Casa dei Missaglia

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Casa dei Missaglia
Ricostruzione del cortile e della facciata della casa
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàMilano
Indirizzovia Spadari
Coordinate45°27′49.5″N 9°11′12.89″E / 45.46375°N 9.186915°E45.46375; 9.186915
Informazioni generali
CondizioniDemolito
CostruzioneXV secolo
Demolizione1902

La casa dei Missaglia era un edificio di Milano situato, prima della sua demolizione avvenuta nel 1902, nell'attuale via Spadari in corrispondenza del numero 10-12.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ricostruzione della fronte originale su via Spadari (Moretti, 1903)

Il palazzo fu riadattato nella prima metà del XV secolo come abitazione e officina della famiglia di armaioli dei Missaglia utilizzando un precedente edificio di epoca medievale che venne profondamente rimaneggiato ed arricchito:[1] non era raro infatti in quegli anni che a Milano, tra i principali centri europei per la produzione di armi e armature, le famiglie artigiane facessero fortuna grazie alla loro attività.

Il palazzo dei Missaglia, non a caso costruito nella contrada degli Spadari[2], ospitava al pianterreno le fucine per la produzione di spade, attività che durò fino al 1492 e che valse al palazzo il soprannome di Porta dell'Inferno (o Portaccia) forse per via dello spettacolo impressionante che sui passanti dovevano produrre i bagliori delle fucine e i rumori di mazze e martelli utilizzati per forgiare le armi; ai piani superiori e all'interno l'edificio era decorato in uno stile di transizione tra il gotico ed il rinascimento lombardo: sebbene al momento della demolizione rimanesse della decorazione solo qualche finestra in cotto, qualche intonaco ed alcune colonne a reggere archi a sesti acuti nel cortile, secondo varie ricostruzioni la facciata si presentava riccamente decorata con graffiti, com'era comune all'epoca in Lombardia.

Il cortile si presentava con un quadriportico con colonne ottagonali e capitelli decorati con foglie a reggere archi a sesto acuto. Prima delle demolizioni, l'architetto Luca Beltrami prelevò alcune parti del palazzo che per un certo periodo vennero riallestite ed esposte al Castello Sforzesco[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Moretti, Casa dei Missaglia ed edifici attigui, p. 56.
  2. ^ E le vicine vie, ancora oggi nominate via Armorari e via Speronari
  3. ^ Mezzanotte, p. 81.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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