Oswald von Wolkenstein

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Oswald von Wolkenstein
Conte di Wolkenstein
Stemma
Stemma
NascitaFalzes, 1377 circa
MorteMerano, 2 agosto 1445
DinastiaWolkenstein
PadreFederico di Wolkenstein
(† 1400 circa)
MadreCaterina di Villandro
(1406 circa)
ConsorteMargherita di Schwangau
Figli7

Oswald von Wolkenstein (Falzes, 1377 circa – Merano, 2 agosto 1445) è stato un poeta e compositore tedesco. Il suo aristocratico casato derivava dal castel Wolkenstein in Val Gardena: svolse anche funzioni di diplomatico nei suoi numerosi viaggi.

Nacque con buona probabilità a Castel Schöneck, presso Falzes, in Val Pusteria, dove il padre era castellano nell'anno della nascita di Oswald. Tuttavia visse per gran parte della sua vita presso Siusi allo Sciliar, dove sono ancora visibili i ruderi della sua abitazione, il Castelvecchio (in ted. Burg Hauenstein)[1] immerso nei boschi ai piedi dello Sciliar.

Duomo di Bressanone: lapide funebre di Oswald

Dal 1973 studi sui suoi resti hanno evidenziato che Oswald fosse nato con l'orbita destra più piccola del normale; ne conseguì che l'occhio destro fu sempre sotto sforzo fino a chiudersi definitivamente col tempo. Questi studi hanno confutato l'idea che il motivo potesse essere stato un colpo di freccia subito durante un gioco di carnevale nel 1385.

Nel 1387 incominciarono viaggi di Oswald nei paesi nordeuropei e islamici: viaggiò nell'intero vecchio continente, fino in Georgia.

Venne nominato consigliere ed ambasciatore presso la corte di Sigismondo di Lussemburgo ed entrò a far parte dell'Ordine del Dragone fondato da quest'ultimo per combattere gli hussiti. Tra i suoi componenti contava il principe Vlad II Dracul e János Hunyadi, detto il cavaliere bianco.[2] Si nota nel ritratto la spilla dell'Ordine del Dragone posta sulla stola bianca.

Nel 1402 conobbe Barbara Jäger, figlia di Martin, con cui i Wolkenstein erano in lite da decenni per il possesso del Castelvecchio, dove il poeta visse per anni e compose alcuni Lieder. Con Barbara ebbe una relazione sentimentale.[3]

Nel 1407 si stabilì a Bressanone, dove il principe vescovo Ulrico I lo nominò gonfaloniere del duomo.

Nel 1415 nelle vesti di ambasciatore di Sigismondo di Lussemburgo ottenne i riconoscimenti solenni da Ferdinando I d'Aragona dell'Ordine della Giara e del Grifone (Orden de la Jarra y del Grifo) e dell'Ordine della Stola. Nel ritratto se ne nota la collana formata da giare contenenti tre gigli e con un pendaglio centrale raffigurante un grifone. La stola sulla spalla mostra la spilla con la giara ed i tre gigli.

Compì altri avventurosi viaggi e fu più volte imprigionato. Nel 1417 sposò Margherita di Schwangau, più giovane di lui, che gli diede sette figli.

Partecipò alla Lega dell'Elefante assieme a suo fratello Konrad. Questa Lega venne fondata il 23 agosto 1406 con capo Ulrich von Matsch per difendere i diritti ed il potere di 21 famiglie nobiliari tirolesi nei confronti di Federico IV d’Asburgo e di Heinrich VI von Rottemburg. I membri indossavano un pettorale raffigurante un elefante d’argento. Probabilmente venne utilizzato questo simbolo per il significato di potere e dominazione.

Partecipò anche alla Lega del Falcone nella quale vi erano oltre un centinaio di membri con a capo Heinrich VI von Rottemburg. Il principio della Lega era lo stesso della Lega dell'Elefante, ma solamente contro il potere di Federico IV d'Asburgo. Nel 1423 Osvald venne coinvolto nell'assedio di Castel Greifenstein come assediato assieme ad altri nobili e alla famiglia degli Starkenberg, possessori del castello e controllori giuridici dell'area di San Genesio. Ne uscì illeso e ne raccontò la storia attraverso una ballata.

Nel 1429, con altri fautori del Capitolo, sequestrò e ricattò (vicenda assai criticata dalle istituzioni e dal popolo)[4] il principe-vescovo di Bressanone Ulrico II Putsch.[5]

Nell'ultimo periodo della sua vita si ritirò nell'abbazia di Novacella, dove il clima era più idoneo alla stesura dei suoi canzonieri. Morì a Merano il 2 agosto 1445, all'età di 68 anni circa: la sua discendenza proseguì fino al 1937 con il conte Arturo di Wolkenstein-Rodenegg. La posterità dei fratelli Michele e Leonardo, invece, fu più breve o continuò per via femminile.[6]

La lapide di Oswald è conservata a Bressanone nel chiostro del duomo, ma egli fu effettivamente sepolto - secondo sua disposizione testamentaria - nel convento agostiniano dell'abbazia di Novacella.[7]

  1. ^ Sito di Castel Hauenstein (DE), su burgen-adi.at. URL consultato il 30 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2010).
  2. ^ Bravi, Mito, p. 15
  3. ^ Bravi, Osvaldo, p. 23
  4. ^ Bravi, Osvaldo, p. 32
  5. ^ Hannes Obermair, Ulrich Putsch, in Lexikon des Mittelalters, vol. 8, Zurigo, 1997, pp. 1196 s.
  6. ^ Bravi, Osvaldo, p. 46
  7. ^ Bravi, Mito, p. 45
  • Ferruccio Bravi, Mito e realtà in Osvaldo di Wolkenstein, Centro di studi atesini, Bolzano 1973.
  • Ferruccio Bravi, Osvaldo di Wolkenstein, Centro di studi atesini, Bolzano 1977.
  • (DE) Anton Schwob, Oswald von Wolkenstein - eine Biographie (Schriftenreihe des Südtiroler Kulturinstitutes, 4), Bolzano, Athesia, 1989. ISBN 88-7014-073-3
  • (DE) Dieter Kühn, Ich Wolkenstein - eine Biographie, Francoforte, Fischer, 1996. ISBN 978-3-596-13334-5 - riedizione ampliata: Ich Wolkenstein. Die Biographie, Francoforte, Fischer, 2011. ISBN 978-3-596-19008-9
  • (DE) Anton Schwob, Karin Kranich-Hofbauer et al. (a cura di), Die Lebenszeugnisse Oswalds von Wolkenstein - Edition und Kommentar, 4 voll., Vienna, Böhlau, 1999-2011. ISBN 978-3-205-99124-3
  • (DE) Ulrich Müller, Margarete Springeth (a cura di), Oswald von Wolkenstein: Leben - Werk - Rezeption, Berlino-New York, Walter De Gruyter, 2011. ISBN 978-3-11-020782-8

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