Utente:Giorgio27002/Sandbox/Zero Dark Thirty

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Zero Dark Thirty
Titolo originaleZero Dark Thirty
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno2012
Durata157 min
Generethriller, storico
RegiaKathryn Bigelow
SceneggiaturaMark Boal
ProduttoreKathryn Bigelow, Mark Boal, Megan Ellison
Produttore esecutivoColin Wilson, Greg Shapiro, Ted Schipper
Casa di produzioneAnnapurna Pictures
Distribuzione in italianoUniversal
FotografiaGreig Fraser
MontaggioDylan Tichenor, William Goldenberg
MusicheAlexandre Desplat
ScenografiaJeremy Hindle
CostumiGeorge L. Little
TruccoCorinne Bossu
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Zero Dark Thirty è un film del 2012 diretto da Kathryn Bigelow.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il film è basato sull'attività di intelligence che ha portato all'individuazione e all'uccisione di Osama bin Laden, il 2 maggio 2011 ad Abbottabad, Pakistan da parte del DEVGRU. La trama si sviluppa in un arco di tempo compreso tra il 2001 e il 2011, e narra le indagini e le ricerche che portano l'agente CIA Maya a scovare il nascondiglio del terrorista Osama bin Laden.

Maya è una giovane agente della CIA che per otto anni vive e lavora, concentrandosi esclusivamente sui dati di intelligence, relativi a Osama bin Laden, leader di al-Qaeda. E' una di quelle ossessioni che non sempre sono viste positivamente in un ambiente di lavoro collaborativo come quello in cui viene catapultata, nell'ambasciata degli Stati Uniti in Pakistan, nel 2003, ancora fresca di laurea.

Maya è decisa a vincere. Vuole riequilibrare almeno in parte la sconfitta dell'11 settembre. E' una donna minuta, in giacca nera e senza trucco, il viso pallido e slavato tradisce una tensione continua[1]. Le torture, cui assiste nei diversi campi di prigionia segreti dove vengono tenuti i membri di al-Qaeda arrestati, la debilitano anche fisicamente. Dimagrisce, piange e si torce le mani. Ma poi accetta quei metodi e finisce per usarli anche lei (ordinando al soldato che l'assiste di prendere a sberle un prigioniero che le sembra stia mentendo). Il suo maestro è Dan[2], che ormai ha ridotto a pezzi un centinaio di prigionieri, prima di decidere di tornare a Washington a "fare qualcosa di più normale". "OK, sei forte e ti rispetto. Veramente. Ma alla fine tutti cedono, fratello. E' fisiologico".[3]

Jessica[4], l'unica amica con cui a volte condivide una cena, è sulle tracce di un giordano che sarebbe disposto a infiltrarsi nella aree tribali dell'Afghanistan, in cui si ritiene possa nascondersi Bin Laden. Anche se Maya non ci crede - "Non si può dirigere una rete di terrorismo internazionale stando in una grotta" - cerca comunque di sostenere l'amica. Erano al Marriot di Islamabad, alle 19 e 35 ora pakistana del 20 settembre 2008, quando l'hotel venne sventrato dallo scoppio di 1000 tonnellate di esplosivo[5]. Maya è stata oggetto anche di un altro attentato, a colpi di Kalašnikov, di fronte al portone della sua residenza in Pakistan.

Dopo molte incertezze si stabilisce un incontro con il giordano disposto a tradire: ma l'uomo si rivelerà un terrorista e - dopo essere riuscito a entrare in un campo militare americano - si farà saltare, uccidendo Jessica e altre cinque persone. La determinazione di Maya non vacilla. In questi lunghi anni la sola pista decente che non abbia subito smentite è quella di Abu Ahmed, un nome di battaglia con cui viene chiamato il più fidato corriere dei Bin Laden. Molti detenuti ammettono di averlo visto, lo descrivono ma non sanno indicare dove si trovi. Tutti concordano sul fatto che è un uomo importante, vicino al capo dell'organizzazione, che fa la spola tra Bin Laden e un suo luogotenente: Abu Faraj. A metà del 2005, Abu Faraj viene catturato dalla CIA in Pakistan. Maya lo interroga sotto tortura, ma lui continua a negare di conoscere Abu Ahmed. Maya - anzichè scoraggiarsi - interpreta questa reticenza come una conferma che Abu Faraj cerca di nascondere l'importanza del suo uomo.

Continua a setacciare masse di dati, utilizzando una varietà di tecnologie, intuizioni e informazioni condivise con altri analisti. Diventa una 'single-tasker', si concentra cioè esclusivamente sulla ricerca di Abu Ahmed, decisa a usarlo per trovare Bin Laden. Durante i successivi cinque anni, non fa altro. Non ha amici, non ha uomini: "Scopare con un collega? non mi sembra proprio il caso", vive da sola. Un detenuto giordano cui viene mostrata la foto di Abu Ahmed sostiene che l'uomo è stato ucciso nel 2001 e lui lo ha seppellito personalmente. Sembra credibile. Nove anni di ricerche di Maya sono resi vani in un attimo. Gli agenti più anziani e i capi della CIA cominciano a chiedersi se Maya non abbia sviluppato una forma di mania per questa pista, che sembra morta. Ma Maya non si lascia smontare, risale al nome della famiglia di Abu Ahmed: un collega marocchino, che lavora sugli archivi fiotografici, le suggerisce che Abu Ahmed potrebbe essere 'Ibrahim Sayeed'. Ha scoperto che Ibrahim Sayeed aveva un fratello, Habib, e suppone che la foto dell'uomo morto possa essere la sua. In effetti Habib è stato ucciso in Afghanistan nel 2001. Lo conoscono da tempo ma non avevano mai collegato due facce della stessa persona. Maya è d'accordo e contatta Dan, che nel frattempo è salito di livello, al quartier generale della CIA.

Dan utilizza fondi della CIA per regalare una Lamborghini a un principe del Kuwait, in cambio del numero di telefono della madre di Sayeed. Il telefono viene messo sotto controllo e - l'uomo che chiama la madre dal Pakistan - evidentemente sa di essere sorvegliato: cambia posizione molto spesso, non parla mai di elementi cruciali, non da' informazioni sui propri movimenti. A Maya sembrano tutte conferme che si tratta del messaggero di Bin Laden. Dopo molte difficoltà riesce a ottenere un gruppo di truppe speciali, sul campo, per individuare visivamente l'uomo che chiama: mesi di appostamenti nei mercati affollati da cui provengono le telefonate, portano a un individuo che guida una jeep bianca. Potrebbe essere lui. Viene seguito e conduce gli agenti in un compound un po' fuori da Abbottabad, in Pakistan, non lontano dall'Accademia militare Pakistana[6].

La CIA mette il compound sotto sorveglianza per vari mesi, utilizzando satelliti e spie, cercando di far entrare un medico con la scusa di vaccinare i bambini, rinchiusi dentro le mura della casa. Gli analisti individuano tre donne e due uomini. Presumono ce ne sia un terzo che non si mostra mai. Maya è convinta che sia Bin Laden. Durante una riunione cui partecipa anche il capo supremo della CIA, Leon Panetta,[7][8] viene valutata la probabilità che il leader di al-Queda sia effettivamente nella casa. Prima di recarsi al briefing con il presidente degli Stati Uniti, il direttore della CIA chiede ai sui più alti funzionari, cosa pensano delle intuizioni di Maya. Tutti si fermano a una probabilità tra il 60 e l'80%. Maya sbotta: "Sono certa al 100%, anzi no, visto che il 100% vi fa andare fuori di testa diciamo il 95%, ma è 100%".

Si decide intanto di preparare un piano d'attacco, utilizzando due elicotteri invisibili, sviluppati nell'Area 51, top-secret, in dotazione al 160° Reggimento "Special Operations Aviation Regiment". Entreranno segretamente in Pakistan e caleranno una squadra di US Navy SEAL che prenderà d'assalto il compound di Abbottabad. "Francamente, ragazzi, non avevo nemmeno intenzione di usarvi per questa missione: con il salto, le attrezzature e tutte le vostre stronzate. Volevo buttare una bomba. Ma la gente non credeva ci fosse Bin Laden. Così vi stanno usando come canarini. E, in teoria, se Bin Laden non c'è, potete sgattaiolare via e nessuno vi dirà niente. Ma Bin Laden è lì. E dovete ucciderlo per me".[9] Si attende una decisione del Presidente.

Finalmente, dopo 219 giorni, in cui ogni giorno Maya, con un pennarello rosso, ha scritto sul vetro del suo capo il numero di giorni passati invano, il raid è approvato e la sera del 2 maggio 2011 si parte. Anche se l'esecuzione è messa a rischio dalla caduta di uno dei due elicotteri, i SEAL riescono a penetrare nel compound, dove uccidono gli uomini presenti e salgono al terzo piano. Qui trovano Bin Laden. Uccidono anche lui. Ripartono e portano in una base Usa a Jalalabad, in Afghanistan il cadavere del leader di al-Quaeda e tutta la documentazione rinvenuta nel suo ufficio, su supporti diversi: DVD, computer, raccoglitori. Qui trovano Maya e gli altri agenti della CIA ad attenderli. Si effettua il riconoscimento ufficiale del corpo di Bin Laden. Maya conferma visivamente l'identità del leader di al-Quaeda. Tutto è finito. Sale a bordo di un aereo militare per tornare negli Stati Uniti. Il pilota le chiede dove vuole andare. Lei non risponde. L'uomo imbarazzato le ripete la domanda e le dice: "Dovete essere una persona importante. L'aereo è tutto per voi. Ho l'ordine di portarvi dove volete": Maya continua a tacere e inizia a piangere in silenzio.

La critica[modifica | modifica wikitesto]

Zero Dark Thirty ha ricevuto un'ottima accoglienza da parte della critica ed è stato nominato a cinque Academy Award, incluso miglior film, migliore attrice portagonista (Jessica Chastain) e migliore sceneggiatura originale. Zero Dark Thirty ha avuto anche quattro nomination ai Golden Globe Award, dove la Chastain ha vinto come miglior attrice.

Vi sono state diverse polemiche, sia per la rappresentazione esplicita delle torture inflitte ai prigionieri, sia per quella che viene descritta da alcuni come una visione fuorviante della tortura, come elemento indispensabile per ottenere informazioni dai collaboratori di Bin Laden. Su questo il Presidente Obama ha preso una posizione chiara che viene riportata anche nel film: c'è una scena cruciale in cui tre agenti della CIA smettono di parlare tra di loro per guardare la TV. Sullo schermo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parla con un giornalista di 60 minutes. È il 16 novembre del 2006: "Ho ripetuto più volte", dice Obama, "che l'America non tortura"[10]. Abbiamo appena assistito alle scene cruente nei diversi campi di prigionia segreti, in cui Dan infierisce senza pietà sui prigionieri inermi.

L'agente Maya e Kathryn Bigelow. Per la prima volta il protagonista di un film della Bigelow è una donna, vincente, come lei: prima regista donna a prendere un Oscar per la regia. L'immedesimazione della regista nella sua protagonista è fortissima. Maya soffre per tutte le emozioni cui una persona sensibile e intelligente viene sottoposta in una guerra orribile, combattuta in segreto e senza gloria. Eppure non demorde. Rifiuta in ogni momento la retorica di entrambi gli schieramenti. Assiste impassibile e disgustata alle menzogne del suo Presidente che afferma che l'America non tortura i prigionieri, ma non recede di un passo quando si tratta di strappare confessioni con la forza, per raggiungere un obiettivo che considera imprescindibile: catturare Bin Laden. Condivide la logica di Dan, che dice ai prigionieri, prima di torturarli: "Quello che ti farò dipende da te. Dimmi la verità e andiamo a berci una birra assieme". Alla fine ha successo. Ma - sembra chiedersi con le lacrime sconsolate dell'ultima scena - è proprio questa la vittoria? Saper rispondere alla violenza con una violenza maggiore[11]?

Recensioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Donne che odiano Bin Laden, di Rossella Farinotti. E poi c'è Maya. Come detto, le due si assomigliano. L'agente CIA è di stanza in Medio oriente, da sempre ha l'ossessione Bin Laden. Assiste alle torture cui vengono sottoposti i terroristi. All'inizio prova rifiuto e raccapriccio, poi, le accetta come inevitabili.
  • L'America non tortura, di Manohla Dargis, The New York Times. In Zero dark thirty - il racconto romanzato della lunga caccia a Bin Laden, brillantemente diretto da Kathryn Bigelow - c'è una scena cruciale in cui tre agenti della CIA smettono di parlare tra di loro per guardare la TV. Sullo schermo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parla con un giornalista di 60 minutes. È il 16 novembre del 2006: "Ho ripetuto più volte", dice Obama, "che l'America non tortura". I tre guardano lo schermo in silenzio e a quel punto Bigelow stringe su un primo piano di uno di loro, Maya (Jessica Chastain). [...]
  • C'è la Cia dietro la Bigelow, di Alessandra Levantesi, La Stampa. Katherine Bigelow ha usato il neologismo «reported film», in quanto il suo Zero Dark Thirty (in gergo spionistico significa "mezzanotte e mezzo", ovvero l'ora in cui nel maggio 2011 scattò la cattura di Osama bin Laden) non si ispira a un libro, ma è realizzato sulla base di carte e testimonianze di operativi della Cia raccolte dallo sceneggiatore e giornalista Marc Boal: il cui principale referente è stata un'agente soprannominata Maya, la quale dopo l'11 settembre si è consacrata a rintracciare il leader di Al Qaeda. [...]
  • Quando un film ha il passo del documentario, di Paolo D'Agostini, La Repubblica. Non è facile accostarsi a questo film serenamente, anzi non è possibile. È Zero Dark Thirty, titolo che si riferisce alla fascia oraria notturna con la quale in gergo gli incursori indicano le operazione segrete, realizzato dalla stessa regista Kathryn Bigelow che nel 2010 fu coperta di Oscar per The Hurt Locker sugli artificieri in Iraq, ancora una volta in tandem con il giornalista Mark Boal suo compagno nella vita (da un suo articolo aveva tratto spunto il film Nella valle di Elah). A sua volta candidato a cinque Oscar tra il quali quello a miglior film: ma l'esito è reso incerto dalla coda polemica sollevata negli Stati Uniti dal film. [...]
  • Che noia la cattura di Bin Laden, di Massimo Bertarelli, Il Giornale. Crudo, interminabile dramma, tratto da un'arcinota storia vera, la cattura di Bin Laden, decorato con cinque esagerate nomination. [...]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Titolo[modifica | modifica wikitesto]

Il titolo del progetto rimase nascosto fino all'uscita del primo trailer. I primi titoli di lavorazione furono Untitled Kathryn Bigelow Osama bin Laden Film e Untitled International Thriller, successivamente fu chiamato Kill Bin Laden. Zero Dark Thirty, nel gergo militare americano indica una qualsiasi ora compresa tra mezzanotte e le quattro del mattino, colloquialmente si può intendere come "una levataccia" o "maledettamente presto", operativamente è la fascia oraria in cui si fanno di preferenza le incursioni.

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Le riprese del film sono state effettuate tra l'India ed il Pakistan[12]. Esse sono iniziate il 26 marzo e si sono concluse il 3 giugno 2012[13].

Cast[modifica | modifica wikitesto]

Joel Edgerton fu scelto come protagonista ma inizialmente rifiutò il progetto per le riprese di altri film e fu sostituito da Jason Clarke; successivamente i conflitti di programmazione vengono risolti e Edgerton entra nel cast con un altro ruolo.[14].

Rooney Mara fu scelta per un ruolo nel film, ma rifiutò e viene poi sostituita da Jessica Chastain[15].

Gli attori Tom Hardy, Idris Elba e Guy Pearce erano stati presi in considerazione per il film, ma nessuno viene ingaggiato. il ruolo scelto per Hardy viene affidato a Mark Strong[16].

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama venne accusato di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale per aver dato libero accesso alla Bigelow ed il suo team per fare ricerche sulla missione più segreta della storia americana, ma la Bigelow negò ogni aiuto dal presidente[17].

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il primo trailer ufficiale esce online il 7 agosto 2012. Il 20 novembre 2012, a meno di un mese dall'uscita nei cinema statunitensi, vengono invece diffuse online alcune foto del film con protagonisti Jessica Chastain e Kyle Chandler[18], seguite a breve dalla prima clip del film.[19]

Il film viene distribuito nelle sale cinematografiche americane a partire dal 19 dicembre 2012[20].

In Italia l'uscita era inizialmente prevista per il 10 gennaio 2013, ma viene poi spostata al 7 febbraio, periodo più favorevole nel caso il film vincesse qualche Oscar nella serata del 24 febbraio[21].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jessica Chastain
  2. ^ Jason Clarke
  3. ^ Dan, prima di riprendere il waterboarding su un prigioniero stremato
  4. ^ Jennifer Ehle
  5. ^ http://www.corriere.it/esteri/08_settembre_20/islamabad_attentato_hotel_5c45a2d6-8724-11dd-bd39-00144f02aabc.shtml
  6. ^ "E' la loro West Point", commenta il capo di Maya
  7. ^ James Gandolfini
  8. ^ http://www.dnaindia.com/world/report_zero-dark-thirty-is-a-great-movie-but-i-lived-it-leon-panetta_1799895
  9. ^ L'agente Maya ai Navy SEAL che stanno preparandosi per la missione.
  10. ^ Manohla Dargis, The New York Times
  11. ^ Rolling Stone Reviews, Peter Travers
  12. ^ (EN) Luoghi rirpese film, su imdb.com, Imdb Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  13. ^ (EN) Data rirpese film, su imdb.com, Imdb Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  14. ^ (EN) Ruolo principale, su imdb.com, Imdb Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  15. ^ (EN) Ruolo femminile, su imdb.com, Imdb Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  16. ^ (EN) Altri attori, su imdb.com, Imdb Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  17. ^ (EN) Controversia, su guardian.co.uk, The Guardian Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  18. ^ Zero Dark Thirty – Nuove immagini per il film di Kathryn Bigelow, ScreenWeek Blog.
  19. ^ Zero Dark Thirty – Jessica Chastain vuole trovare Bin Laden nella prima intensa clip, ScreenWeek Blog.
  20. ^ (EN) Release film, su imdb.com, Imdb Official Site. URL consultato il 07-08-2012.
  21. ^ (IT) Release italiana, su badtaste.it. URL consultato il 21-12-2012.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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