Accordi di Brioni

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Accordi di Brioni
La Slovenia e la Croazia indipendenti e la Jugoslavia all'epoca degli accordi di Brioni
Tipotrattato accordo multilaterale
Firma7 luglio 1991
LuogoIsole Brioni, Pola, Croazia
Efficaciaratifica delle parti
Parti3
MediatoriBandiera dell'Unione europea Hans van den Broek
Bandiera dell'Unione europea João de Deus Pinheiro
Bandiera dell'Unione europea Jacques Poos
Firmatari originaliBandiera della Slovenia Milan Kučan
Bandiera della Slovenia Janez Drnovšek
Bandiera della Croazia Franjo Tuđman
Bandiera della Jugoslavia Ante Marković
Bandiera della Jugoslavia Budimir Lončar
Bandiera della Jugoslavia Petar Gračanin
Bandiera della Jugoslavia Stanislav Brovet
Bandiera della Jugoslavia Bogić Bogićević
Bandiera della Jugoslavia Branko Kostić
Bandiera della Jugoslavia Stjepan Mesić
Bandiera della Jugoslavia Vasil Tupurkovski
Firmatari successiviBandiera della Slovenia Slovenia
Bandiera della Croazia Croazia
Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia
Linguesloveno, serbo, croato, inglese
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Gli accordi di Brioni (in sloveno: Brionska deklaracija, in croato: Brijunska deklaracija, in serbo: Брионска декларација) vennero firmati il 7 luglio 1991 dai rappresentanti della Slovenia, della Croazia e della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia sotto l'egida della Comunità Economica Europea; con questo documento la Jugoslavia mise fine alla guerra dei dieci giorni, mentre Slovenia e Croazia congelarono per tre mesi la loro secessione da Belgrado.

Partecipanti alle trattative[modifica | modifica wikitesto]

La delegazione presenti alle trattative erano così composte:

  • per la Comunità Europea: il ministro degli affari esteri olandese Hans van den Broek, quello lussemburghese Jacques Poos e quello portoghese João de Deus Pinheiro;
  • per la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia: il premier federale Ante Marković, il ministro federale dell'interno Petar Gračanin, quello degli affari esteri Budimir Lončar, il vice-ministro della difesa Stane Brovet, il presidente della Presidenza collegiale jugoslava ed i suoi componenti, esclusi quelli di Kosovo e Voivodina, le due regioni autonome della Serbia;
  • per la Slovenia: il presidente della Repubblica Milan Kučan, il primo ministro Lojze Peterle, il ministro degli affari esteri Dimitrij Rupel, il rappresentante sloveno nella Presidenza collegiale jugoslava Janez Drnovšek ed il presidente dell'Assemblea Nazionale France Bučar;
  • per la Croazia: il presidente della Repubblica Franjo Tuđman.

Il contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Fin dai primi giorni dopo le dichiarazioni d'indipendenza, i soldati di origini slovene e croate facenti parte dell'esercito nazionale tornarono nei loro luoghi di origine; la conseguenza fu un considerevole aumento della proporzione di militari di origine serba rispetto alle altre nazionalità all'interno dell'esercito jugoslavo. Mentre, fino ad allora, la politica iugoslava era orientata verso l'esistenza di un solo Stato di tutti gli slavi, la situazione cambiò dopo le dichiarazioni d'indipendenza, trasformandosi nel tentativo della creazione di una "Grande Serbia" comprendente, oltre alla Serbia stessa, tutte le regioni in cui tale etnia era particolarmente presente. Se in Slovenia era presente solo una piccola minoranza serba, in Slavonia e nella Krajina, regioni croate, i serbi a volte erano addirittura la maggioranza. Ciò condusse in Croazia alla creazione delle tre regioni autonome che furono la Repubblica Serba di Krajina, la Slavonia occidentale e la Slavonia orientale.

Il ritiro delle forze iugoslave della Slovenia si concluse definitivamente il 26 ottobre 1991. L'8 ottobre 1991 (quando le truppe federali erano ancora in Slovenia), dopo la fine del periodo di congelamento del processo indipendentistico Croazia e Slovenia ribadirono le loro dichiarazioni d'indipendenza e vennero ufficialmente riconosciute il 15 gennaio 1992.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Il testo degli accordi (PDF), su pcr.uu.se. URL consultato il 18 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2008).
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