Discussione:Irpinia

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Sanniti "parto della mente degli scrittori latini"[modifica wikitesto]

I Sanniti adesso non sono mai esistiti? Ma fat ovèr?

I Sanniti sono esistiti, e costituirono storicamente una lega comprendente le maggiori tribù dell'area. Roma combattè i Sanniti, e i Sanniti combaterrono Roma da popolo unito, e non da popolo separato. Chiamavano la loro terra "Safinim" e se stessi "Safineis". Lo so che l'argomento non è molto pertinente alla pagina e che, "in proporzione al resto della pagina", questa è una bazzeccola, ma mi parrebbe giusto correggere. --79.52.19.34 (msg) 14:00, 26 ott 2012 (CEST)[rispondi]

Modifiche voce[modifica wikitesto]

Con questa modifica ho eliminato parti della voce a mio avviso inutili. In particolare quella relativa alle "Persone legate all'Irpinia" (parziale e potenzialmente infinita), le Associazioni irpine (nessuna rilevanza nazionale) e lo sport (lista infinita di società non enciclopediche). Quanto in precedenza contenuto in "Centri principali" si potrebbe invece valutare e reinserire. Ho provato anche a riscrivere la sezione sulla gastronomia, ma andrebbe ulteriormente migliorata (come il resto della voce).--Fire90 17:44, 20 mar 2016 (CET)[rispondi]

Ho anche eliminato la parte riguardo al clima (da riscrivere) e i centri principali in quanto elenco soggettivo.--Fire90 16:55, 15 apr 2016 (CEST)[rispondi]

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Riporto qui una parte della sezione Storia (che tra breve verrà snellita in modo sostanziale) poiché eccessivamente prolissa, dispersiva, non aggiornata o non attinente all'argomento, nonché priva di fonti.--3knolls (msg) 14:19, 26 ago 2021 (CEST)[rispondi]

Dal XII al X secolo a.C., per successive ondate immigratorie, iniziarono a penetrare nella penisola italiana i primi popoli di lingua indo-europea che dettero origine nelle zone del centro-Italia più occidentali ai Prischi-Latini, e a est, sulla dorsale appenninica, agli Umbro-Sabini. Tali tribù si sovrapposero ai più antichi insediamenti di Itali e Ausoni, o Enotri, formando un unico corpo civile. I coloni provenienti dalla Grecia chiamarono queste popolazioni Opsci, trasformato poi in Osci o Oschi a significare incolti, estranei alla civiltà greca.

Dal VI secolo a.C. si assistette a successive e massicce migrazioni verso sud dei Sabini, distaccatisi dagli Umbri, in ossequio al ver sacrum, la primavera sacra, un antichissimo rito dei popoli italici praticato in tempo di pericolo o in caso di elevata densità di popolazione. Sotto la guida di un animale sacro, i Sabini penetrarono lungo la dorsale appenninica dai confini dell'Umbria sino all'Aspromonte. I primi "sacrati", secondo la tradizione, erano in settemila guidati da Comio Castronio e sotto il vessillo del toro occuparono le terre tra il Molise, il Matese e il fiume Tammaro, dando origine alle genti sannitiche. L'antica e corretta denominazione, in lingua osca, dei Sanniti è Safineis, come riportato su alcune epigrafi e monete ritrovate in molti scavi archeologici. Il nome latino Samnites sembra essere una degenerazione linguistica di Sabini, da cui Sabnites e quindi Sanniti.

Un ulteriore insediamento di tribù sabelle occupò la regione compresa tra le valli del fiume Sabato, dell'Ufita e dell'Ofanto: si chiamarono Irpini, dal nome dell'animale, loro insegna, venerato in onore del dio Marte: Hirpus che nella lingua osca significava lupo. Per mancanza delle antiche fonti storiche non è accertabile un'età precisa sull'insediamento degli Irpini in tali terre. È certo, però, che prima dell'anno 342 a.C., allorché cominciò la prima guerra tra Sanniti e Romani, gli Irpini si erano stabiliti, già da tempo, nel territorio cui avevano imposto il loro nome. Essi compaiono, per la prima volta, col proprio nome al tempo della spedizione di Pirro, nel 280 a.C. Abellinum fu conquistata dai romani nel 252 a.C.

Gli Irpini conservarono stabilmente le antiche tradizioni e la lingua osca. Il ritrovamento fatto a fine Settecento della Tabula Bantina, ha permesso la comprensione e lo studio di quest'antico idioma italico. La tavola in bronzo, rinvenuta a Oppido, nella vicina Lucania, reca l'iscrizione di una legge della vicina città romana di Banzi sia in osco sia in latino.

I centri irpini più importanti furono (da nord a sud): Vescellium (da localizzarsi forse nei monti della Daunia, ai confini con l'Apulia), Aequum Tuticum (Sant'Eleuterio di Ariano Irpino), Maleventum (Benevento, colonizzata però dai Romani fin dal 268 a.C.), Trivicum (Civita Superiore di San Sossio Baronia), Aeculanum (Passo di Mirabella), Aquilonia (Lacedonia), Romulea (probabilmente Carife), Abellinum (nei pressi dell'odierna Atripalda, sul fiume Sabato), Fratuolum (forse Calitri), Compsa (Conza vecchia). Altri insediamenti notevoli, di cui però si ignorano i nomi, erano a Monte Rovitello (presso Greci), a Casalbore (ove si rinvengono i resti di un tempio italico, l'unico in tutta l'Irpinia), a Monte Castello (Savignano Irpino), a La Pezza (presso Melito Irpino), a Fioccaglie (in Valle Ufita, in territorio di Flumeri), a Castel Baronia, a Bisaccia, a Oppido Vetere (presso Lioni), a Cairano, a Castelnuovo di Conza, a Oliveto Citra (al confine con Lucani e Picentini).

Le tribù irpine erano organizzate in pagi, cantoni nei quali erano sparse capanne o casupole e dove esisteva una rocca che offriva un sicuro riparo in caso di guerra e che custodiva le cose sacre della comunità. I Safini, o Sabhini, non costituirono mai uno stato centrale, le singole tribù, "sacrate" a Mamerte (Marte), secondo la divinazione del ver sacrum, formarono ognuno un'entità politico-amministrativa chiamata toutus. I Sanniti contarono quattro touti: i Pentri, con Bovianum Vetus (Pietrabbondante) quale località dove si svolgevano i rituali sacri e le attività sociali e di governo, occuparono l'alto e medio Molise e l'alta valle del Sangro; i Carricini con Cluviæ, si stanziarono tra il Sangro e il Trigno; i Caudini con Caudium (Montesarchio), si insediarono nelle ampie valli situate tra Benevento e il corso del Volturno; infine gli Irpini nel quadrante sud-orientale della federazione sannita. Capo del touto era il Meddis Toutiks. Era eletto democraticamente e affiancato da un collegio costituito dal Meddix Aticus, una sorta di ministro delle finanze, e dai rappresentanti dei vari pagi, guidati dal Meddix Minor.

I pagi, autoctoni e autonomi, erano generalmente retti da libere assemblee, alcune con costituzione democratica, sul modello greco, altre governate da oligarchi. Vi si organizzava il reclutamento militare, si approvavano le leggi locali e si eleggevano i rappresentanti al touto. Ogni pagus era, a sua volta, organizzato in vari insediamenti diffusi sul territorio, costituiti dai vici e dagli oppida. Il vicus aveva funzioni prettamente economico-produttive ed era situato in zone piane o pedemontane, l'oppidum era un castello fortificato con un presidio militare posto sulle alture. La sicurezza e l'organizzazione del territorio erano garantite da un forte e capillare controllo esercitato da un'entità governativa che imponeva il rispetto delle leggi locali e del touto.

A seconda delle circostanze e convenienze i touti si federavano per fronteggiare le minacce alla loro integrità territoriale. Nel V secolo a.C., i Samnites costituirono una sorta di lega per sottrarre agli Etruschi la città di Capua con l'intera pianura campana fino a Stabiæ. Successivamente espugnarono ai Greci la città di Cuma sottraendo loro il controllo della costa tirrenica della Conia. Una testimonianza dei vincoli federativi tra le tribù irpine è documentata da un'antica moneta in bronzo, anteriore per conio alla fine della terza guerra sannitica (275 a.C.), nella quale si accenna ad una lega stretta tra i quattro pagi, i quali traevano la loro origine direttamente dagli dei Tefer, antico dio della guerra italico, e Herentateis, dea della bellezza e dell'amore, e altre sette tribù, costituenti una costellazione politica maggiore quali potevano essere gli Abellinates. A riprova del vincolo federativo delle comunità irpine, ma allo stesso tempo della loro autonomia, vanno citati gli eventi della seconda guerra punica, allorquando Annibale si presentò ai popoli italici come il liberatore dal giogo di Roma. Gli Irpini, all'appello del duce cartaginese, si mostrarono disuniti, divisi com'erano in due diversi partiti politici: uno aristocratico, fedele, secondo gli antichi patti di un fœdus iniquum, all'alleanza romana, e l'altro democratico, aperto ad ogni novità. Non si riuscì a raggiungere un'intesa tra le tribù irpine neppure all'epoca della guerra sociale, quando i popoli assoggettati a Roma insorsero affinché fossero loro conferiti gli stessi diritti politici degli abitanti dell'Urbe. Gli Irpini si divisero in una parte favorevole al Senato, quella aristocratica, e in una parte popolare che teneva per gli insorti; si ritrovarono quindi a combattere sui due fronti opposti, gli uni contro gli altri. La feroce riconquista delle popolazioni sollevate da parte di Silla indusse, anzitempo, gli Irpini insorti a trattare la resa. La volontaria dedizione dei pagi irpini indusse Mario a concedere loro, nell'87 a.C., la cittadinanza. Il favore guadagnato da Mario per i benefici concessi segnò la fine del touto irpino. Infatti, con lo scoppio della guerra civile tra le opposte fazioni dei sostenitori di Mario e di Silla e la definitiva vittoria di quest'ultimo, gli Irpini furono proscritti ed ebbero i beni confiscati. L'uccisione o la riduzione in servitù dell'antica gente, ad eccezione dei partecipanti alla legione irpina, rimasti fedeli a Silla, portò alla cancellazione anche della favorevole condizione giuridica: persero la loro indipendenza e autonomia, furono privati del loro territorio e i possedimenti, sia privati che pubblici, furono distribuiti tra i legionari o avocato alla repubblica romana.