Douglas T2D

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Douglas T2D
Un Douglas T2D dello Squadron VP-1
Descrizione
TipoAerosilurante
Equipaggio4
ProgettistaJohn Knudsen Northrop, Edward H. Heinemann
CostruttoreBandiera degli Stati Uniti Douglas
Data primo volo27 gennaio 1927
Data entrata in servizio1927
Data ritiro dal servizio1937
Utilizzatore principaleBandiera degli Stati Uniti US Navy
Esemplari31
Dimensioni e pesi
Lunghezza12,80 m (42 ft 0 in)
Apertura alare17,37 m (57 ft 0 in)
Altezza4,85 m (15 ft 11 in)
Superficie alare82,31 (886 ft²)
Carico alare58,0 kg/m² (12.2 lb/ft²)
Peso a vuoto2 726 kg (6 011 lb)
Peso max al decollo4 773 kg (10 523 lb)
Capacità combustibile946 l (250 U.S. gal)
Propulsione
Motoredue Wright R-1750 Cyclone radiali a 9 cilindri
Potenza525 hp (391 kW)
Prestazioni
Velocità max201 km/h
(125 mph, 109 kt)
Velocità di salita5,1 m/s (1 000 ft/min)
Autonomia735 km
(457 mi, 397 nm)
Tangenza4 215 m (13 830 ft)
Armamento
Mitragliatrici2 Browning M1919 calibro 7,62 mm
Bombefino 734 kg (1 618 lb) oppure un siluro

Dati tratti da "The Encyclopedia of World Aircraft"[1]

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Il Douglas T2D era un bombardiere aerosilurante, bimotore, capace di operare dai ponti delle portaerei, costruito nella seconda metà degli anni venti. Originariamente concepito dalla Naval Aircraft Factory di Filadelfia, venne riprogettato dagli ingegneri statunitensi John Knudsen Northrop e Edward H. Heinemann per conto della Douglas Aircraft Company. Costruito in due versioni principali per un totale di 31 esemplari, rimase in servizio per compiti di pattugliamento aeromarittimo fino al 1937.[2]

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1925 il Bureau of Aeronautics dell'United States Navy[2] designò il progetto di un aerosilurante-bombardiere bimotore, dotato di migliori prestazioni rispetto ai contemporanei velivoli monomotore. Un solo prototipo fu costruito dalla Naval Aircraft Factory di Filadelfia, con la designazione XTN-1.[3] Al primo prototipo ne seguirono rapidamente altri tre, costruiti dalla Douglas di Santa Monica (California) come T2D-1.[4]

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Il Douglas T2D-1 era un bombardiere/aerosilurante bimotore. Le ali avevano uguale apertura ed erano collegate tra loro da un sistema di montanti.

Il carrello di atterraggio era triciclo posteriore fisso, con pattino di coda. In caso di impiego come idrovolante le gambe principali venivano sostituite da due galleggianti a scarponi. Il carrello d'atterraggio era di tipo classico, con due elementi monoruota tra loro collegati da un assale rigido, congiunti alla fusoliera da una struttura ad "V", in tubi metallici.

I propulsori erano due radiali Wright R-1750 Cyclone a 9 cilindri, raffreddati ad aria, eroganti la potenza di 525 hp (391 kW), ed azionanti eliche bi/tripala Hamilton Standard a passo fisso.[4]

L'equipaggio era formato da tre/quattro persone: due piloti disposti in tandem e un mitragliere/operatore radio, ospitati in postazioni aperte. Una quarta postazione, anch'essa aperta, era posizionata sul muso ed ospitava una mitragliatrice difensiva collocata su un anello girevole. Nella parte inferiore del muso vi era la postazione del puntatore, dotata di un pannello di plexiglas trasparente.

L'armamento si basava su due mitragliatrici Browning M1919 calibro 7,62 mm, una in postazione a prua, ed una in postazione centrale, tutte e due aperte. La capacità di trasporto bombe era pari a 734 kg.[5]

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Il primo esemplare entrò in servizio presso il Torpedo Bomber Squadron VT-2[6] di San Diego[6] il 25 maggio 1927,[2] e venne usato per compiere le valutazioni operative a bordo della portaerei USS Langley.[4] Ulteriori nove esemplari di T2D-1 furono ordinati nello stesso anno, operando fin dall'inizio come normali idrovolanti. Questa scelta fu dovuta al parere contrario espresso dall'United States Army Air Corps sulla scelta dell'US Navy di dotarsi di grandi velivoli basati a terra,[2] e al fatto che le loro grandi dimensioni rendevano quasi impossibile il loro impiego dal ponte di volo della piccola portaerei Langley.[6] Nel 1928 gli idrovolanti T2D-1 vennero trasferiti presso il comando aeronavale delle Isole Hawaii,[4] equipaggiando lo Squadron VP-1 con base a Pearl Harbor.[4] Durante l'impiego operativo i T2D-1 si dimostrarono aerei di facile pilotaggio, oltre che dotati di eccellente visibilità, cosa particolarmente utile per la ricognizione marittima. Tali velivoli divennero rapidamente tra i favoriti dei piloti dell'US NAvy impegnati in tali missioni.[1]

Un ulteriore lotto di 18 aerei,[4] dotati di propulsori più potenti ed impennaggio bideriva, fu ordinato nel giugno 1930[4] per l'impiego come velivoli da pattugliamento marittimo. Questi aerei, di costruzione Boeing, assunsero la designazione di P2D-1. Le consegne dei velivoli iniziarono nel 1932,[4] ed andarono ad equipaggiare lo Squadron[4] da ricognizione marittima VP-3[4] operante da Coco Solo,[2] nella zona del Canale di Panama,[4] rimanendo in servizio finché non furono sostituiti dai successivi Consolidated PBY Catalina nel 1937.[2]

Versioni[modifica | modifica wikitesto]

  • XTN-1: prototipo originale (matricola A-7027) costruito originariamente dalla Naval Aircraft Factory di Filadelfia,[2] (Pennsylvania). L'aereo era dotato di propulsori radiali Wright P-2 da 500 hp. Primo volo nel tardo 1926.
  • T2D-1: prima versione di serie costruita in 12 esemplari(matricole BuNo. A-7051/7053 e A-7587/7595)[5] destinati al bombardamento, aerosiluramento e pattugliamento marittimo. Tutti erano dotati di propulsori Wright R-1750 Cyclone.
  • P2D-1: versione terrestre destinata al pattugliamento marittimo, con impennaggio di coda bideriva[4]. Diciotto esemplari (matricole BuNo. A-8644/8661),[5] dotati di più potenti motori Wright 1820E Cyclone[6] da 575 hp.

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Stati Uniti

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Donald 1997, p. 118.
  2. ^ a b c d e f g Swanborough 1976, p. 177.
  3. ^ Johnson 2011, p. 9.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l Johnson 2011, p. 24.
  5. ^ a b c Swanborough 1976, p. 178.
  6. ^ a b c d Yenne 2005, p. 27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) David Donald, John Lake, The Encyclopedia of World Aircraft, London, Barnes & Noble Books, 1997, ISBN 1-85605-375-X.
  • (EN) E. R. Johnson, United States Naval Aviation 1919-1941, McFarland, NC, McFarland & Company, Inc., 2011, pp. p.336-337, ISBN 978-0-7864-4550-9.
  • (EN) Gordon Swanborough, Peter M. Bowers, United States Navy Aircraft since 1911, London, Putnam, 1976, pp. p.177–178, ISBN 0-370-10054-9.
  • (EN) Bill Yenne, The Story of the Boeing Company, Saint Paul, American Graphic Systems Inc., 2005.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]