Convitto nazionale
Il convitto nazionale fu un'istituzione che permise dall'unità d'Italia in poi, per circa un secolo, la frequenza dei licei, agli alunni dei piccoli centri periferici, permettendo così anche l'accesso all'università. Mai formalmente aboliti, hanno visto la loro funzione modificarsi in seguito al cambiamento della situazione sociale, di una più agevole mobilità con i mezzi pubblici e privati e nel progressivo decentramento scolastico.
La situazione di partenza
In Italia in molte regioni i corsi scolastici erano un appannaggio esclusivo delle organizzazioni cattoliche: Alcuni ordini come i Gesuiti, gli Scolopi, i Barnabiti, i Somaschi avevano lunghe tradizioni di collegi, che si rivolgevano in prevalenza all'educazione dei figli delle famiglie nobili o dell'alta borghesia, ma con alcune lodevoli eccezioni in cui erano aperte anche a persone di estrazione più umile.
Solo in pochi casi, ad esempio a Parma, la tradizione era di collegi retti da laici.
Con l'unità si tentò di sottrarre alla Chiesa il quasi monopolio e si moltiplicarono le istituzioni di Convitti nazionali, in molti casi anche materialmente collocati in edifici prima appartenuti ad enti ecclesiastici e demanializzati dopo le leggi eversive. I convitti nazionali rappresentarono l'aspetto più interessante in materia di istruzione e, sia pure in misura insufficiente, permisero una certa mobilità sociale.
I rettori
Per tradizione, ripresa anche da provvedimenti legislativi [1] a chi dirige un convitto nazionale spetta il titolo di rettore.[2]
La rete dei convitti
Nei momenti del loro massimo fiorire, i convitti costituirono una rete molto articolata e suddivisa nelle diverse province.
Per i convitti passò praticamente tutta la classe dirigente italiana nei diversi aspetti: culturali artistici, politici.
Alcuni degli allievi (ad esempio Gabriele d'Annunzio, allievo del Cicognini di Prato o Giuseppe Mazzini, allievo del Colombo di Genova) vengono ancora ricordati proprio per la loro esperienza di convittori.
Elenco dei convitti nazionali
In genere i Convitti nazionali erano dedicati o ai re di Casa Savoia o a glorie locali. Catania, Sassari e Prato lo avevano dedicato ai fondatori preunitari. Un caso particolare è Parma in cui la fondatrice era la duchessa Maria Luigia.
Note
- ^ http://archivio.invalsi.it/web-est/ones-norme99/ones-norme-cdrom/EsameDL_29794__Articolo_203__Convitti.htm Invalsi
- ^ Per l'elenco dei rettori del Convitto di Parma, dal 1807 in poi vedi il sito ufficiale