Diocesi di Gubbio

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Diocesi di Gubbio
Dioecesis Eugubina
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve
Regione ecclesiasticaUmbria
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoLuciano Paolucci Bedini
Vicario generaleMirko Orsini
Vescovi emeritiMario Ceccobelli
Presbiteri45, di cui 30 secolari e 15 regolari
1.156 battezzati per presbitero
Religiosi17 uomini, 72 donne
Diaconi8 permanenti
 
Abitanti54.540
Battezzati52.020 (95,4% del totale)
StatoItalia
Superficie930 km²
Parrocchie39 (5 vicariati)
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleSanti Mariano e Giacomo
Santi patroniSant'Ubaldo
IndirizzoLargo Vescovado 1, 06024 Gubbio (Perugia), Italia
Sito webdiocesigubbio.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La basilica di Sant'Ubaldo a Gubbio.
Il monastero di Fonte Avellana, da cui provennero molti vescovi eugubini tra XI e XIV secolo.
L'entrata del museo diocesano di Gubbio nell'antico palazzo dei canonici della cattedrale.

La diocesi di Gubbio (in latino: Dioecesis Eugubina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, appartenente alla regione ecclesiastica Umbria. Nel 2021 contava 52.020 battezzati su 54.540 abitanti. È retta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende il territorio dei comuni di Costacciaro, Gubbio, Scheggia e Pascelupo e parte del comune di Umbertide[1] in provincia di Perugia; e il comune di Cantiano in provincia di Pesaro-Urbino.

Confina a nord e a est con la diocesi di Città di Castello, a sud con l'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e la diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, e a ovest con la diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola.

Sede vescovile è la città di Gubbio, dove si trova la basilica cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo; sul Monte Ingino, il colle che sovrasta Gubbio, si trova la basilica di Sant'Ubaldo.

Il territorio si estende su 930 km² ed è suddiviso in 39 parrocchie raggruppate in 5 zone pastorali: zona cittadina, zona Umbertide, zona Flaminia, zona Mocaiana e zona Saonda-Chiascio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Attraverso l'epistolario di san Girolamo, abbiamo la certezza dell'esistenza di una chiesa eugubina costituita e organizzata almeno fin dal IV secolo, rendendola così - per fondazione - una delle più antiche del centro Italia.[2]

Attorno alla metà del V secolo è da collocare il martirio del soldato Verecondo, da identificarsi con un santo africano[3], sulla cui tomba sorse in seguito un'abbazia benedettina. Verso la fine del V secolo, i resti di sette martiri africani (Secondo, Secondino, Agapito, Emiliano, Antonio, Tertulla, Mariano e Giacomo) vennero traslati a Gubbio: per due di quei martiri, Giacomo e Mariano, a cui fu dedicata la cattedrale, sant'Agostino aveva composto due sermoni. Attorno al culto per questi santi si consolidò l'identità ecclesiale della città umbra e molti vescovi eugubini del tempo vengono citati come Episcopi Sancti Mariani.

Il primo vescovo storicamente documentato è Decenzio, menzionato in una lettera di papa Innocenzo I del 416, nella quale il pontefice si riferisce ai praedecessores tui, indizio che altri vescovi hanno preceduto Decenzio, almeno fin dal IV secolo.[4] Il secondo vescovo noto è Gaudioso, menzionato in una lettera di Gregorio Magno del 599 come visitatore della chiesa di Tadinum.[5]

Pochi sono i vescovi storicamente documentati per il primo millennio. Eruditi locali, per colmare i vuoti nella cronotassi episcopale, hanno inserito una serie di nomi inattendibili e fantastici[6], ed è stato merito dello storico Mauro Sarti nel Settecento aver restituito a Gubbio l'esatta successione dei vescovi certi della Chiesa eugubina. Dopo Decenzio e Gaudioso, bisogna arrivare alla seconda metà dell'VIII secolo per conoscere il terzo vescovo di Gubbio, Florentino, che prese parte al concilio lateranense celebrato da papa Stefano III nel 769.[7] I concili romani hanno restituito poi i nomi dei vescovi Bennato nell'826, Erfone nell'847 e nell'853[8] e Domenico nell'861 e nell'868.[9]

L'invasione degli Ungari e degli Avari del 917 arrecò danni irreparabili a città e territorio e cancellò quel che rimaneva dell'antico splendore. La rinascita ecclesiale e territoriale si deve principalmente all'insediarsi di numerosi monasteri tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo. Tra questi bisogna ricordare il monastero di San Donato di Pulpiano, fondato da monaci irlandesi, le abbazie benedettine di Sant'Emiliano in Congiuntoli e di Santa Maria di Sitria, e soprattutto il monastero camaldolese di Fonte Avellana, notevole centro culturale grazie a san Pier Damiani. Strettissimi furono i rapporti tra il monastero avellanita e la diocesi eugubina; diversi infatti sono stati i vescovi di Gubbio che provenivano dal monastero camaldolese, da Giuliano, attestato all'inizio dell'XI secolo, fino a Gabriele Gabrielli, vescovo dal 1377 al 1383.

Tra XI e XII secolo la Chiesa eugubina fu onorata della presenza di tre santi vescovi, Rodolfo (ca. 1058-1064) e Giovanni (ca. 1104-1105), camaldolesi di Fonte Avellana, e soprattutto Ubaldo Baldassini (ca. 1129-1160), oggi venerato come patrono della città e della diocesi: a lui si devono la ricostruzione urbana e della cattedrale (distrutta da un incendio nel 1126), la riforma e rinascita spirituale del clero, dei canonici della cattedrale (ai quali venne fatta adottare la regola Portuense) e del popolo, la riorganizzazione delle parrocchie rurali e la difesa delle libertà civili.[2]

Dalla prima metà del quattrocento, per quasi un secolo, Gubbio assurse al rango di prima città del ducato dei Montefeltro e dei Della Rovere e la sua diocesi venne nobilitata da tutta una serie di vescovi cardinali di prima levatura nella storia della Chiesa: Girolamo e Francesco Della Rovere, Antonio Ferrero, Federico Fregoso, Pietro Bembo, Giacomo Savelli e Marcello Cervini, poi papa Marcello II.

Gli episcopati di Cervini (1544-1555) e del suo successore Savelli (1555-1560) segnarono un periodo di rinascita per la vita ecclesiale: vennero riformati il capitolo della cattedrale e la curia vescovile, creati l'archivio e il seminario (fondato nel 1601), riorganizzata la rete parrocchiale, applicate le nuove norme liturgiche, riformata la disciplina del clero, ed ebbero inizio le visite pastorali.

Con l'estinzione della dinastia dei della Rovere e il ritorno di Gubbio alle dirette dipendenze di Roma, iniziò il declino della città che divenne un piccolo centro di provincia: la diocesi passò dall'immediata soggezione alla Santa Sede a essere suffraganea della sede metropolitana di Urbino (4 giugno 1563). Tuttavia i vescovi eugubini non accettarono di buon grado questa suffraganeità, considerandosi sempre soggetti alla Santa Sede. I dissidi fra il metropolita di Urbino ed i vescovi di Gubbio si protrasse fino al Settecento, quando papa Benedetto XIII dovette intervenire nuovamente il 23 maggio 1725 per riconfermare i diritti metropolitici degli arcivescovi di Urbino sulla sede di Gubbio.

Tra i successivi vescovi eugubini si segnalano Ulderico Campagna (1630-1638) e Alessandro Sperelli (1644-1671), che si distinsero per il loro impegno nell'applicazione dei decreti tridentini con la riforma del seminario e l'indizione di diversi sinodi diocesani. Sperelli in particolare fece restaurare la cattedrale (da lui riconsacrata il 22 settembre 1652) ed erigere la cappella della Madonna, e lasciò alla città la sua ricchissima biblioteca personale, primo ricco nucleo dell'odierna Biblioteca Sperelliana; e Giuseppe Pecci (1841-1855), insignito anche della porpora cardinalizia, che ebbe parte notevole nella stesura del documento con il quale papa Pio IX proclamava il dogma dell'Immacolata Concezione e nell'elaborazione del Sillabo.

Con l'erezione della diocesi di Pergola, tra 1818 e 1819 la Chiesa eugubina perse una larga parte del suo territorio storico sul versante marchigiano, compreso il monastero di Fonte Avellana; in cambio di questa perdita territoriale, la diocesi ottenne nuovamente l'immediata soggezione alla Sede Apostolica.

Il 15 agosto 1972 la diocesi perse nuovamente la sua autonomia ed entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Perugia.

Dopo sette anni di sede vacante, dal 1972 al 1981 la diocesi fu unita in persona episcopi a quella di Città di Castello con il vescovo Cesare Pagani. Tale tipologia di unione è stata ripresa il 7 maggio 2022.

Il 1º aprile 2000 è stato inaugurato nell'antico palazzo dei canonici della cattedrale il museo diocesano.[10]

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 54.540 persone contava 52.020 battezzati, corrispondenti al 95,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 55.000 55.000 100,0 82 53 29 670 32 154 65
1970 48.000 48.000 100,0 73 54 19 657 21 130 67
1980 47.150 47.200 99,9 68 47 21 693 23 96 67
1990 47.950 48.000 99,9 62 41 21 773 1 21 65 40
1999 47.900 48.000 99,8 58 38 20 825 7 23 112 40
2000 47.800 48.000 99,6 56 36 20 853 7 21 111 40
2001 47.800 48.000 99,6 58 38 20 824 7 22 113 40
2002 47.800 48.000 99,6 52 32 20 919 7 22 83 40
2003 47.200 48.000 98,3 51 31 20 925 7 20 87 40
2004 47.200 48.000 98,3 50 31 19 944 8 19 87 39
2006 47.200 48.000 98,3 47 28 19 1.004 12 21 86 39
2013 52.181 55.754 93,6 53 35 18 984 9 19 92 39
2016 52.800 53.000 99,6 49 30 19 1.077 9 20 80 39
2019 51.800 54.825 94,5 43 32 11 1.204 8 18 71 39
2021 52.020 54.540 95,4 45 30 15 1.156 8 17 72 39

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Appartiene alla diocesi la parte del comune sulla riva sinistra del Tevere con le parrocchie del Cristo Risorto, di San Giovanni Battista e di Santa Maria nell'abitato di Umbertide; il resto del territorio comunale è suddiviso fra l'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e la diocesi di Città di Castello.
  2. ^ a b Dal sito web della diocesi.
  3. ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 481.
  4. ^ a b Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma 1999, pp. 536-537.
  5. ^ a b Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, 903.
  6. ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 482.
  7. ^ a b Sarti, De Episcopis Eugubinis, p. 20. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 17. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 504.
  8. ^ a b Sarti, De Episcopis Eugubinis, pp. 20-21. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 17. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 504.
  9. ^ a b Sarti, De Episcopis Eugubinis, pp. 21-22. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 17. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 505.
  10. ^ Dalla pagina di Beweb dedicata al museo diocesano.
  11. ^ Il vescovo Bennato, menzionato da Sarti nel De Episcopis Eugubinis (p. 20), è escluso dalla cronotassi di Pesci.
  12. ^ Alla morte di papa Leone IV, Arsenio cospirò per portare sul soglio pontificio il nipote Anastasio bibliotecario contro il legittimo papa Benedetto III (Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 504). Una errata lettura del Liber pontificalis ha fatto di Arsenio un vescovo di Gubbio, mentre in realtà si tratta dell'omonimo vescovo di Orte; Gubbio fu solo il luogo dell'incontro tra Arsenio e Anastasio, ritornato dall'esilio. Pio Cenci, Arsenio, vescovo di Orte, Enciclopedia Italiana (1929); Armando Petrucci, Arsenio, Dizionario biografico degli italiani, vol. IV, 1962. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 629, nota 2
  13. ^ Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, pp. 17-18. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 505.
  14. ^ Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 18. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 505.
  15. ^ Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichs italiens…, p. 244. Czortek, Il cristianesimo a Gubbio tra tarda antichità e alto medioevo, p. 32.
  16. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, p. 90. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 512.
  17. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, pp. 90-91. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 512.
  18. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, pp. 94-96. Pesci, I Vescovi di Gubbio, pp. 515-523.
  19. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, pp. 95-96 e 97-98. Pesci, I Vescovi di Gubbio, pp. 523-524.
  20. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, p. 98 e nota 43. Pesci (p. 526) pone l'episcopato di Ugo dopo Mainardo e prima di Domenico.
  21. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, pp. 98-100 e nota 45. Pesci riporta come anno di morte il 1073.
  22. ^ Zucchini, Dall'eremo all'episcopato…, pp. 98-100 e nota 45.
  23. ^ Stephan Freund, Giovanni da Lodi, santo, Dizionario biografico degli italiani, volume 56, 2001.
  24. ^ Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichs italiens…, p. 247. Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 531.
  25. ^ Nel marzo 1128 Ubaldo era ancora priore di San Mariano, mentre nel novembre 1129 era già priore Baronzio; Ubaldo fu dunque eletto vescovo di Gubbio fra queste due date. Angelo Fanucci, S. Ubaldo. Il suo vero volto, Gubbio 2007, p. 25, nota 31.
  26. ^ Pesci, I Vescovi di Gubbio, pp. 533-534.
  27. ^ Pesci, I Vescovi di Gubbio, pp. 534-535.
  28. ^ Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 536.
  29. ^ Pesci, I Vescovi di Gubbio, pp. 537-538.
  30. ^ La successione Francesco I, Giovanni Bervaldi e Francesco II è riportata da Gams e Eubel; Eubel (Hierarchia Catholica, vol. I, p. 242, nota 7) riporta l'indicazione seconda cui il 1º marzo 1306, per la morte di Francesco I, papa Clemente V riservò alla Sede Apostolica le entrate della diocesi. Ughelli, Sarti e Pesci invece escludono Giovanni Bervaldi e riconoscono un solo Francesco, vescovo dal 1302 al 1326 ca.
  31. ^ Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 569.
  32. ^ È l'ultimo della serie dei camaldolesi di Fonte Avellana eletto vescovo di Gubbio (Pesci, I Vescovi di Gubbio, p. 569).
  33. ^ Questa è la data riportata da Eubel, che si riferisce al giorno in cui Bertrando versò alla Camera Apostolica la tassa dovuta alla Santa Sede per la sua nomina; in realtà, come scrive Pesci (I Vescovi di Gubbio, p. 573), già il 29 dicembre precedente la sede di Gubbio era vacante, perché in quel giorno venne nominato il vicario capitolare per la vacanza della sede. Questo spiega perché lo stesso Eubel data la nomina del successore Matteo al 26 gennaio 1401.
  34. ^ Nominato vescovo titolare di Nauplia.
  35. ^ Nominato arcivescovo titolare di Tessalonica.
  36. ^ Nominato vescovo titolare di Neocesarea.
  37. ^ Nominato arcivescovo titolare di Marcianopoli.
  38. ^ Nominato vescovo titolare di Nazianzo.
  39. ^ Nominato arcivescovo titolare di Tebe.
  40. ^ Dal 20 dicembre 1969 al 19 marzo 1972 fu amministratore apostolico di Gubbio il comboniano Diego Parodi, vescovo ausiliare di Perugia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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