Saul e di Cesarina Calò. Nel 1931 si era trasferito a Prato, dove lavorava come orologiaio in via Ricasoli. In seguito delle leggi razziali fasciste del 1938 e alle crescenti persecuzioni dopo l'occupazione militare tedesca dell'Italia si nascondeva presso il laboratorio orafo nel quale era impiegato. Continuava a lavorare nel suo nascondiglio però questa precauzione non era sufficiente. Nel novembre o dicembre 1943 venne arrestato ed inviato al campo di Bagno a Ripoli. Venne successivamente trasferito nel carcere di San Vittore a Milano. Venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz con il convoglio no. 6 partendo al 30 gennaio 1944 da Milano. Arrivò ad Auschwitz al 6 febbraio 1944. Non è sopravvissuto alla Shoah.[80][81][82]

Provincia di Siena[modifica | modifica wikitesto]

Siena[modifica | modifica wikitesto]

La città di Siena accoglie ufficialmente 2 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 8 gennaio 2015.

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
8 gennaio 2015 Via Fiorentina, 87

43°20′24.29″N 11°18′20.47″E / 43.34008°N 11.305685°E43.34008; 11.305685
QUI FU ARRESTATO
IL 6.11.1943

GIACOMO AUGUSTO
HASDÁ
NATO 1869
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 14.11.1943
Giacomo Augusto Hasdà - (Livorno, 8 agosto 1869 - Auschwitz, 14 novembre 1943)
Ermelinda Bella Segre - (Trino, 20 dicembre 1875 - Auschwitz, 14 novembre 1943)
Giacomo Augusto Hasdà fu rabbino capo di Pisa dal 1907 ininterrottamente sino al 1943. Con la moglie, Ermelinda Segre è arrestato il 6 novembre 1943 a Siena, in località Stellino, dove si erano rifugiati; tre giorni dopo la coppia è deportata da Bologna ad Auschwitz, dove vengono uccisi all'arrivo.[83]
QUI FU ARRESTATA
IL 6.11.1943

ERMELINDA BELLA
SEGRE
NATA 1875
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 14.11.1943

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Sinalunga[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Sinalunga accoglie ufficialmente 1 pietre d'inciampo, la prima essendo stata collocata il 17 gennaio 2019.

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
17 gennaio 2019 Via dei Nelli, 9

43°12′47.87″N 11°44′14.76″E / 43.213298°N 11.737434°E43.213298; 11.737434
QUI ABITAVA
PESIA FAJGA
LEWINTER
NATA 1900
ARRESTATA 1943
DESTINO IGNOTO
Pesia Fajga Lewinter - (Brzezina, Polonia, 4 giugno 1900 - ????, ????). Pesia Fajga Lewinter, polacca, ed il marito David Zimet erano ebrei stranieri, internati a Sinalunga. Il 1943 per la famiglia è un anno tragico: la figlia Lucia, nata prematura a febbraio, muore pochi giorni dopo la nascita; il marito, David, muore il 2 novembre di tbc polmonare; Pesia Fajga, nota a Sinalunga come la signora Francesca, a fine anno viene arrestata e di lei non si ebbe più alcuna notizia.[84]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Virginia e Guido, deportati e uccisi ad Auschwitz: collocate a Grassina due pietre d’inciampo in loro memoria, in Gazzettino del Chianti, 23 marzo 2022.
  2. ^ Pietre d'inciampo, su comune.capraia-e-limite.fi.it.
  3. ^ Pietre d’inciampo a Cerreto Guidi, Lazzeretto e Bassa: due giorni per la commemorazione. URL consultato il 1º febbraio 2024 (archiviato il 27 marzo 2022).
  4. ^ Giorno della Memoria, deposta la prima ‘Pietra d’Inciampo’ a Remo Burlon nella sua Via Chiara, su comune.empoli.fi.it.
  5. ^ Pietre d’inciampo, collocate le prime 21. Onorati anche Fiorenzo Cantini e Italo Soldi Degl’Innocenti, su comune.empoli.fi.it.
  6. ^ Pietre d’inciampo, nel ricordo di otto deportati livornesi sfollati a Empoli, su comune.empoli.fi.it. URL consultato il 12 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2023).
  7. ^ Alessio Mantellassi: «Sarete voi i custodi di questa eterna memoria storica», su comune.empoli.fi.it. URL consultato il 25 gennaio 2024 (archiviato il 1º giugno 2023).
  8. ^ Pietre d’inciampo in memoria di Selmi, Niccolai, Poli, Pasqualetti e Arfaioli: storia e emozioni protagoniste, su comune.empoli.fi.it. URL consultato il 25 gennaio 2024 (archiviato il 2 ottobre 2023).
  9. ^ Alessio Mantellassi: «A voi il compito di non dimenticare soprattutto le storie di quelle persone», su comune.empoli.fi.it. URL consultato il 25 gennaio 2024 (archiviato il 5 gennaio 2024).
  10. ^ Giorno della Memoria, posate le Pietre d’inciampo al Brollo in ricordo della famiglia Melauri, su figlineincisainforma.it.
  11. ^ Giorno della memoria. Intitolata a Carlo Castellani la prima pietra d’inciampo che sarà inaugurata a Montelupo, su comune.montelupo-fiorentino.fi.it.
  12. ^ Passi nella memoria, su bibliotecamontelupo.wordpress.com.
  13. ^ Pietre d’inciampo a San Casciano per ricordare Giacomo Modigliani e Paolo Sternfeld, su gonews.it, 3 gennaio 2018. URL consultato il 10 marzo 2020.
  14. ^ rainews.it, http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/media/tos-deportazioni-nazismo-san-casciano-pietre-inciampo-d4842d72-4a8e-4044-a6a5-cff15884508f.html.
  15. ^ Giacomo Modigliani, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 5 maggio 2020.
  16. ^ Paolo Sternfeld, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 5 maggio 2020.
  17. ^ Memoria, 8 pietre d'inciampo a Vinci per ricordare i deportati del 1944, su comune.vinci.fi.it.
  18. ^ a b Cantieri della memoria: Albo Bellucci, consultato il 10 novembre 2018 (con un ritratto fotografico)
  19. ^ Grosseto contemporanea: Albo Bellucci: la morte di un antifascista grossetano nel lager di Mauthausen., consultato il 10 novembre 2018
  20. ^ Istituto storico della Resistenza in Toscana: Dettaglio partigiano: Bellucci Albo Archiviato il 21 agosto 2018 in Internet Archive., consultato il 10 novembre 2018
  21. ^ Toscana Novecento: Arte “Inciampare” nel passato per capire il presente, consultato il 10 novembre 2018
  22. ^ Resistenza Toscana: Cippo a Bellucci e Scopetani, consultato il 10 novembre 2018
  23. ^ SIUSA Archivi di personalità: Meocci Antonio, consultato il 10 novembre 2018
  24. ^ Maremma Touring, Il racconto di un territorio : liberazione di Grossetto, consultato il 10 novembre 2018
  25. ^ Albo Bellucci/, su cantieridellamemoria.it. URL consultato il 5 maggio 2020.
  26. ^ Italo Ragni, su radiomaremmarossa.it. URL consultato il 5 maggio 2020.
  27. ^ Giuseppe Scopetani/, su cantieridellamemoria.it. URL consultato il 5 maggio 2020.
  28. ^ Cantieri della memoria: Giuseppe Scopetani, consultato il 9 novembre 2018 (con un ritratto fotografico)
  29. ^ Dalle pietre al digitale, su cantieridellamemoria.it. URL consultato il 6 maggio 2020.
  30. ^ Tullio Mazzoncini, su cantieridellamemoria.it. URL consultato il 6 maggio 2020.
  31. ^ Il Giunco: Anche a Magliano il progetto ‘Pietre d’inciampo’ per ‘riportare a casa’ i deportati, 6 gennaio 2018
  32. ^ Radio Maremma Rossa (per una memoria storica locale R/esistenziale): 8 agosto, consultato il 9 novembre 2018
  33. ^ Radio Maremma Rossa: 26 novembre, consultato il 9 novembre 2018
  34. ^ Pietre d'Inciampo Livorno, su santegidio.org. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  35. ^ Verso il Giorno della Memoria. Due nuove pietre di inciampo per Ada e Benito Attal, su comune.livorno.it.
  36. ^ Franca Baruch, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
  37. ^ a b Perla Beniacar, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
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  41. ^ Dino Bueno, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
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  45. ^ a b Abramo Levi, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
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  47. ^ Piera Galletti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
  48. ^ Giorno della Memoria. Due nuove pietre di inciampo per ricordare Liliana Archivolti e sua madre Elena della Torre deportate ad Auschwitz, su comune.livorno.it. URL consultato il 25 gennaio 2024 (archiviato il 25 gennaio 2024).
  49. ^ Liliana Archivolti (PDF), su comune.livorno.it. URL consultato il 26 gennaio 2024 (archiviato il 21 gennaio 2024).
  50. ^ A Lucca la pietra d’inciampo per ricordare Elia Simoni, in luccaindiretta.it, 18 gennaio 2019.
  51. ^ a b c Lucca, pietre d'inciampo e giardino dei Giusti, in La Nazione, 26 gennaio 2021.
  52. ^ a b Pietra d’inciampo a S.Concordio Cerimonia per ricordare Ilario Simoni, in La Nazione, 28 gennaio 2022.
  53. ^ Simone Pierotti, Una “pietra d’inciampo” per l’autore del primo manifesto del Carnevale, in iltirreno.it, 26 gennaio 2021. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  54. ^ Carcere di San Vittore, su mi4345.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  55. ^ a b Dalle dediche in piazza al teatro: tante ‘pietre d’inciampo’ a Viareggio per il giorno della memoria, in luccaindiretta.it. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  56. ^ Jeannette Levi, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  57. ^ a b Castello di Harteim, su deportati.it. URL consultato il 3 marzo 2023.
  58. ^ Simone Pierotti, La storia di “Cravache”: dalle note di Burlamacco all’orrore di Mauthausen, 27 gennaio 2019. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  59. ^ Famiglia Roccas, su pisainformaflash.it. URL consultato l'8 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2018).
  60. ^ Quelle cinque “Pietre d’inciampo” per ricordare la famiglia D’Angeli, in Il Tirreno, 26 gennaio 2022.
  61. ^ https://www.gonews.it/2022/01/27/giorno-della-memoria-quattro-pietre-dinciampo-a-lamporecchio/.
  62. ^ Deportazione politica da Prato, su museodelladeportazione.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  63. ^ a b c d e f g h i j k l Museo della Deportazione e Resistenza: Le Pietre d’inciampo in Italia, consultato il 3 novembre 2018
  64. ^ a b Nina Höllinger: Väter und Söhne im Konzentrationslager, in: betrifft widerstand, ed. Memorial Ebensee, n. 103, dicembre 2011, 4-12
  65. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Vannucchi Gino, consultato il 19 giugno 2018
  66. ^ L'incisione sulla Pietra d'Inciampo, secondo la scheda biografica del Museo della Deportazione, riporta due errori: il cognome esatto è Giorgetti e la sua data di morte il 31 maggio 1944. Cfr. Adelindo Giorgetti, su museodelladeportazione.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  67. ^ Secondo l'archivio I.T.S. di Bad Arolsen, il luogo di morte è il Sanitätslager di Mauthausen e non Ebensee, come inciso sulla Pietra d'Inciampo. Cfr. Ferdinando Micheloni, su collections.arolsen-archives.org. URL consultato il 9 maggio 2020.
  68. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Le Pietre d’inciampo in Italia, consultato il 21 ottobre 2018
  69. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Abati Edo Settimo, consultato il 8 giugno 2018
  70. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Abati Renato, consultato il 8 giugno 2018
  71. ^ Museo della deportazione: Biagini Diego [collegamento interrotto], su museodelladeportazione.it. URL consultato il 24 febbraio 2018.
  72. ^ Sia presso il Museo della Deportazione che nella Stanza dei Nomi del KZ di Mauthausen, come data di morte è indicata il 5 maggio 1945, il giorno prima della liberazione del campo di Ebensee. Cfr. Ezio Maranghi, su museodelladeportazione.it. URL consultato il 9 maggio 2020. Ezio Maranghi, su gedenkstaetten.at. URL consultato il 9 maggio 2020.
  73. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Vannucchi Valesco, consultato il 19 giugno 2018
  74. ^ Find a Grave: Duilio Boretti, consultato il 7 novembre 2018
  75. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Le Pietre d’inciampo in Italia, consultato il 18 ottobre 2018
  76. ^ Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea: Dettaglio partigiano: Senatori Rolando Archiviato il 19 ottobre 2018 in Internet Archive., consultato il 19 ottobre 2018
  77. ^ Museo della Deportazione e Resistenza: Biografie dei deportati ricordati nelle pietre d’inciampo a Prato, consultato il 28 ottobre 2018
  78. ^ Find a Grave: Umberto Caiani, consultato il 21 febbraio 2019
  79. ^ ANED: Giulio Calamai, 3|2|1989, [cit. 22-02-2019]
  80. ^ Centro di documentazione ebraica contemporanea: Belgrado, Mario, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 24 marzo 2018.
  81. ^ I nomi della Shoah: Mario Belgrado, consultato il 24 marzo 2018
  82. ^ Museo della deportazione e resistenza: Belgrado Mario, consultato il 25 marzo 2018
  83. ^ Rav Hasdà, su digital-library.cdec.it. URL consultato l'8 maggio 2020.
  84. ^ David e Francesca (PDF), su biblioato.it. URL consultato l'8 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2019).

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