Virus Ebola: differenze tra le versioni

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Ebola virus (EBOV)
Classificazione dei virus
Gruppo V (virus a ssRNA-)
Ordine Mononegavirales
Famiglia Filoviridae
Genere Ebolavirus
Specie Zaire ebolavirus

Ebola virus (EBOV, in precedenza denominato Zaire ebolavirus) è uno dei cinque virus del genere Ebolavirus.[1] Quattro delle cinque specie appartenenti al genere, incluso quella che comprende l'EBOV, sono responsabili della malattia da virus Ebola (in inglese "ebola virus disease" o "EVD") che colpisce gli umani con una febbre emorragica con un tasso di letalità molto alto. L'Ebola virus ha causato la maggioranza dei decessi connessi con la malattia da virus Ebola ed è la causa della epidemia di febbre emorragica di Ebola in Africa Occidentale del 2014.

L'Ebola virus e il suo gene vennero inizialmente denominati Zaire dal nome del paese dove vennero individuati per la prima volta (oggi Repubblica Democratica del Congo),[1] e fu sospettato di essere un nuovo ceppo collegato allo strettamente associabile Marburg virus.[2][3] Il virus fu rinominato "Ebola virus" nel 2010 per evitare confusioni. L'Ebola virus è l'unico ceppo della specie Zaire ebolavirus, che è la specie di riferimento per il genere Ebolavirus, che a sua volta fa parte della famiglia Filoviridae dell'ordine dei Mononegavirales.[4][1] La riserva virale dell'Ebola virus si ritiene sia nei pipistrelli, particolarmente quelli della frutta e si trasmette principalmente tra umani e dagli animali attraverso i fluidi corporei.

Il genoma dell'EBOV è un singolo filamento lungo approssimativamente 19000 nucleotidi. La codifica comprende sette proteine strutturali: nucleoproteina (NP), cofattore per la polimerasi (VP35), (VP40), GP, attivatore della trascrizione (VP30), VP24, and RNA polimerasi (L).[5]

A causa del suo alto tasso di letalità, l'EBOV è anche elencato tra gli agenti biologici inseriti nel Select Agent Program statunitense, definito dallo United States Department of Health and Human Services e dallo United States Department of Agriculture come la lista di agenti dotati di un "potenziale per rappresentare una severa minaccia alla salute e sicurezza pubblica". La World Health Organization classifica il virus nel Risk Group 4 Pathogen, il che richiede per il suo trattamento un contenimento equivalente al livello 4 di biosicurezza. Lo statunitense National Institutes of Health/National Institute of Allergy and Infectious Diseases lo classifica come Category A Priority Pathogen, mentre il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) lo classifica come Category A Bioterrorism Agent e lo inserisce nell'elenco degli agenti biologici per i quali vi è un controllo delle esportazioni sotto l'egida dell'Australia Group.

Ecologia

L'Ebola virus è un agente patogeno zoonotico. I vettori sono stati segnalati essere "varie specie di pipistrelli della frutta ... in tutta l'Africa centrale e sub-sahariana". Sono state individuate evidenze di infezione nei pipistrelli attraverso analisi molecolari e sierologiche, tuttavia gli ebolavirus non sono stati isolati nei pipistrelli.[6] Gli ospiti finali sono gli umani e le grandi scimmie che si infettano attraverso il contatto con i pipistrelli o tra loro. È stato riportato che maiali nelle isole Filippine si sono infettati con il Reston virus, il che fa supporre che potrebbero esistere altri ospiti temporanei o amplificanti.[6]

Malattia da virus Ebola

Lo stesso argomento in dettaglio: Malattia da virus Ebola.

L'Ebola virus è uno dei quattro ebolavirus noti in grado di causare patologie negli umani. Ha il più alto tasso di letalità tra gli ebolavirus, con una media dell'83 per cento valutato a partire dalle prime epidemie che si sono succedute dal 1976, sebbene la letalità sia arrivata al 90 per cento in una epidemia tra il 2002 e il 2003. L'Ebola virus è anche quello che ha avuto il maggior numero di epidemie rispetto ad ogni altro virus del genere Ebolavirus. Il primo focolaio della infezione con questo nome si verificò il 26 agosto 1976 a Yambuku.[7] Il paziente zero fu Mabalo Lokela, un maestro di scuola di 44 anni che presentava i sintomi della malaria e fu di conseguenza curato con il chinino. Il contagio fu attribuito al riuso di aghi non sterilizzati e a contatti personali ravvicinati con i fluidi organici o con i posti toccati dagli ammalati.

Storia e nomenclatura

Lo stesso argomento in dettaglio: Zaire ebolavirus § Nomenclatura.

Durante l'epidemia di Ebola del 1976 in Zaire, Ngoy Mushola viaggiò da Bumba nella Repubblica Democratica del Congo fino a Yambuku, dove registrò la prima descrizione clinica degli effetti del virus nel suo diario giornaliero:[8]

«La malattia è caratterizzata da una febbre alta a circa 39°C, ematemesi, diarrea con sangue, dolore retro-sternale e addominale, prostrazione con "pesantezza" nelle articolazioni e rapida evoluzione in morte dopo una media di tre giorni»

Il virus fu dapprima identificato nel 1976 da alcuni studiosi come un possibile nuovo ceppo del Marburg virus .[2][3][9] Nello stesso tempo, un altro team introdusse il nome "Ebola virus".[10][2][3][10] L'International Committee on Taxonomy of Viruses considera l'Ebola virus come l'unico membro della specie Zaire ebolavirus. Il nome deriva dal fiume Ebola un tributario del fiume Congo un tempo creduto in prossimità dell'area dove si sviluppò il primo focolaio dell'epidemia del 1976. Al nome del fiume si aggiunge il suffisso tassonomico virus.[1]Nel 2000, il nome del virus fu cambiato in Zaire Ebola virus,[11][12] e nel 2002 in Zaire ebolavirus.[13][14] Malgrado ciò, la maggior parte degli articoli scientifici continuavano a riferirsi all'Ebola virus o utilizzavano il termine Ebola virus e Zaire ebolavirus in parallelo. Di conseguenza, nel 2010 venne reintrodotto il nome ufficiale Ebola virus.[1] Esistevano in precedenza le abbreviazioni EBOV-Z (per Ebola virus Zaire) e ZEBOV (per Zaire Ebola virus o Zaire ebolavirus). Nel 2010 venne reintrodotto EBOV come abbreviazione del virus.[1]Il ceppo di riferimento dell'Ebola virus, variante Mayinga (EBOV/May) prende il nome da Mayinga N'Seka, una infermiera deceduta durante l'epidemia del 1976.[15][1][16]

Vaccino

Vaccini realizzati con virus Ebola inattivati non hanno generato sufficiente risposta all'agente patogeno reale da parte del sistema immunitario. Recentemente, però, vengono utilizzate nuove tecniche che impiegano subunità virali. Le subunità stanno realizzando sviluppi promettenti in laboratorio proteggendo animali dalla infezione da Ebola.

Criteri di inclusione nel ceppo

Un virus della specie Zaire ebolavirus è un Ebola virus (EBOV) se ha le proprietà degli Zaire ebolavirus e il suo genoma differisce da quello di riferimento dell'Ebola virus variante Mayinga (EBOV/May) del dieci per cento o meno a livello nucleotide.[1]

Note

  1. ^ a b c d e f g h Jens H. Kuhn, Stephan Becker, Hideki Ebihara, Thomas W. Geisbert, Karl M. Johnson, Yoshihiro Kawaoka, W. Ian Lipkin, Ana I Negredo e Sergey V. Netesov, Proposal for a revised taxonomy of the family Filoviridae: Classification, names of taxa and viruses, and virus abbreviations, in Archives of Virology, vol. 155, n. 12, 2010, pp. 2083–103, DOI:10.1007/s00705-010-0814-x, PMC 3074192, PMID 21046175. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "KuhnArch" è stato definito più volte con contenuti diversi
  2. ^ a b c S. Pattyn, W. Jacob, G. van der Groen, P. Piot e G. Courteille, Isolation of Marburg-like virus from a case of haemorrhagic fever in Zaire, in Lancet, vol. 309, n. 8011, 1977, pp. 573–4, DOI:10.1016/s0140-6736(77)92002-5, PMID 65663.
  3. ^ a b c E. T. W. Bowen, G. Lloyd, W. J. Harris, G. S. Platt, A. Baskerville e E. E. Vella, Viral haemorrhagic fever in southern Sudan and northern Zaire. Preliminary studies on the aetiological agent, in Lancet, vol. 309, n. 8011, 1977, pp. 571–3, DOI:10.1016/s0140-6736(77)92001-3, PMID 65662.
  4. ^ WHO, Ebola virus disease, su who.int.
  5. ^ Asuka Nanbo, Shinji Watanabe, Peter Halfmann e Yoshihiro Kawaoka, The spatio-temporal distribution dynamics of Ebola virus proteins and RNA in infected cells, in Nature, vol. 3, pp. 1206, Bibcode:2013NatSR...3E1206N, DOI:10.1038/srep01206.
  6. ^ a b Feldmann H, Ebola — A Growing Threat?, in N. Engl. J. Med., vol. 371, n. 15, May 2014, pp. 1375–8, DOI:10.1056/NEJMp1405314, PMID 24805988.
  7. ^ Isaacson, M; Sureau, P; Courteille, G; Pattyn, SR;, Clinical Aspects of Ebola Virus Disease at the Ngaliema Hospital, Kinshasa, Zaire, 1976. URL consultato il 24 giugno 2014.
  8. ^ Jason Socrates Bardi, Death Called a River, su The Scripps Research Institute. URL consultato il 9 ottobre 2014.
  9. ^ http://www.bbc.com/news/magazine-28262541
  10. ^ a b K. M. Johnson, P. A. Webb, J. V. Lange e F. A. Murphy, Isolation and partial characterisation of a new virus causing haemorrhagic fever in Zambia, in Lancet, vol. 309, n. 8011, 1977, pp. 569–71, DOI:10.1016/s0140-6736(77)92000-1, PMID 65661.
  11. ^ S. V. Netesov, H. Feldmann, P. B. Jahrling, H. D. Klenk e A. Sanchez, Virus Taxonomy—Seventh Report of the International Committee on Taxonomy of Viruses, San Diego, USA, Academic Press, 2000, pp. 539–48, ISBN 0-12-370200-3.
  12. ^ C. R. Pringle, Virus taxonomy-San Diego 1998, in Archives of Virology, vol. 143, n. 7, 1998, pp. 1449–59, DOI:10.1007/s007050050389, PMID 9742051.
  13. ^ H. Feldmann, T. W. Geisbert, P. B. Jahrling, H.-D. Klenk, S. V. Netesov, C. J. Peters, A. Sanchez, R. Swanepoel e V. E. Volchkov, Family Filoviridae, in Virus Taxonomy—Eighth Report of the International Committee on Taxonomy of Viruses, San Diego, USA, Elsevier/Academic Press, 2005, pp. 645–653, ISBN 0-12-370200-3.
  14. ^ M. A. Mayo, ICTV at the Paris ICV: results of the plenary session and the binomial ballot, in Archives of Virology, vol. 147, n. 11, 2002, pp. 2254–60, DOI:10.1007/s007050200052.
  15. ^ V. Wahl-Jensen, S. K. Kurz, P. R. Hazelton, H.-J. Schnittler, U. Stroher, D. R. Burton e H. Feldmann, Role of Ebola Virus Secreted Glycoproteins and Virus-Like Particles in Activation of Human Macrophages, in rivista of Virology, vol. 79, n. 4, 2005, pp. 2413, DOI:10.1128/JVI.79.4.2413-2419.2005, PMID 15681442.
  16. ^ A. J. Kesel, Z Huang, M. G. Murray, M. N. Prichard, L Caboni, D. K. Nevin, D Fayne, D. G. Lloyd, M. A. Detorio e R. F. Schinazi, Retinazone inhibits certain blood-borne human viruses including Ebola virus Zaire, in Antiviral Chemistry and Chemotherapy, vol. 23, n. 5, 2014, pp. 197–215, DOI:10.3851/IMP2568, PMID 23636868.