Diocesi di Tricarico

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Diocesi di Tricarico
Dioecesis Tricaricensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Regione ecclesiasticaBasilicata
 
Mappa della diocesi
 
VescovoAntonio Giuseppe Caiazzo
Vicario generaleNicola Urgo
Presbiteri33, tutti secolari
957 battezzati per presbitero
Religiosi77 donne
 
Abitanti32.000
Battezzati31.600 (98,8% del totale)
StatoItalia
Superficie1.238 km²
Parrocchie32 (2 vicariati)
 
ErezioneX secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
Santi patroniSan Potito
IndirizzoPiazza monsignor Raffaello delle Nocche 2, 75019 Tricarico (Matera), Italia
Sito webwww.diocesiditricarico.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La cattedrale di Tricarico vista da lontano.
Il santuario di Santa Maria di Fonti.
Il complesso di Sant'Antonio di Padova a Tricarico, fondato alla fine del XV secolo, è oggi la casa-madre delle Suore discepole di Gesù Eucaristico, congregazione fondata nel 1923 dal vescovo Raffaello Delle Nocche.

La diocesi di Tricarico (in latino Dioecesis Tricaricensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo appartenente alla regione ecclesiastica Basilicata. Nel 2022 contava 31.600 battezzati su 32.000 abitanti. È retta dal vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo.

Il patrono della diocesi è san Potito.

La diocesi comprende 19 comuni della Basilicata in 2 province civili:[1]

Sede vescovile è la città di Tricarico, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. Il principale luogo mariano della diocesi è il santuario di Santa Maria di Fonti, nei pressi di Tricarico.

Il territorio si estende su 1.238 km² ed è suddiviso in 32 parrocchie, raggruppate in 2 zone pastorali: Val Basento e Val d'Agri-Sauro.

Secondo la testimonianza di Liutprando, vescovo di Cremona, la diocesi di Tricarico venne istituita nel 968. Un documento redatto in quell'anno dalla curia patriarcale di Costantinopoli[2], a firma dell'imperatore bizantino Niceforo Foca, autorizza il patriarca di Costantinopoli, Polieucte a conferire all'arcivescovo di Otranto la potestà di consacrare i vescovi delle sedi suffraganee di Tricarico, Tursi, Acerenza, Gravina e Matera.

Questa disposizione rientrava nel piano dell'impero bizantino di occupare quei territori che in precedenza erano soggetti all'influenza dei Longobardi a cavallo dei themi di Lucania e Langobardia. Non è dato sapere se la diocesi di Tricarico fu realmente istituita; infatti, nessuno dei vescovi greci è documentato e la diocesi non appare in nessuna Notitia Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli nel secolo successivo alla sua istituzione.[3] Tuttavia appare evidente lo stretto legame di Tricarico e del suo territorio con la chiesa orientale, reso manifesto dalla fondazione di importanti monasteri greci che favorirono il diffondersi della cultura e della liturgia bizantina, nonché dalla presenza di numerosi santi greci che operarono nella regione.[4]

Verso la metà dell'XI secolo il territorio venne conquistato dai Normanni. Nel concilio di Melfi del 1059 fu istituita la provincia ecclesiastica di Acerenza cui fu sottomessa la diocesi di Tricarico. L'anno successivo il metropolita Godano di Acerenza definì i confini della diocesi, ed indirizzò la bolla di conferma al vescovo eletto Arnaldo, primo vescovo noto della diocesi.[5] Nel 1068 papa Alessandro II confermò la suffraganeità di Tricarico ad Acerenza.[6]

Progressivamente il rito latino soppiantò quello greco. In alcuni centri tuttavia, grazie alla presenza di numerosi monaci orientali, la messa continuò ad essere celebrata secondo il rito bizantino fino alla prima metà del XIII secolo. All'inizio del XIII secolo il capitolo della cattedrale annoverava elementi di formazione e cultura greca.[7] Resti della liturgia greca si trovavano ancora nel XVIII secolo, come testimonia il vescovo Antonio Zavarroni (1741-1759): «Ancora di questo rito se ne conserva nella chiesa cattedrale la memoria, e col cantarsi nelle solennità delle messe l'epistola e il vangelo dal pulpito, come fanno i greci dall'ambone, e colle mozzette negre, le quali usano le dignità e li canonici, che non hanno voluto mai deporre per memoria che il colore nero si portava dai loro antecessori, quando la loro chiesa era governata da vescovi greci».[8]

Tra i vescovi di Tricarico si segnalano: Tommaso Brancaccio (1405-1411), cardinale, che svolse un ruolo di primo piano al concilio di Pisa; Ludovico di Canossa (1511-1516), che fu nunzio apostolico in Francia; Giovanni Battista Santoni (1586-1592), nunzio apostolico in Svizzera, che per primo compì la visita pastorale della diocesi facendone una minuziosa descrizione; Pier Luigi Carafa (1624-1646), benefattore della diocesi, ingrandì il santuario di Santa Maria di Fonti, promosso cardinale e nunzio apostolico in Germania; Antonio Zavarroni (1741-1759), uomo di cultura e autore di scritti storici e giuridici.[9] Nel Novecento si ricorda in particolare la figura del venerabile Raffaello Delle Nocche, vescovo dal 1922 al 1960; «durante il suo presulato, nel 1927, al tentativo da parte della Sacra Congregazione concistoriale di ridefinire le circoscrizioni lucane per meglio razionalizzarne il territorio prevedendo l'accorpamento della diocesi di Tricarico a Matera e di quella di Acerenza a Potenza, non fu dato corso. Tra le iniziative più importanti da lui avviate a Tricarico sono degne di nota l'ospedale civile inaugurato nel 1947 in un'ala dell'episcopio e la fondazione, nel 1923, dell'ordine delle Suore discepole di Gesù Eucaristico».[10]

Il 26 giugno 1951, con la lettera apostolica Religionem Beatae Mariae, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine del Monte Carmelo patrona della città e della diocesi, assieme a San Potito.[11]

Nel 1954, dopo una plurisecolare sottomissione all'arcidiocesi di Acerenza, Tricarico entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Matera[12], fino al 1976 quando fu sottoposta alla nuova sede metropolitana di Potenza e Marsico Nuovo.[13] Per un breve periodo, tra il 1976 ed il 1977, Tricarico fu unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Acerenza con l'arcivescovo Giuseppe Vairo.

Nel corso del Novecento alcune modifiche territoriali hanno portato alla cessione nel 1949 dei comuni di Craco e di Montalbano Jonico alla diocesi di Anglona-Tursi[14], e nel 1976 del comune di Salandra all'arcidiocesi di Matera[15].

Dal 4 marzo 2023 è unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Matera-Irsina.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

La diocesi nel 2022 su una popolazione di 32.000 persone contava 31.600 battezzati, corrispondenti al 98,8% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1949 64.730 64.730 100,0 57 57 1.135 70 23
1970 66.506 66.506 100,0 43 37 6 1.546 7 100 31
1980 51.085 51.300 99,6 39 31 8 1.309 9 80 30
1990 50.000 51.085 97,9 36 31 5 1.388 6 80 32
1999 51.600 52.400 98,5 36 34 2 1.433 2 57 32
2000 51.800 52.600 98,5 34 34 1.523 55 32
2001 49.000 50.000 98,0 34 34 1.441 53 32
2002 44.000 45.000 97,8 32 32 1.375 51 32
2003 44.000 45.000 97,8 32 32 1.375 49 32
2004 44.000 45.000 97,8 31 31 1.419 47 32
2010 35.000 36.700 95,4 41 33 8 853 8 48 32
2014 35.300 36.900 95,7 42 36 6 840 6 55 32
2017 33.280 34.670 96,0 37 33 4 899 4 52 32
2020 32.800 34.000 96,5 33 32 1 993 1 44 32
2022 31.600 32.000 98,8 33 33 957 77 32
  1. ^ Dal sito parrocchiemap.it.
  2. ^ V. Grummel, Les regestes des actes du patriarchat de Constantinople, I, Paris, 1932.
  3. ^ J. Darrouzès, Notitiae Episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, Paris, 1981, p. 333, linea 675; e p. 370, linea 797.
  4. ^ Annick Peters-Custot, Les communautés grecques de Basilicate à l'époque byzantine, Histoire et culture dans l'Italie byzantine: acquis et nouvelles recherches, a cura di André Jacob - Jean-Marie Martin - Ghislaine Noyé, Roma, Ecole française de Rome 2006, pp. 559-587. Vedi anche Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  5. ^ Testo della bolla in: D'Avino, Cenni storici sulle chiese..., p. 682.
  6. ^ Queste bolle, come altre di questo periodo, sono tuttavia considerate da alcuni storici come dei falsi. Sulla inattendibilità dei documenti: H. Houben, Basilicata, 170-171 in Monasticon Italiae, III, Puglia e Basilicata, a cura di G. Lunardi, H. Houben, G. Spinelli, Cesena 1986, 159-223. Kehr, Italia Pontificia, vol. IX, Berlino 1962, pp. 456-457 e 472-473.
  7. ^ Annick Peters-Custot, Les communautés grecques..., p. 576, nota 51.
  8. ^ Testo riportato da G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, II, Roma 1889, p. 137.
  9. ^ Alcuni storici attribuiscono a Zavarroni la falsa bolla dell'arcivescovo Godano del 1060.
  10. ^ Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  11. ^ (LA) Lettera apostolica Religionem Beatae Mariae, AAS 44 (1952), pp. 264-265.
  12. ^ (LA) Bolla Acherontia et Matera, AAS 46 (1954), pp. 522-524.
  13. ^ (LA) Bolla Quo aptius, AAS 68 (1976), pp. 593-594.
  14. ^ (LA) Congregazione Concistoriale, Decreto Cum oppida, AAS 41 (1949), pp. 428-429.
  15. ^ (LA) Congregazione per i Vescovi, Decreto Quo aptius, AAS 68 (1976), pp. 675-677.
  16. ^ Il nome di Leobrandus episcopus Trigariensis si trova anche in un diploma di Ruggero II del 1127, ritenuto tuttavia un falso. Le cronotassi tradizionali distinguono i due vescovi Librando e Leobrando (quest'ultimo, a sua volta distinto in Leobrando I e Leobrando II). Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, pp. 12-13.
  17. ^ La cronotassi di questi primi quattro vescovi di Tricarico è documentata in Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, pp. 9-14. Anche Kehr, Italia Pontificia Archiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive., vol. IX, Berlino, 1962, pp. 472-473.
  18. ^ Per i vescovi Erberto e Roberto II: Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, pp. 14-18. Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, vol 2, Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194 - 1266; Apulien und Kalabrien, München, 1975, pp. 799-803.
  19. ^ Probabilmente si tratta dello stesso vescovo Giovanni.
  20. ^ Per i vescovi da Giovanni a Ruggero II: Kamp, Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194 - 1266; Apulien und Kalabrien, pp. 799-803.
  21. ^ Benché retta da amministratori, la diocesi risulta avere un vescovo, nella persona di questo Angelo, fin dal 1º maggio 1411. Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, p. 27.
  22. ^ Il 9 febbraio 1433 venne nominato arcivescovo di Rossano.
  23. ^ Già amministratore apostolico dal 10 febbraio 2023.

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