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Chiesa di Sant'Andrea (Bergamo): differenze tra le versioni

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Dalla vicina chiesa di San Michele al Pozzo Bianco vennero portate in Sant'Andrea: la ''Gloria di San Nicola da Tolentino,'' firmata da [[Gian Giacomo Barbelli|Gian Giacomo Barbello]] e datata 1653, la ''Pala di [[Donnino di Fidenza|San Donnino]]'' di [[Francesco Bassano]], databile attorno al 1585, due tele di [[Antonio Cifrondi]], databili al 1690: ''Cristo con l'adultera'' e l'''Ultima Cena''. La tela di Barbello è stata restaurata nel 2018 a cura dell'[[Università degli Studi di Bergamo]] su iniziativa del Rettore Magnifico, il Prof. Remo Morzenti Pellegrini, ed è stata esposta in mostra presso l'aula magna dell'Università, già chiesa del vicino [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|convento di Sant'Agostino]]. La tela di Bassano è stata restaurata nel 2019 a cura della Fondazione Credito Bergamasco su iniziativa del suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli.
Dalla vicina chiesa di San Michele al Pozzo Bianco vennero portate in Sant'Andrea: la ''Gloria di San Nicola da Tolentino,'' firmata da [[Gian Giacomo Barbelli|Gian Giacomo Barbello]] e datata 1653, la ''Pala di [[Donnino di Fidenza|San Donnino]]'' di [[Francesco Bassano]], databile attorno al 1585, due tele di [[Antonio Cifrondi]], databili al 1690: ''Cristo con l'adultera'' e l'''Ultima Cena''. La tela di Barbello è stata restaurata nel 2018 a cura dell'[[Università degli Studi di Bergamo]] su iniziativa del Rettore Magnifico, il Prof. Remo Morzenti Pellegrini, ed è stata esposta in mostra presso l'aula magna dell'Università, già chiesa del vicino [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|convento di Sant'Agostino]]. La tela di Bassano è stata restaurata nel 2019 a cura della Fondazione Credito Bergamasco su iniziativa del suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli.


Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque ''episodi della vita di Sant'Andrea'', dipinte a partire dal 1868 da [[Giovanni Battista Epis]], allievo dell'[[Accademia Carrara]]; la ''[[Via Crucis]]'', di Gian Battista Riva e [[Giuseppe Riva (pittore)|Giuseppe Riva]] del 1898; la pala con [[San Giuseppe|''San Giuseppe'']] ''e [[Gesù]] adolescente'', dipinta da [[Giuseppe Riva (pittore)|Giuseppe Riva]] alla fine del [[XIX secolo]]; di Giovanni Pezzotta (Albino, 1838 - Bergamo, 1911) è la tela della ''Madonna che consegna la cintura a [[santa Monica]]'', che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il trono realizzato nel 1889 su disegno dell'arch. don Antonio Piccinelli, con tavole dello stesso Pezzotta. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|convento di Sant'Agostino]] al tempo della soppressione napoleonica (1796). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di [[Nicola da Tolentino|San Nicola da Tolentino]] (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da [[Giovanni Antonio Sanz]], già parte di un tronco vestito, ritrovata e identificata da don Giovanni Gusmini e restaurata a cura dell'[[Università degli Studi di Bergamo]] su iniziativa del Rettore Magnifico, il Prof. Remo Morzenti Pellgrini) e della ''[[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]'', che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.
Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque ''episodi della vita di Sant'Andrea'', dipinte a partire dal 1868 da [[Giovanni Battista Epis]], allievo dell'[[Accademia Carrara]]; la ''[[Via Crucis]]'', di Gian Battista Riva e [[Giuseppe Riva (pittore)|Giuseppe Riva]] del 1898; la pala con [[San Giuseppe|''San Giuseppe'']] ''e [[Gesù]] adolescente'', dipinta da [[Giuseppe Riva (pittore)|Giuseppe Riva]] alla fine del [[XIX secolo]]; di Giovanni Pezzotta (Albino, 1838 - Bergamo, 1911) è la tela della ''Madonna che consegna la cintura a [[santa Monica]]'', che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il trono realizzato nel 1889 su disegno dell'arch. don Antonio Piccinelli, con tavole dello stesso Pezzotta. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|convento di Sant'Agostino]] al tempo della soppressione napoleonica (1796). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di [[Nicola da Tolentino|San Nicola da Tolentino]] (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da [[Giovanni Antonio Sanz]], già parte di un tronco vestito, ritrovato e identificata da don Giovanni Gusmini e restaurato a cura dell'[[Università degli Studi di Bergamo]] su iniziativa del Rettore Magnifico, il Prof. Remo Morzenti Pellegrini) e della ''[[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]'', che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.


=== Teatro di Sant'Andrea (già chiesa ipogea) ===
=== Teatro di Sant'Andrea (già chiesa ipogea) ===
La realizzazione dello scurolo, permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di [[via Porta Dipinta]], dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle [[Mura venete di Bergamo|Mura Venete]], si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di [[Giuseppe Cesareo]], ''Madonna Immacolata con sant'Anna e san Gioacchino'', firmato e datato [[1864]]; del medesimo autore, ''San Romualdo con santa Lucia e santa Apollonia di Alessandria'', datato 1684; Giacomo Anselmi, ''San Carlo Borromeo'', firmato e datato [[1614]]; tre tele anonime, una raffigurante la ''Visitazione della Beata Vergine Maria'' databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che [[Gijsbert van Veen]] derivò nel [[1588]] dall'analogo dipinto di [[Federico Barocci]]; la ''Pietà con san Giovanni Evangelista e santa Maria Maddalena'' del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al [[XVII secolo]], raffigurante il ''Compianto sul Cristo morto''. Nel [[1904]] lo scurolo fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel [[1864]] per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della [[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel [[1887]] da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello "scurolo" trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra e l'urna in marmo nero del [[1613]], che avevano contenuto le reliquie dei santi [[Santi Domno e Domneone|Domnione]], [[Santi Domno e Domneone|Domnone]] e [[Santi Domno e Domneone|Eusebia]], ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico monsignor Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in [[via Arena]] nel [[1850]] e subito donata alla parrocchiale.
La realizzazione dello "scurolo" permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di [[via Porta Dipinta]], dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle [[Mura venete di Bergamo|Mura Venete]], si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di [[Giuseppe Cesareo]], ''Madonna Immacolata con sant'Anna e san Gioacchino'', firmato e datato [[1864]]; del medesimo autore, ''San Romualdo con santa Lucia e santa Apollonia di Alessandria'', datato 1684; Giacomo Anselmi, ''San Carlo Borromeo'', firmato e datato [[1614]]; tre tele anonime, una raffigurante la ''Visitazione della Beata Vergine Maria'' databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che [[Gijsbert van Veen]] derivò nel [[1588]] dall'analogo dipinto di [[Federico Barocci]]; la ''Pietà con san Giovanni Evangelista e santa Maria Maddalena'' del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al [[XVII secolo]], raffigurante il ''Compianto sul Cristo morto''. Nel [[1904]] lo scurolo fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel [[1864]] per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della [[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel [[1887]] da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello scurolo trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra e l'urna in marmo nero del [[1613]], che avevano contenuto le reliquie dei santi [[Santi Domno e Domneone|Domnione]], [[Santi Domno e Domneone|Domnone]] e [[Santi Domno e Domneone|Eusebia]], ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico monsignor Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in [[via Arena]] nel [[1850]] e subito donata alla parrocchiale. Per dotare la [[Chiesa parrocchiale|parrocchia]] di un centro aggregativo, nel 1951 l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello scurolo in cine-teatro.
Per dotare la [[Chiesa parrocchiale|parrocchia]] di un centro aggregativo, nella metà del Novecento, l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello "scurolo" in cine-teatro.


Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche.
Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche.


Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di città alta presso l'oratorio del [[Seminarino]], il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni [[Anni 1990|'90]] del Novecento fino al 2018, quale attraverso la collaborazione tra il vicario don Giovanni Gusmini incaricato per la Pastorale universitaria, la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'[[Università degli Studi di Bergamo]], il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale, e il dott. Giuliano Gariboldi, docente di recitazione, e nel quadro di una convenzione con il prevosto di Sant'Andrea monsignor Fabio Zucchelli, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico, in particolare ai corsi di recitazione proposti agli studenti universitari. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza delle autorità: il Prefetto di Bergamo, dott.ssa Elisabetta Margiacchi, il Sindaco di Bergamo, dott. Giorgio Gori, il Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Prof. Remo Morzenti Pellegrini, la dott.ssa Cristina Bombassei, Chief Corporate Social Responsibility di Brembo S.p.A e Presidente della Fondazione Pro Universitate Bergomensi.
Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di città alta presso l'oratorio del [[Seminarino]], il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni [[Anni 1990|'90]] del Novecento fino al 2018, quale attraverso la collaborazione tra il vicario don Giovanni Gusmini incaricato per la Pastorale universitaria, la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'[[Università degli Studi di Bergamo]], il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale, e il dott. Giuliano Gariboldi, docente di recitazione, e nel quadro di una convenzione con il prevosto di Sant'Andrea monsignor Fabio Zucchelli, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico, in particolare ai corsi di recitazione proposti agli studenti universitari. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza delle autorità: il [[Prefetto (ordinamento italiano)|Prefetto]] di [[Bergamo]], dott.ssa Elisabetta Margiacchi, il [[Sindaco (Italia)|Sindaco]] di [[Bergamo]], dott. [[Giorgio Gori]], il Rettore dell'[[Università degli Studi di Bergamo]], Prof. Remo Morzenti Pellegrini, la dott.ssa Cristina Bombassei, Chief Corporate Social Responsibility di [[Brembo (azienda)|Brembo]] S.p.A. e Presidente della Fondazione Pro Universitate Bergomensi.


=== Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy" ===
=== Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy" ===
Nell'aula studio del Centro Universitario Sant'Andrea, centro per la Pastorale Universitaria della [[Diocesi di Bergamo]], dal 2018 sono conservati i circa 1740 volumi appartenenti a James A. Podboy, e donati, dopo la sua morte avvenuta nel marzo 2018, dal fratello Robert. I volumi, perlopiù in lingua inglese, trattano di storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte, tra questi i cataloghi delle mostre della Fondazione Credito Bergamasco. I volumi sono stati catalogati portando la biblioteca ad averne circa 2000.
Nell'aula studio del Centro Universitario Sant'Andrea, centro per la Pastorale Universitaria della [[Diocesi di Bergamo]], dal 2018 sono conservati i circa 1740 volumi appartenenti a James A. Podboy, e donati, dopo la sua morte avvenuta nel marzo 2018, dal fratello Robert. I volumi, perlopiù in lingua inglese, trattano di storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte, tra questi i cataloghi delle mostre della Fondazione Credito Bergamasco. A questi volumi si sono aggiunte altre donazioni, che hanno portato la biblioteca a raccoglierne oltre 2000. All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'archivio parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della [[vicinia]] di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene dai secoli [[XIV secolo|XIV]]-[[XV secolo]] fino all'età moderna. Tra i registri di battesimo è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di [[Donato Calvi]].
All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'archivio parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della [[vicinia]] di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene dai secoli [[XIV secolo|XIV]]-[[XV secolo]] fino all'età moderna. Tra i registri di battesimo è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di [[Donato Calvi]].


==Note==
==Note==

Versione delle 09:14, 24 mag 2021

Chiesa di Sant'Andrea
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBergamo
Indirizzovia Porta Dipinta 39
Coordinate45°42′10.95″N 9°40′05.91″E
Religionecattolica di rito romano
Titolaresant'Andrea apostolo
Diocesi Bergamo
Consacrazione1847
ArchitettoFerdinando Crivelli
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzioneVIII secolo
Completamentoricostruita dal 1840

La chiesa di Sant'Andrea è il luogo di culto cattolico di Bergamo, che si trova in via Porta Dipinta 39, nella parte alta della città. Ricostruito nell'Ottocento su progetto dell'arch.Ferdinando Crivelli sulla base di un precedente edificio, documentato a partire dal 785 d.C.. Conserva notevoli pale d'altare opera di Andrea Previtali, Moretto da Brescia, Francesco Bassano, Enea Salmeggia, Gian Paolo Cavagna, Jacopo Palma il Giovane, Padovanino, Gian Giacomo Barbello, Giuseppe Riva, Gian Battista Riva, Giovanni Battista Epis, Giovanni Pezzotta, Amadio Pansera. Nel ex chiesa ipogea nel 1950 è stato ricavato un teatro, riaperto nel 2019. Negli ambienti al di sotto della sacristia nel 2021 è stato inaugurato un Museo Storio e di Arte Sacra, mentre al piano terra della casa parrocchiale si trova il Centro Universitario Sant'Andrea, che mette a disposizione degli studenti universitari un'aula studio, presso la quale nello stesso 2021 è stata inaugurata la Biblioteca "James A. Podboy".

Storia

Il suo aspetto si deve a un progetto di Ferdinando Crivelli, eseguito a partire dal 1837 sui resti di una chiesa già ricostruita nel XVI e nel XVII secolo sull'area di una basilica cimiteriale protocristiana, nominata come basilica Sancti Andreae in un atto notarile del 5 maggio 785, ora conservato presso l'Archivio di Stato di Bergamo[1].

Moretto da Brescia, Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domnone e Domnione, olio su tela, 1534-1537

Una lapide murata nella cappella dei Martiri (che si apre a metà della navata destra della chiesa) ricorda il ritrovamento, nel 1295, di una corona, di un calice e di un cucchiaio d'argento, doni votivi offerti probabilmente ai santi Domnione, Domnone e Eusebia, venerati in questa chiesa dall'età antica. Infatti, il 24 luglio 1401 si rinvenne, sotto l'altare maggiore, l'antico sarcofago con i loro resti e un'incisione databile tra il V e il VI secolo recante i loro nomi e il loro grado di parentela: Domnione ("avulus", ossia "zio" oppure "nonno"), Eusebia e Domnone ("nepotes", "nipoti"). Al tempo furono erroneamente identificati come martiri protocristiani, da cui il culto di sant'Eusebia di Bergamo e dei santi Domnione e Domneone, per via della sigla "BM" che accompagnava i loro nomi, sciolta in "Beati Martyres", mentre in realtà significava probabilmente solo "Bonae Memoriae" o "Bene Merentes". A loro il Moretto dedicherà una magnifica pala tuttora conservata all'interno della chiesa, all'interno della cappella loro dedicata, dove - in un'urna di legno di cipresso ebanizzato e argento, realizzata nel 1724 - sono conservate le loro ossa, sostanzialmente complete[2].

A causa di danni provocati dalla costruzione delle Mura Venete (1561-1588), la chiesa ottenne un risarcimento di 300 scudi da parte della Repubblica Veneta grazie al quale fu riedificata e riconsacrata nel 1592[3]. L'anno prima, nel 1591, era stata istituita come parrocchia indipendente, smembrandone il territorio dalla vicina di San Pancrazio. Una successiva ristrutturazione risale al 1689, con la posa della prima pietra il 23 giugno ad opera del vescovo Daniele Giustiniani[4].

Nel 1805, per decreto di Napoleone, fu soppressa l'attigua parrocchia di San Michele al Pozzo Bianco e il suo territorio fu annesso alla parrocchia di Sant'Andrea. La chiesa antica risultava così ormai troppo piccola per un territorio abbastanza vasto e per una popolazione piuttosto numerosa.[5] Inoltre, essa sorgeva a un livello più basso del piano stradale di via Porta Dipinta ed era oscurata da una cortina di edifici privati che la nascondevano allo sguardo di chi vi transitava. Una via, questa, la cui importanza era andata nel frattempo crescendo, dal momento che essa, prolungandosi oltre porta Sant'Agostino nella via Pignolo e poi nella via Borgo Palazzo, si dirigeva verso Brescia e da qui conduceva a Venezia. Anche per questa ragione le più importanti famiglie della nobiltà bergamasca fecero costruire lungo questa via i loro sontuosi palazzi: palazzo Suardo, palazzo Da Ponte, Palazzo Grumelli, Palazzo Moroni, palazzo Benaglio, palazzo Sottocasa, mentre vi abitavano già altre famiglie nobili, come i Passi Preposulo e i Rivola.

Già nel 1829 l'architetto Giacomo Romilli venne incaricato di progettarne la completa ristrutturazione. Un analogo progetto fu elaborato da un ingegnere anche per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, ma fortunatamente non venne eseguito. Il progetto di Giacomo Romilli prevedeva un edificio neoclassico, con facciata scandita da lesene e da un timpano, una piccola cupola semisferica e un alto campanile. Per ragioni che per ora non sono note, tale progetto non fu eseguito. Al 1837 datano i primi contatti tra la fabbriceria della chiesa parrocchiale, guidata dal conte Guglielmo Lochis, collezionista e podestà della città di Bergamo, e il giovane architetto e agrimensore Ferdinando Crivelli, entrambi residenti poco distante dalla chiesa. Crivelli elaborò diversi progetti: il primo nel 1838, il secondo nel 1840 (quello effettivamente eseguito), un terzo nel 1841. Nel 1840 iniziano le demolizioni della chiesa antica, mentre il 28 novembre 1847 la chiesa fu consacrata dal vescovo Carlo Gritti Morlacchi. Crivelli si ispirò in modo sostanzialmente letterale a un progetto che era stato ideato e realizzato nel 1798 dal celebre architetto bergamasco Giacomo Quarenghi per la cappella dei Cavalieri di Malta, interna a Palazzo Voroncov, a San Pietroburgo. Elemento di originalità è la cupola, che non si trova nell'edificio di Quarenghi e che Crivelli progetta ispirandosi al Pantheon. Essa si presentava in modo del tutto identico a quella che il medesimo architetto elevò nel 1855 (l'anno della sua morte) sopra il Duomo di Bergamo. A causa di pesanti infiltrazioni di umidità, la copertura della cupola di Sant'Andrea dovette essere ricostruita nel 1895 su progetto dell'arch. Elia Fornoni e dell'ing. Luigi Danioni.

Al termine dei lavori, all'interno delle navate della chiesa vennero ricollocate le tele già presenti in precedenza[6], alle quali Guglielmo Lochis aggiunse due Natività di Gesù, che appartenevano alla propria collezione: una dipinta e firmata da Enea Salmeggia nel 1599, l'altra attribuita Jacopo Negretti, e probabilmente eseguita attorno al 1603, per la vicinanza stilistica con la Natività di Maria, eseguita tra il 1591 e il 1603 per la chiesa di San Trovaso a Venezia. Entrambe le tele sono state restaurate tra il 2019 e il 2021 a cura della Fondazione Credito Bergamasco, su iniziativa del suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli.

Descrizione

La navata in una foto di Paolo Monti

Esterno

La facciata della chiesa risulta incompiuta rispetto al progetto di Crivelli, che aveva previsto un pronao retto da due pilastri e da quattro colonne di ordine corinzio e coronato da un timpano istoriato con il Martirio di Domnione, Domnone ed Eusebia, e appare molto semplice e spoglia. Vi si segnalano solo i tre portali, disegnati da Crivelli, in marmo bianco di Zandobbio. L'interno si sviluppa su una pianta a tre navate, divise tra loro da due serie di pilastri e di colonne di ordine corinzio, con cupola semisferica e abside di fondo.

Interno

L'edificio consta di due livelli: quello inferiore, in origine pensato come chiesa iemale (invernale) ipogea, nel 1951 venne trasformato in teatro per volontà dell'allora prevosto, don Antonio Galizzi, il quale volle dotare la parrocchia di un centro di aggregazione e di animazione. Vi si tenevano spettacoli teatrali, rassegne canore e musicali, proiezioni cinematografiche. Con il diminuire della popolazione e il concentrarsi delle attività di catechesi e di pastorale giovanile presso l'oratorio del Seminarino, il teatro venne chiuso, rimanendo in disuso per molti anni. Lungo l'estate del 2018 la parrocchia di Sant'Andrea lo ha affidato in comodato d'uso gratuito al Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo, che vi ha trasferito la propria sede, organizzandovi corsi di teatro e rappresentazioni teatrali a cura dei docenti e degli studenti dell'Università[6].

Sul piano superiore vi è l'aula della chiesa che conserva preziose opere d'arte. A quella antica appartengono la Madonna in trono col Bambino tra i santi Eusebia, Andrea, Domnione e Domnone, dipinta tra il 1536 e il 1537 da Alessandro Bonvicino, detto Moretto da Brescia[7], il Compianto sul Cristo morto di Andrea Previtali, dipinto nel 1525, che decorava l'altare in cornu Evangelii, dedicato a san Pietro, dove era custodite l'Eucaristia; la Natività adorata dai pastori di Giovanni Paolo Cavagna, firmata e datata 1605 (fu offerta dalla donne iscritte alla Confraternita di Santa Maria della Pace, titolare dell'altare in cornu Epistulae dove la tela era collocata). All'interno dei lacunari del soffitto erano incassate tre tele, ora in sagrestia, dipinte attorno al 1630 da Alessandro Varotari, detto il Padovanino, componenti il Trittico di Sant'Andrea e raffiguranti: il Martirio di Sant'Andrea, un Coro di angeli festanti con i simboli dei martirio (aureole dorate e rami di palma) e un Coro di angeli musicanti. Tra il novembre del 2019 e l'agosto del 2020 le tre tele di Padovanino sono state oggetto di un accurato lavoro di restauro, promosso dalla Fondazione Credito Bergamasco e dal suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli. Dal 24 settembre al 18 ottobre 2020 le tele sono state esposte sull'altare maggiore della chiesa, per poi essere definitivamente collocate nella sala sottostante la sacristia, dove, a differenza della loro precedente collocazione, è possibile vederle l'una accanto all'altra, come apparivano quando erano incassate nel soffitto della chiesa antica, attraversate da un'unica logica narrativa.

Il conte Guglielmo Lochis, presidente della Fabbriceria della parrocchia di Sant'Andrea e allora anche Podestà di Bergamo, donò alla chiesa parrocchiale, in occasione della nuova consacrazione del 28 novembre 1847, una Natività adorata dai pastori di Jacopo Palma il Giovane, databile attorno 1603, e una Natività adorata dai pastori opera di Enea Salmeggia detto il Talpino, firmata e datata. Le fonti in cui era stata pubblicata recavano erroneamente la data 1590, incoerente rispetto alle opere coeve del pittore. A una osservazione più ravvicinata la data si è invece rivelata essere 1599, come ha confermato il restauro, avvenuto nel 2021 a cura della Fondazione Credito Bergamasco, su iniziativa del suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli.[8]

Dalla vicina chiesa di San Michele al Pozzo Bianco vennero portate in Sant'Andrea: la Gloria di San Nicola da Tolentino, firmata da Gian Giacomo Barbello e datata 1653, la Pala di San Donnino di Francesco Bassano, databile attorno al 1585, due tele di Antonio Cifrondi, databili al 1690: Cristo con l'adultera e l'Ultima Cena. La tela di Barbello è stata restaurata nel 2018 a cura dell'Università degli Studi di Bergamo su iniziativa del Rettore Magnifico, il Prof. Remo Morzenti Pellegrini, ed è stata esposta in mostra presso l'aula magna dell'Università, già chiesa del vicino convento di Sant'Agostino. La tela di Bassano è stata restaurata nel 2019 a cura della Fondazione Credito Bergamasco su iniziativa del suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli.

Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque episodi della vita di Sant'Andrea, dipinte a partire dal 1868 da Giovanni Battista Epis, allievo dell'Accademia Carrara; la Via Crucis, di Gian Battista Riva e Giuseppe Riva del 1898; la pala con San Giuseppe e Gesù adolescente, dipinta da Giuseppe Riva alla fine del XIX secolo; di Giovanni Pezzotta (Albino, 1838 - Bergamo, 1911) è la tela della Madonna che consegna la cintura a santa Monica, che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il trono realizzato nel 1889 su disegno dell'arch. don Antonio Piccinelli, con tavole dello stesso Pezzotta. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto convento di Sant'Agostino al tempo della soppressione napoleonica (1796). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di San Nicola da Tolentino (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da Giovanni Antonio Sanz, già parte di un tronco vestito, ritrovato e identificata da don Giovanni Gusmini e restaurato a cura dell'Università degli Studi di Bergamo su iniziativa del Rettore Magnifico, il Prof. Remo Morzenti Pellegrini) e della Madonna del Buon Consiglio, che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.

Teatro di Sant'Andrea (già chiesa ipogea)

La realizzazione dello "scurolo" permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di via Porta Dipinta, dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle Mura Venete, si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di Giuseppe Cesareo, Madonna Immacolata con sant'Anna e san Gioacchino, firmato e datato 1864; del medesimo autore, San Romualdo con santa Lucia e santa Apollonia di Alessandria, datato 1684; Giacomo Anselmi, San Carlo Borromeo, firmato e datato 1614; tre tele anonime, una raffigurante la Visitazione della Beata Vergine Maria databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che Gijsbert van Veen derivò nel 1588 dall'analogo dipinto di Federico Barocci; la Pietà con san Giovanni Evangelista e santa Maria Maddalena del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al XVII secolo, raffigurante il Compianto sul Cristo morto. Nel 1904 lo scurolo fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel 1864 per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della Madonna del Buon Consiglio. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel 1887 da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello scurolo trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra e l'urna in marmo nero del 1613, che avevano contenuto le reliquie dei santi Domnione, Domnone e Eusebia, ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico monsignor Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in via Arena nel 1850 e subito donata alla parrocchiale. Per dotare la parrocchia di un centro aggregativo, nel 1951 l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello scurolo in cine-teatro.

Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche.

Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di città alta presso l'oratorio del Seminarino, il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni '90 del Novecento fino al 2018, quale attraverso la collaborazione tra il vicario don Giovanni Gusmini incaricato per la Pastorale universitaria, la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'Università degli Studi di Bergamo, il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale, e il dott. Giuliano Gariboldi, docente di recitazione, e nel quadro di una convenzione con il prevosto di Sant'Andrea monsignor Fabio Zucchelli, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico, in particolare ai corsi di recitazione proposti agli studenti universitari. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza delle autorità: il Prefetto di Bergamo, dott.ssa Elisabetta Margiacchi, il Sindaco di Bergamo, dott. Giorgio Gori, il Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Prof. Remo Morzenti Pellegrini, la dott.ssa Cristina Bombassei, Chief Corporate Social Responsibility di Brembo S.p.A. e Presidente della Fondazione Pro Universitate Bergomensi.

Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy"

Nell'aula studio del Centro Universitario Sant'Andrea, centro per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Bergamo, dal 2018 sono conservati i circa 1740 volumi appartenenti a James A. Podboy, e donati, dopo la sua morte avvenuta nel marzo 2018, dal fratello Robert. I volumi, perlopiù in lingua inglese, trattano di storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte, tra questi i cataloghi delle mostre della Fondazione Credito Bergamasco. A questi volumi si sono aggiunte altre donazioni, che hanno portato la biblioteca a raccoglierne oltre 2000. All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'archivio parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della vicinia di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene dai secoli XIV-XV secolo fino all'età moderna. Tra i registri di battesimo è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di Donato Calvi.

Note

  1. ^ La chiesa di sant'Andrea fuori Porta Dipinta, su bergamo-ortodossa.blogspot.it, Bergamo ortodossa, 13 dicembre 2012. URL consultato il 28 settembre 2016.
  2. ^ Chiesa di Sant'Andrea apostolo, su tripadvisor.it, Tripadvisor. URL consultato il 28 settembre 2016.
  3. ^ Chiesa, Oratorio, Teatro Riaperto il Sant'Andrea, su bergamopost.it, Bergamo post, 16 giugno 2014. URL consultato il 28 settembre 2016.
  4. ^ Caròlo Facchinetti, Bergamo o sia notizie patrie, Bergamo, 1841. URL consultato il 15 ottobre 2016.
  5. ^ editore=Fondazione Credito Bergamasco, Grandi Restauri - Il Trittico di Sant'Andrea di Padovanino, su Angelo Piazzoli e don Giovanni Gusmini (a cura di), youtube.com, 18 ottobre 2020. URL consultato il 10 novembre 2020.
  6. ^ a b guide Begamo, su guide.travelitalia.com, Travelitalia. URL consultato il 28 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2012).
  7. ^ Redona, p. 311.
  8. ^ La tela risale dunque al periodo in cui Salmeggia stava lavorando a Milano, dove lasciò diverse importanti tele, tra le quali Lo Sposalizio della Vergine, dipinto per il Duomo di Milano e consegnato nel 1601. Altre tele si trovano in Santa Maria della Passione e in San Simpliciano. Anche queste due tele sono state restaurate, tra il 2018 e il 2020 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Bibliografia

  • Pier Virgilio Begni Redona, Alessandro Bonvicino - Il Moretto da Brescia, Brescia, Editrice La Scuola, 1988.

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