Radio Busto Arsizio

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Radio Busto Arsizio
PaeseBandiera dell'Italia Italia
LinguaItaliano
Data di lancio10 giugno 1944
Data di chiusura23 maggio 1945
Nomi precedentiRadio Tevere (1944-1945); Radio Alto Milanese (1945)
Diffusione
Terrestre
Onde corte25,4 e 19,61 m

Radio Busto Arsizio (in precedenza Radio Tevere e Radio Alto Milanese, anche conosciuta come Radio Busto Libera) (onde corte m 25,4 e m 19,61, i cui trasmettitori erano identificati dalle sigle 2RO4 e 2RO3) fu la prima radio ad annunciare la caduta del regime fascista, il 25 aprile 1945. Radio Busto trasmise autonomamente, scollegata dalla catena delle altre stazioni EIAR del Nord Italia.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Come testimonia l'ingegner Lombardo, all'epoca dipendente EIAR e responsabile del centro radio di Busto Arsizio, le vicende furono guidate e coordinate dal tenente Aldo Icardi dell'esercito degli Stati Uniti, da Enrico Tosi, alto esponente del Comitato di Liberazione Nazionale, e dal tenente colonnello Oggioni, comandante militare della piazza di Busto Arsizio.[2]

L’emittente era nata dal trasferimento al nord, per ordine dei fascisti, del centro radiofonico Roma Prato Smeraldo, dove cominciò le trasmissioni il 10 giugno 1944 come Radio Tevere[3]. Le sale di registrazione erano a Milano, i programmi venivano trasmessi via cavo alla stazione trasmittente di Olgiate Olona e da qui diffusi, mentre gli uffici amministrativi si trovavano a Busto Arsizio in via Mentana.

Il 25 aprile 1945 la Divisione Alto Milanese occupò gli uffici di Busto Arsizio, mentre la 102ª Brigata Garibaldi si impossessò degli impianti di Olgiate Olona, consegnandone il comando al tenente americano Aldo Icardi, che ordinò la rimessa in funzione degli impianti[3]; le trasmissioni ripresero e la denominazione fu cambiata in Radio Alto Milanese[4].

Alle 22:00 del 25 aprile, dagli studi della radio, venne letto un comunicato che annunciava l'avvenuta insurrezione del Nord Italia.[5]

Il testo del comunicato, voluto da Giovanni Lombardo (successivamente accusato di aver trasmesso il comunicato senza autorizzazione e quindi licenziato dall'EIAR)[6], fu scritto da Enrico Tosi e letto da Nino Miglierina[7], ed era il seguente:

«Per proclama del Comandante Militare della piazza di Busto Arsizio si dichiara decaduto il regime fascista repubblicano, si esorta la popolazione alla calma e al rispetto delle leggi civili e militari dell'8 sett. '43, rientrate in vigore. Cittadino italiano, tu che hai sofferto per la tua Patria, ancora una volta calpestata dal barbaro nemico, l'ora della tua liberazione è giunta. Lavoratore, ancora per qualche giorno, controlla ogni tentativo di distruzione delle tue macchine, delle tue officine, delle tue fabbriche, delle centrali elettriche. Salva la tua ricchezza di domani. Donne siate degne dell’ora che volge. Italiani tutti al vostro posto per la battaglia.»

La trasmissione, la prima ad annunciare la decadenza del regime[8], fu ricevuta anche negli Stati Uniti[6].

Il 4 maggio 1945, per ordine degli Alleati, l'emittente diventò Radio Busto Arsizio[3] e continuò la sua attività fino al 23 maggio di quell'anno[4], quando venne chiusa sempre per volontà Alleata.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Per gli eventi avvenuti il Ministero della Difesa concesse al Comune di Busto Arsizio la Medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione:

«Prima città a dare, il 25 aprile, l'annuncio al mondo che l'Italia era insorta, Busto Arsizio è stata una degna protagonista del Secondo Risorgimento Italiano

Alcuni reperti di Radio Busto sono conservati presso la Famiglia Bustocca a Busto Arsizio, mentre resti della base di uno dei due tralicci sono ancora oggi esistenti sul luogo e sono visibili percorrendo in territorio Busto Arsizio via per Fagnano. Si noterà un vecchio acquedotto e poco distante la fondazione del traliccio.

Personale in servizio[modifica | modifica wikitesto]

Il personale in servizio all'emittente era costituito da:

  • capo centro: ing. Giovanni Lombardo;[9]
  • capo tecnico: Duilio Brondoloni;
  • tecnici specialisti: Dario Baldinini, Luigi Bulgheroni, Ezio Cestari, Carlo Gallazzi, Anacleto Guerra, Marcello Luciani, Francesco Macchi, Andrea Merlo, Giuseppe Migliara, Fiorello Modolo, Emanuele romano, Luigi Rossi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ E il parroco disse: "Insurrezione", su stpauls.it. URL consultato il 28 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2013).
  2. ^ Qui Radio Busto, l’Italia è libera!, su avvenire.it. URL consultato il 14 luglio 2015.
  3. ^ a b c ROSELLA FORMENTI, 25 Aprile, da Busto Arsizio un grido nell’etere: "L’Italia è libera", su Il Giorno, 1556169725505. URL consultato il 25 aprile 2019.
  4. ^ a b Rosella Formenti, «Italia liberata», l'annuncio lanciato dai microfoni di Radio Busto - Il Giorno, in Il Giorno, 23 aprile 2015. URL consultato il 24 settembre 2018.
  5. ^ Samantha Colombo, 25 aprile 1945: la Liberazione su Radio Busto, su Scribacchina.it, 25 aprile 2020. URL consultato il 3 aprile 2021.
  6. ^ a b «Qui Radio Busto, l’Italia è libera»: addio a Giovanni Lombardo, l’uomo della prima radio senza padroni | Varese Noi [collegamento interrotto], su varesenoi.it. URL consultato il 16 novembre 2018.
  7. ^ Biografia di Bartolomeo Nino Miglierina sul sito de La Famiglia Bustocca, su lafamigliabustocca.it. URL consultato il 10 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2013).
  8. ^ Qui Radio Busto, l’Italia è libera!, su CISL Scuola Lombardia. URL consultato il 2 maggio 2019.
  9. ^ La storia di Radio Busto diventa un film. Soltanto la Rai continua a snobbarla, su laprovinciadivarese.it. URL consultato il 13 agosto 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Lombardo, Il valore della memoria. Le vicende dei trasmettitori EIAR di Busto Arsizio, Campanotto Rifili, 2007.
  • Comunicato Ansa in Giornale di Sicilia, numero 108, 26 aprile 1945.