Rhinovirus: differenze tra le versioni

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I '''''Rhinovirus''''' sono gli agenti eziologici del [[Raffreddore comune|raffreddore]] e sono i [[Virus (biologia)|virus]] più comuni che infettano l'[[Homo sapiens|uomo]]. Il raffreddore può anche essere causato da altri virus, come i [[Orthocoronavirinae|coronavirus]] o gli [[Adenoviridae|adenovirus]], ma nel 30-80% dei casi è causato proprio dai rhinovirus.
I '''''Rhinovirus''''' sono [[Virus (biologia)|virus]] appartenenti al genere ''[[Enterovirus]]'' della famiglia ''[[Picornaviridae]]'' che penetrano per via aerodiffusa localizzandosi e moltiplicandosi nelle [[Mucosa|mucose nasali]], questo perché necessitano di una temperatura più bassa di quella corporea per riprodursi.


La replicazione delle particelle virali avviene in un range di [[Temperatura|temperature]] compreso tra 33 e 35 °C, temperature riscontrabili nella [[mucosa]] nasale. Una volta infettato un organismo, l'incubazione varia tra le 12 e le 72 ore, dopodiché compaiono i primi sintomi.<ref>{{Cita pubblicazione|data=2021-10-16|titolo=Rhinovirus (RV) Infection (Common Cold): Practice Essentials, Background, Pathophysiology|url=https://emedicine.medscape.com/article/227820-overview#:~:text=Manifestations%20of%20rhinovirus%20infection%20typically,irritation%20-%20May%20be%20first%20symptom}}</ref> La [[febbre]] molto spesso è assente, mentre se è presente non supera i 37,5 °C, questo perché non c'è bisogno di un'eccessiva temperatura per impedire ai rhinovirus di riprodursi, a differenza degli [[Orthomyxoviridae|influenzavirus]], che necessitano di temperature spesso superiori a 39 °C.
Sono privi di [[pericapside]], a simmetria [[Icosaedro|icosaedrica]], resistenti all'[[etere dietilico]], con dimensioni di {{m|20|-|30|ul=nm}}. Si localizzano alle mucose delle prime vie aeree dove trovano una temperatura ottimale di {{m|33|ul=°C}}. Se ne conoscono all'incirca 90 [[Sierotipo|sierotipi]], con proprietà antigeniche diverse, il che rende ragione della facilità con cui il [[Raffreddore comune|raffreddore]] può recidivare.

Sono virus appartenenti al genere ''[[Enterovirus]]'' della famiglia ''[[Picornaviridae]]''. Le tre specie conosciute (''Rhinovirus A, B'' e ''C'') sono tra i virus più piccoli conosciuti, con dimensioni di {{m|20|-|30|ul=nm}}. Si conoscono all'incirca 160 [[Sierotipo|sierotipi]] con proprietà [[Antigene|antigeniche]] diverse, questa è la ragione per cui il [[Raffreddore comune|raffreddore]] può [[Recidiva (medicina)|recidivare]] con molta facilità.<ref>{{Cita web|url=http://www.theguardian.com/news/2017/oct/06/why-cant-we-cure-the-common-cold|titolo=Why can’t we cure the common cold?|sito=the Guardian|lingua=en}}</ref>

== Cenni storici ==
Nel 1953, un professore della [[Università Johns Hopkins|Johns Hopkins University]] prelevò dei campioni imbevuti di [[muco]] dall'epitelio nasale dei suoi collaboratori malati. Quando si mise a studiarli, isolò il primo rhinovirus e lo chiamò virus JH, dal nome della sua università. Le sue scoperte furono pubblicate nel 1956.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Joshua L|cognome=Kennedy|nome2=Ronald B|cognome2=Turner|nome3=Thomas|cognome3=Braciale|data=2012-06-01|titolo=Pathogenesis of rhinovirus infection|rivista=Current Opinion in Virology|volume=2|numero=3|pp=287–293|lingua=en|doi=10.1016/j.coviro.2012.03.008|url=https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1879625712000636}}</ref>

== Etimologia ==
Il termine ''Rhinovirus'' deriva dall'unione di due parole di origini differenti: ''ῥινός'' (rhinos), che deriva dal [[Lingua greca antica|greco antico]] e significa "del naso", e ''vīrus'', che deriva dal [[Lingua latina|latino]] e significa "[[tossina]]".

== Tassonomia ==
Prima del 2008, i rhinovirus erano un genere di virus a sé stante, ma nell'aprile di quell'anno il [[International Committee on Taxonomy of Viruses|Comitato internazionale sulla tassonomia dei virus]] ha votato e ratificato le seguenti modifiche sulla base della somiglianza genetica con gli enterovirus:

* Rimozione delle specie di Rhinovirus dal genere Rhinovirus, con conseguente estinzione del genere stesso;
* Assegnazione delle specie di Rhinovirus al genere Enterovirus.

I nomi dei sierotipi di rinovirus umani sono nella forma '''''HRV-Xn''''' (dall'inglese ''Human Rhinovirus''), dove '''''X''''' è una tra le specie di rinovirus (A, B o C) e '''''n''''' è un numero indice. Le specie A e B usano lo stesso indice, mentre la specie C ha un indice separato.

== Struttura ==
[[File:Fmicb-08-02412-g001.jpg|miniatura|342x342px|Genoma, struttura tridimensionale e specie di Rhinovirus ]]
I rhinovirus hanno [[Genoma|genomi]] a [[RNA]] di lunghezza compresa tra 7200 e 8500 [[Nucleotide|nucleotidi]]. All'estremità 5' del genoma, oltre la sequenza non codificante UTR, c'è legata una [[Proteine|proteina]] codificata dal virus stesso e chiamata VPg, mentre all'estremità 3', come accade nell'[[RNA messaggero|mRNA]] dei mammiferi, c'è una [[Poliadenilazione|coda di poli-A]].

Le proteine ​​strutturali del [[capside]] (VP1, VP2, VP3 e VP4) sono codificate nella regione 5' del genoma.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Michael G.|cognome=Rossmann|nome2=Edward|cognome2=Arnold|nome3=John W.|cognome3=Erickson|data=1985-09|titolo=Structure of a human common cold virus and functional relationship to other picornaviruses|rivista=Nature|volume=317|numero=6033|pp=145–153|lingua=en|doi=10.1038/317145a0|url=https://www.nature.com/articles/317145a0}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Thomas J.|cognome=Smith|nome2=Marcia J.|cognome2=Kremer|nome3=Ming|cognome3=Luo|data=1986-09-19|titolo=The Site of Attachment in Human Rhinovirus 14 for Antiviral Agents That Inhibit Uncoating|rivista=Science|volume=233|numero=4770|pp=1286–1293|doi=10.1126/science.3018924|url=https://www.science.org/doi/10.1126/science.3018924}}</ref> Nella figura A a lato, la parte del genoma che le codifica è indicata con alcune gradazioni di blu. VP1, VP2 e VP3 costituiscono la parte principale del capside proteico e si organizzano come illustrato nella figura B. La proteina VP4, molto più piccola, ha una struttura più estesa e si trova all'interno della struttura, all'interfaccia tra il capside e il genoma. Ci sono 60 copie di ciascuna di queste proteine ​​assemblate come un [[icosaedro]].

Le proteine non strutturali sono codificate nella regione 3' del genoma e nella figura A vengono tutte indicate con alcune gradazioni di verde.

Le proteine ​​virali vengono tradotte come un singolo polipeptide lungo, che viene scisso nelle proteine ​​virali strutturali e non strutturali.<ref>{{Cita libro|titolo=eLS|url=https://onlinelibrary.wiley.com/doi/book/10.1002/047001590X|edizione=1|data=2001-05-30|editore=Wiley|lingua=en|ISBN=978-0-470-01617-6|DOI=10.1002/047001590x#a0000431-sec1-0004}}</ref>

== Trasmissione ==
{{Vedi anche|Raffreddore comune}}
Esistono due modalità di trasmissione per i rhinovirus: tramite [[aerosol]] di [[goccioline respiratorie]] e col contatto di superfici contaminate, dette [[Fomite|fomiti]]. Altri fattori che si ipotizza possano favorire la trasmissione dei rhinovirus sono: alloggi sovraffollati e condizioni antigieniche legate alla povertà.

I soggetti più colpiti sono i [[Neonato|neonati]], gli [[Senilità|anziani]] e le [[Immunodepressione|persone immunocompromesse]].

== Patogenesi ==
La principale via di ingresso per i rhinovirus umani è il tratto respiratorio superiore ([[bocca]] e [[naso]]). I rhinovirus A e B utilizzano la proteina ICAM-1 (''Inter-Cellular Adhesion Molecule 1''), nota anche come [[CD54]], come recettore a cui legarsi. Alcuni sierotipi utilizzano invece il [[recettore LDL]].<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|nome=Ann C.|cognome=Palmenberg|nome2=David|cognome2=Spiro|nome3=Ryan|cognome3=Kuzmickas|data=2009-04-03|titolo=Sequencing and Analyses of All Known Human Rhinovirus Genomes Reveal Structure and Evolution|rivista=Science|volume=324|numero=5923|pp=55–59|doi=10.1126/science.1165557|url=https://www.science.org/doi/10.1126/science.1165557}}</ref> I rhinovirus C utilizzano la proteina [[CDHR3]] per mediare l'ingresso cellulare.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Yury A.|cognome=Bochkov|nome2=Kelly|cognome2=Watters|nome3=Shamaila|cognome3=Ashraf|data=2015-04-28|titolo=Cadherin-related family member 3, a childhood asthma susceptibility gene product, mediates rhinovirus C binding and replication|rivista=Proceedings of the National Academy of Sciences|volume=112|numero=17|pp=5485–5490|lingua=en|doi=10.1073/pnas.1421178112|url=https://www.pnas.org/content/112/17/5485}}</ref> Quando il virus si replica e si diffonde, le cellule infette rilasciano segnali di stress noti come [[chemochine]] e [[Citochina|citochine]] (che a loro volta attivano i mediatori dell'infiammazione). La lisi cellulare si verifica nell'epitelio respiratorio superiore.

L'infezione si verifica rapidamente, con il virus che aderisce ai recettori di superficie entro 15 minuti dall'ingresso nel tratto respiratorio. Solo il 5% circa dei casi avrà un periodo di incubazione inferiore a 20 ore, dopodiché sperimenterà i sintomi del raffreddore. Poco più del 50% degli individui sperimenterà sintomi entro 2 giorni dall'infezione e, all'estremo opposto, si prevede che il 5% dei casi avrà un periodo di incubazione superiore a quattro giorni e mezzo.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Justin|cognome=Lessler|nome2=Nicholas G.|cognome2=Reich|nome3=Ron|cognome3=Brookmeyer|data=2009-05-01|titolo=Incubation periods of acute respiratory viral infections: a systematic review|rivista=The Lancet Infectious Diseases|volume=9|numero=5|pp=291–300|lingua=En|doi=10.1016/S1473-3099(09)70069-6|url=https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(09)70069-6/abstract}}</ref> I rhinovirus C, a differenza delle specie A e B, possono essere in grado di causare infezioni gravi.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Naoko|cognome=Fuji|nome2=Akira|cognome2=Suzuki|nome3=Socorro|cognome3=Lupisan|data=2011-11-08|titolo=Detection of Human Rhinovirus C Viral Genome in Blood among Children with Severe Respiratory Infections in the Philippines|rivista=PLOS ONE|volume=6|numero=11|pp=e27247|lingua=en|doi=10.1371/journal.pone.0027247|url=https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0027247}}</ref>

I rhinovirus umani crescono preferenzialmente a 32 °C, una temperatura notevolmente più fredda di quella corporea media di 37 °C; da qui la tendenza del virus a infettare il tratto respiratorio superiore, dove il flusso d'aria respiratorio è in continuo contatto con l'ambiente extrasomatico più freddo.

== Immunità ==
Non esistono vaccini contro questi virus in quanto la protezione incrociata tra i sierotipi è scarsa o assente. Sono stati sequenziati almeno 99 sierotipi di rinovirus umani che colpiscono l'uomo.<ref>{{Cita web|url=https://www.latimes.com/archives/la-xpm-2009-feb-13-sci-cold13-story.html|titolo=The common cold, decoded|autore=Facebook, Twitter, Show more sharing options, Facebook, Twitter, LinkedIn|sito=Los Angeles Times|data=2009-02-13|lingua=en-US}}</ref><ref name=":0" /> Tuttavia, uno studio sulla proteina VP4 ha dimostrato che è altamente conservata tra molti sierotipi di rinovirus umano, aprendo il potenziale per un futuro vaccino contro il rinovirus umano pan-sierotipo.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Umesh|cognome=Katpally|nome2=Tong-Ming|cognome2=Fu|nome3=Daniel C.|cognome3=Freed|data=2009-07-15|titolo=Antibodies to the Buried N Terminus of Rhinovirus VP4 Exhibit Cross-Serotypic Neutralization|rivista=Journal of Virology|volume=83|numero=14|pp=7040–7048|doi=10.1128/JVI.00557-09|url=https://journals.asm.org/doi/10.1128/JVI.00557-09}}</ref> Un risultato simile è stato ottenuto con la proteina VP1. Come VP4, anche VP1 occasionalmente "sporge" fuori dalla particella virale, rendendola disponibile per il legame con gli anticorpi. Entrambi i peptidi sono stati testati sui conigli, determinando con successo la generazione di anticorpi cross-sierotipi.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Umesh|cognome=Katpally|nome2=Tong-Ming|cognome2=Fu|nome3=Daniel C.|cognome3=Freed|data=2009-07-15|titolo=Antibodies to the Buried N Terminus of Rhinovirus VP4 Exhibit Cross-Serotypic Neutralization|rivista=Journal of Virology|volume=83|numero=14|pp=7040–7048|doi=10.1128/JVI.00557-09|url=https://journals.asm.org/doi/10.1128/JVI.00557-09}}</ref>

== Interazione con SARS-CoV-2 ==
Secondo una ricerca<ref>{{Cita web|url=https://academic.oup.com/jid/article/224/1/31/6179975|sito=academic.oup.com|accesso=2021-11-11}}</ref> degli scienziati dell'[[Università di Glasgow]], l'infezione da rhinovirus umano può bloccare la replicazione del [[SARS-CoV-2]] nelle cellule del tratto respiratorio, innescando una risposta all'interferone che può ridurre la gravità del [[COVID-19|COVID- 19]].


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==

Versione delle 11:56, 11 nov 2021

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Rhinovirus
Illustrazione di un Rhinovirus
Classificazione scientifica
Dominio Riboviria
Regno Orthornavirae
Phylum Pisuvirocta
Classe Pisoniviricetes
Ordine Picornavirales
Famiglia Picornaviridae
Genere Enterovirus
Specie

I Rhinovirus sono gli agenti eziologici del raffreddore e sono i virus più comuni che infettano l'uomo. Il raffreddore può anche essere causato da altri virus, come i coronavirus o gli adenovirus, ma nel 30-80% dei casi è causato proprio dai rhinovirus.

La replicazione delle particelle virali avviene in un range di temperature compreso tra 33 e 35 °C, temperature riscontrabili nella mucosa nasale. Una volta infettato un organismo, l'incubazione varia tra le 12 e le 72 ore, dopodiché compaiono i primi sintomi.[1] La febbre molto spesso è assente, mentre se è presente non supera i 37,5 °C, questo perché non c'è bisogno di un'eccessiva temperatura per impedire ai rhinovirus di riprodursi, a differenza degli influenzavirus, che necessitano di temperature spesso superiori a 39 °C.

Sono virus appartenenti al genere Enterovirus della famiglia Picornaviridae. Le tre specie conosciute (Rhinovirus A, B e C) sono tra i virus più piccoli conosciuti, con dimensioni di 20-30 nm. Si conoscono all'incirca 160 sierotipi con proprietà antigeniche diverse, questa è la ragione per cui il raffreddore può recidivare con molta facilità.[2]

Cenni storici

Nel 1953, un professore della Johns Hopkins University prelevò dei campioni imbevuti di muco dall'epitelio nasale dei suoi collaboratori malati. Quando si mise a studiarli, isolò il primo rhinovirus e lo chiamò virus JH, dal nome della sua università. Le sue scoperte furono pubblicate nel 1956.[3]

Etimologia

Il termine Rhinovirus deriva dall'unione di due parole di origini differenti: ῥινός (rhinos), che deriva dal greco antico e significa "del naso", e vīrus, che deriva dal latino e significa "tossina".

Tassonomia

Prima del 2008, i rhinovirus erano un genere di virus a sé stante, ma nell'aprile di quell'anno il Comitato internazionale sulla tassonomia dei virus ha votato e ratificato le seguenti modifiche sulla base della somiglianza genetica con gli enterovirus:

  • Rimozione delle specie di Rhinovirus dal genere Rhinovirus, con conseguente estinzione del genere stesso;
  • Assegnazione delle specie di Rhinovirus al genere Enterovirus.

I nomi dei sierotipi di rinovirus umani sono nella forma HRV-Xn (dall'inglese Human Rhinovirus), dove X è una tra le specie di rinovirus (A, B o C) e n è un numero indice. Le specie A e B usano lo stesso indice, mentre la specie C ha un indice separato.

Struttura

Genoma, struttura tridimensionale e specie di Rhinovirus

I rhinovirus hanno genomi a RNA di lunghezza compresa tra 7200 e 8500 nucleotidi. All'estremità 5' del genoma, oltre la sequenza non codificante UTR, c'è legata una proteina codificata dal virus stesso e chiamata VPg, mentre all'estremità 3', come accade nell'mRNA dei mammiferi, c'è una coda di poli-A.

Le proteine ​​strutturali del capside (VP1, VP2, VP3 e VP4) sono codificate nella regione 5' del genoma.[4][5] Nella figura A a lato, la parte del genoma che le codifica è indicata con alcune gradazioni di blu. VP1, VP2 e VP3 costituiscono la parte principale del capside proteico e si organizzano come illustrato nella figura B. La proteina VP4, molto più piccola, ha una struttura più estesa e si trova all'interno della struttura, all'interfaccia tra il capside e il genoma. Ci sono 60 copie di ciascuna di queste proteine ​​assemblate come un icosaedro.

Le proteine non strutturali sono codificate nella regione 3' del genoma e nella figura A vengono tutte indicate con alcune gradazioni di verde.

Le proteine ​​virali vengono tradotte come un singolo polipeptide lungo, che viene scisso nelle proteine ​​virali strutturali e non strutturali.[6]

Trasmissione

Lo stesso argomento in dettaglio: Raffreddore comune.

Esistono due modalità di trasmissione per i rhinovirus: tramite aerosol di goccioline respiratorie e col contatto di superfici contaminate, dette fomiti. Altri fattori che si ipotizza possano favorire la trasmissione dei rhinovirus sono: alloggi sovraffollati e condizioni antigieniche legate alla povertà.

I soggetti più colpiti sono i neonati, gli anziani e le persone immunocompromesse.

Patogenesi

La principale via di ingresso per i rhinovirus umani è il tratto respiratorio superiore (bocca e naso). I rhinovirus A e B utilizzano la proteina ICAM-1 (Inter-Cellular Adhesion Molecule 1), nota anche come CD54, come recettore a cui legarsi. Alcuni sierotipi utilizzano invece il recettore LDL.[7] I rhinovirus C utilizzano la proteina CDHR3 per mediare l'ingresso cellulare.[8] Quando il virus si replica e si diffonde, le cellule infette rilasciano segnali di stress noti come chemochine e citochine (che a loro volta attivano i mediatori dell'infiammazione). La lisi cellulare si verifica nell'epitelio respiratorio superiore.

L'infezione si verifica rapidamente, con il virus che aderisce ai recettori di superficie entro 15 minuti dall'ingresso nel tratto respiratorio. Solo il 5% circa dei casi avrà un periodo di incubazione inferiore a 20 ore, dopodiché sperimenterà i sintomi del raffreddore. Poco più del 50% degli individui sperimenterà sintomi entro 2 giorni dall'infezione e, all'estremo opposto, si prevede che il 5% dei casi avrà un periodo di incubazione superiore a quattro giorni e mezzo.[9] I rhinovirus C, a differenza delle specie A e B, possono essere in grado di causare infezioni gravi.[10]

I rhinovirus umani crescono preferenzialmente a 32 °C, una temperatura notevolmente più fredda di quella corporea media di 37 °C; da qui la tendenza del virus a infettare il tratto respiratorio superiore, dove il flusso d'aria respiratorio è in continuo contatto con l'ambiente extrasomatico più freddo.

Immunità

Non esistono vaccini contro questi virus in quanto la protezione incrociata tra i sierotipi è scarsa o assente. Sono stati sequenziati almeno 99 sierotipi di rinovirus umani che colpiscono l'uomo.[11][7] Tuttavia, uno studio sulla proteina VP4 ha dimostrato che è altamente conservata tra molti sierotipi di rinovirus umano, aprendo il potenziale per un futuro vaccino contro il rinovirus umano pan-sierotipo.[12] Un risultato simile è stato ottenuto con la proteina VP1. Come VP4, anche VP1 occasionalmente "sporge" fuori dalla particella virale, rendendola disponibile per il legame con gli anticorpi. Entrambi i peptidi sono stati testati sui conigli, determinando con successo la generazione di anticorpi cross-sierotipi.[13]

Interazione con SARS-CoV-2

Secondo una ricerca[14] degli scienziati dell'Università di Glasgow, l'infezione da rhinovirus umano può bloccare la replicazione del SARS-CoV-2 nelle cellule del tratto respiratorio, innescando una risposta all'interferone che può ridurre la gravità del COVID- 19.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 56611 · LCCN (ENsh85113701 · BNF (FRcb12375172r (data) · J9U (ENHE987007536339405171
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  1. ^ Rhinovirus (RV) Infection (Common Cold): Practice Essentials, Background, Pathophysiology, 16 ottobre 2021.
  2. ^ (EN) Why can’t we cure the common cold?, su the Guardian.
  3. ^ (EN) Joshua L Kennedy, Ronald B Turner e Thomas Braciale, Pathogenesis of rhinovirus infection, in Current Opinion in Virology, vol. 2, n. 3, 1º giugno 2012, pp. 287–293, DOI:10.1016/j.coviro.2012.03.008.
  4. ^ (EN) Michael G. Rossmann, Edward Arnold e John W. Erickson, Structure of a human common cold virus and functional relationship to other picornaviruses, in Nature, vol. 317, n. 6033, 1985-09, pp. 145–153, DOI:10.1038/317145a0.
  5. ^ Thomas J. Smith, Marcia J. Kremer e Ming Luo, The Site of Attachment in Human Rhinovirus 14 for Antiviral Agents That Inhibit Uncoating, in Science, vol. 233, n. 4770, 19 settembre 1986, pp. 1286–1293, DOI:10.1126/science.3018924.
  6. ^ (EN) eLS, 1ª ed., Wiley, 30 maggio 2001, DOI:10.1002/047001590x#a0000431-sec1-0004, ISBN 978-0-470-01617-6.
  7. ^ a b Ann C. Palmenberg, David Spiro e Ryan Kuzmickas, Sequencing and Analyses of All Known Human Rhinovirus Genomes Reveal Structure and Evolution, in Science, vol. 324, n. 5923, 3 aprile 2009, pp. 55–59, DOI:10.1126/science.1165557.
  8. ^ (EN) Yury A. Bochkov, Kelly Watters e Shamaila Ashraf, Cadherin-related family member 3, a childhood asthma susceptibility gene product, mediates rhinovirus C binding and replication, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 112, n. 17, 28 aprile 2015, pp. 5485–5490, DOI:10.1073/pnas.1421178112.
  9. ^ (EN) Justin Lessler, Nicholas G. Reich e Ron Brookmeyer, Incubation periods of acute respiratory viral infections: a systematic review, in The Lancet Infectious Diseases, vol. 9, n. 5, 1º maggio 2009, pp. 291–300, DOI:10.1016/S1473-3099(09)70069-6.
  10. ^ (EN) Naoko Fuji, Akira Suzuki e Socorro Lupisan, Detection of Human Rhinovirus C Viral Genome in Blood among Children with Severe Respiratory Infections in the Philippines, in PLOS ONE, vol. 6, n. 11, 8 novembre 2011, pp. e27247, DOI:10.1371/journal.pone.0027247.
  11. ^ (EN) Facebook, Twitter, Show more sharing options, Facebook, Twitter, LinkedIn, The common cold, decoded, su Los Angeles Times, 13 febbraio 2009.
  12. ^ Umesh Katpally, Tong-Ming Fu e Daniel C. Freed, Antibodies to the Buried N Terminus of Rhinovirus VP4 Exhibit Cross-Serotypic Neutralization, in Journal of Virology, vol. 83, n. 14, 15 luglio 2009, pp. 7040–7048, DOI:10.1128/JVI.00557-09.
  13. ^ Umesh Katpally, Tong-Ming Fu e Daniel C. Freed, Antibodies to the Buried N Terminus of Rhinovirus VP4 Exhibit Cross-Serotypic Neutralization, in Journal of Virology, vol. 83, n. 14, 15 luglio 2009, pp. 7040–7048, DOI:10.1128/JVI.00557-09.
  14. ^ academic.oup.com, https://academic.oup.com/jid/article/224/1/31/6179975. URL consultato l'11 novembre 2021.