Sandro Ciotti

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Sandro Ciotti nel 1989

Sandro Ciotti, nome all'anagrafe Alessandro Ciotti (Roma, 4 novembre 1928Roma, 18 luglio 2003), è stato un giornalista, radiocronista e telecronista sportivo e musicale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia e primi lavori[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del giornalista Gino Ciotti, nasce a Roma nel novembre 1928 e ha come padrino di battesimo il poeta romanesco Trilussa. Il padre muore in maniera tragica nel 1943 quando lui ha solo 15 anni, a causa di una leptospirosi fulminante contratta nelle acque del Tevere dopo essersi ferito mentre praticava il canottaggio. Da giovanissimo entrò a far parte delle giovanili della Lazio, inizialmente nel ruolo di difensore e poi di mediano, avendo come allenatore Dino Canestri, con l'ambizione di entrare nei ranghi giovanili del Torino e contemporaneamente inizia gli studi di violino all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il maestro Corrado Archibugi, incoraggiato da Uber Gradella che frequentava anch'esso l'Accademia prendendo lezioni di canto. Il sogno di entrare nelle file granata non si realizzerà poiché avendo nello stesso momento le lezioni musicali, diverse volte, suonando alla sera gli capitava di presentarsi in ritardo agli allenamenti.

Carriera calcistica[modifica | modifica wikitesto]

Sandro Ciotti (accosciato, terzo da sinistra) con la squadra giovanile della Lazio nella stagione 1945-1946

Nell'immediato dopoguerra decise di privilegiare la carriera da calciatore, che fu di buon livello, iniziata sempre nelle giovanili della Lazio. In seguito giocò nella Viterbese nel campionato di Promozione 1948-1949, quindi nel Frosinone nella stagione 1950-1951 in Promozione Interregionale, collezionando 29 presenze e zero reti[1], poi nell'Anconitana in Quarta serie nel 1952-1953 e nel Forlì in Quarta serie nel 1953-1954. Chiuse la carriera calcistica con la Terracinese, nella Quarta serie nel 1955-1956.

Carriera giornalistica e radiofonica[modifica | modifica wikitesto]

Iniziò la carriera giornalistica nel 1954 collaborando inizialmente con il suo vero nome a La Voce Repubblicana (quotidiano del Partito Repubblicano Italiano), passando poi come cronista musicale a Il Giornale d'Italia e Momento-sera. Nel tempo libero, grazie al tirocinio musicale acquisito precedentemente, inizia ad esibirsi come strumentista in piccole orchestre da ballo.

Collaborò a diverse rubriche radiofoniche (Mondorama, Voci dal mondo, Schermi e ribalte, Telescopio, Novità da vedere) ma l'esordio come conduttore avvenne nel 1956 con K.O. Incontri e scontri della settimana sportiva, una delle prime trasmissioni di satira musicale e sportiva. Nel 1958 entrò in pianta stabile alla Rai, diventando inviato nel giro di pochi mesi e ideando altre rubriche di successo: L'angolo del jazz (1959), Il film all'italiana (1967), Il liscio (1974), ottenendo grande popolarità con la rubrica L'uomo del giorno per la trasmissione Domenica Sport, dove segnalava il calciatore meglio distintosi durante la giornata di campionato appena terminata. Inoltre, insieme a Lello Bersani, dal 1962 al 1970 condusse la prima rubrica radiofonica interamente dedicata al cinema, Ciak.

Come inviato seguì 40 edizioni del Festival di Sanremo - da quella del 1962 al 2002; durante l'edizione del 1967 fu il primo a dare, in radio, la notizia della morte di Luigi Tenco - 14 edizioni delle Olimpiadi - a partire dalle Olimpiadi di Roma del 1960, dove effettuò la sua prima radiocronaca calcistica per la partita dei gironi eliminatori Danimarca-Argentina allo Stadio Flaminio e in seguito si trovò a commentare la finale del torneo di hockey su prato tra India e Pakistan al Velodromo Olimpico poiché quell'evento nei palinsesti della trasmissione radiofonica olimpica era rimasto scoperto e, trovandosi in difficoltà nel dire diverse volte durante la radiocronaca i nomi pressoché impronunciabili dei giocatori, dei quali tra gli indiani c'era una preminenza dei cognomi Singh e di Abdul per i pakistani, decise di risolverla sul piano ironico[2] - 15 Giri d'Italia, 9 Tour de France, svariate edizioni della Milano-Sanremo e oltre 2.400 partite di calcio nella popolare trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto fino al 1996, anno del suo pensionamento.

Carriera televisiva e cinematografica[modifica | modifica wikitesto]

Fu anche autore di documentari e inchieste per la televisione (in particolare, un film sul cantante Luigi Tenco, del quale era grande amico ed estimatore, e un altro sullo sfortunato pilota di Formula 1 Lorenzo Bandini), per essa debuttò come conduttore nel 1970 con il Telecanzoniere, e dal 1986 condusse otto edizioni della Domenica Sportiva accanto prima a Maria Teresa Ruta e poi a Simona Ventura. Scrisse anche canzoni di successo per Enzo Jannacci (la famosa e censurata Veronica) e Peppino di Capri (Volo). Ha l'unica sua esperienza di regia cinematografica nel 1976, firmando un documentario calcistico incentrato sul fuoriclasse olandese Johan Cruijff: Il profeta del gol. Nel 1996 è la voce italiana del radiocronista della partita di pallacanestro nella pellicola Space Jam, interpretata da Michael Jordan con molti personaggi della Warner Bros. (come Bugs Bunny). Nel 1997 pubblicò la sua autobiografia, Quarant'anni di parole.

Radiocronache famose[modifica | modifica wikitesto]

Una delle prime frasi che lo resero celebre fu il grido «Clamoroso al Cibali!», che gli venne attribuito in occasione della radiocronaca, effettuata insieme al collega Enrico Ameri, della partita Catania - Inter del 1961, con riferimento al vantaggio dei rossazzurri. In realtà, non esistono prove che Ciotti abbia effettivamente proferito tale grido: più recenti ricostruzioni lo attribuiscono ad altri giornalisti, quali Ezio Luzzi o Nuccio Puleo, oppure sostengono che non sia mai stato pronunciato da nessun cronista di Tutto il calcio minuto per minuto. Ciò nonostante, la frase entrò nell'immaginario collettivo del calcio italiano[3].

Foto di gruppo di giornalisti sportivi Rai al Giro d'Italia 1967. Sandro Ciotti è al centro. Gli altri sono Adone Carapezzi, Enrico Ameri, Nando Martellini, Sergio Zavoli, Adriano De Zan e il capo spedizione Nino Greco.

Raggiunti i 40 anni di età, la sua voce divenne permanentemente roca: come da lui stesso testimoniato, le sue corde vocali subirono un edema durante le Olimpiadi di Città del Messico del 1968 dopo 14 ore di diretta sotto la pioggia. Questa menomazione, però, invece che danneggiarlo nel suo lavoro, è diventata il suo tratto caratteristico, rendendolo un commentatore molto riconoscibile.

Sempre molto ironico, non mancava mai di inserire anche nelle radiocronache calcistiche qualche arguta o colorita osservazione. Questo suo garbato humour caratterizzava anche i suoi numerosi servizi radiofonici extra calcistici, come quelli che lo vedevano ogni anno attento osservatore del Festival di Sanremo per il giornale radio RAI, o come la serie di umoristici reportage di costume realizzati in occasione dei Mondiali di calcio del 1974 in Germania Ovest.

Nel 1989, durante la trasmissione La Domenica Sportiva, annuncia la tragica morte di Gaetano Scirea, avvenuta a seguito di un incidente automobilistico in Polonia.

Storica fu pure la sua frase, pronunciata durante la radiocronaca di Italia-Nigeria ai Mondiali di calcio del 1994 negli Stati Uniti, al gol di Roberto Baggio: "Santo Dio, era ora!", rimarcando la sensazione di sofferenza di tutti gli italiani fino a quel momento, sul fatto che la nazionale italiana non riusciva a segnare il gol del pareggio.

La sua ultima radiocronaca prima di andare in pensione fu per la partita di campionato Cagliari-Parma nell'ultima giornata della stagione 1995-1996 vinta dai sardi per 2-0, ringraziando i radioascoltatori con questa frase:

«Soltanto 10 secondi per dire che quella che ho appena tentato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca per la Rai, un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno!»

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Muore improvvisamente al Policlinico Agostino Gemelli di Roma il 18 luglio 2003, dopo una lunga malattia, all'età di 74 anni; i funerali religiosi vennero celebrati il giorno successivo presso la Basilica di Santa Maria in Montesanto, conosciuta come la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo, alla presenza di moltissimi amici e colleghi, tra cui volti noti della politica e del giornalismo; dopo la cerimonia funebre, il feretro è stato tumulato nel loculo di famiglia presso il Cimitero Monumentale del Verano.[4][5]

In occasione del decennale della scomparsa, nel 2013 Rai Storia produsse e trasmise il documentario Sandro Ciotti, un uomo solo al microfono, realizzato da Alessandro Chiappetta.

Programmi radio[modifica | modifica wikitesto]

  • Vittorio Gassman, Un giorno col personaggio, incontro al microfono di Sandro Ciotti, trasmesso lunedì 18 febbraio 1963 nel secondo programma, ore 21,35.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista[modifica | modifica wikitesto]

Doppiaggio[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pietro Pagliarella, Frosinone, quando Sandro Ciotti indossava la maglia giallazzurra, su ciociariaoggi.it, Ciociaria Oggi, 28 gennaio 2019.
  2. ^ Domenico Occhipinti, Sandro Ciotti, 90 anni fa nasceva una voce indimenticabile, su ilfattoquotidiano.it, Il Fatto Quotidiano, 4 novembre 2018. URL consultato il 1º agosto 2020.
  3. ^ Alberto Facchinetti, Clamoroso al Cibali: la frase cult di Sandro Ciotti non è mai stata pronunciata né dal radiocronista Rai né da altri, su ilfattoquotidiano.it, Il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2019. URL consultato il 1º agosto 2020.
  4. ^ Il calcio perde la sua voce. È morto Sandro Ciotti, su repubblica.it, la Repubblica, 18 luglio 2003. URL consultato il 1º agosto 2020.
  5. ^ Accedi a Facebook, su Facebook. URL consultato il 13 gennaio 2022.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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