Turi Ferro

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Turi Ferro in Malizia (1973)

Salvatore Ferro, detto Turi (Catania, 10 gennaio 1921Sant'Agata li Battiati, 11 maggio 2001), è stato un attore italiano di teatro e cinema.

Nato a Catania negli ultimi giorni del 1920 ma registrato allo stato civile il 10 gennaio 1921, comincia a recitare giovanissimo al Teatro Coppola di Catania, nella compagnia Brigata d'arte filodrammatica, diretta dal padre Guglielmo Ferro.

Appare nei primi spettacoli teatrali a livello professionale nel 1948, insieme alla moglie Ida Carrara sposata nel 1951. I due reciteranno nella Compagnia Pier Maria Rosso di San Secondo di Roma.

All'inizio degli anni cinquanta interpreta a teatro molte opere di Luigi Pirandello, portando in palcoscenico (nella parte del mago Cotrone) I giganti della montagna, opera incompiuta dello scrittore siciliano, messa in scena da Giorgio Strehler già nel 1947.[1]

Nel 1957 crea con la moglie l'Ente Teatrale Sicilia, unendo alcuni dei migliori attori teatrali regionali quali Michele Abruzzo, Rosina Anselmi e Umberto Spadaro ma non, con suo rammarico, Salvo Randone.

Nel 1958 fonda il Teatro Stabile di Catania insieme a Michele Abruzzo e Umberto Spadaro. Diviene quindi famoso soprattutto in ambito teatrale, come uno dei maggiori interpreti delle opere di Pirandello e Verga. L'esordio è con Malia[2] di Luigi Capuana. Porta quindi in scena Il fu Mattia Pascal; Liolà;[3] Uno, nessuno e centomila; Questa sera si recita a soggetto;[4] Come tu mi vuoi; Pensaci, Giacomino!; Così è (se vi pare);[5] Sei personaggi in cerca d'autore e numerose novelle di Pirandello, quindi La lupa[6] e Mastro-don Gesualdo[7] di Giovanni Verga.

Continua con un altro grande drammaturgo e narratore italiano, Leonardo Sciascia, portandone in scena praticamente tutte le opere più note, come Gli zii di Sicilia; Candido; La corda pazza; Le parrocchie di Regalpetra; Nero su nero; Il giorno della civetta; Todo modo e altri ancora.

Attore eclettico, non si limita però al teatro siciliano. Nel 1965 viene chiamato dal regista Luigi Squarzina per interpretare l'opera teatrale La grande speranza, scritto da Carlo Marcello Rietmann. Tra le numerose produzioni, vale la pena ricordare quella di Roberto Rossellini al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1962, dalla quale Jean-Luc Godard trasse la propria versione cinematografica (Les Carabiniers, 1963). Tra le altre interpretazioni ricordiamo Il sindaco del rione Sanità di Eduardo De Filippo.

Nel cinema ha recitato in oltre trenta film, tra cui Tu ridi e Malizia. Avrebbe dovuto interpretare Geppetto nel film Pinocchio del 2002 di Roberto Benigni, che dopo la sua scomparsa l'ha ricordato con queste parole: «Candido, tragico, umile e alto. Era il Geppetto dei miei sogni. Continuerò a sognarlo. Era un attore di stratosferica bellezza. Il suo volto poteva abitare con la medesima forza paesaggi reali e luoghi fiabeschi. C'eravamo incontrati per cominciare insieme, appunto, un viaggio nella più bella favola del mondo».[8]

Continuerà a recitare praticamente fino alla morte in grandi opere teatrali, sempre raccontando in diversi modi la sua amata Sicilia. L'ultima apparizione è ne La Cattura,[9] ancora una volta accanto alla moglie.

Visse per molto tempo a San Giovanni la Punta e successivamente a Sant'Agata li Battiati, un comune vicino a Catania, dove morì per infarto a 80 anni[10] e dove è sepolto.

Nel 2021 la scrittrice Silvana Grasso ha ricordato per il centenario della nascita che Turi Ferro ricevette dalla Repubblica Italiana le onorificenze di Cavaliere, Commendatore e Grande Ufficiale da tre differenti presidenti della Repubblica (Gronchi, Pertini, Scalfaro), benemerenze riconosciute e mai rivelate pubblicamente dallo stesso attore.[11]

Turi Ferro in Fatto di sangue (1978)

Prosa radiofonica Rai

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Riconoscimenti

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Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica.»
— [11]
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica.»
— 2 maggio 1996.[13][11]
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica.»
— [11]
  1. ^ Falvo Angelo, Strehler ritrova i suoi Giganti, in Corriere della Sera, 23 febbraio 1994. URL consultato il 9 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2014).
  2. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  3. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  4. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  5. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  6. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  7. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  8. ^ Benigni: 'Turi Ferro, Geppetto dei miei sogni', su trovacinema.repubblica.it, 11 maggio 2001. URL consultato il 9 febbraio 2014.
  9. ^ Cartellone del Teatro Stabile di Catania Archiviato il 2 febbraio 2014 in Internet Archive.
  10. ^ Provvedini Claudia e Cordelli Franco, Addio a Turi Ferro, signore del teatro pirandelliano, in Corriere della Sera, 12 maggio 2001, p. 37. URL consultato il 9 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2014).
  11. ^ a b c d Silvana Grasso, "Caro Turi Ferro, grazie per il tuo Liolà". Firmato Strehler, su palermo.repubblica.it, la Repubblica, 9 novembre 2021. URL consultato l'11 novembre 2021.
  12. ^ Albo d'oro dei premiati, su premiflaiano.com. URL consultato il 18 maggio 2022.
  13. ^ Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana Sig. Salvatore FERRO in arte Turi Ferro, su quirinale.it. URL consultato l'11 novembre 2021.
  • Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, Turi Ferro, il magistero dell'arte, La Cantinella, 2006.
  • Giuseppe Dolei, Turi Ferro, Belfagor, vol. 61, n. 5, 30 settembre 2006, pp. 531-554

Voci correlate

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Altri progetti

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