Massiccio dello Sciliar
Massiccio dello Sciliar Schlerngruppe | |
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Continente | Europa |
Stati | ![]() |
Catena principale | Alpi |
Cima più elevata | Monte Pez (2.563 m s.l.m.) |
Il Massiccio dello Sciliar (in tedesco Schlerngruppe; in ladino Scilier) è un gruppo montuoso delle Dolomiti[1], situato in Trentino-Alto Adige, nella provincia autonoma di Bolzano, toccando a est la provincia autonoma di Trento.
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Situato al centro del parco naturale dello Sciliar, conta diversi accessi dalla val di Tires, da Siusi e da Fiè allo Sciliar e, soprattutto, dall'alpe di Siusi.
Sul pianoro sommitale sorge, a 2457 metri d'altezza, il rifugio Bolzano. I limiti geografici sono, in senso orario, la valle Isarco, la forcella Denti di Terrarossa, il passo Alpe di Tires e la val di Tires.
Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'archeologia recentemente è riuscita a stabilire, grazie a ricerche mirate e analisi dei pollini, che il vasto altipiano della montagna è già stata utilizzato in modo estensivo nell'Età del bronzo, sia per funzioni di culto sia per il pascolo d'alta montagna.[2]
Giovedì 11 agosto 2011 due frane si sono staccate dalla cima Euringer (2394 m), parte del massiccio dello Sciliar. La prima, verso le 8.30, ha portato a valle tre massi di grandi dimensioni e la seconda, verso le 10.30, ha avuto dimensioni maggiori. In totale il materiale staccatosi è stato quantificato in circa 2000 metri cubi di roccia.[3]
Toponimo[modifica | modifica wikitesto]
Il nome tradizionale della montagna è attestato nelle opere del poeta Oswald von Wolkenstein (XV secolo) come Saleren. Con la successiva caduta della -a- radicale e della -e- della desinenza si ha una palatalizzazione e il passaggio a Sch-. Nel XVI secolo, infatti la montagna è indicata come Schlernkhofl, nel 1567 come auf dem Schalern e nel 1700 come Schlern. Si ritiene che il toponimo abbia una base pretedesca e preromana, da identificare in *sala, ovvero "fossato, rio, canale", che si riferisce in primis a Schlerngraben (fossato dello Sciliar) e Schlernbach (torrente). La forma italiana, introdotta da Ettore Tolomei, ricalca la denominazione ladina di Schiliáar.[4]
Classificazione[modifica | modifica wikitesto]
La SOIUSA lo vede come un gruppo alpino con la seguente classificazione:
- Grande parte = Alpi Orientali
- Grande settore = Alpi Sud-orientali
- Sezione = Dolomiti
- Sottosezione = Dolomiti di Gardena e di Fassa
- Supergruppo = Dolomiti di Fassa
- Gruppo = Massiccio dello Sciliar
- Codice = II/C-31.III-B.7
Suddivisione[modifica | modifica wikitesto]



La SOIUSA lo suddivide in tre sottogruppi[5]:
- Cresta di Terrarossa (a)
- Massiccio Monte Pez-Cime di Siusi (b)
- Massiccio Monte Pez (b/a)
- Cime di Siusi (b/b)
- Dorsale del Maglio (c)
Cime principali[modifica | modifica wikitesto]
- Cima di Terrarossa - 2.655 m
- Gran Dente di Terrarossa - 2.653 m
- Monte Pez - 2.563 m
- Cima Castello (in ted. Burgstall) - 2.515 m
- Piccolo Sciliar (Jungschlern) - 2.283 m
- Gabels Mull - 2.390 m
- Punta Santner - 2.413 m
- Euringer - 2.394 m
- Dorsale del Maglio (Hammerwand) - 2.128 m
Principali rifugi[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Seguendo le definizioni della SOIUSA il massiccio viene visto come un gruppo a sé stante. D'altra parte molti lo includono nel più vasto ed articolato gruppo del Catinaccio, di cui in apparenza sembra costituirne una appendice.
- ^ Peter Haupt, Bronzezeitliche Erdöfen auf dem Schlern - ein neues Interpretationsmodell zum Brandopferplatz auf dem Burgstall, in «Der Schlern», 84, 2010, n. 9, pp. 5-15.
- ^ Dolomiti: grossa frana sullo Sciliar a cima Santner, in Alto Adige, 11 agosto 2011.
- ^ Egon Kühebacher, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, vol. 3, Bolzano, Athesia, 2000, p. 265. ISBN 88-8266-018-4
- ^ Tra parentesi viene riportato il codice della SOIUSA dei tre sottogruppi. si tenga presente che un sottogruppo è ulteriormente suddiviso e viene quindi inserita una nuova lettera nel codice.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Sergio Marazzi, Atlante Orografico delle Alpi. SOIUSA, Pavone Canavese, Priuli & Verlucca, 2005.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale dello Sciliar, su sciliar.com. URL consultato il 25 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2006).
- Escursione virtuale nel Parco Naturale dello Sciliar, su provincia.bz.it.
- Leggende urbane: le streghe dello Sciliar, su altoadige-suedtirol.it.