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La letteratura campana è l'insieme delle opere letterarie scritte in Campania in lingua napoletana, cilentana, beneventana e irpina, nonché quelle scritte utilizzando interamente la lingua italiana. Possono considerarsi una produzione campana anche le opere scritte in Campania da autori non di origine campana, ma che hanno vissuto ed operato su tale territorio fino alla morte (come Benedetto Croce, Giacomo Leopardi, Bernardo Tasso e Nicola Abbagnano).

I più illustri scrittori e poeti campani sono stati: Torquato Tasso, Giordano Bruno, Giambattista Vico, Alfonso Gatto, Giambattista Basile e Masuccio Salernitano


a storia della letteratura in regione ha origini antichissime. Nel corso della storia, Napoli divenne uno dei centri culturali maggiori d'Europa, al pari di Vienna, Parigi e Londra e ciò permise di attrarre in città (ed in tutto il regno in generale)


Impero Romano[modifica | modifica wikitesto]

Già dall'impero romano infatti, ci furono i primi importanti letterari che proprio in Campania hanno composto le loro opere. In regione furono ospitati illustri personaggi quali Mecenate, Orazio, Virgilio, il quale, quest'ultimo, proprio a Napoli, città in cui amava risiedere, scrisse le Bucoliche, primo frutto della poesia del poeta latino e considerate la trasformazione in linguaggio poetico dei precetti di vita appresi dalla scuola epicurea del capoluogo campano. Altre opere composte sempre a Napoli furono le Georgiche e l'Eneide.

Nell'era dell'Impero romano a Napoli studiano rilevanti personalità come Orazio e Virgilio. Quest'ultimo, in particolare, vi compose la maggior parte delle proprie opere, tra cui alcune delle sue più importanti: le Bucoliche, le Georgiche e l'Eneide.

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Il Trecento è invece il periodo dell'Umanesimo; questa corrente partì dall'Italia e proprio in Napoli visse uno dei centri maggiori, diffondendosi poi in tutto il continente. Vi risiedettero e vi ebbero feconde produzioni Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. In Giovanni Pontano fu riconosciuta una delle più rilevanti personalità dell'Umanesimo napoletano, definizione questa attribuitagli da un altro illustre umanista partenopeo, Jacopo Sannazaro. Quest'ultimo, nel corso del Quattrocento e fino ai primi decenni del Cinquecento, fu protagonista nella scena letteraria italiana ed europea con importanti opere, su tutti il poema dell'Arcadia, da cui successivamente prese il nome l'omonima accademia romana.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Nel periodo medioevale, dopo la caduta dell'impero romano d'occidente, vi fu l'avvento della scuola siciliana, che porta alla nascita di diversi autori campani (all'epoca la regione faceva parte del regno di Sicilia), ed importanti scritti teologici come quelli di San Tommaso d'Aquino, il quale, trasferìtosi a Napoli a 14 anni, si dedicò allo studio delle arti all'Università presso il convento di San Domenico Maggiore. Tra i principali esponenti della scuola siciliana, si ricordano Pier della Vigna e Rinaldo d'Aquino. Il trecento è il periodo dell'umanesimo, questa corrente partì dall'Italia (i centri maggiori furono Firenze e Napoli) e si diffuse in tutta l'Europa contemporanea. Proprio a Napoli, vi soggiornarono due illustri autori della letteratura toscana: Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca. Il primo, in città imparò il greco da Leonzio Pilato per tradurre l'Iliade di Omero, e durante il periodo napoletano compose le sue prime opere giovanili: Filocolo (1336-38), Filostrato (1335), Teseida (1339-41), Caccia di Diana (1334/38) e le Rime (data incerta). Il secondo invece, si recò presso la regina Giovanna d'Angiò con l'incarico di ambasciatore del papa Clemente VI dove continuò a scrivere i libri del Rerum memorandarum (rimasti poi incompiuti).

Nel 500[modifica | modifica wikitesto]

Nel cinquecento, in Italia ricominciarono a prender piede i dialetti locali, mentre l'italiano venne relegato a funzione di linguaggio di corte. In questo quadro nasce l'opera letteraria più importante del secolo, la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. L'autore campano iniziò a scrivere l'opera all'età di 15 anni con il titolo di Gierusalemme tra il 1559 ed il 1560 durante il soggiorno a Venezia, ma si fermò a 110 ottave, ben meno dei venti canti della Gerusalemme liberata. Successivamente l'opera fu composta in seguito e completata dieci anni dopo a Ferrara, nel 1575. In questo stesso periodo un altro illustre campano, Giordano Bruno, filosofo, scrittore e frate domenicano, compose importanti opere in tutta l'Europa.

Epoca barocca[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'epoca barocca, a cavallo tra il XVI e XVII secolo, va ricordato Giambattista Basile, definito il Boccaccio napoletano, letterato e scrittore di origini campane, il primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare. L'epoca barocca, a cavallo tra il XVI e XVII secolo, fu invece il periodo di Giambattista Basile e Giulio Cesare Cortese, che posero le basi per la lingua napoletana (ufficialmente riconosciuta). Nella prima metà del Seicento fu altresì istituita l'Accademia degli Oziosi, luogo di incontro di intellettuali napoletani e spagnoli, fra i quali si annoverano Francisco de Quevedo e Tommaso Campanella.

Settecento[modifica | modifica wikitesto]

Nel settecento, vi fu Giambattista Vico. Altro importante filosofo e giurista campano noto nell'ambiente culturale napoletano e molto interessato alle nuove dottrine filosofiche. Egli ebbe modo di leggere e studiare le opere di Platone, Aristotele, sant'Agostino, Tacito, Dante, Petrarca e Suárez, tenendosi anche aggiornato sul dibattito filosofico di quel tempo che si svolgeva attorno alla "discussione sul cartesianesimo" tra i sostenitori di Cartesio e i suoi critici.

Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

L'ottocento fu caratterizzato dalla presenza a Napoli di Giacomo Leopardi, che qui compose poco prima di morire: La ginestra e le Paralipomeni della Batracomiomachia. A cavallo tra l'ottocento ed il novecento, si registra la presenza sempre a Napoli di Benedetto Croce, che visse ed operò in città fino alla morte. Inoltre vi è Nicola Abbagnano fino alla fine del XX secolo. L'Ottocento fu caratterizzato da un altro illustre arrivo in città, quello di Giacomo Leopardi, che qui compose poco prima di morire alcuni dei suoi poemi più importanti: La ginestra e le Paralipomeni della Batracomiomachia.

Epoca moderna[modifica | modifica wikitesto]

Tra l'Ottocento ed il Novecento, intanto, nascono le prime poesie in napoletano, utilizzate spesso come testi di canzoni, dando luogo alla canzone classica napoletana. Furono infatti gli anni di E.A. Mario, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo. Tra i poeti vi furono anche Eduardo De Filippo e Totò.

Nell'epoca moderna, importanti autori campani sono: Luciano De Crescenzo, Erri De Luca e Roberto Saviano.

Nell'epoca moderna, tra i più importanti scrittori napoletani si ricordano Luciano De Crescenzo e Erri De Luca.



SALERNO SALERNO I primi autori salernitani tuttavia sono quelli appartenenti alla scuola medica salernitana, tra cui sono da ricordare Trotula de Ruggero, Matteo Plateario, Ruggero Frugardi e Matteo Silvatico con le proprie opere a carattere medico ed informativo

Tra il '500 e il '600, invece, spiccano le figure di Vincenzo Braca, il cui nome è associato al genere letterario della cosiddetta farsa cavaiola, di cui egli è praticamente l'unico esponente, e di Masuccio Salernitano, esponente della cosiddetta novella spicciolata ed autore del Novellino, e Niccola Maria Salerno autore di una raccolta di Rime.


Senza dubbio però, il nome più importante della produzione letteraria salernitana è stato Alfonso Gatto, uno dei maggiori esponenti dell'ermetismo in Italia.

Bernardo Tasso, padre del più famoso Torquato, fu segretario e letterato alla corte del Principe di Salerno Ferrante Sanseverino dal 1532.

Inoltre la famosa tragedia di William Shakespeare Romeo e Giulietta è stata ispirata in maniera indiretta dalla novella Mariotto e Ganozza di Masuccio Salernitano.[89]

QUELLI CHE HANNOS SCRITTO DI SALERNO La città di Salerno e la sua storia, soprattutto nel periodo di massimo splendore longobardo e normanno, hanno ispirato ed incuriosito molti scrittori italiani e non, che hanno ambientato alcune opere proprio nella città campana. Ad esempio il primo e il decimo racconto della quarta giornata del Decameron di Boccaccio (Tancredi e Ghismunda e Mazzeo della Montagna), sono ambientati a Salerno.[85] Anche una tragedia di Ugo Foscolo, la Ricciarda, è ambientata in città, nel castello di Arechi. E ancora, il poeta Umberto Saba, compì la leva a Salerno tra l'aprile 1907 e il settembre 1908: da questa esperienza nascerà l'opera Versi militari. Gabriele D'Annunzio, poi, in Merope, quarto libro delle Laudi, parla approfonditamente di diversi momenti della storia di Salerno e della vicina Amalfi, nel periodo della grandezza longobarda e normanna.[86]