francese: Baudouin Albert Charles Léopold Axel Marie Gustave de Saxe-Cobourg-Gotha italiano: Baldovino Alberto Carlo Leopoldo Axel Maria Gustavo di Sassonia-Coburgo-Gotha
Salì al trono in una fase di crisi politica, e molte altre segnarono il suo lungo regno, almeno una delle quali fu il risultato della pubblica espressione della sua fede cattolica.
La sua infanzia fu segnata dalla morte accidentale della madre, avvenuta quando Baldovino aveva cinque anni, e dalla seconda guerra mondiale, durante la quale la famiglia reale belga fu tenuta prigioniera nel castello di Laeken dal 1940 al 1944. In seguito, i sovrani vennero deportati prima in un campo di prigionia tedesco e poi in uno austriaco, dove gli americani li liberarono nel maggio del 1945.
Dopo la guerra ci fu la "questione reale"[2], che costrinse la famiglia a vivere in esilio in Svizzera fino al 1950. A seguito di un referendum popolare, il re Leopoldo III poté ritornare in Belgio, ma da questo stesso referendum era emerso che le Fiandre erano favorevoli al re, mentre la Vallonia non lo era. Per non dividere il paese, il re Leopoldo III abdicò, il 16 luglio del 1951, in favore del figlio maggiore Baldovino, che divenne, all'età di 21 anni, il quinto re dei belgi.
Questi anni furono segnati in Belgio dalla secolare questione che vedeva contrapposti i sostenitori della scuola cattolica e quelli della scuola pubblica.
Sul piano internazionale ci fu la fondazione della CECA nel 1951, e della CEE nel 1957.
Nel 1955 Baldovino fece un viaggio ufficiale nel Congo Belga, possedimento belga d'Africa, visitando tutte le regioni della colonia. Fu accolto dappertutto calorosamente. Cinque anni dopo questo viaggio, seppur riluttante, dovette concedere l'indipendenza al Congo a causa delle continue e incessanti rivolte nel paese contro il governo belga. Il 30 giugno 1960 Baldovino assisté alla cerimonia d'indipendenza a Leopoldville. Al parlamento riunito in seduta comune, dopo un'ovazione (inaspettata) da parte di tutti i deputati congolesi, Baldovino fece un elogio alla colonizzazione e a quanto di buono fatto dai belgi; questo discorso fu considerato da molti come una provocazione. Il re proclamò presidente della Repubblica Democratica del CongoJoseph Kasa-Vubu, il quale lesse un breve discorso (scrittogli dal governatore generale) senza alcun riferimento al discorso di Baldovino questo, forse, per non mancare di rispetto a quello che sebbene per poche ore era ancora il proprio sovrano. Fu invece Patrice Lumumba, neo proclamato primo ministro, a tenere un discorso particolarmente duro contro la colonizzazione belga in risposta a quello del Re. Baldovino ne rimase alquanto seccato, non essendo abituato a sentire un discorso in netta critica e avversione al proprio. Fu uno dei rarissimi casi in cui un sovrano passò i propri poteri a un Presidente della Repubblica e l'unico caso in cui un re presenziava direttamente alla cerimonia di indipendenza di un suo possedimento.
Il Belgio è una monarchia parlamentare dove il re non può esprimere pubblicamente le sue opinioni senza l'approvazione del Parlamento. Baldovino ebbe un'importante influenza sui governi che si susseguirono durante i suoi quarantadue anni di regno.
Sotto il suo regno il Belgio si trasformò in uno Stato federale. Egli difese l'unità del Paese, ma non poté impedire, nell'ambito della questione linguistica, la formazione di una frontiera linguistica (infatti il Belgio è composto da tre regioni distinte ognuna con la propria lingua).
Il matrimonio di re Baldovino e della regina Fabiola de Mora y AragónBaldovino e la moglie Fabiola del Belgio durante un viaggio in Germania nel 1971
Fu un uomo profondamente credente e tutta la sua vita fu consacrata alla sua fede cristiana e alle sue convinzioni religiose, che non accettò mai di compromettere.
Nel 1990, non volendo firmare la legge favorevole all'aborto approvata dal Parlamento, espose le sue ragioni in una lettera all'allora primo ministro Wilfried Martens.[3] Fu così che il Parlamento, applicando una particolare interpretazione dell'articolo 93 della Costituzione (art. 82 secondo la vecchia numerazione), prese atto di una temporanea "impossibilità di regnare" di Baldovino e promulgò, in vece del re, il provvedimento in data 3 aprile (il 5 aprile seguente, con una nuova constatazione della pienezza delle funzioni del re, quest'ultimo fu ristabilito dal Parlamento alle proprie funzioni).
Nel 1976, con i fondi raccolti durante i festeggiamenti per il suo venticinquesimo anno di regno, fu istituita la Fondazione re Baldovino con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita della popolazione sul piano economico, sociale, culturale e scientifico.
Il 15 dicembre del 1960[1] sposò nella cattedrale di Bruxelles la contessa Fabiola de Mora y Aragón (1928-2014), che divenne la regina Fabiola del Belgio. La cerimonia fu trasmessa dalla televisione, e fu la prima volta per un matrimonio della casa reale belga.
Baldovino e Fabiola non ebbero figli in quanto le cinque gravidanze della regina terminarono con un aborto spontaneo.
Il principe Filippo, figlio del fratello Alberto, fu designato come suo successore, e fu educato per questo scopo.
Il 31 luglio 1993 il re morì per un attacco cardiaco mentre era in vacanza a Motril in Spagna. Il fratello Alberto gli succedette sul trono il 9 agosto con il nome di Alberto II.
^Con questo nome vengono designati gli eventi politici che ebbero luogo tra il 7 maggio 1945 e il 17 luglio 1951. Ebbero origine dal comportamento tenuto dal re Leopoldo III durante la seconda guerra mondiale e dal suo secondo matrimonio, con Mary Lilian Baels, azioni ritenute assai discutibili dal popolo belga. Il Belgio visse in questi anni un clima di generale e diffusa violenza che sfociò in una serie di insurrezioni e di attentati che ebbero il culmine nel luglio del 1950. La "questione" terminò con l'abdicazione del re in favore del figlio Baldovino.
^Nella lettera scrisse tra l'altro: Comprenderete dunque perché non voglio essere associato a questa legge. Firmando questo disegno di legge e indicando, in qualità di terzo ramo del potere legislativo, il mio consenso a questo disegno, ritengo che assumerei inevitabilmente una certa corresponsabilità. Questo, non lo posso fare per i motivi espressi qui sopra. Il testo completo della lettera, in francese, è disponibile qui e anche qui. La seconda fonte specifica che, su richiesta del primo ministro, Baldovino riscrisse la lettera aggiungendo alla fine l'invito al governo e al Parlamento a trovare una soluzione per garantire "il buon funzionamento della democrazia parlamentare".
A. Molitor, La fonction royale en Belgique, Brussels, 1979
J.Stengers, De koningen der Belgen. Van Leopold I tot Albert II, Leuven, 1997.
Kardinaal Suenens, Koning Boudewijn. Het getuigenis van een leven, Leuven, 1995.
Kerstrede 18.12.1975, (ed.V.Neels), Wij Boudewijn, Koning der Belgen. Het politiek, sociaal en moreel testament van een nobel vorst, deel II, Gent, 1996.
H. le Paige (dir.), Questions royales, Réflexions à propos de la mort d'un roi et sur la médiatisation de l'évènement, Brussels, 1994.