Ministero della transizione ecologica
Ministero della transizione ecologica | |
---|---|
Sigla | MiTE |
Stato | ![]() |
Tipo | Dicastero |
Istituito | 2021 |
da | Governo Draghi |
Predecessore | Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare |
Operativo dal | 1º marzo 2021 |
Ministro | Roberto Cingolani |
Sottosegretario | Ilaria Fontana (M5S) Vannia Gava (Lega) |
Sede | Roma |
Indirizzo | Via Cristoforo Colombo, 44 |
Sito web | www.mite.gov.it |
Il Ministero della transizione ecologica (MiTE) è un dicastero del governo italiano istituito nel 2021 in sostituzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui è stata attribuita anche la competenza in materia energetica, che precedentemente era assegnata al Ministero dello sviluppo economico.
L'attuale ministro è Roberto Cingolani, in carica dal 13 febbraio 2021.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
La costituzione del ministero è stata annunciata il 12 febbraio 2021 e addotta dai vertici del Movimento 5 Stelle come uno dei principali motivi per sostenere il governo Draghi, dopo la caduta del governo Conte II.[1] Il ministero emerge dal dipartimento per la Transizione ecologica e gli investimenti verdi, che faceva parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare guidato da Sergio Costa.
Il primo incarico previsto per il ministero è la responsabilità di gestire parte dei fondi che arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund[2], lo strumento di aiuti dell’Unione Europea per rilanciare gli stati membri dopo la crisi dovuta alla Pandemia di COVID-19. Per accedere ai fondi del programma Next Generation EU, è necessario che un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.[3] Il Piano approvato dal Governo Conte II, diviso in sei «missioni», prevede l'inclusione di una missione 'rivoluzione verde e la transizione ecologica',[4] e la tutela di questa missione diventerebbe e previsto come primo incarico principale del nuovo ministero.[3]
Competenze[modifica | modifica wikitesto]
Il Ministero della transizione ecologica ha tutte le competenze dell'ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in materia di ambiente, ecosistema, tutela del patrimonio marino, atmosferico, valutazione di impatto ambientale (VIA), valutazione ambientale strategica (VAS), autorizzazione ambientale integrata (IPPC), tutela del suolo dalla desertificazione, patrimonio idrogeologico, coordinamento e controllo delle funzioni del cosiddetto Codice dell'ambiente (ossia il D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, che ha accorpato le precedenti normative).[5]
In aggiunta a tali competenze ha anche quelle in materia di Politica energetica: bilancio e strategia energetica nazionale, reti di trasporto, infrastrutture energetiche, sicurezza degli approvvigionamenti, mercato unico dell'energia elettrica, promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, riduzione delle emissione dei gas a effetto serra, smantellamento di impianti nucleari dismessi, mercato del gas nazionale, mercato e impianti petroliferi, minerali, estrazione degli idrocarburi in terraferma e nel mare, stoccaggio di gas naturale e metanizzazione del Mezzogiorno.
Organizzazione interna[modifica | modifica wikitesto]
Il Ministero della transizione ecologica ha ereditato tutte le strutture organizzative e le risorse umane dell'ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui si aggiungono quelle in materia di Politica energetica, che in precedenza facevano capo al Ministero dello sviluppo economico.
Le direzioni generali sono le seguenti:
- DG degli affari generali e del personale;
- DG per la tutela del territorio e delle risorse idriche;
- DG per la protezione della natura e del mare;
- DG per lo sviluppo sostenibile, il clima e l'energia;
- DG per le valutazioni ambientali.
- DG per le risorse minerarie ed energetiche
- DG per la sicurezza dell'approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche
- DG per il mercato elettrico, le rinnovabili e l'efficienza energetica, il nucleare.
Il Ministero si avvale della collaborazione dei seguenti corpi:
- Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente - CCTA, dipendente funzionalmente dal Ministro, e gerarchicamente dalla Compagnia territoriale dei carabinieri;
- Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari - CUFAA, dipendente dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, struttura dell'Arma dei Carabinieri che ha assorbito gran parte delle funzioni e del personale già in capo al disciolto Corpo forestale dello Stato;
- Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, dipendente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
- reparti del Corpo della guardia di finanza e reparti delle forze di polizia, previa intesa con i ministri competenti.[3]
Reparto ambientale marino del Corpo delle capitanerie di porto[modifica | modifica wikitesto]
Il Reparto ambientale marino (RAM) venne istituito ai sensi della legge 31 luglio 2002 n. 179 ed è posto alle dipendenze funzionali del Ministro dell'ambiente. La struttura organizzativa era articolata su 3 uffici ed 1 segreteria:
- ufficio I: tutela delle aree marine protette, delle coste dall'erosione e problematiche legate agli abusi demaniali in aree marine protette.
- ufficio II: tutela delle acque marine e delle coste dall'inquinamento, sicurezza ambientale dei porti, siti di bonifica e scarichi in mare.
- ufficio III: rilevamento e gestione dei dati ambientali marini e sicurezza dei dati.
Il Reparto ambientale marino, a livello periferico si avvale di tutti gli uffici marittimi territoriali, in stretto raccordo con le capitanerie di porto, dipendenti, tuttavia, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Carabinieri per la tutela dell'ambiente[modifica | modifica wikitesto]
Il Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente venne fondato nel 1986 come Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, detto N.O.E. Il Comando era posto alle dipendenze funzionali del Ministero dell'ambiente con compiti di vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni in materia ambientale. Con legge 23 marzo Gabriel 2001 n. 93, il N.O.E. dei Carabinieri cambiò nome in Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, detto C.C.T.A. con una struttura organizzativa su base interprovinciale presente su tutto il territorio nazionale. Il Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente dipende funzionalmente dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, gerarchicamente è posto sotto il Comando divisione unità specializzate, che a sua volta dipende dal Comando delle unità mobili e specializzate carabinieri "Palidoro" con sede in Roma, retto da un generale di corpo d'armata.
Elenco dei ministri[modifica | modifica wikitesto]
Enti ed organismi vigilati dal Ministero[modifica | modifica wikitesto]
- Gestore dei servizi energetici (GSE)
- Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)
- Società gestione impianti nucleari (SOGIN)
- Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), quale ente di ricerca ambientale istituito ai sensi della Legge n. 133/2008 di conv. del D.L. 25 giugno 2008, n. 112 accorpando l'APAT, ovvero l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, l'INFS, ovvero l'Istituto nazionale per la fauna selvatica e l'ICRAM, ovvero l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare;
- Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli, quale ente di ricerca e studio nell'ambito marino;
- Comitato per il marchio comunitario di qualità ecologica dei prodotti e per il sistema comunitario di ecogestione e audit, quale ente di promozione e valutazione in ambito ecologico;
- Consorzio parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, quale ente parco della Sardegna;
- Consorzio parco nazionale dello Stelvio, quale ente parco dello Stelvio;
- Ente parco nazionale del Gran Paradiso, quale ente parco del Gran Paradiso;
- Consorzio del Ticino, quale ente regolatore del Lago Maggiore;
- Consorzio dell'Adda, quale ente regolatore del Lago di Como;
- Consorzio dell'Oglio, quale ente regolatore del Lago di Iseo;
- vari enti parco nazionali.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ *** Contatti Draghi-Grillo sbloccano impasse M5S. Arriva il sì al ministero della Transizione ecologica ***, su www.ilsole24ore.it. URL consultato il 13 febbraio 2020.
- ^ *** Governo Draghi, chi è il nuovo ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ***, su tg24.sky.it. URL consultato il 13 febbraio 2020.
- ^ a b c Cos’è questo ministero per la Transizione ecologica, su www.ilpost.it. URL consultato il 13 febbraio 2020.
- ^ *** Comunicato del Consiglio dei Ministri n. 89 ***, su governo.it. URL consultato il 13 febbraio 2020.
- ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 19 giugno 2019, n. 97, su normattiva.it. URL consultato il 30 settembre 2019.
Riferimenti normativi[modifica | modifica wikitesto]
- Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2021, n. 243 - Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 luglio 2021, n. 128, concernente il regolamento di organizzazione del Ministero della transizione ecologica.
- Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 luglio 2021, n. 128 - Regolamento di organizzazione del Ministero della transizione ecologica.
- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 19 giugno 2019, n. 97 - Regolamento di organizzazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'Organismo indipendente di valutazione della performance e degli Uffici di diretta collaborazione
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito web del Governo italiano, su governo.it.