Tanaro

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Template:Infobox fiume Il Tànaro (Tana in brigasco, Tòn-no in dialetto ormeasco, Tane o Tani in piemontese) è il secondo fiume più importante del Piemonte dopo il Po (del quale è anche principale affluente di destra) e uno dei maggiori d'Italia in quanto sesto per lunghezza (276 km) dopo Po, Adige, Tevere, Adda e Oglio e quarto per ampiezza del bacino idrografico (8.324 km²) dopo Po, Tevere e Adige.

Il toponimo

Il nome Tanaro può essere associato al teonimo gallico pre-romano "Taranus" e al britannico "Tanaro" (temporale, tuono, dio del temporale) oppure ad una radice prelatina idronimica "Tan".[1]

Corso del fiume

Il Tanaro nasce all'estremità meridionale del Piemonte sul confine con la Liguria dalle Alpi Liguri e precisamente dal Monte Saccarello (2201 m) con il nome di Tanarello; inizialmente scorre per una decina di km, di cui i primi 4 km in territorio piemontese ed i restanti in territorio ligure (comune di Cosio di Arroscia), in una valle dai connotati tipicamente alpini giungendo poi 4 km a monte dell'abitato di Ponte di Nava (frazione di Ormea) dove riceve da sinistra l'apporto del Negrone, torrente che nasce invece dalla Punta Marguareis (2651 m) in territorio piemontese. Del Negrone occorre ricordare la caratteristica di alcune risorgenze ai piedi del massiccio carsico del Marguareis-Mongioie, dove in dedali di gallerie e cunicoli si raccoglie l'acqua piovana, che poi sgorga con cascate imponenti nella gola delle Fascette e dalle Vene del Tanaro.

Da questa confluenza il fiume raddoppia di dimensioni e cambia nome diventando Tanaro, dirigendosi così verso nord-est come spumeggiante torrente alpino in una valle stretta e boscosa e fungendo per alcuni km da confine tra Piemonte e Liguria. Una volta bagnato il centro di Ponte di Nava e ricevuto da destra il Rio Nava, il fiume entra definitivamente in territorio piemontese giungendo presso Ormea dove riceve da sinistra il Rio Armella.

La portata d'acqua in questo tratto subisce alcuni cali a causa di prelievi artificiali (la media annua è di c. 6,9 m³/s).

Più a valle, dopo aver bagnato il comune di Garessio ricevendo rispettivamente da sinistra il Rio Inferno e da destra il Rio Malsangua, il fiume prende poi a scorrere per qualche Km in un'ampia conca pianeggiante contornata dalle cime delle Alpi Liguri raggiungendo in breve il comune Bagnasco dove un suggestivo ponte medievale di pietra lo scavalca; la sua portata è ora di 9,1 m³/s.

Da qui in poi la valle si restringe nuovamente e il fiume devia bruscamente verso nord-ovest entrando dapprima nel suggestivo tratto ingolato delle Strette di Ceva per poi bagnare, una volta fuori, la cittadina di Ceva, dove riceve da destra il torrente Cevetta.

il Tanaro a Ceva

Da questo punto in poi il Tanaro placa la sua corsa perdendo parte dei suoi connotati torrentizi, l'aspetto alpino della valle muta profondamente essendo lo stesso fiume oramai giunto a lambire il complesso collinare delle Langhe.

Da qui il fiume prosegue dunque verso nord creandosi a fatica un varco fra aspri rilevi collinari raggiungendo il centro di Castellino Tanaro con una portata media di 12,40 m³/s.

In questo tratto il suo letto si incassa profondamente tra i rilievi delle Langhe e l'Altopiano Monregalese, divagando in modo assai irregolare e creando, ora su una ora sull'altra sponda, suggestivi calanchi di erosione e mutando anche il colore delle sue acque (sino qui trasparenti) che diventano ora limacciose a causa della natura argillosa dei terreni della valle.

Giunto a Lesegno riceve il primo importante affluente di sinistra: il torrente Corsaglia (media oltre 10 m³/s) dopo di che, sbarrato da una diga cede, tutta la sua portata per scopi idroelettrici, rimanendo completamente asciutto per circa 1 km.

Recuperata la portata d'acqua, un'altra diga nei pressi di Niella Tanaro prosciuga nuovamente il fiume per qualche chilometro.

A Bastia Mondovì (portata media annua di 29 m³/s), un'altra diga sottrae nuovamente tutta l'acqua al fiume per alcuni chilometri. Nello stesso tempo giungono al fiume vari affluenti tra i quali l'Ellero (media 7 m³/s), il Pesio (media 10 m³/s) e il Mondalavia che vanno ad incrementare notevolmente il volume d'acque del Tanaro.

A Clavesana il fiume subisce l'ennesima notevole perdita d'acqua per ben due volte nel giro di pochi km: prima viene quasi prosciugato per rifornire un canale che alimenta il cotonificio, dopo di che, riacquistata l'intera portata d'acqua tramite una grossa bocca di scarico, viene nuovamente sbarrato poche centinaia di metri a valle da una grossa diga a paratie per alimentare un canale irriguo che gli ruba nuovamente quasi tutta la sua portata. Per alcuni km il suo letto ritorna pressoché asciutto.

Stesso scenario si ripresenta più a valle svariate volte come nei pressi di Farigliano, dove il fiume ha ora una portata media annua di 38,70 m³/s, per un breve tratto a Monchiero, fino alla confluenza del torrente Rea (media 1,7 m³/s) e, ancora più a valle, a Narzole dove l'acqua viene trattenuta da una grossa diga. Nonostante il massiccio utilizzo delle sue acque il Tanaro assume sempre più le caratteristiche di fiume vero e proprio, proseguendo verso nord con andamento sinuoso e allargando sempre più il proprio letto.

Giunto a Cherasco con una portata media annua di 41 m³/s, il fiume piega verso est e si unisce con la Stura di Demonte, fiume assai ricco d'acque (media 47 m³/s), suo principale tributario di sinistra (111 km).

Da qui in poi il Tanaro cambia aspetto con la sua valle che diviene molto ampia (anche 3-4 km) e il suo letto che si allarga notevolmente diramandosi talvolta in vari bracci secondari; la portata idrica raddoppia toccando gli 85 m³/s; in questo tratto il fiume bagna Pollenzo e, sbarrato dall'ennesima diga, va ad alimentare il Canale di Verduno.

Giunto ad Alba riceve sia da destra che da sinistra l'apporto di modesti torrentelli: il Rio della Gera, il Mellea e il Riddone provenienti dalle alture del Roero, il Talloria (1,8 m³/s), il Cherasca (0.7 m³/s) e il Seno d'Elvio, provenienti invece dalle Langhe.

Il fiume vicino visto da Barbaresco nei pressi di Alba

Con letto ampio e ciottoloso il fiume giunge ad Isola d'Asti entrando così nel Monferrato (e anche in provincia di Asti): qui attraversa la periferia sud del capoluogo ricevendo da sinistra il Borbore (5 m³/s) e la Versa (2 m³/s), corsi d'acqua drenanti tutta la porzione monferrina del bacino.

In breve poi bagna i centri di Castello di Annone e Rocchetta Tanaro, dopo di che entra in provincia di Alessandria lambendo i comuni di Masio (dove riceve da destra il torrente Tiglione) e Felizzano, dove un'ultima grossa diga sfrutta le sue acque, iniziando così il suo corso di pianura chiuso tra due alti argini.

Presso Villa del Foro giungono da destra gli apporti prima del Belbo (86 km e media annua di 6 m³/s) e del Canale Carlo Alberto (che drena una piccola parte delle acque della Bormida) dopo di che si appresta ad attraversare pesantemente canalizzato la città di Alessandria, con una portata media annua di circa 100 m³/s, ricevendo anche l'ultimo seppur esiguo tributario di sinistra: il Rio Nuovo di Loreto.

Una cartolina postale raffigurante il Fiume Tanaro presso Alessandria (1920 circa)

Giunto a Pavone, qualche chilometro a valle della città di Alessandria, il fiume lambisce alla base le ultimi propaggini del Monferrato creando uno scenario molto suggestivo fatto di aspri muraglioni di erosione in sponda sinistra, lanche, ampie golene alberate, campi coltivati in sponda destra.

Il fiume vicino ad Alessandria.

Qui il Tanaro riceve il suo maggior affluente di destra: la Bormida (154 km e 40 m³/s di media annua) che, esclusa una piccola porzione a ovest del suo alto bacino in provincia di Savona, drena quasi tutta la parte appenninica del suo ampio bacino.

Dopo quest'ultima confluenza il modulo medio annuo del fiume aumenta nuovamente raggiungendo valori tra i più importanti tra gli affluenti del Po (131,76 m³/s), paragonabili quasi a quelli dell'Oglio e secondi solo a quelli di Ticino e Adda, tutti fiumi peraltro di provenienza alpina.

Dalla confluenza il fiume prosegue pigramente con ampi meandri, lambendo i piedi della collina di Montecastello. Siamo oramai in aperta pianura, anche se il fiume sembra quasi non voler "abbandonare" del tutto i rilievi monferrini, continuando ostinatamente a lambirli in sponda sinistra. Qui diventa navigabile sino alla foce da piccole imbarcazioni (tranne che in estate).

Infine, lambito il comune di Rivarone il Tanaro passa sotto il ponte di Bassignana e con un ultimo sforzo copre l'ultimo km di corso per poi sfociare nel Po, senza riuscire immediatamente a confondere le sue acque limacciose con quelle grigio-verdognole di quest'ultimo.

Affluenti

L'ampio bacino del Tanaro comprende numerosi affluenti (tra parentesi il luogo di confluenza di ciascuno di essi):

Destra idrografica

Sinistra idrografica

Paleogeografia

Circa 100.000 anni fa il paleo-Tanaro nel suo tratto a valle di Ceva si dirigeva verso nord e sfociava nel Po nella zona dove oggi sorge Carignano (CN). La subsidenza dell'area astigiano-alessandrina accompagnata dall'azione erosiva dei piccoli corsi d'acqua che scorrevano tra Asti e Bra estesero verso monte il bacino di questi ultimi arrivando a catturare il fiume e spostandone così la confluenza nel Po nella posizione attuale, collocata nei pressi di Valenza Po (AL).[2]

Regime idrologico

Il Tanaro si differenzia da tutti gli altri affluenti del Po essendo caratterizzato da un regime complesso, praticamente a metà strada tra i connotati dei fiumi alpini e di quelli appenninici, essendo proprio il suo bacino distribuito in parte sulla catena alpina e in parte su quella appenninica.

Il fiume presenta infatti due picchi massimi di piena durante l'anno (tarda primavera e autunno) con quello tardo-primaverile maggiore di quello autunnale (caratteristica comune ai fiumi alpini) e due picchi di magra (estate e inverno) con quello estivo assai più accentuato di quello invernale (come avviene invece per i fiumi appenninici).

In ogni caso il bacino del Tanaro è molto vasto e presenta quindi caratteristiche idrologiche spesso assai differenti a seconda dei vari tratti del suo corso:

  • 1º Tratto: sorgente (Alpi Liguri) - Ceva
    In questo tratto, il fiume ha un regime pressoché alpino, con ricche portate nella tarda primavera per lo scioglimento delle nevi sulle Alpi Liguri e magre estive e invernali. Le differenze tra portata di piena e di magra non risultano eclatanti.
  • 2º Tratto: Ceva - Cherasco
    In questa porzione invece il regime del Tanaro diventa pluvio-nivale con valori massimi di portata in autunno (a causa delle forti precipitazioni che in questo periodo interessano l'altopiano monregalese e in particolare le Langhe) e in primavera (per lo scioglimento delle nevi) con il picco primaverile leggermente maggiore di quello autunnale.
    Le magre invece seguono l'andamento tipico dei fiumi appenninici, con la magra estiva assai più marcata di quella invernale.
  • 3º Tratto: Cherasco - foce nel Po
    In questa ultima porzione il fiume, pur incrementando notevolmente la portata, presenta un regime pluvio-nivale ancor più accentuato con 2 picchi di piena annui:
    • Autunnale (ottobre-novembre), dovuto maggiormente agli apporti del tratto medio-alto sopraccitato del fiume e dai tantissimi torrenti e ruscelli provenienti dai rilievi di Langhe, Roero e Monferrato (Rio della Gera, Mellea, Riddone, Talloria, Cherasca, Seno d'Elvio, Borbore, Versa, Tiglione…), interessati in questo periodo da forti precipitazioni.
      Nel breve tratto finale da Alessandria alla foce nel Po le piene autunnali sono ancora più frequenti ed imponenti a causa dell'ulteriore apporto del Belbo e soprattutto della Bormida (entrambi fiumi a carattere pluviale, con bacini disposti quasi totalmente sui terreni altamente impermeabili di Langhe e alto Monferrato).
    • Tardo Primaverile (maggio-giugno), è molto più elevato di quello autunnale (riesce anche a raggiungere valori di 300-400 m³/s) ed è in gran parte dovuto all'apporto dei fiumi monregalesi e soprattutto a quello assai consistente della Stura di Demonte in seguito allo scioglimento delle nevi dal Colle della Maddalena.
      Accentuatissime magre si hanno invece in inverno (dicembre-febbraio) e soprattutto in agosto dove, specialmente nel tratto a valle della confluenza con la Stura di Demonte, la portata si riduce quasi ad un 1/4 della media annua, ancora una volta come nei fiumi appenninici.

Assetto idro-geologico

Il Tanaro si caratterizza per l'imponenza delle sue piene stagionali che possono raggiungere facilmente valori di portata di 2.000 m³/s.

Lo stesso fiume possiede inoltre una notevole capacità erosiva e di trasporto con tempi di corrivazione relativamente brevi (se rapportati alla notevole lunghezza dell'asta principale) in caso di forti precipitazioni: in caso di formazione di un'onda di piena a monte (zona di Garessio) sono necessarie 24-28 ore prima che quest'ultima raggiunga la foce nel Po a Montecastello.

Da ciò risulta evidente quanto tutto il bacino del fiume sia retto da un equilibrio assai fragile in quanto distribuito su territori estremamente delicati dal punto di vista idrogeologico, spesso soggetti a notevoli fenomeni di dissesto (smottamenti, frane, erosioni, dilavamento...).

La situazione assume poi connotati ancor meno confortanti includendo anche il processo di urbanizzazione a dir poco selvaggio verificatosi negli anni settanta lungo le sponde del fiume caratterizzato da canalizzazioni artificiali di ampi tratti di fiume e dei suoi affluenti, occupazione di gran parte dei territori di golena e sbancamento incontrollato della ghiaia dal letto del fiume.

Alluvioni

Svariate volte nel corso dei secoli il Tanaro e i suoi affluenti hanno causato più di un problema agli insediamenti umani situati lungo le loro sponde come nell'autunno del 1948 o del 1968.

Piena e alluvione del 5-6 novembre 1994

Lo stesso argomento in dettaglio: Alluvione del Tanaro del 1994.

L'ultimo disastro che ha colpito il bacino del fiume avvenne nei giorni 5-6 novembre 1994 dopo 3 giorni di piogge continue (oltre 600 mm): un'onda di piena straordinaria del fiume infatti si formò il giorno 5 novembre a monte di Garessio e correndo giù a valle devastò con furia inaudita tutto il suo corso e le decine di centri abitati lungo le sue sponde sino a giungere presso la foce nel Po nelle prime ore del giorno 7 novembre.

Durante l'evento alluvionale il Tanaro toccò valori di portata record mai raggiunti nel secolo:

  • all'idrometro di Farigliano il fiume sfiorò l'eccezionale altezza di 9 metri (ben 3 metri oltre il precedente livello storico) con un portata di colmo di 3.400 m³/s.;
  • ad Alba, Asti e Alessandria l'ampiezza della piena fu compresa tra i 4.000 e 4.200 m³/s;
  • all'idrometro di Montecastello, pochi km prima della confluenza nel Po sfiorò i 5.000 m³/s con 8,50 m.

Particolarmente sconvolto dall'evento alluvionale risultò tutto il tratto compreso tra il comune di Ceva e la confluenza con la Stura di Demonte presso Cherasco, dove il Tanaro distrusse quasi totalmente la maggior parte dei manufatti civili ivi presenti (abitazioni, ponti, strade…), mutando anche per ampi tratti in modo definitivo la fisionomia del suo letto e del fondovalle.

I comuni coinvolti dall'onda di piena furono:

Particolarmente colpite furono le città di Ceva, Alba e Asti, inondate per 1/3 della loro superficie e soprattutto Alessandria, città sommersa quasi per il 50% che vide morire anche 11 persone. In località Case d'Isole, nel comune di Cosio di Arroscia, si verificò il crollo del ponte medievale di Isole, ad un'unica arcata, che metteva in comunicazione le due sponde del Tanarello.

Altre piene ed alluvioni significative

Piena del 27-28 aprile 2009

Nei giorni 27-28 aprile 2009 il Tanaro ha registrato un'ondata di piena straordinaria di notevole intensità. Il livello del fiume si è elevato moltissimo, raggiungendo i 5,39 m sopra lo zero idrometrico ad Asti (ancora sotto la soglia di pericolo), e superando la soglia di pericolo alla stazione idrometrica di Montecastello, dove è stato registrato un livello massimo di 7,24 m, con una portata al colmo di circa 3200 m³/s.[3] Secondo il rapporto dell'ARPA Piemonte, tenuto conto degli effetti mitiganti delle opere idrauliche costruite nei tempi recenti e degli apporti dei torrenti Belbo e Bormida, l'evento di piena è stato il più gravoso sull'asta fluviale dopo quello del novembre 1994.[4] Il fiume ha esondato per vasti tratti tra Solero e Casalbagliano, coinvolgendo anche insediamenti abitativi ed industriali. 6000 persone sono state evacuate dai quartieri Orti e Cittadella di Alessandria, ed il ponte della Cittadella è stato chiuso al traffico in via precauzionale. Ulteriori esondazioni si sono verificate in provincia di Alessandria nei comuni di Masio, Felizzano, Solero, Pietra Marazzi, Montecastello, Rivarone, Piovera, Bassignana.[4] Vi sono state alcune esondazioni anche nel comune di Asti.[5]

Voci correlate

Note

  1. ^ cfr. Toponimi celtici d'Italia
  2. ^ Le metamorfosi della terra. Come acqua, aria e fuoco plasmano il volto del nostro pianeta, Augusto Biancotti, Giunti Editore, Firenze 1995; pagg. 22 e seguenti.
  3. ^ ARPA Piemonte - Rapporto preliminare sull'evento meteopluviometrico del 26-28 aprile 2009, pagg. 29-30, consultabile online (PDF)
  4. ^ a b ARPA Piemonte - ibidem, pagg.42-43, consultabile online
  5. ^ ARPA Piemonte - ibidem, pag.44, consultabile online

Bibliografia

Asti 1999

  • Riccardo Motta, Tanaro, Bormida e l'inconscio collettivo di Alessandria, Maxmi Editore, Castelnuovo Scrivia, 1995
  • Ugo Boccassi, Alessandria in barca - Quando la Canottieri Tanaro remava, in "Nuova Alexandria" Anno III N° 10, Ugo Boccassi Editore, Alessandria 1997
  • AA.VV., Tanaro: un fiume, il suo mondo... una volta, Edizioni i Grafismi Boccassi per Museo Etnografico di Alessandria "C'era una Volta", Alessandria, 2005
  • Tony Frisina, Ricordi... immagini in Tanaro: un fiume, il suo mondo... una volta, Edizioni i Grafismi Boccassi per Museo Etnografico di Alessandria "C'era una Volta", Alessandria, 2005
  • Massimo Arattano, Fabio Brunamonte, Fabio Luino: Evento alluvionale del 5-6 novembre 1994 in Piemonte: considerazioni sulla vulnerabilità di alcuni centri abitati. Atti 1º Convegno del Gruppo Nazionale di Geologia Applicata, Giardini Naxos (ME), 11-15 giugno 1995, pp. 89-108, N. pubbl. GNDCI: 1231, 1995
  • Massimo Campora, Renato Cottalasso, Ornella Dura, Marco Grassano, Il Tanaro. Guida illustrata al paesaggio, alla flora e alla fauna del fiume Tanaro. Muzzio editore (2007)

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