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Dsa Commando
Paese d'origineBandiera dell'Italia Italia
GenereHardcore hip hop
Periodo di attività musicale2003 – In attività
Album pubblicati5
Studio4
Raccolte1

I Dsa Commando sono un gruppo musicale hip hop italiano nato a Savona nel 2003.

Attualmente la formazione è composta dai rapper Krin183, MacMyc e HellPacso e dal dj e beatmaker Sunday[1]. Il loro stile è caratterizzato da liriche violente e un'aggressività sonora che si riflette con particolare efficacia nelle esibizioni dal vivo[2][3]. Nonostante facciano parte dell'ambiente hip hop italiano da quasi un ventennio, nella carriera del gruppo si contano pochissime collaborazioni con altri artisti[4][5]: tra questi, Danno e Masito dal Colle der Fomento, Zulù dei 99 Posse, i dj Mr. Phil, Ice One e Dj Fastcut e, tra gli artisti esteri, Sad Vicious del gruppo francese Droogz Brigade e Gore Elohim degli americani Non Phixion[6].

Storia del gruppo[modifica | modifica wikitesto]

I Dsa Commando nascono a Savona nel 2003 dall'unione dei rapper Krin183 e Heskarioth e del dj Sunday. Il nome nasce dalla sigla di una crew di graffiti, il cui significato non è mai stato svelato dai membri del gruppo[7].

Nel 2004 esce il primo demo, intitolato Adrenopromo, in cui sono presenti le partecipazioni dei rapper HellPacso e MacMyc, che successivamente si uniranno al gruppo[8]. Nel 2006 esce il primo album in studio, intitolato Requiem; ad esso fanno seguito nel 2009 Destroy the enemy e nel 2012 Retox. Nel 2013, per celebrare i dieci anni del gruppo, esce la raccolta Le Brigate Della Morte, che comprende tutti i singoli usciti su Internet più due inediti, Centuria assassina e Flashback[9]. L'anno seguente uno dei membri fondatori, Heskarioth, esce dal gruppo[10].

Nel 2015 esce il quarto album in studio dei Dsa Commando, Sputo, che per la prima volta contiene alcune collaborazioni con altri rapper: Danno del Colle der Fomento, Zulù dei 99 Posse e il francese Sad Vicious dei Droogz Brigade. Nel 2017 il gruppo partecipa con il dj Mr. Phil per una canzone dell'album Kill Phil 2, Ombre; nel 2018 esce l'EP Memento Mori, che contiene un featuring con Masito Fresco del Colle der Fomento. L'anno successivo i Dsa Commando appaiono in due tracce prodotte da Dj Fastcut, Diss in formazione e Alfa & omega. Nel 2020 esce il maxi singolo Reparto Demolizioni, stampato in vinile, con la collaborazione di Ice One[11].

Discografia[12][modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

  • 2006 - Requiem
  • 2009 - Destroy the enemy
  • 2012 - Retox
  • 2015 - Sputo

Raccolte[modifica | modifica wikitesto]

  • 2013 - Le Brigate Della Morte

Extended play[modifica | modifica wikitesto]

  • 2018 - Memento Mori

Demo[modifica | modifica wikitesto]

  • 2004 - Adrenopromo

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 2020 - Reparto Demolizioni (con Ice One)

Collaborazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • 2012 - Uguaglianza feat Dsa Commando, Mr Puma - 17100 Crew (da Nessuno mai ricorderà)
  • 2013 - Dsa Commando feat 16 Barre - Orde
  • 2017 - Dj Argento feat Dsa Commando, Dj T-Robb - Uber Alles (da Argento)
  • 2017 - Mr. Phil feat Dsa Commando - Ombre (da Kill Phil 2)
  • 2019 - Dj Fastcut feat Dead Poets - Diss in formazione[13]
  • 2019 - Dj Fastcut feat Dsa Commando - Alfa & omega (da Dead poets, Vol. 2, Ordine targhini)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal sito web ufficiale, su dsacommando.com.
  2. ^ Intervista ai Dsa Commando in cui parlano tra l'altro del loro concetto di hardcore, anche in relazione ai live, su lacasadelrap.com.
  3. ^ Informazioni sul gruppo, su boxerticket.it.
  4. ^ Discografia del gruppo, su dsacommando.com.
  5. ^ Informazioni, su boxerticket.it.
  6. ^ Dal sito ufficiale, su dsacommando.com.
  7. ^ Da un'intervista ai Dsa Commando, su exclusivemagazine.it.
  8. ^ Dalla discografia sul sito ufficiale, su dsacommando.com.
  9. ^ Informazioni, su boxerticket.it.
  10. ^ Ibid.
  11. ^ Dal sito ufficiale del gruppo, su dsacommando.com.
  12. ^ Dal sito ufficiale, su dsacommando.com.
  13. ^ Solo HellPacso e Krin183

Mattak[modifica | modifica wikitesto]

Mattak
NazionalitàBandiera della Svizzera Svizzera
GenereHip hop
Periodo di attività musicale2009 – in attività
EtichettaFenix
Album pubblicati1
Studio1

Mattia Falcone, noto anche con lo pseudonimo di Mattak (Sorengo (Lugano), 19 settembre 1994), è un rapper svizzero, membro della crew Poche Spanne insieme a Funky Nano.

Noto per il suo stile caratterizzato da un'alta densità di incastri e rime interne[1][2][3], è attualmente considerato il principale rapper della Svizzera Italiana[4].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Sorengo, comune nell'area metropolitana di Lugano, da padre di origini casertane (Mondragone) e madre svizzera (cantoniTicino e Giura), vive a Comano[5]; prima di dedicarsi interamente alla musica ha ottenuto il diploma da postino[6]. Si è avvicinato all'hip hop a dieci anni e dal 2009 ha cominciato a fare freestyle e a comporre i primi pezzi[7]. Nel 2011 ha fondato, con l'amico Funky Nano, la crew Poche Spanne, con cui due anni dopo ha pubblicato il mixtape Spanna-ti[8]. Per qualche anno ha fatto anche parte del collettivo Ticino Project Mayhem[9].

Nel 2014 si è messo in luce nella scena italiana vincendo il concorso "Join the crew" indetto dalla Machete Crew e comparendo così, insieme agli altri vincitori, in una bonus track del Machete Mixtape vol. III; ha proseguito intanto la carriera come freestyler, vincendo nel 2015 il contest ticinese Back to the skyllz[10]. L'anno successivo ha fondato, con il rapper Serpe e i due produttori Caveman ed eS, già sui compagni nel Ticino Project Mayhem, il gruppo Kobr'Akai, con cui ha pubblicato l'EP Ultimo viene il corvo[11]. Nello stesso 2016 è iniziata la sua collaborazione con DJ Fastcut nel progetto Dead Poets, insieme ai principali artisti della scena underground italiana. È comparso così nei vari album Dead Poets, Dead Poets vol. II (ordine Targhini) e Dead Poets vol. III. Ha partecipato inoltre insieme a Funky Nano, Wiser Keegan e Sgravo a numerosi brani prodotti dallo stesso DJ raccolti nell'EP Dead Poets 2.0 Cyphers[12], a cui ha fatto seguito nel 2021 il singolo Tenerife Cypher[13].

Nel 2021 è uscito il suo primo disco ufficiale, Riproduzione vietata, ed è stato ospite al programma radiofonico Real Talk. Nel 2022 è stato ospite nel programma Say Waaad? di Radio DeeJay ed è stato selezionato da Amazon Music Italia per il programma Breakthrough Italia, come uno degli artisti Spotlight che rappresentano "il futuro della musica italiana"[14].

Mattak vanta ad oggi collaborazioni con importanti artisti della scena hip hop italiana, underground e non, tra i quali Gemitaiz e Nayt[15], Caparezza[16], Inoki[17], Clementino[18], Kiave[19], E-Green[20], Murubutu[21][22], Il Turco e Suarez[23].

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Da solista[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

  • 2021 – Riproduzione vietata

Extended Play[modifica | modifica wikitesto]

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 2011 - Big Testi
  • 2013 - Depersonalizzazione
  • 2014 - A Toy Story
  • 2015 - Via Crucis
  • 2016 - Sinister Jerry
  • 2017 - Lontano da me
  • 2019 - Will Hunting
  • 2021 – L'antagonista

Con Poche Spanne[modifica | modifica wikitesto]

Mixtape[modifica | modifica wikitesto]

  • 2013 – Spanna-ti

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 2018 - Knowledge

Con Kobr'Akai[modifica | modifica wikitesto]

Extended Play[modifica | modifica wikitesto]

  • 2016 - Ultimo viene il corvo

Collaborazioni[modifica | modifica wikitesto]

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Il nome d'arte di Mattak è il soprannome con cui in famiglia era chiamato da bambino[24].

Il rapper opera anche sotto lo pseudonimo di Sinister Jerry, incarnante il suo doppelgänger[25], con cui ha "collaborato" in un brano dell'album Riproduzione vietata, eviL[26]. Il concetto del featuring, così come l'idea della voce alterata in tono acuto tramite il pitch shifter, è ispirato ad altri alter ego della scena hip hop internazionale come Delusional Thomas, alias di Mac Miller[27][28], e Marsimoto, alias del rapper tedesco Marteria[29].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mattak, una boccata d’aria fresca con Riproduzione Vietata, su lacasadelrap.com.
  2. ^ Piovono incastri in L’antagonista, il nuovo singolo di Mattak, su rapologia.it.
  3. ^ Real Talk feat. Mattak, su youtube.com.
  4. ^ Faceva il postino, oggi riceve i complimenti da Eminem: chi è Mattak, rapper rivelazione di “Riproduzione vietata”, su deejay.it.
  5. ^ Mattak, il rapper di Comano, su laregione.ch.
  6. ^ Ibid.
  7. ^ Biografia Mattak, su rockit.it.
  8. ^ SPANNA-TI MIXTAPE, su youtube.com.
  9. ^ Ticino Project Mayhem, su soundcloud.com.
  10. ^ Mattak, su foce.ch.
  11. ^ About "Mattak", su genius.com.
  12. ^ Dead Poets 2.0 Cyphers, su open.spotify.com.
  13. ^ Tenerife Cypher (Dead Poets), su open.spotify.com.
  14. ^ Breakthrough Italia, su music.amazon.it.
  15. ^ Nayt, 3D - OPSS (Visual) ft. Gemitaiz, Mattak, su youtube.com.
  16. ^ Smackdown (feat. Caparezza, Mattak, Funky Nano, Roy Paci), su youtube.com.
  17. ^ Black Rain, pt. 2 (feat. Mattak, Inoki, Dj Fastcut), su youtube.com.
  18. ^ Clementino, Mattak, Dat Boi Dee - Capate storte (Visual Video), su youtube.com.
  19. ^ L'unica Soluzione 2.0 - MadDopa, Patto, TerronFabio, Inoki, Kiave, Mattak, GentleT, prod. FabioMusta, su youtube.com.
  20. ^ DRIMER - ULTIMATUM feat. EGREEN, MATTAK, DJ MS (OFFICIAL VIDEO) prod. RIC DE LARGE, su youtube.com.
  21. ^ Narciso (feat. Murubutu), su youtube.com.
  22. ^ Sindrome di Stendhal (feat. Murubutu, Mattak), su youtube.com.
  23. ^ ROMA CYPHER | Suarez, Wiser, Mattak, Funkynano, IL Turco, Sgravo (prod. by DJ Fastcut), su youtube.com.
  24. ^ Mattak, il rapper di Comano, su laregione.ch.
  25. ^ Mattak - Sinister Jerry (Prod. Caveman). Il testo e il video del presente singolo raffigurano il rapporto tra l'artista e il suo alter ego, su youtube.com.
  26. ^ eviL (feat. Sinister Jerry), su youtube.com.
  27. ^ Mac Miller - The Star Room (Feat. Delusional Thomas), su youtube.com.
  28. ^ Mac Miller - Delusional Thomas [FULL MIXTAPE], su youtube.com.
  29. ^ Marteria feat. Marsimoto - Green Berlin 2008, su youtube.com.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Residenze[modifica | modifica wikitesto]

palazzo urbino

palazzo fossombrone Celebrazioni per l'elezione di papa Albani [1]ospitò nel 1718 Giacomo III Stuart[2], Accademia dei Solleciti dall'inizio del Seicento[3] teatro aperto a tutti, con tanto di costumi[4] messo a sacco dai francesi nel 1797. Vari dipinti di Guerrieri che il Lanzi vide [5] natività di Raffaellino del Colle[6] iscrizioni[7]

villa ca' paciotti

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ pp. 671-672
  2. ^ Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri, op. cit., pp. 681-682
  3. ^ Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri, op. cit., pp. 831-832
  4. ^ pp. 827-829
  5. ^ pp. 801-802
  6. ^ p. 717
  7. ^ p. 214, su google.it.

Bernardino Cesari (15711622) è stato un pittore italiano del tardo manierismo, fratello del più celebre Giuseppe, il Cavalier d'Arpino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La volta del coro della Certosa di San Martino a Napoli, con gli affreschi di Giuseppe e Bernardino Cesari

Nacque ad Arpino nel 1571, figlio di Muzio di Polidoro, modesto pittore di ex-voto; si ignora il cognome di sua madre Giovanna, al secondo matrimonio, nata a Roma, secondo il van Mander, da un nobile spagnolo[1]. Minore di tre anni di Giuseppe, si trasferì con la famiglia a Roma intorno al 1577; il primo documento che vede suo fratello lavorare nell'Urbe a fianco del padre, emerso recentemente, data al 1579[2]. Nel 1589, anno della morte di Muzio, si trasferì insieme al fratello e alla madre nella casa-bottega di Giuseppe in Via dei Giubbonari[3]. Il 9 novembre 1592 gli fu inflitta in contumacia una condanna capitale per tentata estorsione ai danni di un pastore di Guarcino, Marcantonio Ubaldini, e complicità con due nobili fuorilegge, Scipione e Antonio Caetani[4], essendosi posto, con lo pseudonimo di Biasiola, a capo di una banda di malviventi che operava nei feudi di questi ultimi[5]. Al momento della condanna era già fuggito da qualche mese, prima a Cori, poi nella sua città natale e quindi a Napoli, dove finì gli affreschi del fratello nel coro della Certosa di San Martino[6]. Ottenuta una grazia parziale con l'appoggio del fratello già il 3 giugno 1593, fece ritorno a Roma; ebbe poi dal papa Clemente VIII la remissione completa della pena nel 1598, il 12 settembre, grazie all'intercessione del cardinal nipote Pietro Aldobrandini[7]. Nel luglio dello stesso 1598 fu querelato da un orefice, Guglielmo di Lorena, per avergli rubato in casa un oggetto prezioso mentre Giovanni Baglione ritraeva sua moglie[8]. Tra il 1604, anno dell'acquisto dello stabile, e il 1606, anno in cui vi compare residente negli stati delle anime della parrocchia di Santa Maria del Popolo, si trasferì nel nuovo palazzo comprato da Giuseppe in Via del Corso (al posto del quale sorge oggi Palazzo Rondinini[9]). A partire dal 1610, anno in cui fu consigliere per il rione Campitelli, ebbe alcuni incarichi nell'amministrazione capitolina; non smise tuttavia di operare nell'illegalità, come testimonia una lettera di Giuseppe inviata nel 1617 al priore di Montecassino relativa a degli "in trighi" (sic) del fratello[10].

Lavorò per tutta la vita nella bottega di Giuseppe, eseguendo poche commissioni autonomamente[11]; in questo ambiente incontrò il Caravaggio, di cui secondo il Mancini fu amico, che ne fece un ritratto documentato in collezione Patrizi dal 1624 in poi, ad oggi perduto[12]. Intorno al 1600 ebbe l'incarico più importante della carriera, eseguendo alcuni affreschi nel grande cantiere del transetto lateranense: gli furono affidati interamente il riquadro con il Trionfo di Costantino e una figura di San Pietro[13]. Partecipò a molte altre imprese decorative dirette dal fratello, tra le quali quelle di San Cesareo sull'Appia Antica e di palazzo Costaguti al Ghetto, all'epoca dei Patrizi. Fu accademico di San Luca, forse grazie ai buoni uffici di Giuseppe che, lui vivente, fu principe nel 1600 e 1615-1616[14]; si conserva un suo ritratto, datato all'anno della sua morte, nella quadreria dell'istituzione[15], che Maurizio Marini ha tentato di identificare, ma senza seguito, con quello dipinto da Caravaggio della collezione Patrizi[16].

Morì il 1 luglio 1622 a Roma "in monte tarpeius" (Campidoglio), nella parrocchia di San Nicola in Carcere, e fu sepolto all'Aracoeli[17]. Ebbe una figlia, Agata Margherita, monacata nel 1629 a Santa Lucia in Selci[18].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Affreschi e quadri[modifica | modifica wikitesto]

Il Trionfo di Costantino del transetto di San Giovanni in Laterano

Per tutto il suo percorso artistico Bernardino adeguò il suo stile su quello del fratello: per questo motivo, con poche eccezioni, tutte le sue opere furono a lungo attribuite al fratello o, più genericamente, per la loro qualità leggermente inferiore, alla bottega di esso. L'unica opera ricordata dalle fonti (Baglione) e facilmente identificabile, di cui dunque non si dimenticò mai la paternità, è il grande riquadro ad affresco con il Trionfo di Costantino nel transetto lateranense, insieme alla limitrofa figura stante di San Pietro. I due dipinti su tela ricordati dal Baglione, un Noli me tangere in San Carlo ai Catinari e una Madonna con Bambino e santi per i Santi Cosma e Damiano, sono perduti o ad oggi non ancora identificati. Dal Trionfo di Costantino e il San Pietro al Laterano e dall'unica opera a noi nota firmata, una copia della composizione con Diana e Atteone del fratello conservata alla Galleria Borghese[19], partì dunque Herwarth Röttgen per ricostruire il catalogo dell'artista, cercando prima di tutto di riconoscere la sua mano negli altri cantieri di Giuseppe in cui è ricordato dalle fonti il suo intervento, e cioè quelli della Certosa di San Martino a Napoli[20] (Van Mander, conferme documentarie) e di palazzo Costaguti, già Patrizi, al Ghetto (Baglione). Altri cicli di affreschi in cui è stato identificato il suo lavoro sono quelli di villa Sora a Frascati, di palazzo Verospi e della chiesa di San Cesareo a Roma, di palazzo Conti a Poli[21] e della collegiata di Santa Maria Assunta a Sermoneta[22]. Sono stati invece esclusi dal suo catalogo gli affreschi della cappella di Santa Barbara nei Santi Cosma e Damiano, attribuitigli per errore dal Titi[23] e opera invece dell'omonimo nipote Bernardino, figlio del Cavalier d'Arpino[24]. Tra le opere su supporto mobile a lui attribuite, le più importanti sono l'Annunciazione e il Riposo nella fuga in Egitto di Santa Maria delle Vergini a Macerata (attualmente conservati a palazzo Buonaccorsi)[25][26], la Pesca miracolosa di Sant'Angelo in Pescheria a Roma[27], il Martirio di San Sebastiano nella collegiata di San Michele Arcangelo a Boville Ernica[28], la Cacciata dal Paradiso Terrestre del Wellington Museum ad Apsley House. Su base documentaria, grazie alla menzione negli inventari della collezione Patrizi, gli è assegnata una Venere dormiente con amorini[29]. Una piccola Sacra Famiglia con San Giovannino su tavola è conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena[30].

Grafica[modifica | modifica wikitesto]

La copia dagli Arcieri di Michelangelo della Royal Collection

Secondo Baglione "in disegnare pulito, e diligente pochi gli furono eguali": il biografo ne lodò l'attività di copista di grafica, ricordando in particolare delle sue copie da disegni di Michelangelo appartenuti a Tommaso de' Cavalieri[31]. Per questa menzione la critica ha sempre dedicato molta attenzione alla sua attività di grafica, e vari sono stati i tentativi di ricostruzione del suo catalogo di opere su carta[32]. A Bernardino è attribuita tradizionalmente, sulla base del passo di Baglione e di una scritta antica, una copia dal celeberrimo disegno degli Arcieri di Michelangelo, conservata come l'originale nella Royal Collection britannica[33][34].

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Karel van Mander, Het Schilder-Boeck, Haerlem, Paschier van Wesbusch, 1604, pp. 188r-190r.
  • Giulio Mancini, Considerazioni sulla pittura, a cura di Adriana Marucchi e Luigi Salerno, in 2 voll., Roma, Accademia dei Lincei, 1956 [1618-1621 ca.], pp. ad indicem.
  • Giovanni Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti dal Pontificato di Gregorio XIII del 1572. In fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma, Andrea Fei, 1642, pp. 147-148.
  • Bernardo De Dominici, Vite de pittori, scultori ed architetti napoletani, II, Napoli, Francesco e Cristoforo Ricciardi, 1743, pp. 258-259.
  • Luigi Lanzi, Storia pittorica della Italia, I, Bassano, Remondini, 1795-1796, p. 456.
  • F. Noack, Cesari, Bernardino, in Ulrich Thieme e Felix Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Kunstler von der Antike bis zur Gegenwart, voce aggiornata in: Allgemeines Künstlerlexikon, München-Leipzig, 1998, vol. XVIII, p. 1, a cura di Herwarth Röttgen, vol. 6, Leipzig, E. A. Seemann, 1912, pp. 308-309.
  • Herwarth Röttgen (a cura di), Il Cavalier d'Arpino, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia), Roma, De Luca, 1973, pp. 167-176.
  • Herwarth Röttgen, Cesari, Bernardino, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXIV, Roma, Treccani, 1980, pp. 158-159.
  • Maurizio Marini, Bernardino Cesari e Caravaggio. Un'amicizia da definire, in Colloqui del Sodalizio tra studiosi dell'arte, n. 7-8, 1980-1984, pp. 71-79.
  • Maurizio Marini, Una ‘Venere dormiente con amorini’ di Bernardino Cesari d’Arpino, in Willy Pocino (a cura di), Panorama di Roma e del Lazio, Roma, Edizioni Lazio Ieri e Oggi, 1989, pp. 141-143.
  • Herwarth Röttgen, Il Cavalier Giuseppe Cesari d’Arpino: un grande pittore nello splendore della fama e nell’incostanza della fortuna, Roma, Ugo Bozzi, 2002, pp. 522-532.
  • Eva Vitali, Percorso di Bernardino Cesari, in Studi romani, XLVIII, 2000, pp. 36-59.
  • Alfredo Cirinei, Conflitti artistici, rivalità cardinalizie e patronage a Roma fra Cinque e Seicento. Il caso del processo criminale contro il Cavalier d’Arpino, in Maria Antonietta Visceglia (a cura di), La nobiltà romana in età moderna. Profili istituzionali e pratiche sociali, Roma, Carocci, 2001, pp. 255-305.
  • Antonella Cesareo, Un quadro di Bernardino Cesari al Museo Nazionale d’Abruzzo, in Rivista Abruzzese, LIX, n. 1, 2006, pp. 39-42.
  • Rossella Vodret (a cura di), Alla ricerca di "Ghiongrat". Studi sui libri parrocchiali romani (1600-1630), Roma, L'Erma di Bretschneider, 2011, pp. 45-47, 116-117, 249-250.
  • Herwarth Röttgen, Cavalier Giuseppe Cesari D'Arpino: Die Zeichnungen, in 3 voll., Stuttgart, Opus Magnum, 2012-2013.
  • Marco Simone Bolzoni, Il Cavalier Giuseppe Cesari d'Arpino: maestro del disegno, Roma, Ugo Bozzi, 2013.
  • Marco Simone Bolzoni, “Connoisseurship” e disegno. Il caso della “compagnia” di Giuseppe Cesari d’Arpino, in Stefan Albl e Alina Aggujaro (a cura di), Il metodo del conoscitore. Approcci, limiti, prospettive, Roma, Artemide, 2016, pp. 69-73.
  • Herwarth Röttgen, Bernardino Cesari d’Arpino pittore. Ein Künstler im Schatten seines großen Bruders, Stuttgart, Opus Magnum, 2019.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. le Vite di Giuseppe suo fratello in Baglione, p. 367 e van Mander, f. 188r.
  2. ^ Lothar Sickel, Santa Maria di Grottapinta sotto il patronato di Paolo Giordano e Virginio Orsini, in Cecilia Mazzetti di Pietralata e Adriano Amendola (a cura di), Gli Orsini e i Savelli nella Roma dei Papi, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2017, pp. 136-137, 144 (n).
  3. ^ Cfr. Vitali 2000, p. 38. La bottega del Cavalier d'Arpino in via de' Pelamantelli, oggi Giubbonari, fu nella casa all'attuale civico 20, vicino a San Carlo ai Catinari. Cfr. Alfredo Proia, Pietro Romano, Arenula: Rione Regola, Roma, Tipografia Agostiniana, 1935, p. 48
  4. ^ Caetani, Cesare, su treccani.it.
  5. ^ Vitali 2000, p. 39
  6. ^ Cesari, Bernardino, su treccani.it.
  7. ^ Vitali 2000, pp. 39-40.
  8. ^ Vitali, pp. 42-43.
  9. ^ Cesari, Giuseppe, detto il Cavalier d'Arpino, su treccani.it.
  10. ^ Vitali 2000, pp. 44-45.
  11. ^ Cfr. Baglione, pp. 147 ("Egli fece poche opere da per se") e 148 ("Quest'uomo haverebbe fatto delle opere da se, ma occupato in altre del fratello, ne lasciò poche del suo").
  12. ^ Il primo tempo di Caravaggio ritrattista: questioni di merito e di metodo, su aboutartonline.com.
  13. ^ Baglione, p. 147.
  14. ^ Giuseppe Cesari, su accademiasanluca.it.
  15. ^ Ritratto di Bernardino Cesari, Roma, Accademia di S. Luca, su aboutartonline.com.
  16. ^ M. Marini, Bernardino Cesari e Caravaggio. Un'amicizia da definire, pp. 73-76
  17. ^ Archivio Parrocchiale di San Nicola in Carcere, Morti, vol. I (1593-1653), f. 132r, pubblicato in Vitali 2000, p. 59
  18. ^ Ibid.
  19. ^ Diana e Atteone, su collezionegalleriaborghese.it.
  20. ^ Esempio di un riquadro attribuito a Bernardino, su catalogo.beniculturali.it.
  21. ^ Palazzo Conti di Poli, su museumgrandtour.com.
  22. ^ Sermoneta, su compagniadeilepini.it.
  23. ^ Filippo Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura, 1674, pp. 224-225, su books.google.it.
  24. ^ Cesari, Giuseppe, detto il Cavalier d'Arpino, su treccani.it.
  25. ^ Video con dettagli dell'Annunciazione, su youtube.com.
  26. ^ Riposo, qui attribuito al Cavalier d'Arpino, su catalogo.beniculturali.it.
  27. ^ Cappella di Sant’Andrea nella Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, su aletes.it.
  28. ^ Martirio di San Sebastiano, qui con attribuzione dubitativa al Cavalier d'Arpino, su catalogo.beniculturali.it.
  29. ^ Cesari Bernardino, Venere dormiente con amorini, su catalogo.fondazionezeri.unibo.it.
  30. ^ Sacra Famiglia con San Giovanni Battista bambino, su catalogo.beniculturali.it.
  31. ^ p. 147, su books.google.it.
  32. ^ V. le opere di Herwart Röttgen e Marco Simone Bolzoni in bibliografia
  33. ^ Bernardino Cesari, Archers shooting at a herm, su rct.uk.
  34. ^ Michelangelo Buonarroti, Archers shooting at a herm, su rct.uk.