Vincenzo Gigante

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Vincenzo Gigante (Brindisi, 5 febbraio 1901Risiera di San Sabba, 1944) è stato un antifascista e partigiano italiano, comandante partigiano, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Trasferitosi a Roma con la famiglia partecipa attivamente al movimento sindacale degli edili, di cui organizza nel 1923 lo sciopero contro il carovita e nella primavera del 1923 con Benito Mussolini già al governo organizza una manifestazione contro il carovita in Roma che vede in piazza circa 18000 operai edili, durante la crisi aventiniana è uno degli organizzatori degli scioperi contro il fascismo. Nel 1925 è inviato dal partito in URSS dove a Leningrado frequenta l'Università leninista.
Con le “Leggi Speciali” del 1926 entra in clandestinità ed evita l'arresto con spostamenti continui fra Germania, Lussemburgo, Belgio, Francia e Svizzera, nel 1931 sposa a Lugano Wanda Libera Caterina Fonti, proveniente da famiglia di ferree tradizioni antifasciste e l'anno successivo nasce Miuccia, unica figlia che avrà la coppia.Diviene membro del Comitato centrale del partito comunista, ma l'OVRA ne segue i movimenti grazie alle numerose spie operanti in tutti gli stati europei, compreso all'interno dei "fuoriusciti", e quando nell'ottobre 1933 rientra in Italia per la fase riorganizzativa del partito viene arrestato a Milano.Condannato a 20 anni dal Tribunale Speciale li sconta nelle prigioni di Civitavecchia, ma la pena gli viene decurtata di un paio d'anni mediante condoni è liberato 1º novembre 1942 per essere confinato prima ad Ustica poi a Renicci presso Anghiari, da dove evade in concomitanza dell'armistizio raggiungendo al momento dell'armistizio con prigionieri sloveni la Venezia Giulia dove da tempo agiscono formazioni partigiane italo-jugoslave[1][2][3]. A questo punto il partito comunista gli affida il compito dell'organizzazione delle brigate Garibaldi in via di formazione relativamente al settore di Trieste. Nell'autunno del 1944 viene catturato a causa di una delazione, subisce per lungo tempo tortura dai nazifascisti ma non fornisce loro nessuna informazione e quel che si può ricostruire di sicuro è che è bruciato nel forno crematorio della Risiera di San Sabba.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Scontati nove anni di carcere, dei venti a cui era stato condannato dal Tribunale Speciale, benché non più giovanissimo e duramente provato nel fisico dalla lunga detenzione, si gettava animosamente nella lotta di liberazione, contribuendo con la sua attività instancabile ed illuminata all'organizzazione ed al potenziamento delle formazioni partigiane operanti in una intera regione. Ricercato dalla Polizia tedesca che lo aveva individuato come uno dei suoi avversari più implacabili e pericolosi e faceva risalire alla sua diretta responsabilità l'alto grado di efficienza e lo spirito indomito delle bande partigiane della zona; catturato alla fine per delazione di un provocatore, veniva tradotto nelle carceri di Trieste, dove, piuttosto che tradire, confessando, l'opera compiuta ed i compagni, affrontava serenamente lunghe, feroci, inaudite torture, e, al termine di esse, la morte degli eroi. Esempio sublime di coraggio, di fermezza di carattere, di virtù civili e morali.[4]
— Venezia Giulia - Trieste, settembre 1943 - novembre 1944.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

In corso Roma, a Brindisi, gli è stata dedicata una targa che riporta queste parole di Concetto Marchesi: Antonio Vincenzo Gigante – operaio organizzatore partigiano – medaglia d'oro – caduto a Trieste nel novembre 1944 – nella galera fra le torture – con la morte testimoniò ai carnefici fascisti – la indomabile forza – e la certa vittoria del popolo lavoratore – L'Amministrazione democratica e popolare – del Comune di Brindisi – al glorioso concittadino in ricordo di tanto eroismo – 7 dicembre 1952.

Il 5 febbraio 2008, anniversario della sua nascita, gli è stata dedicata una lapide sul muro della Risiera di San Sabba: Vincenzo Gigante detto “Ugo” nato a Brindisi il 5 febbraio 1901 assassinato nella Risiera di San Sabba nel novembre 1944 dirigente comunista comandante partigiano Medaglia d'Oro della Resistenza a memoria del suo sacrificio[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ si ricorda che le prime azioni partigiane avvengono ben prima dell'armistizio, ovvero nel febbraio 1942 il gruppo sotto il comando di Stojan Furlan inizia la guerriglia facendo saltare i binari nella più lunga galleria che attraversa il Carso nella zona di San Daniele del Friuli. Le autorità decidono di non divulgare la notizia per non mettere in luce che l'antifascismo diffuso fra la popolazione locale incomincia a passare all'azione militare. Il giorno del Corpus Domini del 1942, Giovanni Premoli, ex ufficiale dell'esercito italiano, e Stojan Furlan attaccano il presidio della milizia fascista sempre a San Daniele, procurandosi le armi con cui viene costituita la prima Squadra d'Assalto partigiana. L'evento è clamoroso e la compattezza antifascista della popolazione rende vane le indagini per la cattura dei responsabili dell'ardita azione malgrado sull'accaduto indaghino sia la questura di Trieste che i carabinieri.antefatti foibe curato da Giorgio Visintin Archiviato l'11 maggio 2006 in Internet Archive.
  2. ^ Nel Marzo 1942 il Ministero degli Interni istituisce l'"Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia", l'incarico di dirigerlo viene affidato al commissario Giuseppe Gueli, coadiuvato da Gaetano Collotti e Remigio Rebez. Questi aguzzini applicheranno sistematicamente la tortura tanto che il gruppo prenderà il nome di "banda Collotti" Gaetano Collotti e L'ISPETTORATO SPECIALE DI PUBBLICA SICUREZZA
  3. ^ Gaetano Collotti era il dirigente più "esperto" e caratterialmente portato nell'applicare il metodo della tortura e da lui verrà torturato Ercole Miani che nel prosieguo rifiuterà la medaglia d'oro al valor militare proprio a causa di una medaglia d'argento alla memoria data allo stesso Collotti, giustiziato immediatamente dopo la Liberazione dai partigiani.
    Di fronte all'intensificarsi della guerriglia che le rappresaglie non frenano, Benito Mussolini il 31 luglio 1942 si reca a Gorizia e convocati i più alti gradi dell'esercito impone di mettere in atto nell'immediato un ordine impartito in precedenza:

    «"…fucilare ai minimi sospetti, bruciare le case ed i villaggi dei contadini".»

    "Foibe" e "Deportazioni": gli antefatti Archiviato l'11 maggio 2006 in Internet Archive.

  4. ^ [1] Quirinale - Scheda - Visto 14 gennaio 2009
  5. ^ Brindisini Illustri - ANTONIO VINCENZO GIGANTE

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • V. Stamerra, A. Miglio e P. Miano “Vincenzo Gigante detto Ugo – un eroe brindisino – Hobos edizioni, Brindisi, 2005.
  • Pietro Secchia, Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Milano, 1968.
  • Paolo Spriano, Storia del partito comunista Italiano, vol. II, III e IV, Einaudi, Torino, 1970.
  • Archivio del Partito Comunista Italiano 1917-1940, Istituto Gramsci, Roma

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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