Utente:OppidumNissenae/Sandbox002

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Copertina di una collezione di articoli sull'argomento pubblicati sul Public Library of Science - Medicine [[1]

«Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque.»

L'espressione disease mongering o corporate disease mongering[3] o traslando commercialization of disease[4][5] (in italiano: mercificazione della malattia[6][7][8] o commercializzazione della malattia), indica l'utilizzo di particolari strategie di marketing, finalizzate all'introduzione di un protocollo terapeutico o nuove procedure diagnostico/terapeutiche o di un farmaco già pronto o prossimo all'immissione in commercio. Ciò attraverso una opportuna campagna di sensibilizzazione finalizzata all'introduzione di quadri clinici non strettamente patologici, per indurre il consumatore e/o paziente alla ricerca di una soluzione alle sue "presunte" malattie, che lo rendono comunque sofferente, allo scopo di generare nuovi mercati di potenziali pazienti.[3]

I soggetti che normalmente beneficiano dall'utilizzo di queste strategie sono le aziende farmaceutiche, i medici e le loro organizzazioni professionali e quelle dei consumatori, gli oggetti di queste strategie sono i consumatori, gruppi particolari di pazienti o intere classi sociali.

Questo fenomeno ha fatto sorgere la necessità di istituzionalizzare una forma di prevenzione chiamata prevenzione quaternaria, termine coniato da Jamoulle, al fine di prevenire e ridurre le conseguenze del disease mongering.[4]

Esso può essere definito come:

«"azione intrapresa per identificare pazienti a rischio di overmedicalization, per proteggerlo da nuova invasione medica e suggerirgli interventi, che sono eticamente accettabili", questo concetto è ormai accettato in varie branche della medicina.»

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto di malattia è un concetto molto scivoloso.[10]

«Con il termine "non-malattia" si intende "un processo umano o un problema che alcuni hanno definito come una condizione medica, ma in cui le persone possono avere risultati migliori se il problema o il processo non viene definito in questo modo.»

Senza con ciò dire che la sofferenza delle persone che soffrono di queste "non-malattie" non sia realmente autentica, ma solamente che le stesse persone soffrono più di quanto non soffrirebbero per malattie realmente riconosciute come tali.[10] Gli autori di queste affermazioni in una indagine condotta su 570 persone nel 2002, ha rilevato che vi sono 200 condizioni umane ritenute patologie, ma molte di queste sono condizioni fisiologiche e non patologiche secondo l'accezione medica (di seguito l'elenco delle prima 20 individuate):[10]

  • Orecchie grandi (a sventola)
  • Canizie
  • Bruttezza
  • Parto
  • Allergia al 21 ° secolo
  • Jet lag
  • Infelicità

«Alcune di queste non-malattie già appaiono in classifiche ufficiali di malattia, e alcune che attualmente (N.d.T. 2002) non sono ufficialmente tali forse lo saranno presto.»

La prima volta che questo termine è stato usato fu nel 1992, quando lo scrittore Lynn Payer lo usò, per la campagna del colluttorio contro l'alitosi (alito cattivo) Listerine della Johnson & Johnson.[11] Secondo lo scrittore le metodiche comuni a tutte queste pratiche di disease mongering prevedono:

  1. Affermare che normali esperienze umane sono anormali e quindi bisognose di cure.
  2. Riconoscere una sofferenza che spesso non è presente.
  3. Ricondurre la definizione di malattia come presente nel più ampio numero di persone possibile.
  4. Ricondurre le causa di una malattie ad una qualche vaga carenza o ambiguo squilibrio ormonale.
  5. Creare opportune campagne di pubbliche relazioni associate ad una malattia.
  6. Dirigere l'elaborazione di discussione pubblica per una determinata malattia.
  7. Abusare intenzionalmente di statistiche prodotte per esagerare i benefici del trattamento.
  8. Proporre end point clinici scientificamente oggetto di dubbi nel campo della ricerca medica.
  9. Produrre campagne pubblicitarie che suggeriscono un trattamento senza effetti collaterali (o gravi effetti collaterali).
  10. Suggerire con la pubblicità la presenza di un sintomo normalmente comune come una malattia grave.

L'alitosi, la condizione che ha indotto Payer a coniare l'espressione "disease mongering", non è semplicemente un stigma sociale immaginato, ma può derivare da un ampio spettro di condizioni mediche, condizioni che vanno da un'infezione batterica del gengive ad una insufficienza renale. Questa condizione oggi è riconosciuta dal consiglio scientifico della American Dental Association come "una condizione riconoscibile che merita attenzione professionale".[12] In altri termini l'automedicazione con un colluttorio può nascondere la presenza di gravi patologie delle quali l'alitosi è un sintomo riconoscibile (patognomonico) per il medico.

Secondo Lynn Payer «il Disease mongering è la più insidiosa delle varie forme che la pubblicità medica, la cosiddetta educazione medica, ... può assumere.»[13] Inoltre dice Arthur Caplan, Professore di Bioetica presso l'Università della Pennsylvania di Philadelphia, in un popolare programma televisivo americano: «Se si vuole instillare una preoccupazione nel pubblico, e hai i dollari per farlo con la pubblicità, è possibile trasformare qualsiasi cosa in una malattia.»[13]

Il giornalista scientifico Ray Moynihan[14][15] sottolinea come fattore aggravante è la sempre maggiore consapevolezza del consumatore verso la propria salute, consumatore che è diventato più attivo, più informato sui rischi e benefici ed ha meno fiducia dell'autorità medica, essendo per altro meno disponibile ad accettare passivamente il potere del medico sul proprio corpo. Questa erosione della fiducia del parere medico rafforza la necessità di vasto controllo pubblico sul ruolo di indirizzo che l'industria ha in questi processi.[16]

Egli individua quattro aspetti cruciali per comprendere il disease mongering:

«Alcune forme di "medicalizzazione" possono ora essere meglio descritte come "disease mongering", questo si fa per espandere i confini della malattia curabile e conseguentemente espandere i mercati per nuovi prodotti.
Le alleanze tra l'industrie farmaceutiche, i medici e i gruppi di pazienti sono finalizzate ad utilizzare i media per inquadrare le condizioni mediche come fenomeni diffusi e gravi.
Il disease mongering può trasformare disturbi ordinari in problemi medici, facendo vedere sintomi lievi come gravi; oppure vedendo dei potenziali rischi come malattie.
Le informazioni sulla malattia finanziate da aziende dovrebbero essere sostituite da informazioni indipendenti.»

Teoria dei giochi[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la teoria dei giochi già nel 1968 Garrett Hardin nell'articolo: The Tragedy of the Commons (in Italiano: La tragedia dei beni comuni.) dimostrava che la massimizzazione del profitto individuale mette a repentaglio necessariamente il bene pubblico, questo non trova una soluzione tecnica se non con una estensione fondamentalmente morale.[17]

Su questo documento si è sviluppato un ampio dibattito scientifico e una semeiotica destinato a protrarsi negli anni, spesso in ambiti tecnologici e scientifici molto lontani tra loro.[18][19][20][21][22]

Famosa è al citazione dell'economista inglese William Forster Lloyd (1833) fatta da Garret

(EN)

«If a person puts more cattle into his own field, the amount of the subsistence which they consume is all deducted from that which was at the command, of his original stock ; and if, before,there was no more than a sufficiency of pasture, he reaps no benefit from the additional cattle,what is gained in one way being lost in another. But if he puts more cattle on a common, the food which they consume forms a deduction which is shared between all the cattle, as well that of others as his own, in proportion to their number, and only a small part of it is taken from his own cattle. In an inclosed pasture, there is a point of saturation, if I may so call it, (by which, I mean a barrier depending on considerations of interest,) beyond which no prudent man will add to his stock. In a common, also, there is in like manner a point of saturation. But the position of the point in the two cases is obviously different. Were a number of adjoining pastures, already fully stocked, to be at once thrown open, and converted into one vast common, the position of the point of saturation would immediately be changed.»

(IT)

«Se una persona conduce al pascolo troppi capi di bestiame nel proprio campo, l'erba che viene consumata è sottratta dalla quantità di erba iniziale. Inoltre, se all'inizio del pascolo l'erba presente nel prato era già insufficiente, il pastore non trarrà alcuni beneficio dal condurre un maggior numero di capi di bestiame. Ciò che viene guadagnato in un modo viene di fatto perso nell'altro. Ma se si mettono troppi capi di bestiame in un prato considerato bene comune, l'erba che consumano è di fatto indirettamente condivisa tra tutto il bestiame, anche quello degli altri, in proporzione al loro numero. In questo modo è come se il pastore sfruttasse solo una piccola parte del prato per alimentare il proprio gregge. In un pascolo "chiuso" o in "comune", vi è un punto di saturazione, se così posso chiamarlo, una sorta di impedimento funzionale, oltre al quale nessun pastore è in grado, con questo esempio, di far pascolare il proprio gregge.»

L'esempio più di ogni altro chiarisce i termini del problema. il desease mongering è il disallineamento tra gli interessi dell'industria farmaceutica e quelli della salute pubblica.[17] In casi recenti e gravi l'interesse praticato della azienda farmaceutica ha superato l'interesse pubblico. Citare tutti i casi è difficile ma basti ricordare il caso degli inibitori delle COX-2 (rofecoxib) in particolare e il caso della cisapride. Inoltre, la non assoluta certezza della correttezza dei dati epidemiologici e clinici presentati in letteratura medica, pone seri dubbi sul confine lecito a pratiche di marketing. Una cosa è stimolare studi e ricerche su un farmaco o una malattia ritenuta interessante da un punto di vista aziendale e commerciale, cosa che può esser successo per il minoxidil nella calvizie; cosa ben diversa è manipolare i dati al fine di convincere istituzioni statali deputate al controllo dei Farmaci (FDA ed EMA) o ministeri della salute nazionali come è stato per il rofecoxib e la cisapride.

Conflitto d'interessi privato/pubblico[modifica | modifica wikitesto]

Approfittando delle politiche di deregolamentazione, post-1980, l'industria farmaceutica ha cominciatoa programmare una pipeline di farmaci orientata a farmaci che sono utili nel miglioramento del cosiddetto lifestile (stile di vita), e il conseguentemente anche il marketing verso una sempre maggiore pubblicità rivolta ai consumatori e non solo o soltanto rivolta, come prima accadeva, alla classe medica. I giornalisti giocano un ruolo chiave nel «stuzzicare l'appetito» del pubblico verso quelle le notizie mediche facendo da cassa di risonanza ad ogni nuova scoperta e ai suoi trattamenti.[23]

Da tempo si osserva il tentativo in Europa, e non solamente, di deregolamentare la pubblicità dei farmaci in modo simile agli Stati Uniti.[24][25]

L'industria farmaceutica si difende sotto questa affermazione di principio:

«L'industria lavora per sviluppare farmaci, non le malattie.»

I conflitti di interesse tra ricercatori e industria farmaceutica possono essere correlati:[27]

  1. ai guadagni finanziari che si possono ricavare dal partecipare alle sperimentazioni sponsorizzate dalle industrie farmaceutiche,
  2. alla possibilità di pubblicare le sperimentazioni promosse dalle industri farmaceutiche con indubbi vantaggi sulla propria carriera accademica,
  3. a vantaggi personali, come la partecipazione a conference e/o viaggi di piacere.

Anche le università o gli istituti di ricerca possono avere anche conflitti di interesse con Big Pharma; ciò nella misura in cui nei loro bilanci quote significative di finanziamenti provengano dall'industria farmaceutica oppure, anche e spesso, grazie all'acquisto (spesso comodato gratuito) di attrezzature.[27]

Il conflitto di interesse tra consumatore/paziente e Big Pharma nasce tutte le volte che l'accesso a farmaci di difficile reperimento può essere superato con la partecipazione a sperimentazioni cliniche sponsorizzate da Big Pharma. Ciò è tanto più vero per i paesi in via di sviluppo.[27] Un esempio emblematico dei rischi di un siffatto conflitto di interessi è il caso del Contenzioso di Kano tra la Pfizer e Lo stato nigeriano.

Scrivono David Badcott e Stephan Sahm dell'Università di Cardiff che anche il (NICE), l'Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza Clinica nel Regno Unito deputato e finanziato dal Sistema Sanitario Nazionale Inglese a garantire che ogni nuovo trattamento medico disponibile lo sia in una logica di costo-efficacia, non è immune da pressioni indebite da parte di Big Pharma e dei mass media che lo giudicano un ostacolo al progresso e all'accesso a cure migliori.[28] Badcott e Sahm citando lo scritto di Edgar:[29] The Dominance of Big Pharma: Power scrivono:

«... l'industria cerca attivamente di influenzare la legittimità percepita delle politiche sanitarie di governo, attraverso la manipolazione dei pazienti, dei gruppi di difesa dei pazienti, dei medici e di altri professionisti del settore medico.»

In modo più ampio, (secondo Edgar) Big Pharma influenza i mass media, le agenzie governative per modellare opinione pubblica a favore del settore stesso o rispetto prodotti particolari. Sempre secondo Edgar il primo e più importante problema consiste nell'influenza indebita di Big Pharma rispetto le concezioni che modellano il paziente-consumatore, con il disease mongering e favorendo la distorsione del dibattito pubblico sulla allocazione delle risorse prioritarie.[29]

Brezis M. dell'Università Ebraica di Gerusalemme in Israele scrive che:[30]

  • Big Pharma finanzia circa l'80% delle ricerche e questi programmi di ricerca seguono primariamente logiche di Marketing piuttosto che di tipo clinico/sanitario, logiche in cui sono coinvolti statistici ed epidemiologi che aiutano ad ottenere i risultati voluti. Ciò pone grossi dubbi circa la qualità dei dati pubblicati quasi sempre sbilanciati a favore dell'efficacia dei nuovi prodotti.
  • Il marketing con mezzi finanziari importanti, superiori a quelli della ricerca scientifica in senso stretto, impone Linee Guida con valore di indirizzo per i sanitari ed agisce anche manipolando i media con azioni di disease mogering.
  • Inoltre, fenomeni di lobbing con la classe dei politici sono frequenti, cosa che comporta una riduzione ed indebolimento delle azioni degli enti deputati ai controlli.
  • Ovviamente, ciò non si applica solo all'industria farmaceutica ma a tutti i settori industriali ed in particolare ai settori della chimica, del tabacco e dell'alimentare. Brezis quindi sottolinea e suggerisce come imperativo per gli azionisti chiedere più considerazione per la salute pubblica.

A conferma di quanto scrive, cita come esempi paradigmatici il caso dell'antinfiammatorio Vioxx della Merck e del procinetico Prepulsid della Johnson & Johnson.

Sempre Brezis dice che vanno sollevati dubbi sulle questioni chiavi della sicurezza, del conflitto di interessi dei ricercatori, delle infiltrazioni nelle università, nei media e nelle agenzie legislative. nello stesso tempo egli suggerisce di rivalutare le buone pratiche di utilizzo di vecchi e più collaudati farmaci, tecniche di addestramento al comportamento preventivo come il caso delle riabilitazione cardiaca, l'uso di cure palliative in modo diffuso e sopratutto attività di promozione vera della salute su larga scala. Ricordando che i soggetti più esposti ed indifesi sono spesso i meno istruiti, i malati e i meno abbienti, inoltre, conclude:

«... i successi del libero mercato sembrano porre problemi irrisolvibili per la giustizia sociale nella sanità pubblica.»

Ruolo della stampa medica[modifica | modifica wikitesto]

Va considerato preliminarmente che in diversi paesi al mondo, contrariamente all'Italia, è possibile fare direttamente pubblicità ai farmaci attraverso i mass media.

Ricercatori Francesi nel 1990 hanno rilevato che solo in 41 su 141 annunci, pubblicati su riviste mediche e paramediche volte a personale sanitario nell'Africa francofona, le indicazioni erano assenti in 5 (3,5%), e in 42 (29,8%) la pubblicità era esagerata. Gli effetti collaterali non sono stati menzionati affatto in 37 (26,2%); allo stesso modo, le controindicazioni erano assenti da 30 (21,3%), ed incomplete in 19 (13,5%). Gli autori della ricerca concludono sostenendo che: «è chiaro che le aziende farmaceutiche non sempre seguono un codice di comportamento etico e che spesso sfruttano la mancanza di controlli efficaci nei paesi in via di sviluppo».[31]

Negli USA la FDA ha regolamenta la pubblicità sui farmaci; ricercatori della UCLA hanno studiato, nel 1992, le pubblicità farmaceutiche attraverso la stampa valutandone la conformità di tali annunci pubblicitari alle norme vigenti Food and Drug Administration (FDA). Essi hanno rilevato che nel 30% dei casi, due o più revisori sono in disaccordo con l'affermazione delle aziende farmaceutiche inserzioniste quando sostengono che il farmaco è da ritenere il "farmaco di scelta." Nei titoli degli annunci pubblicitari il 32% di questi inducono in errore il lettore circa efficacia. Inoltre, nel 44% dei casi, i revisori hanno ritenuto che la pubblicità porterebbe ad una prescrizione impropria di un farmaco, se un medico non avesse altre informazioni diverse rispetto quelle contenute nel messaggio pubblicitario. Infine, i revisori della ricerca non avrebbero assolutamente raccomandato la pubblicazione del 28% degli annunci pubblicitari e gli stessi avrebbero richiesto importanti revisioni nel 34% delle affermazioni fatte, prima della pubblicazione.[32]

Una valutazione delle pubblicità di farmaci pubblicati in riviste mediche da tre revisori indipendenti ha raggiunto la conclusione che, basandosi esclusivamente sulle informazioni presentate, in queste pubblicità di farmaci è possibile arrivare ad avere prescrizioni inappropriate nel 44% dei casi.[33]

Villanueva et al. hanno valutato che le notizie riguardanti gli ipolipemizzanti e i farmaci antipertensivi, pubblicati in riviste mediche spagnole, sono per il 44% delle dichiarazioni promozionali, perchè prive di citazione scientifica a sostegno della stesse.[34]

Una ricerca condotta negli USA su 69 riviste psichiatriche, ha valutato la reperibilità delle fonti, rispetto le affermazioni fatte. In quest'indagine del 2008 condotta presso il Dipartimento di Psicologia della Metropolitan State University, St. Paul, Minnesota si è constatato che poco più della metà delle affermazioni pubblicitarie (50,2%) ha fornito una qualche fonte raggiungibile da poter essere utilizzata per verificare la veridicità dell'affermazione. Quando le fonti sono state trovate queste hanno sostenuto correttamente le affermazioni citate nel 65% delle volte (95% CI: 61,0-69,1). Mentre le affermazioni riguardanti l'efficacia dei farmaci sono stati sostenute da fonti solo nel 53,2% dei casi (95% CI: 46,2-60,2). Il tentativi di ottenere dati citati dagli archivi delle aziende farmaceutiche raramente hanno raramente successo. Gli autori della ricerca concludono sostenendo che «una maggiore regolamentazione di tale pubblicità è giustificata.»[35]

A Basilea in Svizzera una ricerca ha indicato che il 53% di tutte le affermazioni fatte dalla industrie farmaceutiche, pubblicate in importanti riviste scientifiche, non sono supportate dagli studi di riferimento o quando presenti sono citati sulla base di informazioni potenzialmente di parte. Gli autori dello studio concludono sostenendo che« i medici non dovrebbero fidarsi delle affermazioni di farmaci pubblicitarie, anche quando sembrano fare riferimento a studi scientifici.»[36]

Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti o TTIP[modifica | modifica wikitesto]

Un aspetto apparentemente non immediatamente evidente ma molto ben correlato al disease mongering è il ruolo che avrà il TTIP nello sviluppo e diffusione dei farmaci tra l'Europa e gli Stati Uniti. Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), inizialmente definito Zona di libero scambio transatlantica (Transatlantic Free Trade Area, TAFTA), è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l'Unione europeae gli Stati Uniti d'America. L’obiettivo proposto è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie, ossia le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie.[37]

A partire dal 2014 questa materia è oggetto di articoli scientifici pubblicati su riviste censite da Pubmed.[38]

Un primo elemento di preoccupazione emerso è questo:

«... resta da concludere l'accordo entro la fine del 2015, prima che la prossima campagna elettorale presidenziale degli Stati Uniti inizi sul serio. I colloqui si svolgono in segreto, senza accesso del pubblico ai documenti negoziali chiave, in modo che quasi tutto ciò che sappiamo del loro contenuto passa attraverso fughe di notizie. ...»

In Gran Bretagna nell'aprile del 2015 con un articolo sul BMJ Matthew Limb esprime la preoccupazione per il rischio che il Sistema Sanitario nazionale Inglese possa essere smantellato con gli accordi di partenariato del TTIP.[28]

La stessa preoccupazione è espressa da Navarro V. in Spagna, secondo il quale molti delle precedenti misure prese nei trattati di libero scambio fin ora «hanno poco a che fare con l'incoraggiamento del libero scambio.» Egli fa riferimento al prezzo del farmaco anti epatite C (sofosbovir) che costa 84 000 $ per paziente contro un costo pari ad un quarto dell'equivalente generico indiano. La forti protezioni brevettuali previste nel TTIP spingono in tal senso. Un altro settore a rischio per la sanità spagnola dice può essere data dal fatto che i servizi pubblici sono gestiti dallo stato a fronte di un possibile passaggio di consegne al settore privato, con le conseguenti logiche di profitto.[40] Per altro negli USA a fronte delle non più accettabili insufficienze del sistema sanitario pubblico si è voluto ovviare approvando il cosiddetto: Obamacare (The Patient Protection and Afordable Care Act [PPACA]).[41]

Secondo alcuni autori occorre cautela nel giudicare il TTIP come un semplice accordo di scambi commerciali, esso, infatti, avrà pesanti implicazioni sulle procedure di controllo e di regolamentazione sull'uso e la promozione e farmaci e del tabacco.[42]

Saranno pesanti le implicazioni sulle necessarie convergenze normative, con misure che consentano agli investitori stranieri di citare in giudizio i governi che ostacoleranno il libero scambio delle merci e ostacoleranno con forti protezioni della proprietà intellettuale.[40] Quest'accordo inciderebbe sulla capacità di protezione del consumatore che attualmente esercitano l'EMA e le agenzie di protezione sugli alimenti, notoriamente più restrittive sulle "consorelle" USA. Ciò anche se l'EU intende escludere dal trattato i dati che si riferiscono alla protezione della salute pubblica, secondo Holly Jarman, infatti, sarà difficile mantenere ciò.[43][44] Lo stesso cita il caso delle aziende di tabacco che hanno spinto i governi in Australia e Uruguay, a recedere su leggi restrittive verso il fumo.[43] Spesso, infatti, le multinazionali del tabacco usano gli accordi commerciali inter-statali per superare le norme restrittive verso il fumo dei singoli paesi. Sono solo raccomandazioni quelle di evitare tra le parti implicate nella difficile trattativa i possibili conflitti tra multinazionali e stati sovrani.[45]

Il problema della protezione intellettuale sembra inoltre, essere un aspetto delicatissimo nel TTIP dal momento che gli USA spingono verso forme di protezione di IP esasperate verso sempre più varietà vegetali ed animali brevettate.[43] Infine si pone il problema delle forse in campo nella trattativa in corso visto la difficoltà delle organizzazioni non governative dei consumatori di dialogare tra loro al contrario delle grandi imprese organizzate.[43]

«Il rischio per la salute pubblica è che i principi e le norme fondamentali che saranno considerati come merce di scambio legittimi per tentativi di negoziare vantaggi economici.»

Una posizione possibilista l'assume Marine Faure e Brian Ward che sostengono che il TTIP favorirà gli scambi con un vantaggio per le zone meno avvantaggia europee garantendo sviluppo ed occupazione. l'armonizzazione delle normative favorirà gli standard nei controlli e nelle sperimentazioni cliniche, con un vantaggio per lo sviluppo di nuovi farmaci con una condivisione dei dati tra le due sponde dell'atlantico.[40]

Ruolo di Big Pharma[modifica | modifica wikitesto]

Da rilevare come alcuni di queste condizione sopraindicate, si siano negli anni via via medicalizzate sempre di più grazie all'offerta di nuovi trattamenti farmacologici, chirurgici (chirurgia estetica e nuove tecniche di chirurgia mininvasiva) e altro.

In questo un ruolo decisivo ha avuto la grande industria farmaceutica mondiale (Big Pharma), infatti,

«L'aumento di contatti segnalato tra i medici e l'industria farmaceutica, anche se non esistono dati in letteratura per quanto riguarda i potenziali conflitti di interessi finanziari per gli autori di linee guida di pratica clinica (CPG). Queste interazioni possono essere particolarmente rilevanti poiché (le Linee Guida) CPGs sono progettate per influenzare la pratica di un gran numero di medici.
...
L'80% degli autori aveva una qualche forma di interazione con l'industria farmaceutica.»

Tipicamente big pharma agisce negli approcci di marketing secondo alcune procedure definite che sono causa di desease mongering. Tra queste secondo Ray Moynihan:[16]

  1. La calvizie, che è un fenomeno fisiologico, o al più un disturbo comune, trattato come problema medico.
  2. La sindrome dell'intestino irritabile che è un sintomologia solitamente lieve, trattata come malattia grave.
  3. La fobia sociale che è un problema personale o sociale trattato come situazione medica.
  4. L'osteoporosi concettualizzata come un rischio di malattia.
  5. Stime di prevalenza di una malattia per massimizzarne le dimensioni come problema di salute: ne è un esempio la disfunzione erettile.

Va detto anche che Big Pharma con strumenti sofisticati riesce ad "eludere" le norme fatte nell'interesse dei pazienti e il pubblico in generale e che limitano il suo potere, attraverso quello che Edgar A. della Università di Cardiff definisce: la «terza dimensione» della potenza di Big Pharma. Questo potere che si applica in primis nascondendo il conflitto di interessi tra ricercatori, sanitari e pazienti. Poi con l'assunzione di impegni solo formali con le agenzie deputate al controllo e alla formazione dell'opinione pubblica. Infine, l'esclusione selettiva di organizzazioni o di strutture non in linea con Big Pharma facendo venir meno loro i fondi spesso necessari per le attività di queste organizzazioni. Infatti elemento molto forte di controllo è «la soppressione o la distorsione del dibattito sull'allocazione delle risorse».[47]

A sostegno delle posizioni dell'industria farmaceutica sostiene Alan Goldhammer, Vice Presidente Associato di PhRMA, un organizzazione a sostegno del commercio e dell'industria, che una ricerca clinica non ha fondamento morale se il trattamento sperimentale non è rivolto ad uno stato di malattia; ed aggiunge testualmente:

«Il nostro lavoro è la ricerca di cure, non creare malattia. Tocca alla comunità medica sviluppare nuovi strumenti diagnostici e modi per valutare la risposta del paziente.»

Jerry Avorn, un professore di medicina presso la Harvard University pur critico con l'industria farmaceutica scrive che: bisogna fare attenzione a stigmatizzare sic et simpliciter la ricerca farmaceutica, i progressi sono innegabili e sono sotto gli occhi di tutti; ma nello stesso modo bisogna evitare di essere nichilisti e vedere le malattie come una invenzione a tutti i costi, «la verità sta da qualche parte nel mezzo».[13]

Calvizie[modifica | modifica wikitesto]

Scala di hamilton per la calvizie

La terapia della calvizie ha inizio in modo serendipico con la scoperta che il minoxidil, un antipertensivo, era in grado di far crescere i peli nel corpo dei pazienti ipertesi trattati. Da qui il passo per una sperimentazione per il trattamento della calvizie è stato breve, la Upjohn detentrice del brevetto del minoxidil sviluppò questo farmaco in una indicazione medica molto legata allo stilelife (stile di vita o immagine di se). Una semplice ricerca su Pubmed indica un'esplosione della produzione scientifica riferita all'uso del minoxidil nella calvizie a partire degli anni 80, in concomitanza delle scoperte riguardanti il potenziale terapeutico di questo principio attivo nella alopecia androgenetica.[48]

Il progressivo scemare della produzione scientifica sul minoxidil a partire dal 1987, si può spiegare, a conferma di quanto prima detto, con la perdita di interesse da parte della stessa Upjohn per la scadenza internazionale del brevetto del minoxidil (brevetto N° US 3,461,461);[49] e con la successiva genericazione del farmaco, causa di un calo importante dei profitti per la multinazionale americana e quindi il conseguente abbandono dell'interesse della stessa per la ricerca sulla calvizie. Ciò per indicare come la ricerca scientifica è quantitativamente ampia in funzione dei possibili profitti che da essa possono nascere.

Successivamente con l'utilizzo della finasteride nella calvizie si è assistito ad un aumento sui media (N.d.t. in Australia) del messaggio:[16]

«L'azienda sostiene che gli uomini hanno il legittimo diritto di essere messo al corrente delle opzioni scientificamente dimostrate capaci di fermare la perdita di capelli ... .»

Ciò con l'evidente e palese intento di sollevare l'interesse dei calvi verso le possibili opzioni terapeutiche, pur senza agire direttamente con la pubblicità su di essi, ma sfruttando il canale medico come fattore sensibilizzante i possibili consumatori.[51]

Disordine ipoattivo del desiderio sessuale e FSD[modifica | modifica wikitesto]

Un altro caso di disease mongering è legato all'uso del Flibanserin nel Disordine ipoattivo del desiderio sessuale (HDSS) delle donne in premenopausa/menopausa.[52] Circostanza che ha messo in evidenza come le lobby del pharma possono in qualche modo influenzare anche la potente FDA.[53][54][55][56][57]

«La creazione e la promozione di "disfunzione sessuale femminile" FSD (Female sexual Disease) è un caso da manuale di disease mongering da parte dell'industria farmaceutica e da altri agenti di medicalizzazione, come i giornalisti della salute e della scienza, gli operatori sanitari, agenzie di relazioni pubbliche e imprese di pubblicità, organizzazioni di ricerca a contratto, e gli altri soggetti dell'industria della medicalizzazione

La medicalizzazione della sessualità ha inizio a partire dagli anni 1970, quando si cominciò per la prima volta a veder l'apprendimento e l'educazione come chiavi per la soddisfazione sessuale. Dal 1980 la natura delle ricerche sul sesso e le sue competenze hanno cominciato a spostarsi verso una nuova "medicina sessuale" grazie al crescente interesse della classe medica e grazie anche alle nuove tecnologie diagnostiche in ambito urologico e sopratutto all'interesse dell'industria farmaceutica.[23]

La storia di questo disturbo ha un inizio nel maggio 1997 quando a Cape Cod in una conferenza, sponsorizzata da aziende farmaceutiche, dal tema: "Funzione sessuale: valutazione negli studi clinici", ha inizio il percorso storico del disturbo, così come oggi esso è inteso.[58]

La Pfizer, è stata il principale promotore della FSD (Female sexual disorder) 1997-2004, quando era in corso il suo tentativo di avere approvato il Viagra per il trattamento del disturbo sessuale femminile dell'eccitazione; tentativo poi fallito per gli scarsi risultati trial clinici con il sildenafil nell'indicazione.[23]

Il direttore del Kinsey Institute, ha scritto sul BMJ:

«"La storia recente dello studio di disfunzione sessuale femminile è un classico esempio di partenza da un qualche preconcetto, e non basata sull'evidenza; la categorizzazione diagnostica delle disfunzioni sessuali delle donne, sulla base del modello maschile, richiede quindi ulteriori ricerche per basarsi su tale ipotesi.»

Un altro momento segno distintivo della storia FSD, è lo sviluppo di un cerotto a base di testosterone per il trattamento del desiderio sessuale ipoattivo, cerotto mai approvato dalla FDA per questa indicazione per mancanza di dati sulla sicurezza a lungo termine. Nel 2004 il disturbo dell'eccitazione sessuale femminile diventa desiderio sessuale ipoattivo rendendo così l'uso del testosterone legato alla patologia. Jan Shifren stima che un quinto di tutte le prescrizioni di prodotti a base di testosterone nell'uso approvato per gli uomini sono effettivamente scritti (off-label) per le donne.[59]

Disfunzione erettile[modifica | modifica wikitesto]

Sileno e il caprone - kyathos attico a figure nere

Nell'indagine del BMJ del 2002, la disfunzione erettile e eiaculazione precoce sono individuabili al XVII posto, alla più generica circostanza: ansia per le dimensioni del pene e/o invidia del pene. Sia il sildenafil e i suoi derivati (inibitori delle fosfodieterasi) nella disfunzione erettile, che nel caso della eiaculazione precoce la Dapoxetina, sono esempi di riuscite campagne di marketing riconducibili nel disease mongering; in un contesto medico che riguarda la sfera sessuale.

In tutti questi casi si tratta di molecole che rispondono ad ampi bisogni di "salute" da parte della popolazione maschile. Ritenere, però, che il sildenafil (Viagra) e i suoi simili, siano usati solamente secondo i precisi e rigidi criteri medici di trattamento della disfunzione erettile, contrasta con una ormai rilevante letteratura scientifica sull'uso ricreazionale degli inibitori della fosfodiesterasi-5.[60][61][62]

La creazione dell'entità "disfunzione erettile", come un disturbo medico grave, diffuso, e curabile si è sviluppato con l'introduzione del Viagra. Infatti, esso è stato lanciato nel 1998 con una campagna di pubbliche relazioni a livello mondiale senza precedenti, come Joel Lexchin descrive in un numero di PLoS Medicine.[23][63]

Le ricerche mediche sul testosterone nel trattamento della disfunzione erettile e sull'invecchiamento sono un altro possibile caso di disease mongering.[64]

Negli USA, in Canada e in Nuova Zelanda dopo il 2010 si è avuto un aumento esplosivo delle vendite di testosterone nell'invecchiamento e nei problemi correlati. I farmaci a base di testosterone sono stati studiati e approvati nelle forme di ipogonadismo con bassi livelli di testosterone endogeno. Suggerendo, però, che bassi livelli di testosterone sono correlati con l'invecchiamento e con la bassa libido maschile si è fatta una "indebita" pressione sulla popolazione circa la possibilità di "risolvere" un problema tipico dell'età. Inoltre, è stato tentato agendo sulle categorie di medici specialisti di spostare il valore patologico del livello serico del testosterone circolante.[65]

Eiaculazione precoce[modifica | modifica wikitesto]

La dapoxetina, invece, è il risultato di un processo registrativo di un farmaco che come altri della stessa classe farmacologica (antidepressivi) ha attività sulla capacità di controllare la eiaculazione precoce, infatti è molto ampia la letteratura scientifica che riguarda l'uso degli antidepressivi farmaci in questa problematica maschile.[66][67][68][69][70]

Osteoporosi[modifica | modifica wikitesto]

Inibitori della COX-2[modifica | modifica wikitesto]

Fobia sociale[modifica | modifica wikitesto]

Sindrome da deficit di attenzione e iperattività[modifica | modifica wikitesto]

Sindrome dell'intestino irritabile[modifica | modifica wikitesto]

Pandemia influenzale[modifica | modifica wikitesto]

Vance M.A. della Butler University, College of Pharmacy and Health Sciences di Indianapolis, sostiene che spese enormi nella preparazione di vaccini antiinfluenzali hanno prodotto pochi benefici dimostrabili e qualche danno, indipendentemente dalle risorse sprecate; ciò grazie a meccanismi di disease mongering, insieme ad una diffusa paura dell'influenza, ci si dovrebbe opporre con vigore a ciò.[71]

In Australia è stata condotta un'indagine su come i media hanno diffuso notizie circa la epidemia influenzale del 2009, gli autori della ricerca hanno concluso che: «raramente sono stati contestualizzati i quotidiani conteggi dei tassi di infezione e i commenti sulle variazioni del livello di allerta pandemica ciò per meglio aiutare le persone a capire meglio per la propria persona il rischio».[72]

In generale è accettata l'idea che contro l'epidemia influenzale sono richieste la partecipazione non solo dei sistemi sanitari nazionali ma anche di tutta la società.[73]

Diabete[modifica | modifica wikitesto]

In data 26 agosto 2015 un lancio giornalistico sottolinea la possibilità di prevedere con grande anticipo l'insorgenza del diabete in soggetti predisposti.[74]

«... appare chiaro quale sia l'importanza di diagnosticare prontamente questa condizione, per poterla affrontare e trattare immediatamente, modificando lo stile di vita, correggendo i fattori di rischio e assumendo una terapia farmacologica adeguata, dove necessario. E tutto questo, idealmente, anche prima che la malattia si sia manifestata.»

Sindrome metabolica[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome metabolica come è stato l'Ipercolesterolemia sembra essere, secondo Wolinsky H., una nuova malattia creata per procurare profitti all'industria farmaceutica piuttosto che curare i problemi reali dei pazienti. I farmaci per ridurre il colesterolo: Statine sono diventati nel 2004 i farmaci più usati negli USA; potrebbe la sindrome metabolica diventare un bussiness più grande.[13][75]

Molti sostengono che non necessariamente un grave problema di salute pubblica è data da una nuova malattia, quanto un modo per le aziende farmaceutiche di aumentare i ricavi.[13]

Ruolo di lobby mediche[modifica | modifica wikitesto]

Disegno Atzeco di una nascita

In un'accezione ampia di Disease-mongering va anche inquadrato il ruolo di lobby di interessi di tipo sanitario e non solo farmaceutico. Intendendo per lobby di interesse medico il ruolo di sanitari e non, che influenzano o impongono consapevolmente oppure no, una medicalizzazione, nel senso più ampio della parola, scegliendola loro tra le possibili opzioni nei confronti di una non-malattia. Ciò accade sopratutto quando il confine tra la non-malattia ed un potenziale stato di patologia nella stessa è molto labile. Un esempio eclatante è dato dall'evento naturale del parto della donna.[76][77][78]

Infatti, il ruolo che nelle società occidentali ha raggiunto la medicalizzazione del parto,[79][80] e maggiormente in Italia, è un dato ampiamente noto.[81][82] Questa circostanza risponde ad una logica di medicina difensiva ma anche ad una logica di risposta dei sistemi di organizzazione sanitaria (ospedali e/o cliniche), verso l'utenza femminile e ciò anche, in Italia, con ampie differenze regionali. Questo fatto è ancor più vero se ci si riferisce al discrepante dato esistente in letteratura scientifica sulle percentuali di parto spontaneo e di parto cesareo rispetto le gravidanze a rischio.[81][83]

I medici, in particolare gli urologi hanno trovato nella medicina sessuale, rispetto le classiche patologie del distretto genito-urinario, un'importante opportunità di carriera, dal momento che l'avvento della litotripsia e dei farmaci efficaci per la malattia prostatica benigna ha ridotto il loro spazio chirurgico.[23]

Un elemento che complica la lettura dei dati scientifici sulle cause di morte in soggetti con tumore è dato dal fatto che spesso la causa merterm è imputata al tumore sulla base di un pregiudizio clinico.[84]

Prevenzione del tumore alla prostata[modifica | modifica wikitesto]

Va ricordato che la prostatectomia radicale, intervento elettivo nella terapia dei tumori della prostata, è associata ad un significativa diminuzione della qualità della vita di un maschio per l'insorgenza di una disfunzione erettile ed una diminuzione della continenza urinaria.[85]

Una ricerca di tipo metanalitico della Cochrane del 2013, condotta da Ilic D., Neuberger M.M., Djulbegovic M. e Dahm P. del dipartimento di Epidemiologia e Medicina Preventiva, della Monash University di Melbourne in Australia, sostiene che:[86]

«Lo screening del cancro della prostata non è diminuito in modo significativo la mortalità specifica per cancro della prostata in una meta-analisi combinata di cinque RCT (Random Clinical Trials).
Solo uno studio (ERSPC) ha riportato una significativa riduzione del 21% della mortalità specifica per cancro della prostata in un sottogruppo pre-specificato di uomini di età compresa tra i 55 ei 69 anni.
...
...
Sovradiagnosi e overtreatment sono comuni e sono associate a danni correlati al trattamento.
Gli uomini devono essere informati di questo e degli effetti negativi dimostrati quando sono di decidere o meno di intraprendere lo screening per il cancro alla prostata.
Qualsiasi riduzione della mortalità specifica per il tumore alla prostata può richiedere fino a 10 anni per svilupparsi; pertanto, gli uomini che hanno una aspettativa di vita inferiore a 10 ai 15 anni devono essere informati che lo screening per il cancro alla prostata è improbabile che siano di beneficio.»

Prevenzione del tumore alla mammella[modifica | modifica wikitesto]

Uno studio di tipo metanalisi della Cochrane pubblicato nel 2006 sostiene l'inutilità dello screening di massa del tumore alla mammella nella donna, non avendo esso dimostrato un'utilità sulla sopravvivenza su una popolazione di mezzo milione di donne popolazione.[87]

Una successiva metanalisi della Cochrane pubblicato nel 2011 ad opera di Gøtzsche PC e Nielsen M. responsabili del Nordic Cochrane Centre, Rigshospitalet, di Copenhagen afferma quanto segue:[88]

  • «Una stima ragionevole è che con lo screening si ottiene una riduzione del 15% corrispondente ad una riduzione del rischio assoluto di 0,05%.»
  • « Lo screening ha portato al 30% di sovradiagnosi e conseguenti sovratrattamenti, con un aumento del rischio assoluto di questi del 0,5%. »
  • «Ogni 2000 donne invitate allo screening durante i 10 anni, ... a 10 donne sane, cui non sarebbe stato diagnosticato il tumore se non ci fosse stato lo screening, saranno state trattate inutilmente.»
  • «Inoltre, più di 200 donne sperimenteranno importante disagio psicologico per molti mesi a causa di risultati falsamente positivi. »
  • «Non è quindi chiaro se lo screening fa più bene che male. »
  • «Per garantire che le donne siano pienamente informati sia benefici che rischi prima di decidere o meno di frequentare lo screening, abbiamo scritto un volantino evidence-based per i laici che è disponibile in diverse lingue su www.cochrane.dk.»

L'indagine ha considerato un panel di circa 600 000 donne in un arco temporale di 13 anni.

Successivamente Gøtzsche PC e Jørgensen KJ. del Nordic Cochrane Centre, Rigshospitalet, di Copenhagen scrivono:[89] come lo screening del tumore al seno, con una riduzione della mortalità del 15% ma con una sovra diagnosi e sovratrattamento del 30%, si traduce nel fatto che nell'arco di 10 anni avremo ridotto la possibilità di un tumore al seno a 10 donne.; ma più di 200 donne avranno uno stress psicologico ed un ansia importante con uno stato di incertezza protratto per anni a causa di un risultato dello screening falsamente positivo.

Inoltre:

«Recenti studi osservazionali mostrano nelle prove più sovradiagnosi e molto poca o nessuna riduzione dell'incidenza dei tumori avanzati con lo screening.»

Prevenzione del cancro del colon[modifica | modifica wikitesto]

Ipertensione lieve o ipercolesterolemia lieve[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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