Sistema politico degli Stati Uniti d'America: differenze tra le versioni

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9- Maggio 2001. Gli Stati uniti si rifiutano di partecipare ai colloqui sponsorizzati dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico a Parigi, sui modi per reprimere i paradisi off-shore finalizzati all'evasione fiscale e al riciclaggio del denaro sporco.
9- Maggio 2001. Gli Stati uniti si rifiutano di partecipare ai colloqui sponsorizzati dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico a Parigi, sui modi per reprimere i paradisi off-shore finalizzati all'evasione fiscale e al riciclaggio del denaro sporco.


10- Febbraio 2001. Gli Stati Uniti si rifiutano di unirsi ai 123 paesi impegnati a bandire l'uso e la produzione di mine e bombe anti-persona. Il [[Trattato di Ottawa]] (entrato in vigore nel [[1999]]) vieta tutte le mine anti uomo. Quaranta nazioni non la hanno ratificata, tra cui [[Cina]], [[Cuba]], [[Finlandia]], [[Egitto]], [[India]], [[Iran]], [[Iraq]], [[Israele]], [[Libia]], [[Russia]], e gli Stati Uniti d'America.
10- Febbraio 2001. Gli Stati Uniti si rifiutano di unirsi ai 123 paesi impegnati a bandire l'uso e la produzione di mine e bombe anti-persona. Il [[Trattato di Ottawa]] (entrato in vigore nel [[1999]]) vieta tutte le mine anti uomo. Quaranta nazioni non l'hanno ratificato, tra cui [[Cina]], [[Cuba]], [[Finlandia]], [[Egitto]], [[India]], [[Iran]], [[Iraq]], [[Israele]], [[Libia]], [[Russia]] e Stati Uniti d'America.


11- Settembre 2001. Gli Stati uniti si ritirano dalla Conferenza internazionale sul razzismo, che riunisce 163 paesi a Durban, Sudafrica. Il pretesto è che è "unilaterale" e "contro Israele".
11- Settembre 2001. Gli Stati uniti si ritirano dalla Conferenza internazionale sul razzismo, che riunisce 163 paesi a Durban, Sudafrica. Il pretesto è che è "unilaterale" e "contro Israele".


12- Luglio 2001. Piano internazionale per un'energia più pulita: il gruppo G8 dei paesi industrializzati (Stati uniti, Canada, Giappone, Russia, Germania, Francia, Italia, Regno unito): gli Usa sono l'unico paese a opporsi.
12- Luglio 2001. Piano internazionale per un'energia più pulita: il gruppo G8 dei paesi industrializzati (Stati Uniti, Canada, Giappone, Russia, Germania, Francia, Italia, Regno unito): gli Usa sono l'unico paese a opporsi.


13- L'imposizione di un boicottaggio illegale nei confronti di Cuba, che attualmente sta diventando ancora più aspro. Nell'ottobre 2001, per il decimo anno consecutivo, l'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]] approva una risoluzione che chiede la fine dell'embargo Usa, con 167 voti a 3: Stati uniti, Israele e le isole Mashall.
13- Nell'ottobre 2001, per il decimo anno consecutivo, l'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]] approva una risoluzione che chiede la fine dell'embargo imposto dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba. La risoluzione ottiene 167 voti favorevoli e 3 contrari: Stati Uniti, Israele e le isole Marshall.


14- Trattato sul bando totale dei test nucleari. Firmato da 164 paesi e ratificato da 89 paesi compresi Francia, Gran Bretagna e Russia. Firmato dal presidente Clinton nel 1996 ma rigettato dal senato americano nel 1999. Gli Stati uniti sono uno dei tredici paesi che non hanno ratificato il trattato, tra quelli che hanno armi nucleari o programmi sull'energia nucleare. Nel novembre 2001, gli Usa impongono un voto nel Comitato dell'Onu sul disarmo e la sicurezza per dimostrare la loro opposizione al trattato sul bando dei test.
14- Trattato sul bando totale dei test nucleari. Firmato da 164 paesi e ratificato da 89 paesi compresi Francia, Gran Bretagna e Russia. Firmato dal presidente Clinton nel 1996 ma rigettato dal senato americano nel 1999. Gli Stati uniti sono uno dei tredici paesi che non hanno ratificato il trattato, tra quelli che hanno armi nucleari o programmi sull'energia nucleare. Nel novembre 2001, gli Usa impongono un voto nel Comitato dell'Onu sul disarmo e la sicurezza per dimostrare la loro opposizione al trattato sul bando dei test.
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Alla fine, nel febbraio 2000, gli Stati uniti pagano una parte degli arretrati alle [[Nazioni Unite]], ma escludono l'Unesco, agenzia in cui non sono più rientrati.
Alla fine, nel febbraio 2000, gli Stati uniti pagano una parte degli arretrati alle [[Nazioni Unite]], ma escludono l'Unesco, agenzia in cui non sono più rientrati.


17- 1989. Protocollo opzionale al Patto internazionale dell'Onu sui diritti civili e politici, finalizzato all'abolizione della pena di morte e contenente una norma che bandisce la condanna a morte per coloro che hanno meno di 18 anni. Gli Stati uniti non firmano né ratificano il protocollo, e si auto-esonerano dalla norma predetta, diventando uno dei cinque paesi che ancora condannano a morte i minori (con Arabia saudita, Repubblica democratica del Congo, Iran, Nigeria). La Cina ha abolito questa pratica nel 1997, il Pakistan nel 2000.
17- 1989. Protocollo opzionale al Patto internazionale dell'Onu sui diritti civili e politici, finalizzato all'abolizione della pena di morte e contenente una norma che bandisce la condanna a morte per coloro che hanno meno di 18 anni. Gli Stati uniti non firmano né ratificano il protocollo, e si auto-esonerano dalla norma predetta, diventando uno dei cinque paesi che ancora condannano a morte i minori (con Arabia Saudita, Repubblica democratica del Congo, Iran, Nigeria). La Cina ha abolito questa pratica nel 1997, il Pakistan nel 2000.


18- La [[Convenzione sull'Eliminazione di ogni forma di Discriminazione della Donna]], adottata dall'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]] il 18 dicembre [[1979]], ed entrata in vigore nel [[1981]], è spesso descritta come una dichiarazione internazionale dei diritti delle donne. Definisce tutto ciò che costituisce discriminazione contro la donna e stabilisce un piano d'azione nazionale per far cessare queste discriminazioni. I soli Paesi che hanno firmato ma non ratificato sono gli Stati Uniti, l'Afghanistan, Sao Tomé e Principe.
18- La [[Convenzione sull'Eliminazione di ogni forma di Discriminazione della Donna]], adottata dall'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]] il 18 dicembre [[1979]], ed entrata in vigore nel [[1981]], è spesso descritta come una dichiarazione internazionale dei diritti delle donne. Definisce tutto ciò che costituisce discriminazione contro la donna e stabilisce un piano d'azione nazionale per far cessare queste discriminazioni. I soli Paesi che hanno firmato ma non ratificato sono gli Stati Uniti, l'Afghanistan, Sao Tomé e Principe.

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Il sistema politico degli Stati Uniti d'America si regge su tre principi fondamentali: la Repubblica, la democrazia e il federalismo. Le funzioni pubbliche vengono esercitate a due livelli, federale e statale, secondo una ripartizione di competenze stabilita dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America.

La vita politica è dominata dai due partiti maggiori, il Partito Democratico ed il Partito Repubblicano. Altri raggruppamenti politici hanno minore importanza e raggiungono raramente risultati significativi alle elezioni statali e federali.

Principi generali

I documenti storici fondamentali su cui poggia il sistema politico statunitense sono quattro:

In questi documenti vengono fissati i seguenti capisaldi:

  • Il governo è responsabile davanti ai cittadini, che possono sostituirlo attraverso le elezioni.
  • I poteri del governo, soprattutto riguardo alla libertà di religione, alla libertà di espressione e polizia devono essere limitati per impedirne abusi.
  • I cittadini devono essere uguali davanti alla legge e non si possono stabilire privilegi per nessuno di essi.
  • Gli individui ed i partiti si confrontano in merito all'applicazione ai casi concreti di questi principi.

Governo federale, statale e locale

La federazione creata con la Costituzione è la principale entità del sistema di governo statunitense. Non di meno, ogni persona fuori dalla capitale federale è soggetta ad almeno tre livelli di governo (jurisdictions): quello federale, quello dello stato e un governo locale, di solito una contea (si noti che in certi luoghi la contea è stata abolita e le sue funzioni sono svolte dalle autorità municipali). In un'area amministrata da un comune (incorporated place), come una città, si è in presenza di un ulteriore livello di governo, quello del comune stesso (municipality) e dei suoi distretti, se esistenti. Ogni livello ha il suo sistema politico, soggetto alle limitazioni poste dai livelli superiori.

Questa molteplicità riflette la storia del Paese. Il governo federale fu creato dalle ex colonie britanniche che erano state fondate separatamente e si erano governate indipendentemente le une dalle altre. Tra queste colonie si trovavano città e contee con diversi livelli di sviluppo e, di conseguenza, con differenti bisogni amministrativi. La Convenzione Costituzionale decise così di mantenere un'ampia autonomia per gli stati e di non rimpiazzare i diversi sistemi statali con un governo unitario. Con l'espandersi del paese, vennero annessi nuovi stati, il cui ordinamento fu modellato su quello delle entità statali già federate.

A livello federale i tre poteri sono così suddivisi:

Questa struttura è ricalcata a livello di singoli stati, con varianti, con il Governatore che prende il posto del Presidente come capo dell'esecutivo.

Istituzioni statali e locali

Lo stesso argomento in dettaglio: Governo locale degli Stati Uniti.

Stati

Lo stesso argomento in dettaglio: Stato degli Stati Uniti d'America.

Prima dell'indipendenza, come s'è visto, le colonie si governavano separatamente, sotto l'autorità della Corona Britannica. Nei primi anni della repubblica, prima della Costituzione, ogni stato era praticamente un'entità autonoma. I delegati alla Convenzione di Filadelfia cercarono di creare un'unione federale più forte, ma non potevano certo ignorare le tradizioni dei singoli stati e neppure gli interessi dei politici locali.

In generale, le materie che si esauriscono all'interno dei confini statali sono competenza degli stati stessi. Tipiche competenze statali sono quelle relative alle comunicazioni interne, le norme che regolano la proprietà, l'industria, gli affari e i servizi pubblici, gran parte degli illeciti penali, oppure le condizioni di lavoro all'interno dello stato. Il governo federale richiede che i vari stati adottino una forma di governo repubblicana e che non promulghino norme che siano in contrasto con la Costituzione o con le leggi federali, oppure con i trattati firmati dagli Stati Uniti.

Ci sono, naturalmente, molte aree di sovrapposizione tra le competenze federali e statali. Soprattutto negli ultimi decenni, il governo federale ha assunto responsabilità sempre maggiori in materie come la sanità, l'istruzione, il welfare, i trasporti, le abitazioni e lo sviluppo urbano. Comunque, i programmi attraverso cui il governo federale esercita queste competenze, sono spesso adottati in cooperazione con gli stati e non imposti dall'alto.

Come il governo nazionale, i sistemi statali si compongono in tre branches: esecutivo, legislativo e giudiziario, che svolgono, in linea di massima, le stesse funzioni dei loro corrispondenti a livello federale. Il capo dell'esecutivo statale è il governatore, eletto dal popolo, in genere per quattro anni (in certi stati, il mandato del governatore dura solo due anni). A parte il Nebraska, che ha un organo legislativo monocamerale, tutti gli stati hanno una legislatura con due camere, in cui la camera alta si chiama generalmente Senato e quella bassa Camera dei Rappresentanti, Camera dei Delegati, oppure Assemblea Generale. Per rendere il tutto ancora più complicato, in certi stati l'intero organo legislativo, composto dalle due camere, si chiama "General Assembly". In molti stati, i senatori hanno un mandato di quattro anni e i membri della camera bassa di due.

Le costituzioni dei diversi stati differiscono in qualche dettaglio, ma generalmente si basano su un modello abbastanza simile a quello della Costituzione federale. In certe materie, come gli affari, le banche, i servizi pubblici e le istituzioni di beneficenza, le costituzioni statali sono spesso più dettagliate ed esplicite di quella federale. Ogni costituzione statale prevede che la più alta autorità risiede nel popolo e pone certi principi a base del governo.

Contee

Lo stesso argomento in dettaglio: Contee degli Stati Uniti.

La contea è la prima suddivisione dello stato e ne rappresenta il livello amministrativo immediatamente sottoposto a questo. Tutti gli stati presentano una completa ripartizione del proprio territorio secondo contee, con le eccezioni dell’Alaska, divisa in Borough e Census Area, e della Louisiana, divisa in parrocchie. Per altro, in Louisiana la differenza è solo formale, mentre in Alaska la suddivisione del territorio effettivamente non risulta ancora completata, ma solo in aree pressoché disabitate.

Le funzioni di una contea possono variare enormemente a seconda dei casi. A parte i casi più particolari e quelli delle cosiddette consolidated city-county, dove l'amministrazione cittadina e quella della contea coincidono, nella maggior parte delle situazioni si ha che una località svolge le funzioni di capoluogo, ed in essa si riunisce la commissione di contea o un organismo analogo. Nelle contee più piccole, la commissione viene eletta in un unico collegio, che comprende tutto il territorio. Nelle maggiori, i commissari (o supervisori) rappresentano i vari distretti. La commissione impone i tributi, assegna i fondi, fissa lo stipendio ai dipendenti dell'ente, sovrintende alle elezioni, cura la costruzione e il mantenimento di strade e ponti, amministra i programmi di welfare nazionali, statali e di contea. In parte del New England, le contee non hanno più funzioni di governo e sono unicamente divisioni del territorio utili per lo più per fini statistici.

Comuni

L'ultimo livello amministrativo locale degli Stati Uniti è quello comunale. Nella maggior parte degli stati le amministrazioni comunali hanno giurisdizione strettamente limitata all'area urbana e nelle sole località che hanno lo status di incorporated places, che rispondono allo status di city, town o village. Conseguentemente le aree extraurbane e le località minori, aventi status di unincorporated places, sono sotto il governo diretto della contea.

Tanto più sono grandi i centri abitati, quanto più le relative amministrazioni comunali forniscono alla popolazione un gran numero di servizi, indispensabili alla vita di ogni giorno: dalla polizia ai vigili del fuoco, passando per i trasporti, la sanità, le scuole e l'edilizia.

Le tipologie di governo comunale sono innumerevoli. Praticamente in tutti i casi si ha una qualche forma di consiglio comunale eletto dai cittadini ed un organo esecutivo, assistito da diversi capi dipartimento, che sovraintende alle attività amministrative.

In generale, si possono individuare tre tipologie principali: il mayor-council, il council-manager e quella incentrata sulla Commissione cittadina.

Nel sistema del "Mayor-Council", la forma più antica e tradizionale, vi è un sindaco eletto a capo dell'esecutivo locale ed un Consiglio, pure eletto, che esercita il potere legislativo. Il sindaco nomina i direttori dei vari dipartimenti cittadini e gli altri dirigenti, a volte con l'approvazione del Consiglio, ha potere di veto sulle ordinanze e sugli atti normativi e spesso è pure responsabile di predisporre il bilancio. Il Consiglio approva le ordinanze, impone tributi e ripartisce il denaro tra i vari dipartimenti cittadini.

Nel sistema "Council-Manager", di origine più recente, si è pensato di affidare gran parte delle funzioni esecutive, compresi i servizi di polizia, ad una persona con esperienza gestionale, il cosiddetto city manager. Questo sistema, che viene adottato da sempre più città, prevede la presenza di un piccolo Consiglio eletto, che emana le ordinanze cittadine e determina la politica del comune e mette sotto contratto un professionista, a cui affida l'applicazione delle decisioni politiche. Il manager redige il bilancio e supervisiona gran parte dei dipartimenti cittadini, fin quando il Consiglio è soddisfatto del suo operato.

Nel sistema basato sulla Commissione le funzioni esecutive e legislative sono svolte da uno stesso organo collegiale, di solito composto da tre o più persone, elette da tutta la cittadinanza. È tipico di realtà non troppo grandi e può o meno prevedere la figura di un presidente della commissione, non necessariamente chiamato "sindaco".

Altre forme di governo locale

Ai livelli dei governi federale, statale e comunale si affiancano, e in alcuni casi sovrappongono, altri soggetti responsabili dell'amministrazione di alcuni settori specifici. L'Ufficio del Censimento (dipendente dal Ministero del Commercio) nel 2002 ha identificato ben 87.576 unità di governo locale negli Stati Uniti,[1] comprese contee, comuni, township, ma anche distretti scolastici e distretti con altre funzioni speciali.

Questi ultimi sono in aumento e rivestono funzioni sempre più ampie andando a colmare vuoti che possono presentarsi in un quadro amministrativo frammentato e complesso quale è quello statunitense.

Diritto di voto

Il diritto di voto spetta a tutti i cittadini che abbiano compiuto diciotto anni. Tutti i 50 stati, assieme al District of Columbia, votano alle elezioni presidenziali. D'altro canto, il distretto federale, insieme ad altri possedimenti, come Porto Rico e Guam, non ha una rappresentanza al Congresso. Ogni commonwealth, territorio o distretto può eleggere solo un delegato, senza diritto di voto, alla Camera dei rappresentanti.

L'esercizio del diritto di voto può essere limitato a seguito di una condanna per alcuni reati gravi (le leggi dei vari stati sul punto sono molto diverse).

Iniziativa privata ed intervento pubblico

All'epoca dell'indipendenza, l'economia apparteneva quasi esclusivamente al settore privato e i governi statali lasciavano l'assistenza sociale alle iniziative locali e dei singoli. Nonostante il notevole peso assunto dal settore pubblico nel corso del XX secolo, la cultura politica degli Stati Uniti sostiene in maniera decisa il sistema dell'iniziativa privata e si oppone alla costruzione di un welfare state ovvero di un'elevata spesa pubblica a fini assistenziali. In sostanza, gli Stati Uniti tendono a preferire un modello di capitalismo democratico, in contrasto con le culture politiche di Europa e Canada, più inclini a modelli socialdemocratici.

In realtà è importante notare che questi orientamenti di fondo subiscono diverse varianti: se in periodi come quello successivo la Grande depressione o in alcuni decenni del secondo dopoguerra (fino agli anni ottanta) negli Stati Uniti si sono notevolmente ampliati i programmi di assistenza pubblica, negli ultimi vent'anni i paesi europei hanno in buona parte ridimensionato i loro modelli socialdemocratici, sotto l'impulso di eventi come il consolidamento del mercato comune, l'innovazione tecnologica e sociale, la necessità di mettere ordine nei bilanci pubblici e la sempre maggiore concorrenza internazionale.

Partecipazione alla vita pubblica

In Italia i cittadini partecipano alla selezione delle candidature iscrivendosi al partiti, prendendo la tessera e votando ai congressi locali e nazionali. Negli Stati Uniti non esiste la tessera di partito. Ai democratici, così come ai repubblicani, non ci si iscrive. Una persona può partecipare alla riunione del locale comitato democratico e, il giorno successivo, prendere parte ai lavori del comitato repubblicano, o viceversa. Al contrario che in Italia, negli Stati Uniti non si è iscritti d'ufficio alle liste elettorali al compimento dei diciotto anni. Per votare alle elezioni di qualsiasi tipo, o per assumere ruoli di rappresentanza all'interno di un partito, bisogna invece registrarsi al voto come elettore di uno dei due partiti, o come indipendente. Questa autodefinizione non impedisce però di votare in modo opposto il giorno delle elezioni.

Partiti politici

Organizzazione partitica

I partiti americani non sono organizzati in correnti, né si riuniscono periodicamente in congressi, come in Italia. I partiti americani sono una coalizione informale di varie anime, di diversi gruppi di pressione e di istanze sociali e culturali organizzate nel paese e senza paragoni altrove. La burocrazia è ridotta al minimo: gli statuti dei partiti sono leggeri e succinti.

Bisogna tenere in considerazione un fatto, spesso sottovalutato. Il partito statunitense è connotato da un maggiore individualismo rispetto a quelli di altri paesi. In genere gli eletti sostengono le linee politiche del partito a cui appartengono (toe the line), ma spesso non esitano a votare contro, schierandosi con l'opposizione (cross the aisle), se ritengono che una determinata proposta sia contraria agli interessi del loro collegio elettorale o, più semplicemente, se non approvano una determinata politica. Esempi recenti si possono trovare in determinate materie molto controverse, come la riforma della sicurezza sociale, il bilancio federale e alcune politiche sull'ambiente.

L'identificazione partitica si formalizza nelle elezioni i cui candidati sono presentati dai partiti (partisan elections). In gran parte degli Stati i partiti scelgono i propri candidati in base al risultato di elezioni primarie, a cui si presentano tutti coloro che intendono ottenere la candidatura del partito (nomination). Anche se il partito spesso appoggia uno dei candidati alla nomination, in definitiva l'ultima parola spetta agli elettori delle primarie. Anche il diritto di voto alle primarie varia a seconda degli Stati. In alcuni casi, le primarie sono "chiuse", ossia consentono la partecipazione soltanto agli elettori registrati per il partito, mentre in altri sono "aperte" e, quindi, può prendervi parte qualsiasi elettore, anche se registrato per un altro partito o come indipendente. Nella maggior parte dei casi, in conclusione, i partiti americani si affidano direttamente allo strumento popolare.

Entrambi i due maggiori partiti hanno un presidente, ma questi non è un vero e proprio leader che si ponga alla guida e ne determini la linea politica, come in Italia. In genere, i capi dei rispettivi partiti sono coloro che rivestono le cariche più alte a livello federale, la Presidenza, oppure direzione dei gruppi parlamentari (leggi: congressuali) alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. Anche questa leadership, comunque, è solo nominale: i membri del partito possono decidere di seguirla o di andare per conto proprio.

In sostanza, il compito centrale dei due partiti maggiori è quello di organizzare le elezioni primarie come sistema democratico di selezione delle candidature. A livello federale, entrambi i partiti maggiori dispongono di un organo direttivo, chiamato Comitato nazionale (il Democratic National Committee e il Republican National Committee), che ha quattro compiti fondamentali: 1) organizzare le elezioni primarie che scelgono il candidato; 2) convocare il congresso (Convention) che presenta il leader al Paese; 3) Assistere alle elezioni il candidato; 4) Raccogliere i fondi per finanziare le campagne elettorali. I congressi nazionali si tengono alla fine dell'estate dell'anno elettorale.

Dal punto di vista formale, il Presidente degli Stati Uniti è considerato il capo del proprio partito, ed esercita il potere di scegliere il presidente del Comitato nazionale. Lo stesso, in anno elettorale, si può dire per il candidato alla presidenza del partito avversario.
L'esatta composizione dei Comitati nazionali è diversa a seconda del partito, ma in generale, i comitati sono formati da rappresentanti dei partiti statali e di altre organizzazioni affiliate, oltre che da personalità importanti nel partito. Peraltro, i comitati nazionali non hanno il potere di dirigere le attività politiche dei singoli membri del partito. Il presidente o il candidato sono sempre impegnati a discutere le attività legislative e l'agenda politica con i leader di partito al Congresso, i quali hanno una propria organizzazione politica autonoma e indipendente dal Comitato del partito.

I due maggiori partiti hanno poi distinti comitati elettorali, che gestiscono le campagne ad ogni livello (locale, statale, federale). I più importanti sono gli Hill committees, che curano l'elezione dei candidati ad entrambe le camere del Congresso.

Sviluppo del bipartitismo statunitense

Le filosofie politiche dei due partiti maggiori non sono sempre state le stesse, ma nel tempo hanno subito una complessa evoluzione. Fino agli anni cinquanta e i primi sessanta del XX secolo, entrambi i partiti esprimevano essenzialmente una politica nazionale di centro. In entrambi esistevano correnti liberal, moderate e conservatrici, che avevano praticamente la stessa influenza.

All'interno del Partito Democratico, liberal e conservatori convissero fino al 1972, quando la candidatura di George McGovern segnò la vittoria dell'ala liberal. La prevalenza dei conservatori nel Partito Repubblicano può farsi risalire alla candidatura e alla successiva ampia vittoria di Ronald Reagan nel 1980.

Da allora, i due partiti hanno cominciato ad essere identificati con il loro orientamento dominante. Nondimeno, il partito Repubblicano continua ad avere esponenti liberal e i Democratici seguitano ad annoverare molti neoliberali (che spesso si riconoscono nel Democratic Leadership Council) e conservatori. Questi politici eccentrici rispetto all'orientamento maggioritario dei rispettivi partiti hanno una notevole importanza, in quanto favoriscono gli accordi tra Democratici e Repubblicani. Spesso aiutano il loro partito a vincere elezioni in zone storicamente avverse: è il caso dei Repubblicani Rudolph Giuliani, George Pataki, Richard Riordan e Arnold Schwarzenegger.

Nelson W. Polsby, professore di Scienze politiche, nel libro Federalist Papers: Essays in Defense of the Constitution sostiene che "In America le stesse etichette politiche — Democratici e Repubblicani — occupano virtualmente tutti gli uffici elettivi e gli elettori si mobilitano ovunque per gli stessi due partiti. Ma Democratici e Repubblicani non sono ovunque gli stessi. Le variazioni, talvolta quasi impercettibili, altre volte clamorose, nelle culture politiche dei 50 stati portano a notevoli differenze tra coloro che votano o sono eletti nello stesso partito. Queste differenze potrebbero far sostenere, in maniera non del tutto ingiustificata, che il sistema americano dei due partiti ne nasconda uno di cento partiti".

Un altro fattore che ha favorito l'affermarsi dei due maggiori partiti è stato determinato dalle modalità di voto. In origine, gli elettori andavano ai seggi e dichiaravano pubblicamente il nome del candidato preferito. Più tardi, si cominciarono ad usare schede elettorali, stampate a cura dei partiti, che venivano inserite nell'urna dagli elettori. Alla fine del XIX secolo però, il voto segreto iniziò a diventare d'uso comune nel paese, per ostacolare il frequente malcostume dei partiti, che tendevano a far assumere nei vari enti pubblici gli elettori più fedeli. La stampa della scheda elettorale divenne quindi responsabilità dei singoli Stati. Gli organi legislativi statali erano già dominati da Repubblicani e Democratici e quindi i due maggiori partiti ebbero l'opportunità di ostacolare i concorrenti minori. A partire dalla paura rossa, che colpì il Paese dopo la fine della Prima guerra mondiale, furono promulgate diverse leggi restrittive che aumentavano il numero di firme necessarie per presentare un candidato, diminuendo nel contempo il periodo legale di raccolta delle stesse. Di conseguenza, le candidature dei partiti minori divennero più difficili.

Non bisogna poi sottovalutare altri ordini di ragioni, che traggono origine dallo stesso ordinamento statunitense. Mentre le democrazie moderne sono caratterizzate, pur in forme diverse, dalla presenza di un vincolo fiduciario tra esecutivo e legislativo (i governi ricevono la fiducia da almeno una camera), negli Stati Uniti il potere esecutivo è esercitato da un soggetto eletto direttamente dai cittadini, che non ottiene la fiducia dal potere legislativo. Ciò avviene sia a livello federale (Presidente) sia a quello statale (Governatore) e non è necessario ricorrere alla formazione di coalizioni in Parlamento per sostenere un Governo. In altri paesi, al contrario, il ruolo del Parlamento nella fiducia al Governo esalta il ruolo dei gruppi parlamentari e, quindi, dei partiti che li esprimono.

Gran parte delle cariche pubbliche statunitensi sono elette mediante il sistema uninominale maggioritario a turno unico. Anche se alcune città e lo Stato dell'Illinois avevano sperimentato il sistema elettorale proporzionale, nel 1967 il Congresso degli Stati Uniti ha proibito l'utilizzo di questo sistema per le elezioni legislative federali. Anche questo incoraggia il bipartitismo.

I partiti minori

Negli Stati Uniti, oltre ai due maggiori partiti, sono esistite e attualmente esistono numerose formazioni politiche minori, i cosiddetti "partiti terzi". Alcuni di questi, come il Partito Socialista, il Partito Populista, il Partito Libertario, il Partito Verde, il Partito Proibizionista e il "Partito del lavoro contadino" (Farmer Labor Party), hanno avuto e continuano a ricevere un certo seguito, che però non si è mai tradotto in sufficienti successi elettorali. Il partito terzo più celebre, assieme a quello Libertario, è senza dubbio il Partito Comunista, per le implicazioni storiche di cui è stato protagonista nel periodo della guerra fredda. I partiti terzi hanno spesso richiamato l'attenzione su politiche che sono state alla fine fatte proprie dai partiti maggiori: ci si riferisce storicamente all'abolizione della schiavitù e alle leggi sul lavoro minorile, nonché alle politiche proibizionistiche che hanno avversato tra l' Ottocento e il primo Novecento la liberalizzazione dell'alcool. Buone affermazioni hanno avuto candidati indipendenti, come Ralph Nader, pur restando distanti dai due grandi partiti.

In ogni Stato esistono partiti statali, le cui strutture differiscono in funzione delle normative dello stesso Stato.
Porto Rico ha propri partiti, diversi da quelli statunitensi. I principali sono il Nuovo Partito Progressista (PNP), il Partito Popolare Democratico (PPD) e il Partito Indipendentista Portoricano (PIP).

Denaro e politica

I partiti americani non sono finanziati dallo stato, ma dai cittadini (privati, imprese e associazioni). Le dimensioni del territorio e della popolazione statunitensi, oltre che la loro varietà, rendono la politica molto costosa, soprattutto quella a livello federale. Anche se in anni recenti i Repubblicani e Howard Dean (il secondo con l'utilizzo di Internet) hanno avuto un certo successo nella raccolta di fondi tra la gente comune, solo una minima parte dei finanziamenti alla politica provengono dalla raccolta di offerte dei sostenitori; in secondo luogo entrambi i partiti dipendono dalle donazioni effettuate dai grossi soggetti economici. Se tradizionalmente i Democratici si affidavano ai sindacati e i Repubblicani alle imprese ed alla finanza, gli ultimi vent'anni hanno determinato diversi cambiamenti.
Dal 1984 le imprese hanno superato i sindacati nel ruolo di maggiori finanziatori delle campagne democratiche. La dipendenza dai donatori è parecchio controversa e ha portato ad una serie di leggi che hanno in parte regolamentato il fenomeno. La necessità di rispettare la libertà di parola, garantita dal Primo Emendamento, ha però portato a leggi più limitate rispetto a quelle di altri paesi. Agli inizi del 2006, lo scandalo originato dai finanziamenti concessi dal lobbista Jack Abramoff ha posto la questione una volta di più sotto i riflettori della cronaca.

Gruppi di pressione politica

I due partiti maggiori si avvalgono dell'apporto indipendente dei vari gruppi di pressione (lobby) sociale, etnica ed economica presenti nella società. L'ossatura dei democratici è formata dai sindacati, dalle associazioni per il diritto di scelta della donna, dal movimento pacifista e dei diritti civili e, più recentemente, dal movimento ambientalista. I repubblicani possono contare sulle organizzazioni cristiano-evangeliche, sui gruppi di pressione in difesa del diritto a portare armi, sul movimento anti tasse, sui libertariani.

Questi gruppi sono strutture indipendenti, separate dal partito in sé e organizzate autonomamente, ma contribuiscono con le loro battaglie su temi circoscritti (single-issue) a plasmare la piattaforma politica del partito, a influenzare le scelte politiche e a selezionare i candidati alle primarie per il Congresso o per la presidenza federale. Da parte loro, i partiti americani risentono dell'influenza dei pensatoi (think tank), cui si rivolgono per qualsiasi tipo di consulenza, e organizzano anche il palese sostegno delle grandi imprese, che sono presenti nelle aule del Congresso attraverso attività legali di lobbismo.

Un tipo di gruppo d'interesse che è cresciuto in numero e influenza negli ultimi anni sono i Comitati di azione politica (Political Action Committee o PAC). Esistono limitazioni legali alla quantità di fondi che i PAC possono versare direttamente per i candidati nelle elezioni federali. Non ci sono tuttavia restrizioni sull'ammontare che i PAC possono spendere indipendentemente per difendere un punto di vista o per convincere la comunità ad eleggere un candidato. I PAC oggi sono migliaia.

"I partiti politici sono minacciati dalla crescita esponenziale dei gruppi d'interesse, dalla crescita dei loro uffici operativi a Washington, e dal fatto che si relazionano direttamente al congresso e alle agenzie federali", dice Michael Schudson nel suo libro, pubblicato nel 1998, The Good Citizen: A History of American Civic Life. "Molte organizzazioni che guardano a Washington cercano aiuti finanziari e morali dai cittadini comuni. Siccome molti di questi si focalizzano su un ristretto numero di questioni o anche solo su un singolo problema, generalmente di enorme peso emotivo, questi competono con i partiti per i dollari, il tempo, e la passione, dei cittadini."

Politica estera

Isolazionismo ed internazionalismo

Prima della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti portarono avanti una politica estera isolazionista, non prendendo partito nei conflitti tra le potenze straniere. Il paese abbandonò questo orientamento politico quando divenne una superpotenza, ma rimase abbastanza diffidente nei confronti dell'internazionalismo.

Organizzazioni internazionali

Gli Stati Uniti partecipano alle seguenti organizzazioni internazionali:

ANZUS, APEC, AsDB, Australia Group, BIS, Consiglio d'Europa (come osservatori), CERN (come osservatori), Comitato Zangger, CP, EAPC, BERS, ECE, ECLAC, ESCAP, FAO, G7, G8, G10, G12, G20, IADB, IAEA, IBRD, ICAO, ICC, ICFTU, CRMI, IDA, AIE, IFAD, IFC, IFRCS, IHO, ILO, FMI, IMO, Inmarsat, Intelsat, Interpol, CIO, IOM, ISO, ITU, MINURSO, MIPONUH, NAM (ospiti), NATO, Agenzia per l'energia nucleare (NEA), NSG, OAS, OCSE, OMM, OMS, OPCW, OSCE, PCA, SPC, ONU, Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Unctad, Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNESCO, UNIDO, UNIKOM, UNMIBH, UNMIK, UNOMIG, UNRWA, UNTAET, UNTSO, UNU, UPU, WCL, WCO, WIPO, WTO.

Accordi internazionali che gli Stati Uniti non hanno ratificato

Gli Stati Uniti sono spesso criticati dalla Comunità internazionale, per non aver firmato, ratificato o applicato, ovvero per aver denunciato, una lunga serie di trattati inerenti alla tutela dell'ambiente, ai diritti umani, al disarmo, alla lotta contro le discriminazioni ed alla giurisdizione penale internazionale:

1- Nel dicembre 2001 gli Stati Uniti si ritirano ufficialmente dal Trattato anti missili balistici, concluso con Unione Sovietica nel 1972, che prevedeva una limitazione ai sistemi di missili anti balistici, usati nel difendere zone da testate atomiche montate su missili. Per la prima volta nell'era nucleare gli Usa rinunciano a un importante accordo sul controllo degli armamenti.

2- Convenzione sulle armi biologiche e tossiche del 1972, ratificata da 144 paesi tra cui gli Stati uniti. Nel luglio 2001 gli Usa abbandonano una conferenza a Londra in cui si discuteva un protocollo del 1994, finalizzato a rafforzare la Convenzione provvedendo a ispezioni sul posto. A Ginevra, nel novembre 2001, il sottosegretario di stato John Bolton afferma che "il protocollo è morto" e contemporaneamente accusa Iraq, Iran, Korea del Nord, Libia, Sudan e Siria di violare la Convenzione, ma senza fornire prove o formulare accuse specifiche.

3- Accordo delle Nazioni Unite per mettere un freno al traffico internazionale illegale di armi leggere, luglio 2001: gli Stati uniti sono l'unico paese a opporsi.

4- Aprile 2001. Gli Stati Uniti non vengono rieletti a capo della Commissione dell'Onu sui diritti umani, dopo essersi sottratti per anni al pagamento delle quote dovute alle Nazioni Unite (tra cui le attuali quote di 244 milioni di dollari) - e dopo aver costretto l'Onu ad abbassare la quota del budget spettante agli Usa dal 25 al 22%. (Nella commissione per i diritti umani, gli Usa sono virtualmente gli unici a opporsi alle risoluzioni che sostengono l'accesso a costi ridotti ai farmaci per l'Hiv/Aids, che riconoscono una alimentazione adeguata come diritto umano fondamentale, e che chiedono una moratoria sulla pena di morte.)

5- La Corte Penale Internazionale dell'Aia (2002), è stata creata come tribunale permanente per perseguire persone sospettate di crimini di genocidio, crimini contro l'umanità, e crimini di guerra, come definito da diversi trattati internazionali. Firmato a Roma nel luglio 1998, il trattato è stato approvato da 120 Paesi, con sette voti contrari (tra cui quello degli Stati uniti). Nell'ottobre 2001 la Gran Bretagna diventa la quarantaduesima nazione a firmare. Nel dicembre 2001 il Senato americano aggiunge un emendamento a una proposta di legge per stanziamenti militari in base alla quale il personale militare Usa non ricadrebbe sotto la giurisdizione del proposto tribunale penale internazionale. Gli altri Paesi più noti a non aver accettato la giurisdizione della ICC sono Israele e la Cina.Trattato sul tribunale penale internazionale da insediare all'Aia per giudicare militari e leader politici accusati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.

6- Trattato per il bando delle mine terrestri, firmato a Ottawa nel dicembre 1997 da 122 paesi. Gli Stati Uniti si rifiutano di firmare insieme a Russia, Cina, India, Pakistan, Iran, Iraq, Vietnam, Egitto e Turchia. Il presidente Clinton respinge il trattato, sostenendo che le mine sarebbero necessarie per proteggere la Corea del Sud contro l' "enorme vantaggio militare" della Corea del Nord. Clinton dichiara che gli Stati uniti aderiranno all'accordo "in seguito", nel 2006. Bush sconfessa questa dichiarazione nell'agosto 2001.

7- Il Protocollo di Kyoto del 1997 (entrato in vigore nel 2005) è un trattato internazionale sul mutamento climatico. I Paesi che ratificano questo protocollo si impegnano a ridurre le loro emissioni di anidride carbonica e cinque altri gas-serra, o a comprare quote di emissione di gas serra se mantengono e aumentano le proprie emissioni di questi gas. Gli Stati Uniti hanno firmato questo trattato, ma non lo hanno ratificato; l'Australia si è anche rifiutata di firmarlo, e l'India e molti altri Paesi del Terzo Mondo lo hanno ratificato, ma non lo applicano. Il presidente Bush lo dichiara "morto" nel marzo 2001. Nel novembre 2001 l'amministrazione Bush snobba i negoziati di Marrakesh (Marocco), finalizzate a rivedere l'accordo, soprattutto annacquandolo in un vano tentativo di ottenere l'approvazione degli Stati Uniti.

8- Maggio 2001. Gli Stati uniti si rifiutano di incontrare i paesi dell'Unione europea per discutere, anche ai più bassi livelli di governo, lo spionaggio economico e la sorveglianza elettronica di telefonate, e-mail e fax (il programma Usa Echelon).

9- Maggio 2001. Gli Stati uniti si rifiutano di partecipare ai colloqui sponsorizzati dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico a Parigi, sui modi per reprimere i paradisi off-shore finalizzati all'evasione fiscale e al riciclaggio del denaro sporco.

10- Febbraio 2001. Gli Stati Uniti si rifiutano di unirsi ai 123 paesi impegnati a bandire l'uso e la produzione di mine e bombe anti-persona. Il Trattato di Ottawa (entrato in vigore nel 1999) vieta tutte le mine anti uomo. Quaranta nazioni non l'hanno ratificato, tra cui Cina, Cuba, Finlandia, Egitto, India, Iran, Iraq, Israele, Libia, Russia e Stati Uniti d'America.

11- Settembre 2001. Gli Stati uniti si ritirano dalla Conferenza internazionale sul razzismo, che riunisce 163 paesi a Durban, Sudafrica. Il pretesto è che è "unilaterale" e "contro Israele".

12- Luglio 2001. Piano internazionale per un'energia più pulita: il gruppo G8 dei paesi industrializzati (Stati Uniti, Canada, Giappone, Russia, Germania, Francia, Italia, Regno unito): gli Usa sono l'unico paese a opporsi.

13- Nell'ottobre 2001, per il decimo anno consecutivo, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione che chiede la fine dell'embargo imposto dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba. La risoluzione ottiene 167 voti favorevoli e 3 contrari: Stati Uniti, Israele e le isole Marshall.

14- Trattato sul bando totale dei test nucleari. Firmato da 164 paesi e ratificato da 89 paesi compresi Francia, Gran Bretagna e Russia. Firmato dal presidente Clinton nel 1996 ma rigettato dal senato americano nel 1999. Gli Stati uniti sono uno dei tredici paesi che non hanno ratificato il trattato, tra quelli che hanno armi nucleari o programmi sull'energia nucleare. Nel novembre 2001, gli Usa impongono un voto nel Comitato dell'Onu sul disarmo e la sicurezza per dimostrare la loro opposizione al trattato sul bando dei test.

15- Nel 1986 la Corte internazionale di giustizia dell'Aja dichiara gli Stati uniti colpevoli di violazione del diritto internazionale per "uso illegittimo della forza" in Nicaragua, attraverso i suoi interventi e quelli del suo esercito per procura, i contras. Gli Usa rifiutano di riconoscere la giurisdizione della Corte. Una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva l'osservanza della decisione della Corte viene approvata per 94 voti contro due: Stati uniti e Israele.

16- Nel 1984 gli Stati uniti lasciano l'Unesco e cessano i loro versamenti al budget dell'United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization in seguito al progetto New World Information and Communication Order (Nwico) finalizzato a ridurre la dipendenza dei media mondiali dalle big four: le agenzie Ap, Upi, France Presse, Reuters. Gli Usa accusano l'Unesco di "limitazione della libertà di stampa", di cattiva gestione e di altre cose ancora, nonostante il voto di 148 contro uno a favore del progetto Nwico nell'Onu. L'Unesco termina il progetto Nwico nel 1989. Nonostante questo gli Stati uniti si rifiutano di rientrare. Nel 1995 l'amministrazione Clinton propone di rientrare; la mossa viene bloccata dal Congresso e Clinton non insiste sulla questione. Alla fine, nel febbraio 2000, gli Stati uniti pagano una parte degli arretrati alle Nazioni Unite, ma escludono l'Unesco, agenzia in cui non sono più rientrati.

17- 1989. Protocollo opzionale al Patto internazionale dell'Onu sui diritti civili e politici, finalizzato all'abolizione della pena di morte e contenente una norma che bandisce la condanna a morte per coloro che hanno meno di 18 anni. Gli Stati uniti non firmano né ratificano il protocollo, e si auto-esonerano dalla norma predetta, diventando uno dei cinque paesi che ancora condannano a morte i minori (con Arabia Saudita, Repubblica democratica del Congo, Iran, Nigeria). La Cina ha abolito questa pratica nel 1997, il Pakistan nel 2000.

18- La Convenzione sull'Eliminazione di ogni forma di Discriminazione della Donna, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1979, ed entrata in vigore nel 1981, è spesso descritta come una dichiarazione internazionale dei diritti delle donne. Definisce tutto ciò che costituisce discriminazione contro la donna e stabilisce un piano d'azione nazionale per far cessare queste discriminazioni. I soli Paesi che hanno firmato ma non ratificato sono gli Stati Uniti, l'Afghanistan, Sao Tomé e Principe.

19- La Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (1989) è una convenzione internazionale che stabilisce i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali dei bambini. Gli Stati Uniti l'hanno firmata ma non ratificata. L'unico altro Paese che non l'ha ratificata è la Somalia (che non ha un governo stabilmente funzionante, né l'intero controllo del territorio).

20- Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite del 1966, che copre un'ampia gamma di diritti ed è monitorato dal Committee on Economic, Social and Cultural Rights. Gli Stati uniti hanno firmato nel 1977 ma non l'hanno ratificato.

21- Infine, la più grave mancanza politica concerne la Convenzione per la Prevenzione e Repressione del Delitto di Genocidio, redatta dalle Nazioni Unite nel 1948, entrata in vigore nel 1951. Gli Stati Uniti l'hanno ratificata soltanto nel 1988, aggiungendo svariate "riserve" col risultato che per giudicare se un qualunque "atto nel corso di conflitti armati" costituisce genocidio, bisogna consultare obbligatoriamente la Costituzione americana e il "consiglio e consenso" del Senato. Le riserve sono rigettate da Gran Bretagna, Italia, Danimarca, Olanda, Spagna, Grecia, Messico, Estonia e altri.

Note

  1. ^ http://www.census.gov/prod/2003pubs/gc021x1.pdf2002 Census of Governments; Volume 1, No. 1, Government Organization. U.S. Census Bureau.

Bibliografia

  • Claudio Lodici, "Governare l'America - Enciclopedia della politica USA". il glifo, Roma, 2011. ISBN 9788897527022
  • Luca Stroppiana, "Stati Uniti". Il Mulino, Bologna, 2006. ISBN 88-15-10516-6
  • Massimo Teodori, "Il Sistema politico americano". Newton & Compton, Roma, 1996. ISBN 88-8183-516-9

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