Santa Severina

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Santa Severina
comune
Santa Severina – Stemma
Santa Severina – Bandiera
Santa Severina – Veduta
Santa Severina – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Calabria
Provincia Crotone
Amministrazione
SindacoSalvatore Lucio Giordano[1] (lista civica di centro-sinistra Il borgo) dal 31-5-2015 (2º mandato dal 21-9-2020)
Territorio
Coordinate39°09′N 16°55′E / 39.15°N 16.916667°E39.15; 16.916667 (Santa Severina)
Altitudine326 m s.l.m.
Superficie52,31 km²
Abitanti1 896[2] (31-7-2023)
Densità36,25 ab./km²
FrazioniAltilia, Armirò, Campodenaro
Comuni confinantiBelvedere di Spinello, Caccuri, Rocca di Neto, Roccabernarda, San Mauro Marchesato, Scandale
Altre informazioni
Cod. postale88832
Prefisso0962
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT101022
Cod. catastaleI308
TargaKR
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Nome abitantisantaseverinesi
Patronosant'Anastasia
Giorno festivo29 ottobre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Santa Severina
Santa Severina
Santa Severina – Mappa
Santa Severina – Mappa
Posizione del comune di Santa Severina nella provincia di Crotone
Sito istituzionale

Santa Severina (IPA: [santaseveˈrina][4]) è un comune italiano di 1 896 abitanti della provincia di Crotone in Calabria. Diede i natali a San Zaccaria (679 - 752), 91º papa della Chiesa cattolica. Il nucleo originario sorge a 326 metri di altitudine su una ripida collina di formazione rocciosa, dalla quale si gode un ampio panorama che va dalla valle del fiume Neto fino alla contigua costa ionica crotonese.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«C'è una città turrita nelle terre calabresi, di non oscuro nome,
là dove scorre l'onda del nebbioso Neto,
posta sull'alto di un monte, su rupi rocciose,
e meglio di ogni altra cinta da lunga cerchia difensiva»

Il castello di Santa Severina.

Il territorio di Santa Severina (in particolare i siti di Serre d'Altilia, Monte Fuscaldo, insieme a molti altri), durante le età del bronzo e del ferro, era abitato da popolazioni indigene appartenenti forse al ceppo degli Enotri, come peraltro supposto in base alle ricerche (fine degli anni'70 del XX secolo) del Gruppo Archeologico Krotoniate e di P. Attianese. Il nome autoctono degli antichi abitatori della Calabria rimane, comunque, sconosciuto. Infatti, il termine "Enotri" rappresenta un nome toponomastico attribuito dai greci agli indigeni con le stesse modalità con le quali il nome "Galli" fu assegnato dai Romani a quelli che nella loro lingua si chiamavano Celti. Anche il termine Brettioi che i Romani trasformarono in Bruttii è riferibile al medesimo contesto toponomastico. La scritta Brettion che si rileva sulle monete appare impressa con i caratteri greci. Le notizie provenienti dalla cosiddetta tradizione si prestano ad un numero incalcolabile di versioni e di manipolazioni e, quindi, su tale argomento risulta abbastanza difficile aggiungere altro. Sulla collina Serre della frazione Altilia, già all'inizio degli anni '80, furono individuati alcuni lembi di un insediamento di origine italica e tracce di una necropoli dell'età del ferro. Alla metà degli anni '90 si deve la scoperta di un insediamento databile all'età del bronzo finale grazie al vasto programma di ricerca archeologica sviluppato nel territorio di Crotone. Queste ricerche hanno permesso di riconoscere un vasto "magazzino" di pithoi dell'età del bronzo finale: sono stati catalogati resti di oltre 60 enormi contenitori che i recentissimi studi dimostrano contenessero vino, prova indiscutibile della coltivazione della vite da parte delle comunità enotrie. Più di recente la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, tra il 2006 ed il 2008, ha realizzato tre saggi di scavo, sotto la direzione di Gregorio Aversa, attuale Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Crotone. Le attività hanno permesso di confermare l'esistenza di numerose strutture abitative (almeno 14) che risalgono al tardo IV-III secolo a.C. Alcune tracce rimandano al periodo protostorico. Dal 2008 al 2014 non si sono registrate più attività di scavo archeologico su Serre di Altilia.

Attualmente, in tutta l'area, sono in corso approfondite indagini topografiche archeologiche, finalizzate alla realizzazione della "Carta archeologica" dell'intero territorio comunale.

Anticamente nota forse come Siberene[6], dopo essere stata presumibilmente un abitato greco-italico e poi romano, nell'840 fu conquistata dagli arabi.[6] Liberata nell'880 da Nicefaro Foca, fino al 1066 appartenne ai Bizantini. Fu successivamente governata dai Normanni e poi dagli Svevi. Infatti, in base allo Statutum de reparatione castrorum, Federico II condusse un'inchiesta nel 1228 per identificare istituzioni, enti o persone che fossero obbligati a contribuire alla riparazione del castello di Santa Severina. Lo storico tedesco E. Sthamer traccia le linee fondamentali dello Statutum rilevando anche quelle autorità che, all'epoca, risultavano responsabili nel farlo osservare. All'epoca dell'inchiesta condotta a Santa Severina, il provisor castrorum rispondeva al nome di Johannes Vulcanus. Dopo la disfatta degli Svevi, il castello passò sotto l'amministrazione degli Angioini. Durante il periodo angioino (1265-1442) la città di Santa Severina godette sempre lo stato demaniale, aveva il controllo sul marchesato che veniva diviso in casali. Nonostante gli spagnoli si fossero impegnati a garantire la demanialità alla città di Santa Severina ed ai suoi casali, sappiamo che questo in parte avvenne per la città non per i suoi casali. Lo spagnolo Antonio Centelles tentò nel 1459 di entrare in possesso del Marchesato, ma fu sconfitto dall’esercito di Ferdinando D’Aragona. Tuttavia poco dopo ebbe parte dei feudi e nel 1464 anche Santa Severina con il titolo di principe. Due anni dopo il marchese fu preso a tradimento e ucciso. La città di Santa Severina ed i suoi casali ritornarono liberi. Ma mentre la città di Santa Severina mantenne la sua libertà e fu amministrata da governatori o capitani regi, la maggior parte dei suoi casali furono ben presto infeudati.[7] Successivamente subentrarono gli Aragonesi fino a cadere, infine, sotto il dominio dei Borbone.

Piazza di Santa Severina.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Castello[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Santa Severina.

La sua costruzione risale all'epoca della dominazione normanna (XI secolo) su una fortificazione preesistente di epoca bizantina. La costruzione bizantina è nota come oppidum ed è attestata da Erchemperto di Benevento testualmente come "oppidum beatae Severinae". Dopo il 1076, sulle sue rovine, Roberto il Guiscardo fece costruire un dongione le cui tracce sono state evidenziate durante i lavori di restauro. Una prova storica diretta è rilevabile nella cronaca di Amato di Montecassino mentre, sempre nel medesimo contesto, una prova indiretta è costituita da una chartula del 1130, edita dal Trinchera, nella quale l'edificio militare viene definito come "Rocca" che, come è noto, è un termine di provenienza scandinava. Nel periodo successivo alla costruzione del castello, è attestata, a Santa Severina, la presenza di Ruggero II, come viene reso noto da Ughelli e come è rilevabile parimenti negli Urkunden und Kanzlei König Rogers II von Sizilien che sono inseriti anche nelle "Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften zu Göttingen". Nel periodo svevo, il castellano di Santa Severina si chiamava Johannes de Ladda. Tale notizia è rilevabile in un documento edito da Walter Holtzmann apparso in "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven ud Bibliotheken". Nel corso dei secoli e dei passaggi dalle varie famiglie regnanti, ha subito varie modifiche.

L'area dove sorse il Castello fosse già occupata in età alto-medioevale, come fatto supporre da alcuni scavi condotti durante il restauro: il castello infatto occupa gran parte dell’area di sedime dell’antico kastron bizantino, nel quale coesistevano fabbriche ecclesiali e strutture militari delimitate da un unico recinto protetto da fossati e dirupi. Al periodo bizantino risalgono i resti della Chiesa con pareti affrescate, la necropoli e alcuni tratti di strutture militari[8][9].

Di interesse gli scavi condotti, nel 2008-2009, dalla Soprintendenza archeologica nel cosiddetto "avamposto C" e nella "grotta del coniglio". Altre ricerche archeologiche, nel corso del 2011, hanno evidenziato l'uso abitativo o funerario di numerosi anfratti della rupe, ora difficilmente raggiungibili ed a rischio di frana. Nel Castello ha sede il Museo Archeologico, dove sono esposti reperti - di proprietà dello Stato - provenienti dal territorio o rinvenuti nel corso degli scavi nella fortificazione. Sono visitabili alcune aree archeologiche (grotte, necropoli, chiesa bizantina, fondazione torre normanna etc.) messe in luce nel corso degli scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.

Battistero[modifica | modifica wikitesto]

Costituisce l'unico battistero bizantino in Calabria pervenuto ai nostri giorni ancora sostanzialmente integro. L'architettura di questo gioiello deriva dagli edifici a pianta centrale che trovano riferimento nel mausoleo di Santa Costanza a Roma. Il battistero bizantino ha, infatti, una forma circolare con quattro appendici, con affreschi risalenti al X-XII secolo.

Secondo alcune teorie, alcune colonne e una tomba in pietra decorata da leoni siano state spostate nel battistero da precedenti edifici religiosi della sede della diocesi di San Leone.[10]

Cattedrale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Concattedrale di Sant'Anastasia (Santa Severina).
Facciata e campanile
Interno

La cattedrale (Concattedrale dell'Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina) ha un impianto a croce latina a tre navate. Risalente al XIII secolo, anch'essa ha subito vari cambiamenti nel corso della sua storia, tant'è che dell'antica struttura è rimasto solo il portale, ma la più sostanziale è stata quella del XVII secolo.

San Nicola e Santo Ponte[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2010 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria ha riportato alla luce un ampio settore di abitato rupestre, con numerose abitazioni in grotta artificiale, e una chiesa (con vano ipogeo sottostante) già segnalata da Paolo Orsi.

Monastero della Madonna della Calabria[modifica | modifica wikitesto]

La frazione di Altilia all'interno del comune di Santa Severina.
Lo stesso argomento in dettaglio: Altilia (Santa Severina).
Monumento in bronzo "L'angelo e il guerriero" - 2016

Altre costruzioni importanti[modifica | modifica wikitesto]

Piazza Campo, il Mattatoio comunale,il Giardino comunale e la Biblioteca sono opera dell'architetto Giuseppe Patané nato a Santa Severina.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Santa Severina è attraversata dalla Strada statale 107 bis.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Il municipio di Santa Severina.
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
9 giugno 1996 16 aprile 2000 Giuseppe Rizza lista civica sindaco
16 aprile 2000 4 aprile 2005 Bruno Cortese lista civica sindaco
4 aprile 2005 29 marzo 2010 Bruno Cortese lista civica sindaco
29 marzo 2010 31 maggio 2015 Diodato Scalfaro lista civica sindaco
31 maggio 2015 21 settembre 2020 Salvatore Lucio Giordano lista civica di centro-sinistra Rinascita sindaco
21 settembre 2020 in carica Salvatore Lucio Giordano lista civica Il borgo sindaco

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

È sede del Liceo classico Diodato Borrelli.

Fa parte dei borghi più belli d'Italia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Amministrative 2015 a Santa Severina, i voti dei candidati lista per lista, su ilcirotano.it. URL consultato il 01-06-2015.
  2. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 22 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2018).
  5. ^ Santa Severina - GalKroton Archiviato l'11 giugno 2013 in Internet Archive.
  6. ^ a b c Salvatore Anastasio, Azienda Promozione Turistica Crotone e Regione Calabria - Assessorato al Turismo, Crotone - Una provincia nuova tra miti e realtà, Crotone, Grafiche Cusato, p. 30.
  7. ^ [1]
  8. ^ Mauro Francini, Maria Colucci e Annunziata Palermo, I centri storici minori. Strategie di rigenerazione funzionale: Strategie di rigenerazione funzionale, FrancoAngeli, 8 novembre 2012, pp. 123-124, ISBN 978-88-568-5690-3. URL consultato l'8 gennaio 2023.
  9. ^ Francesco Cuteri, (Il Castello di Santa Severina) L’insediamento tra VIII e XI secolo. Strutture oggetti culture (1998), su Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK), 12 maggio 2020. URL consultato l'8 gennaio 2023.
  10. ^ Salvatore Anastasio, Azienda Promozione Turistica Crotone e Regione Calabria - Assessorato al Turismo, Crotone - Una provincia nuova tra miti e realtà, Crotone, Grafiche Cusato, p. 32.
  11. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  12. ^ (RO) Dettagli del gemellaggio con Santa Severina sul sito del Comune di Mangalia Archiviato il 6 marzo 2016 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Orsi P.: “Le Chiese Basiliane di Calabria” Firenze 1929 ,Vallecchi Ed. Il volume contiene lo studio “Siberene-Santa Severina.
  • Pujia A.: “Siberene - Cronaca del passato” - 1913/1927 - Ursini Editore
  • De Luca F. “Santa Severina L’antica Siberene”, Ed. Publisfera, S. Giovanni in Fiore, 2008
  • De Luca F. “L’antica Siberene enotrica - Santa Severina la Nave di pietra” Ed. Abramo 1986
  • Bernardo S. “Santa Severina nella vita calabrese” Ist. Edit. Mezzogiorno, Napoli 1960.
  • Caridi G. “Uno Stato feudale nel Mezzogiorno spagnolo” Ed. Cangemi, Reggio Calabria 1995.
  • Le Pera F. e Pancari S. “Tra sacro e profano” Ed. Pubblisfera, San Giovanni in Fiore, 2003.
  • Lopetrone P. in Quaderni Siberenensi “Il Battistero da Santa Severina” Ed. Pubblisfera di S.Giovanni in Fiore 2017.
  • AA.VV “ Il Castello di Santa Severina”.3 voll. Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 1998.
  • Barrio G. “Antichità e luoghi della Calabria” Ristampa, Ed. Brenner Cosenza 1979 con prolegomeni di Tommaso Aceti, Roma 1737 a cura e con traduzione di Erasmo Mancuso.
  • Lenormant F. “La Grande Grece” trad. Armando Lucifero, vol.III, Ed. Frama Sud Chiaravalle, 1976.
  • P. Attianese, Altilia di S. Severina. Indagine sulla penetrazione ellenica nel retroterra crotoniate, in Il Punto, VII-VIII, Crotone 1980-1981.
  • M. Osanna, Chorai coloniali da Taranto a Locri: documentazione archeologica e ricostruzione storica, Roma 1992.
  • E. Greco, Magna Grecia, Guide Archeologiche Laterza, Bari 1995.
  • AA.VV., Guida Archeologica della Calabria, Edipuglia, Bari 1998.
  • P. Attianese, Santa Severina: Serre di Altilia, in la Provincia Kr, nn. 28-34, Crotone 2002.
  • F. Lopez, Profilo storico di Altilia, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore 2004, pp. 11–24.
  • G. Aversa, F. Lopez, Il territorio di Altilia: rilevanza storica e patrimonio culturale, DVD del Convegno svoltosi ad Altilia di S. Severina il 14 agosto 2008, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore 2010.
  • Trinchera, F. Syllabus Graecarum Membranarum. Napoli, 1865
  • Pratesi, A. Carte latine di Abbazie calabresi provenienti dall'Archivio Aldobrandini. Città del Vaticano, 1958
  • Ughelli, F. Italia Sacra, vol. IX, Roma, 1662
  • Brühl, C. Urkunden und Kanzlei König Rogers II von Sizilien. Köln, 1978
  • Holtzmann, W. Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, Band 36. DHI Rom, 1956
  • Sthamer, E. Die Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Kaiser Friedrich II und Karl I von Anjou. Leipzig, 1914

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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